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Autore: Colarose    10/07/2018    3 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Parlando delle stelle

 
Il 2 Maggio era per Harry una data significativa. Il giorno della vittoria ma anche, in un certo senso, della sconfitta.

Guardava i corridoi e vedeva continue immagini della battaglia senza riuscire a imporsi di smetterla. Forse ero solo una sua impressione, anzi, sicuramente era una sua impressione, ma gli giungeva alle narici perfino l’odore di sangue, sudore e polvere. La sua mente, crudele e masochista, gli faceva ricordare gli esatti punti in cui aveva visto, con i suoi stessi occhi, i cadaveri di persone che lui conosceva.

Ad esempio, proprio quel muro era crollato investendo Fred. Oppure, proprio lì vicino a quella colonna aveva visto il corpo sanguinante di Ron, con gli occhi azzurri chiusi e con nessuna intenzione di aprirsi.

Il suo sguardo cupo e vuoto aveva fatto preoccupare i Malandrini che cercarono di tirarlo su di morale. Avevano fatto ingerire a Mastro Gazza dell’Amortentia facendolo innamorare ancor di più di Mrs Pur, prendendo a coccolarla e a dargli dei bacetti sulla sua testolina, se l’era portata in braccio per i corridoi dicendo romanticherie da far venire il diabete, Peter l’aveva fatto vincere a scacchi apposta senza che lui se ne accorgesse, James era salito sul tavolo della Sala Grande cantando un'imbarazzante canzone a Lily, Remus gli aveva offerto una barretta di cioccolato e Sirius aveva fatto ridicolamente il melodrammatico più del solito.

Lily, quando lo aveva trovato da solo, seduto a terra in un corridoio a guardare il vuoto, gli si era seduta accanto, mettendogli delicatamente una mano sul braccio. Harry era sobbalzato e si era girato di scatto, la rossa in risposta gli aveva donato un piccolo sorrisetto dolce. Poi Lily aveva poggiato la testa sulla sua spalla, rispettando il suo silenzio. Non aveva detto niente né chiesto niente, non aveva cercato di farlo ridere né di distrarlo. Gli aveva fatto solo capire che c’era, silenziosa certo, ma c’era.

Maledetti i fantasmi del passato, maledetto lui che non riusciva a spazzarli via. Doveva affrontarli, ma come si affrontavano? Cosa doveva fare per affrontarli?

Aveva subito incubi, aveva passato notti insonni e smesso di vivere per un mese. Comunque, aveva fatto di tutto per non piangere e distruggere Grimmauld Place n 12 per la frustrazione e la rabbia. Sapeva di cosa era capace se in preda alle emozioni, come aveva ridotto l’ufficio di Silente ne era solo una prova.

Quella stessa sera si diresse verso la Torre di Astronomia, quando ormai il Coprifuoco era già scattato. Ma il Mantello dell’Invisibilità rimase nel baule di James: non ne aveva più bisogno. Si rese invisibile con un colpo di bacchetta e giunse sull’ alta Torre dopo varie piccole scorciatoie, passando bellamente al fianco di un Prefetto di Tassorosso.

Non sapeva perché si era diretto proprio lì. Dopotutto non c’erano i migliori ricordi in quel posto. Si sedette e tolse l’incantesimo, guardando lo stupendo panorama che gli si parava di fronte. Il cielo era pieno di stelle quella sera…

Gli angoli della bocca si inclinarono leggermente verso l’alto, pensando che Sirius sarebbe riuscito a individuare tutte le costellazioni se fosse stato lì.

Ma quella specie di sorrisetto se ne andò velocemente come era venuto. Chissà se loro erano lassù… pensò maliconico. Ma appena pensò a quel “loro” delle immagini atroci gli piombarono in mente.

Strinse le labbra e serrò la mascella. Cercò di distrarsi, guardando il cielo e contemplando le luminose stelle. Ma la sua memoria non era evidentemente d’accordo, perché si ricordò quando aveva proposto a Ginny di fare un giro di notte sulla scopa. Erano saliti sulla sua Firebolt e Ginny lo aveva abbracciato da dietro , poi era partito in quarta sentendo il vento sbattergli in faccia insieme al profumo inebriante di fiori che ormai conosceva fin troppo bene. Erano andati talmente in alto da permettere loro di vedere Hogwarts stagliarsi nella notte, incorniciata da un cielo trapuntato di stelle. Lo sguardo meravigliato e felice che Ginny fece, era una cosa che gli sarebbe rimasta impressa nella mente per sempre. Ma subito a quell’immagine si sovrappose quella del suo sguardo vuoto e spento.

Gli occhi gli pizzicarono mentre abbassava lo sguardo. Poi lo rialzò di scatto quando sentì la porta aprirsi lentamente. Si voltò e vide una ragazza ferma sulla soglia della porta. Era molto più alta di lui, cosa che fece capire a Harry che era due o tre anni più grande di lui.

 “Scusa, non volevo spaventarti” disse con voce vagamente sognante, poi entrò e chiuse la porta dietro di sé. Si avvicinò e si appoggiò alla ringhiera. Aveva lunghi e lisci capelli biondo cenere, degli occhi tondi e un po’ sporgenti e la pelle cerosa. La cravatta al collo era blu con le strisce leggermente grigie, dimostrando fieramente la sua Casa d’appartenenza.

 “Non fa niente” rispose Harry alzandosi, con l’intenzione di andarsene. Pensò distrattamente che, chissà perché, quella ragazza gli era familiare.

 “Sai, vengo sempre qui” disse d’un tratto la ragazza, guardando il cielo. Sembrava che fosse lì ma che allo stesso tempo non ci fosse. Parlava sovrappensiero, con la testa fra le nuvole.

 “Oh, ehm, davvero?” domandò incerto Harry, non sapendo che dire. “E perché?” chiese poi, per interrompere il silenzio che si era creato.

“Mi piace tanto guardare le stelle e il cielo. Il cielo mi permette di perdermi nelle mie fantasie, la sua immensità mi lascia pensare che non ci sono limiti da rispettare quando immagino. A volte spalanco le braccia verso di esso e mi sento… piena, completa, in pace. Le stelle… sono belle, davvero belle. Posso urlare a loro i miei perché, posso  vagare nei miei sogni insieme a loro. Posso mostrarmi vulnerabile e riversare su di loro il mio dolore, perché poi spariscono, portandosi via anche quello. Ma cosa più importante, illuminano la notte, sono la luce nell’oscurità” la ragazza si voltò verso di lui, sorridendo pigramente, negli occhi una scintilla di dolcezza “Secondo me, ognuno può avere una o più stelle, e non è detto che devono essere in cielo” continuò, per poi volgere lo sguardo di nuovo al cielo, con un sorriso sognante.

Harry la scrutò intensamente. Sembrava che sapesse cosa lo stava affliggendo, che sapesse che non era un normale undicenne.

 “ E se le tue stelle si spengono?” chiese poi, quasi senza accorgersene. Non sapeva cosa gli prendeva, ma quella ragazza ispirava fiducia. Stava in un certo modo rivelando qualcosa di lui, in un modo contorto e strano.

 “Le stelle possono continuare a brillare se le immagini brillare. Se le immagini spente le farai perdere tutto il loro valore. Ricordati la loro brillantezza con il sorriso, perché è sicuramente così che vogliono essere ricordate.” Rispose tranquillamente la ragazza, con gli occhi azzurro chiaro che riflettevano come uno specchio il cielo da lei tanto amato.

Harry tacque, e rimasero in silenzio per un bel po’, con i nasi rivolti verso l’alto.
“Io devo andare, altrimenti il mio amico Xeno si preoccupa” disse d’un tratto la ragazza, togliendo i gomiti dalla ringhiera. Harry spalancò gli occhi, mentre la ragazza si dirigeva verso la porta.

 “Scusa, come ti chiami?”  chiese voltandosi. La ragazza sorrise, aprendo la porta.

 “Pandora”
 
                                                                             *

Marlene quel pomeriggio aveva tutta l’intenzione di godersi quella giornata soleggiata di metà Maggio. Facevo molto caldo, e gli studenti - liberati dal dovere di andare a lezione poiché era sabato- brulicavano per il parco allegramente. Le sue amiche era già fuori, probabilmente sotto un albero per un posto più fresco. Sorrise immaginandosele: Lily che leggeva un buon libro con l’ansia imminente degli esami e Alice che riempiva Mary di discorsi zuccherosi riguardanti Paciock. Ah, naturalmente Mary non l’ascoltava neanche tanto, troppo occupata ad occhieggiare dei bei ragazzi.

Camminò velocemente per i corridoi, cercando di arrivare il prima possibile all’uscita. Poi, i suoi occhi notarono una figura molto più avanti, e subito fece caso agli indomabili capelli neri. Marlene sorrise

Era James o Harry? Lo guardò meglio, era quasi impossibile distinguerli quando li si guardavano da dietro.

Era Harry, concluse dopo un accurato esame. Lui aveva l’andatura un po’ più diversa da quella di James, e inoltre se fosse stato James si sarebbe già passato la mano fra i capelli. Aveva imparato a distinguerli in lontananza dopo che li aveva studiati per bene (ok, forse aveva studiato molto più Harry. Era molto più bello guardare lui, secondo lei).

Non poteva farsi scappare l’occasione

 “Harry!” urlò per farlo voltare “aspettami!” aggiunse correndo. Quando giunse accanto a lui gli sorrise 

 “Anche tu vai al parco?” chiese lui, riprendendo a camminare. Marlene annuì.

 “Le altre sono già fuori. Ci è voluto un bel po’ per convincere Lily dallo staccarsi dal suo posto personale in biblioteca.” Parlò la biondina, poi alzò gli occhi al cielo, mezza divertita e mezza esasperata “È da Aprile che ha iniziato il suo programma di ripasso. All’inizio ha cercato di convincerci ad iniziarlo anche noi così presto, ma ben presto ha capito che non avevamo alcuna intenzione di stare più del dovuto sui quei noiosissimi tomi” continuò, dicendo “noiosissimi” con particolare enfasi.

Harry sghignazzò “Anche una mia amica era così” si lasciò scappare. Si maledisse, ma ormai era troppo tardi.

“Chi?” chiese Marlene curiosa, mascherando abilmente la lieve irritazione che l’aveva colta per un attimo. 

Harry sorrise con una punta di malinconia, ricordando quando lei li rimproverava di essere degli irresponsabili. E anche quando lui la persuadeva ad aiutarlo con la sua professionale faccia da cerbiatto triste. 

Dopo tanto tempo riuscì a non pensare al suo cadavere, ma se la immaginò solo com’era. Con gli occhi espressivi e il suo sguardo esasperato. Non gli venne voglia di piangere e troncare subito l’argomento, voleva parlare di lei.

Sua sorella.

 “Le stelle possono continuare a brillare se le immagini brillare. Se le immagini spente le farai perdere tutto il loro valore. Ricordati la loro brillantezza con il sorriso, perché è sicuramente così che vogliono essere ricordate”

 “La mia migliore amica babbana delle elementari.” mentì voltandosi verso la sua amica, che lo aveva guardato attentamente per tutto il tempo. Non poteva dire tutta la verità “Era molto studiosa, aveva sempre il naso immerso in un libro. Le piaceva molto leggere, e quando si avvicinavano le verifiche finali ripassava sempre tutto mesi prima. Sapeva cose che dovevamo ancora studiare, e lo dimostrava sempre con aria saccente” sorrise divertito “ Per molti non era altro che questo, una… bambina che studiava in continuazione, che non si interessava molto alle bambole né ai vestitini più alla moda. Ma lei era anche altro, era una persona molto comprensiva e gentile, intelligente e con un cuore d’oro, e certo, alle volte era molto pignola e piuttosto testarda, ma è stata una fantastica amica.” Concluse con nostalgia, distogliendo lo sguardo da quello della biondina.

 “È stata…?” domandò perplessa Marlene
“Non c’è più” rispose Harry frettolosamente. Marlene lo guardò sorpresa e dispiaciuta.

 “Io… scusa… non immaginavo…” farfugliò, Harry le sorrise, calmandola. Marlene non sapeva che dire, ‘Mi dispiace’ era davvero troppo banale e patetico. Harry doveva proprio tenere molto a questa amica, lo aveva capito dal suo sguardo mentre ne parlava. ‘Mi dispiace’ erano parole vuote.  

 “Non fa niente, non lo sapevi” rispose, poi uscirono finalmente dal portone, e furono subito investiti dal caldo. Stettero in silenzio per un po’, poi Harry lo ruppe.

 “Fa più caldo di quanto immaginassi” disse, passandosi distrattamente una mano fra i capelli. Forse suo padre lo aveva leggermente influenzato.

 “Si, infatti” rispose Marlene a disagio. Notò i Malandrini e le sue amiche seduti sotto due alberi vicini. James e Lily stavano battibeccando, no no, James stava corteggiando Lily e Lily cercava di ucciderlo, si corresse

Harry notò il suo disagio. Poi si guardò intorno. Sorrise malandrino, con gli occhi che luccicavano per la marachella che stava per attuare.

 “Il Lago Nero è molto allettante” costatò casualmente.

 “Eh?” Marlene distolse lo sguardo dalla  sua coppietta preferita, poi il suo cervello analizzò e capì quello che Harry aveva detto. Aggrottò le sopracciglia.

 “Non mi dire che hai voglia di buttarti là dentro!” esclamò incredula, conosceva abbastanza Harry dal capire che quello che aveva detto era troppo casuale. Harry in risposta ghignò.

 “Non sarebbe male, grazie per l’idea. Però non voglio farlo da solo” il suo ghignò si ampliò e prima che Marlene potesse dire qualcosa, se la caricò in spalla come un sacco di patate.

 “HARRY!” strillò Marlene rossa in viso ed indignata “CHE MERLINO VUOI FARE!? NO, HARRY METTIMI GIÚ! NON STARAI FACENDO SERIAMENTE, VERO?! TU SEI PAZZO!” urlò dando pugni sulla schiena del poverino. Nonostante questo, Harry continuò a ghignare e non si arrese. Intanto avevano attirato l’attenzione di molti di loro, che osservavano, chi divertito, chi infastidito, la scenetta.

 “Certo che faccio seriamente, Lene” rispose Harry continuando a procedere

 “HARRY… non so il tuo secondo nome”



“James” la informò tranquillamente Harry, quasi come se nessuno gli stesse dando pugni e urlando contro. 

 “HARRY JAMES POTTER! IO TI UCCIDO! METTIMI GIÚ E VATTI A FARE IL BAGNO DA SOLO!” riprese a strillare Marlene

 “Marlene, preparati! Stai per farti un bagno!” esclamò Harry, un secondo prima di buttarla in acqua, poi si buttò anche lui.

Marlene riemerse da sott’acqua, incredula e bagnata.

 “RAZZA DI IDIOTA!” urlò prendendo a schizzarlo come se non ci fosse un domani. Harry ben presto ci vide a malapena e prese a schizzare alla cieca sorridendo divertito. Appena poté, asciugò gli occhiali e li rese impermeabili 

Ora poteva essere una sfida leale!

Ben presto Marlene smise di essere arrabbiata e presero a giocare.

“Prendi questo, Potter!” Esclamò battagliera, prese fulminea la bacchetta bagnata e la puntò verso l’acqua. Harry non seppe che incantesimo avesse fatto, ma si ritrovò un enorme getto d’acqua addosso.

 “Non dovevi proprio farlo, McKinnon” disse annaspando, prese a nuotare verso di lei per acchiapparla. Marlene rise e prese a sguazzare per sfuggirgli.

 “Non mi prendi, Potterino, no no” disse con voce infantile, facendogli una linguaccia, continuando a nuotare. Poi fece emergere i piedi dall’acqua e prese a farli schiaffeggiare la superficie, schizzando da tutte le parti mentre nuotava, rendendo la missione di Harry molto più difficile.

“ È UFFICIALE HARRY!” urlò una voce, che Harry riconobbe come quella di James “SEI IL MIO IDOLO! DEGNO MALANDRINO!” continuò euforico e orgoglioso. Entrambi si fermarono e videro i loro amici correre verso di loro. I Malandrini e Mary avevano delle facce visibilmente eccitate, Alice sembrava preoccupata e Lily sembrava pronta a una sfuriata.

Appena i Malandrini giunsero abbastanza vicini al Lago, ci si tuffarono dentro senza esitazioni. Harry era sorpreso dal fatto che Remus si era fatto così trasportare.

Tutti e sei presero a nuotare e scherzare, schizzando e ridendo.

 “AAAH! COME VORREI VEDERE LA FACCIA DI MIA MADRE IN QUESTO MOMENTO!!” urlò Sirius euforico e sognante

“Hey! Vengo anche io!” urlò Mary buttandosi, prendendo parte ai giochi mentre Remus prendeva di mira Peter.

 “VOI  SETTE IDIOTI, USCITE IMMEDIATAMENTE!” urlò inviperita la Evans, con gli occhi che mandavano tuoni e lampi. Fu ignorata

 “Vieni anche tu, Ali!” esclamò Mary rivolta all’amica, premendo tranquillamente la testa di Sirius sott’acqua,rischiando di soffocarlo.

 “McDonald, vuoi forse uccidermi?!” urlò Sirius liberandosi dalla sua stretta con il fiatone. Era piuttosto rosso in volto. Mary sorrise “Può darsi” rispose provocatoria.

Sirius la guardò con la bocca aperta, indignato.  

 “Adesso ti faccio vedere io…” sibilò , e le gettò un’ondata d’acqua addosso.  

 “Vuoi la guerra?” chiese Mary con sfida

 “Puoi contarci!” esclamò Sirius con un ghigno.

Alice osservò tutti divertirsi, poi guardò Lily, indecisa.

 “Oh, al diavolo” pensò, poi si buttò con un urlo battagliero. Lily la osservò incredula.

 “Evans! Manchi solo tu!” esclamò James avvicinandosi alla riva, con una luce negli occhi che non prometteva niente di buono. Lily indietreggiò

 “NON AVVICINARTI, POTTER!” strillò puntando la bacchetta verso di lui. James sorrise, poi lentamente, come se si stesse avvicinando a un animale selvatico, uscì dall’acqua e alzò le mani. 

 “Andiamo, Evans, non trovi faccia caldo?” chiese con un ghigno, Lily continuò a puntare la bacchetta verso di lui. Poi indietreggiò di un altro passo. James la guardò canzonatorio.

 “Paura, Evans?” chiese, sempre con le mani alzate.

 “Non ho paura di te, Potter, solo un lombrico potrebbe. E se non l’hai notato, sei bagnato e io non ho intenzione di bagnarmi” sputò Lily tagliente. James ghignò, poi puntò lo sguardo dietro le spalle di Lily, come se avesse improvvisamente visto qualcosa.

 “HEY, MOCCIOSUS!” urlò al nulla, Lily si voltò di scatto. James ne approfittò e prese la carica, se la issò in spalla mentre alla rossa cadeva la bacchetta di mano per l’improvviso urto.

 “POTTER! LASCIAMI! EGOCENTRICO, IDIOTA, STUPIDO MALANDRINO, ARROGANTE!!LASCIAMI!!! IO TI UCCIDO, TI UCCIDO! RESTERAI NELL’INFERMERIA PER UN MESE INTERO!” urlò Lily furiosa con gli occhi ridotti a fessure, dando pugni di notevole potenza sulla schiena bagnata di James, che trattenne delle smorfie di dolore.

 “Bisogna anche divertirsi, Evans!” esclamò, per poi buttarla in acqua. Poco dopo fece un tuffo anche lui. La vide riemergere.

Stupidamente la trovò ancora più bella con i capelli bagnati e fradici, le gocce d’acqua che gli scendevano dal viso e gli occhi che brillavano più del solito.

Lily gli urlò un insulto e si buttò su di lui.

 “Evans! Non c'è bisogno di buttarsi così! Sono tutto tuo se vuoi!” esclamò James sorridendo arrogantemente. Lily prese a buttare ondate d’acqua su di lui, gli occhi delle stesso colore dell’Avada Kedavra.   

Presero a fare la battaglia più furiosa tra tutti. Sirius lo notò e, sfiorando con la mano la superficie, fece un giro come una trottola, schizzando ovunque, urlando:

 “SCATENATE L’INFERNO!”
 
*

 Se per Harry il 2 Maggio era un giorno particolare, il 16 Maggio lo fu per Regulus. Il giorno iniziò come tanti altri, venne svegliato da Kreacher nel solito letto alle 8:30, si alzò di malavoglia e andò a farsi una doccia. Poi si vestì con gli abiti per la casa (per quanto potevano essere considerati vestiti da casa dei pantaloni stretti di seta pregiata e una camicia a maniche lunghe leggera), si sistemò i capelli e scese di sotto. Fosse stato per Regulus, si sarebbe svegliato anche più tardi, ma fin da bambino gli era stato imposto di svegliarsi alle 8:30 per scendere a fare colazione alle 9:00 con la ‘famiglia’. Sentiva i suoi genitori sparlare con le loro soliti voci monotone, parlando di Lord Voldemort, della pensata di Bellatrix di unirsi a Voldemort che sembrava un mago parecchio potente, dei Babbani che sembravano triplicarsi di giorno in giorno, delle lettera che aveva ricevuto sua madre da Hogwarts…

No aspetta… la lettera che sua madre aveva ricevuto da Hogwarts?!

Regulus si mise sull’ attenti.

 “Da parte di Minerva McGranitt, insegnante di Trasfigurazione? Cosa sarà mai successo dallo scomodare una professoressa  di scriverci una lettera?” domandò Orion, suo padre, perplesso e curioso. Regulus vide l’espressione di sua madre indurirsi, come se al solo pensiero di quello che aveva scomodato la professoressa le salisse subito la furia. Poi si alzò di scatto, facendolo sobbalzare. Prese la lettera che aveva poggiata sul mobile e la porse a suo padre con uno scatto secco e rigido del braccio.

 “Leggi, Orion, leggi! Il disonore che porta quel moccioso, traditore del suo sangue!” esclamò sua madre ancora in piedi, sull’orlo dell’isteria. Sembrava che finalmente aveva trovato qualcuno con cui sfogarsi. Intanto, suo padre apriva lentamente la lettera.

Il corpo di Regulus, comunque, si era irrigidito a quelle parole. Sirius si era messo nei guai, di nuovo. E loro lo stavano insultando, e questo, gli dava fastidio. In quei mesi, per quanto incredibile potesse sembrare, i suoi genitori avevano parlato raramente di Sirius. Sembravano più che disposti a ignorare l’esistenza di un primogenito, e non lo nominavano. Sua madre perché gli saliva il nervoso, suo padre perché… beh, forse voleva evitarsi gli scleri di sua moglie.  La faccia di sua madre di stava facendo rossa piano piano, mentre i suoi occhi venivano invasi dal gelo e un pizzico di pazzia.

 “QUELLO SCONSIDERATO SCANSAFATICHE È STATO TROVATO A SGUAZZARE COME UN BIFOLCO NEL LAGO NERO! Oltre ad aver portato un disonore inimmaginabile al suo nobile cognome, era per finire, insieme a una mandria di sanguemarcio e mezzosangue! In quella lettera sono elencati i nomi di coloro che sono coinvolti, e indovina un po’!? Solo due Purosangue, i Potter*! Babbanofili per giunta! Si mischia allegramente alla feccia come se niente fosse! Sporca il suo cognome senza curarsene! Oh, io non posso sopportare un simile fardello, no no! I Lestrange e i Rosier e le altre importanti stirpi mi guardano quasi con compassione! Un figlio del genere, doveva capitare proprio a noi?! Ma vedrà quando tornerà, farò di tutto per farlo rigare dritto, aumenterò le punizioni e gli farò vedere come si comporta un vero Black! A costo di prenderlo a frustate e-“

“Basta!” urlò Regulus alzandosi di scatto, con una voce talmente glaciale da far diventare ghiaccio il fuoco.

Come… come si permetteva sua madre di dire cose tanto brutte e terribili? Come si permetteva di immaginare, anche soltanto, di fare cose del genere a Sirius?

Regulus non sapeva cosa gli era preso, aveva agito d’impulso, spinto dalla rabbia e dell’angoscia che le immagini di Sirius frustato e cruciato gli avevano procurato, una volta balzate in mente.

 “Io l’ho sempre detto che ti bastava la grinta” disse una vocina compiaciuta nella sua testa, Voce-Sirius per essere precisi.

Sapeva che non poteva fare granchè per far cambiare idea a sua madre, ma ormai aveva deciso che se a Sirius aspettava quella permanenza a casa dolorosa, allora l’avrebbero affrontata insieme. Non che poi Regulus avesse uno spirito masochista, ma per una volta, una sola volta, voleva che fosse lui, Regulus, a difendere Sirius, e non Sirius a difendere lui. Era arrivato il momento di ripagare Sirius per tutto, forse difendendolo anche se non sarebbe cambiato niente, ma già il fatto di difenderlo gli bastava. Poté quasi sentire l’adrenalina scorrere in corpo quando i suoi genitori lo guardarono con occhi sorpresi e increduli. Ma quegli sguardi durarono poco, l’espressione di sua madre divenne terribilmente minacciosa e intimidatoria, mentre lo guardava come una bomba pronta ad esplodere.

 “Cosa hai detto?!” sibilò Walburga, rossa in viso e con gli occhi spalancati, che fecero notare ancora di più le sue iridi pazze. Regulus deglutì, ma cercò di rimanere impassibile, benché stesse rivalutando la sua uscita improvvisa nel momento meno adatto. Sua madre era già arrabbiata di suo, poteva solo immaginare come avrebbe sfogato la sua rabbia su di lui, insieme alla rabbia per Sirius.  

 “Ah, Reg, cerca di vederla con occhi diversi. Guardala, è ridicola! Ha i capelli fuori posto, la faccia rossa come un pomodoro maturo e gli occhi talmente fuori dalle orbite che tra poco gli cadono!” suggerì la Voce- Sirius.

Riprese coraggio, guardando negli occhi di sua madre, quasi a sfidarla.

 “Ho detto basta” ripeté Regulus più deciso di prima, riprendendo il suo tono di ghiaccio. Aveva un comportamento calmo, niente urla, niente di niente. E se possibile, la cosa poteva essere più inquietante per chiunque. Ma non per Walburga, che non si faceva di certo zittire da un mocciosetto “Smettila di dire fandonie e di insultare mio fratello, oltre a minacciarlo di torture atroci” continuò.

 L’espressione della madre si accartocciò dalla furia mentre suo padre osservava la scena, silenzioso come sempre.

 “Come osi rivolgerti a tua madre così?! Come osi dirmi COSA FARE E NON FARE !? COME OSI DIFENDERE QUEL LURIDO TRADITORE, FECCIA DELLA MIA STESSA CARNE!?” strillò Walburga oltraggiata.

 “Oso, invece. Quando voi mi avete riempito di cose assolutamente false che credono solo i Purosangue come voi. Mezzosangue, Nati Babbani e Purosangue, non c’è alcuna differenza. Che differenza fa da dove provengono?! Nessuna, tanto hanno tutti la magia! Che importa del resto?!” rispose Regulus, sporgendosi dall’altra parte del tavolo. “E Sirius non è feccia. Oso dire che è uno dei pochi che ha ragionato con la logica per capire tutte le bazzecole a cui voi credete!”

 “STUPIDI INGENUI E DEPRAVATI! I babbani prima o poi ci sporcheranno e influenzeranno con i loro modi barbari, faranno estinguere la magia! Quello che ti ritrovi come fratello non è altro che un fastidioso ribelle, che non capisce concetti semplici come questo! E tu ti stai facendo influenzare! Lo sapevo che dovevo incaricare quello stupido elfo domestico di tenerlo d’occhio!” inveì Walburga, puntando un dito verso di lui.

 “Ci saremmo già istinti se tutti avessero seguito la vostra idea! Le streghe e i maghi sarebbero sempre diminuiti e sarebbero diventati sempre più pazzi! Lo sapete che sposarsi tra parenti  in continuazione può far diventare sempre più fuori di testa le nuove generazioni?! E non insultare Kreacher!” esclamò Regulus, mentre la finestra si spalancava per magia. Walburga sguainò la bacchetta.

 “CRUCIO!” Urlò con voce pregna di rabbia, e mentre Regulus si faceva scappare un urlo di dolore per l’improvvisa e inaspettata maledizione, lei strillò:

 “DEVO FORSE RICORDARTI CHE FAI PARTE DI QUESTA FAMIGLIA?!” 

 Regulus ormai non capiva più niente, sentiva solo mille aghi trafiggerlo da ogni parte, un lancinante dolore che si faceva spazio per tutto il corpo e le sue urla, che suonavano quasi come se le stesse facendo uno sconosciuto. Vedeva tutto offuscato e si strinse a palla su stesso, contorcendosi e girandosi dall’altra parte, nell’ingenua e inconscia speranza di diminuire il dolore. 

 “Supplica che io la smetta!” esclamò crudele sua madre, mentre Orion si alzava.

Ma Regulus  non parlò.

 “Se ti dico che tu devi pregare, lo farai!” strillò Walburga, con un'espressione spietata in faccia. Il fatto che poi Regulus somigliasse molto a Sirius, non faceva altro che farla godere di più. Aumentò l’intensità

 “T-ti- aaaah” urlò Regulus, stringendosi il corpo e piegando le ginocchia. Una mano si posò sulla spalla della donna.

 “Credo che possa bastare” disse Orion con voce impassibile e ferma, Walburga abbassò di malavoglia la bacchetta.

 “Fila in camera tua!” ordinò al suo secondogenito, che si alzò dolorante. Comunque, mentre si rifugiava in camera piangendo lacrime, nessun rimorso si fece strada nel suo cuore.

Era stato… coraggioso, per la prima volta.

 Ciononostante le lacrime continuarono a scorrere. Non aveva mai visto sua madre così, così crudele, che lo aveva cruciato senza esitazioni. Poi… il dolore, era terribile, bruttissimo.

Singhiozzò e si coprì la faccia con le mani. Pianse tanto. La vedeva ancora lì, che ascoltava senza un minimo di pietà le sue urla, che gli ordinava di supplicare.

Come aveva fatto Sirius a non impazzire per tutti quegli anni, con le cruciatus come punizioni? Si ritrovò a chiedersi dopo quasi 6 minuti di pianto.

Sirius…

 Doveva parlargli, doveva chiedergli come aveva fatto, doveva confidarsi con qualcuno. Chi, se non Sirius? Lui l’avrebbe capito, poi lo avrebbe fatto sorridere con quelle sue stupide battute e gli avrebbe detto che tra meno di un mese sarebbe tornato.

Si asciugò bruscamente le guance, cercando di darsi un contegno. Prese velocemente lo specchietto dalla tasca.

 “Sirius…” lo chiamò con voce roca “Sirius” riprovò. Poi ad un tratto apparve suo fratello, non lo vedeva di faccia, lo vedeva da sotto il mento.

 “Aspetta, Reg” bisbigliò senza neanche guardarlo, anche se sembrava leggermente preoccupato. Solo in quel momento Regulus si ricordò che probabilmente Sirius era a lezione. Che idiota.

 “Scusa, mi ero dimenticato… ti chiamo dopo…” farfugliò Regulus

 “No!” bisbigliò immediatamente Sirius “Aspetta un attimo” continuò, poi Regulus vide tutto buio, ma continuò a sentire le voci. Immaginò che Sirius avesse messo lo specchietto in tasca.

 “Ehm, professor Ruf?” sentì Sirius, che faceva una voce stentata, di chi sta male.

 “Si, Blot?”

 “Mi sento davvero molto male, posso andare in infermeria?”

 “Certo, vada pure. Come dicevo i Folletti attaccarono prima gli Elfi nel 270 a.C e…”

Dopo un po’ comparve la faccia di Sirius. Regulus lo vide scrutarlo agitato e preoccupato.

 “Cosa diamine è successo, Reg?” sbottò d’un tratto Sirius. Regulus, infatti, non aveva il miglior degli aspetti. I suoi occhi erano gonfi e rossi, le guance umide, i capelli scompigliati e un labbro gonfio, a forza di morderselo per non urlare troppo.

 “I-io ho reagito, capisci. Loro ti stavano insultando, mamma diceva che quando saresti tornato ti avrebbe preso a cinghiate e cruciato di più, poi diceva che non ti voleva come figlio e-e… io ti ho difeso. Poi abbiamo preso a… litigare, poi mi ha lanciato una cruciatus d’un tratto e mi ha torturato. Sembrava crudele e spietata, mi ha chiesto persino di-“ Regulus prese a parlare a vanvera, balbettando in alcuni punti, quando però giunse alla parte della tortura i suoi occhi si inumidirono leggermente di nuovo. Non notò neanche la faccia inquietante che fece Sirius.

 “Hey, hey basta” lo interruppe Sirius dolcemente, cercando di mettere da parte la sete di vendetta che aveva per sua madre. “Come stai?”domandò, poi mentre Regulus apriva la bocca lo interruppe di nuovo sul nascere “Sii sincero”.

Regulus fece una smorfia .

 “Mi sento tutto dolorante e ho la gola infiammata. La maledizione è stata parecchio intensa” rispose infine arrendevole

 “Non dovevi rispondere solo per difendermi, Reg. Non voglio che per colpa mia ti ritrovi in queste condizioni ogni volta che lo fai. Sembri quasi un barbone ” disse dopo un po’ Sirius, con uno sguardo categorico, ma allo stesso tempo ammorbidito. Fece un piccolo sorrisetto all’ultima affermazione. Regulus pensò distrattamente che era un'espressione strana.  

 “Posso solo immaginare quante Cruciatus in più che hai preso al posto mio” sussurrò Regulus abbassando lo sguardo, preso dai sensi di colpa “Io non ho mai fatto niente. E io, come tuo fratello, ho il dovere di difenderti” continuò.

Il secondogenito sentì Sirius ridacchiare.

 “Tu non hai proprio nessun dovere, Regulus. E non sentirti in debito, non pretendo niente di tutto questo da te. Già il fatto che stai dalla mia parte mi va più che bene”

 “Era una cosa personale, dovevo togliermi un peso. All’inizio non ho fatto niente, poi mi sono balzate in mente le immagine di te frustato, che urlavi… e ho agito d’impulso” spiegò Regulus, quasi disperato.

 “Io ti ringrazio, Reg, ma non farlo più” ribadì Sirius, guardandolo intensamente. Regulus si morse di nuovo il povero labbro inferiore.

 “Ma poi loro crederanno che mi sono arreso, che ho cambiato idea e-“

 “Che pensino quel che vogliono, va benissimo che sappia solo io che mio fratello non ha cambiato idea, gli altri non importa” lo interruppe di nuovo Sirius, deciso. Regulus lo scrutò, era preoccupato, anche se cercava di nasconderlo. Annuì.

 “Però, sai, quando ho interrotto mamma con l’adrenalina che scorreva in corpo, mi sono sentito... coraggioso, e sì, anche forte.” Gli confidò Regulus dopo un po’ di piacevole silenzio. Sirius gli sorrise.

 “Lo sapevo che eri coraggioso, è scritto nella notte” proferì, Regulus aggrottò le sopracciglia. Se non fosse stato così stanco ci sarebbe pure arrivato a quel che Sirius intendeva, ma non aveva voglia di pensare.

 “Che intendi?” domandò confuso. Sirius alzò gli occhi al cielo, sorridendo sghembo.

 “Certo che stai diventando proprio tardo!” esclamò “Regolo  è la stella più brillante della costellazione del Leone, stupido! ”  
 
 
 


 
 


 
 


 
 


 
 


 
 
*Walburga non sa che Harry per tutti è un mezzosangue, di nome Potter poichè questo cognome è parecchio diffuso fra i Babbani. Semplicemente la Signora Black ha visto “Harry Potter” e ha subito pensato che fosse un purosangue.
 
Angolo Autrice
Ciao cara gente! Mi scuso per la lunghezza di questo capitolo. 14 pagine, ho fatto 4 pagine in più del normale. Ma mi sono sempre imposta di fare almeno tre scene a capitolo, e questa volta per farne tre ho scritto così tanto. Spero che non vi scoccerete di leggere tutte queste pagine.

Prima che me ne dimentichi, devo avvisarvi di una cosa: tra pochi giorni partirò per le vacanze e non sarò a casa per due settimane. Poi tornerò ad Agosto e poi ripartirò. Non so quando aggiornerò di nuovo, poiché ho un computer fisso e non portatile. Però state certi che non abbandono la storia.

Ma ora passiamo al capitolo. Harry sente il peso delle morti dei suoi amici ancora di più il 2 Maggio. Proprio quel giorno, per qualche consolazione si dirige sulla Torre d’Astronomia , dove incontra una ragazza. Pandora, una ragazza del quinto anno Corvonero (nel capitolo non  c’è scritto di che anno è, ma ve lo metto qui.) che ama il cielo, con un atteggiamento vagamente sognante. Quanti di voi hanno capito chi è? Credo davvero in molti. Danno via a un discorso che a orecchie esterne parla di stelle, ma che in verità ha un significato diverso. Già quando Harry parla con Marlene si capisce che sta imparando a seguire il consiglio della ragazza.

 Riguardo a loro due, Harry parla con lei di Hermione, mentendo su alcune informazioni, ma descrivendola con affetto e nostalgia. Poi, quando Lene apprende che Hermione è morta, Harry cerca di rimetterla a suo agio.

E quindi la butta nel Lago Nero! Mi pare ovvio, no? Ben presto si aggiungono gli altri e danno via a una battaglia.
Poi veniamo a sapere che sono stati beccati, mentre Walburga fa il suo sproloquio degno di Satana. Scatta qualcosa in Regulus, che difende suo fratello e cerca di far notare a sua madre le stronzate che spara. Devo dire che è stato parecchio difficile scrivere quel litigio, manovrarlo e scrivere le battute dei personaggi. Regulus viene cruciato (si lo so, Walburga somiglia un po’ a Bellatrix) e tutto dolorante chiama Sirius.
Anche qui è stato difficile scrivere, le reazioni di Sirius e quello che avrebbe detto. Reg si sente in debito con suo fratello, si sente di doverlo difendere.
Poi, come abbiamo iniziato parlando delle stelle, si finisce con una battuta su una stella. Regolo, la stella più brillante della costellazione del Leone, il simbolo del coraggio e della forza.
Recensite e fatemi sapere il vostro parere!


P.s. mi scuso per eventuali errori di grammatica o/e battitura
 





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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