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Autore: Yuna Shinoda    07/07/2009    1 recensioni
Blair non riusciva più a sopportare di essere stata rifiutata da Chuck.
Dopo tante delusioni, decide che è tempo di partire e lasciarsi la sua vita alle spalle, insieme a lui e tutto il resto. Parte così per New Haven per frequentare l'università dei suoi sogni, Yale...
Per degli strani casi della vita, tre anni dopo, Blair torna a New York dove si scontrerà nuovamente con il suo passato.
Sarà cambiato qualcosa da parte di Chuck in questi anni?
Post 2x17... SPOILERS LEGGERI
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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La mattina dopo, senza nemmeno ricordarselo, si svegliò nel letto di Chuck.

Supina, aveva il volto rivolto verso la finestra. Dallo spazio tra le due tende bianche entrava la luce del sole che si posava sulle coperte.

Blair inspirò, quasi sollevata di trovarsi nel letto di qualcuno che conosceva, piuttosto di quel maniaco italiano che aveva finto per poco tempo di essere il suo ragazzo.

Si mise a sedere, e si guardò intorno, un po' spaesata, anche se sapeva benissimo dov'era. Le lacrime che aveva versato la notte precedente non erano di sicuro finte, e nemmeno chi le aveva asciugate.

Chuck era seduto su una poltrona rosso scuro. Le gambe accavallate, e le mani incrociate, con la solita espressione severa e quasi impassibile.

 

“Chuck...” cominciò lei, senza nemmeno sapere bene cosa dire. Forse sarebbe bastato un 'grazie'.

“Zitta. Non muoverti” disse lui, che si alzò prontamente e tornò subito nella stanza con un vassoio tra le mani, che le porse subito “prendi”.

 

C'erano varie cosa da mangiare, ed un bicchiere d'acqua. Una colazione.

Blair cominciò a mangiare normalmente, senza avere la solita fretta di gettare tutto nel water come sempre, sotto l'attenta supervisione di Chuck, che le stava quasi con il fiato sul collo.

Quando ebbe finito, lei si voltò nuovamente nella sua direzione.

 

“Grazie”

“Contento che ti piaccia”

“Non mi riferivo al cibo”

Chuck alzò un sopracciglio, era pronto per quel momento.

“Per te, quando vuoi” rispose secco. Una solita risposta che riservava per lei. L'aveva già usata troppe volte. Abbassò lo sguardo sperando di non dover dire più nulla.

“Ripeti sempre lo stesso” lei se ne accorse. Non poteva non farlo, dato che ascoltava le sue parole con troppa attenzione. Fin troppa.

 

Lui non rispose. Sapeva a cosa si riferiva. Erano passati due anni, ormai, e non sapeva se era in grado di dire quello che lei voleva sentire proprio in quel momento.

 

“Ho solo risposto alla tua affermazione, Blair. Cosa ti aspettavi?” disse lui, con quel sottile filo di ironia viscida sotto la domanda.

“Niente, non mi aspettavo niente” rispose lei, delusa, gettandosi nuovamente all'indietro nei cuscini. Non era cambiato nulla.

 

“Ho bisogno di una doccia” disse, dopo pochi minuti.

“Sai dov'è” fece lui “oppure vuoi che ti accompagni?” le solite battutine a doppio senso.

Blair si alzò di scatto dal letto, tanto che le venne un crampo al piede “Sei un maiale! Faccio da sola” disse, zoppicando un po' all'inizio a causa del crampo.

 

Si diresse verso il bagno, chiuse la porta ed iniziò a spogliarsi mentre l'acqua sotto la doccia scorreva e si riscaldava. Quando si fu liberata da ogni indumento, entrò nella doccia, gettandosi sotto la scia di acqua quasi bollente, cercando di svegliarsi.

Quello che si aspettò, o meglio che cercò di non aspettarsi, fu la presenza di Chuck in quel luogo.

 

“Ti faccio compagnia?” domandò lui, con il solito tono provocatorio.

Blair sobbalzò alla sua voce, ma d'altronde se lo aspettava quasi. “Vai via, maiale!” disse, con la voce bassa, ancora di qualcuno che si era appena svegliato.

 

Sentiva i suoi passi sempre più vicini, anche se il getto dell'acqua faceva un forte rumore. Era arrivato vicino al vetro che li separava.

“Andiamo, lo so che lo vuoi anche tu” la provocò lui per l'ennesima volta, tanto che lei ci pensò su per qualche istante breve mordendosi un labbro. Dopo solo pochi secondi, senza quasi pensare realmente, aprì la porta di vetro della doccia e lo afferrò per il colletto della camicia, trascinandolo con sé sotto all'acqua bollente.

Aveva fatto tacere per troppo tempo la sua voglia.

 

 

Blair sbatté contro il muro di mattonelle bicolore della doccia, ma non se ne importò di nulla. Nemmeno a Chuck importò abbastanza di bagnare il suo completo costoso prima del tempo, e nemmeno di rovinare la sua acconciatura che a volte sembrava tanto preparata.

Al contrario iniziò a muovere le sue mani sul corpo libero senza indumenti di lei, reso ancora più liscio dall'acqua che sgorgava sopra di loro.

Lei poggiò la sua gamba destra sul fianco di lui, e si avvicinò saldamente al ragazzo stringendogli i capelli dietro la nuca e portandoselo ancora di più su di sé, in modo che il loro corpi fossero stretti in un nuovo legame ancora più profondo.

Per qualche secondo lui si allontanò da lei, la fissò dalla testa ai piedi senza avere il coraggio di dire qualcosa. Era quasi impassibile alla sua bellezza naturale, e non poteva credere che le sue mani stessero toccando proprio quel corpo agognato per così tanti mesi, quello che aveva sognato spesso nei suoi pensieri erotici, quello che non era mai riuscito a penetrare nuovamente a causa della loro separazione. Quello che cercava facendo l'amore con delle sconosciute, quello stesso corpo che si mosse sinuoso su di un palcoscenico qualche anno prima, e che accese in lui la scintilla dell'amore.

Blair cercò di sbottonare la sua camicia rosa chiaro, perchè voleva tastare la sua pelle sotto l'acqua, ma solo grazie al suo aiuto repentino ci riuscì. Le mani di lui tornarono a tastare il suo sedere, i suoi fianchi, tutto ciò che riuscivano a trovare nella loro esplorazione, tutto ciò che le altre donne avevano, ma non nella sua misura. Lei era perfetta.

Blair affondò le mani sul petto di lui appena appena villoso che era prontamente nascosto dalle sue camicie e le sue sciarpe variegate, e proseguì fino al suo ombelico, per spostare la mano dietro la schiena, sul suo fondo schiena.

In questa situazione, il gioco di mani non era un gioco da villani!

Blair cercò di far cadere per terra al piano doccia anche quest'altro indumento, e mentre Chuck la baciava sul collo, cercò di aprire il bottone, ma lui glielo impedì. Al contrario si portò l'altra gamba di lei al suo fianco e chiuse l'acqua.

Adesso Blair era tra le sue braccia, che si teneva stretta con le mani al suo collo.

Chuck uscì annaspando dal piatto doccia, dato che aveva le scarpe tutte inzuppate, ma non gliene fregò nulla. Le avrebbe ricomprate se si erano rovinate.

Portò la ragazza nell'altra stanza, la gettò sul letto e con avidità e veemenza iniziò a baciarla nuovamente. Le sue gambe erano ancora strette a quelle di lui, che facendo un movimento su e giù le gettava tutta l'acqua sul volto. Poi lui iniziò a baciarla in varie parti del corpo.

Dal collo scese sul petto, allo stomaco, fino all'inguine, e risalì allo stesso modo fino al suo viso.

Per qualche istante, Chuck restò a fissare gli occhi della sua donna. Erano pieni di lussuria e di voglia, come di voglia ne aveva lui. Impulsivamente, Blair gli pose una domanda, vedendo che lui non batteva ciglio, ma la osservava soltanto.

 

“E' il momento. Sai cosa voglio sentire”

“Cosa? Non penserai che ti dica quelle parole... adesso?”

“Quando vorresti dirle?” gli chiese lei, altamente delusa dalla sua risposta. Eppure se lo aspettava, e non ne conosceva il motivo.

“Prima le signore” la provocò lui.

 

Blair restò per qualche istante in silenzio, cercando la forza di parlare. Adesso non centrava più il gioco. Adesso c'erano loro due, più grandi e forse più maturi. Era inutile tenersi per sé quelle due parole magiche per altre settimane, mesi, anni. Prima o poi se non si fosse fatta avanti lui avrebbe trovato qualcun altro, e lei avrebbe fatto lo stesso, e loro non avrebbero mai potuto diventare un 'noi'. Doveva dirle.

Esitò, ed iniziò a parlare. “Chuck Bass, io...”

Lui, dal canto suo, che non voleva mai fare la prima mossa, attese con ansia quelle parole, per vedere se lei, allo stesso modo, avrebbe avuto il coraggio di muoversi per prima, ed esporsi.

 “Io... Io... Ti ho amato per tutti questi anni. Eppure, se tu non mi corrispondi farò meglio ad eliminare i miei sentimenti per te”

Lui rimase sbalordito. Una cosa l'aveva ottenuta. Lei gli aveva assicurato di averlo amato e di amarlo ancora, ma... Se lui non si dava una mossa, l'avrebbe persa di sicuro, ne era consapevole.

Non rispose, ma i suoi capelli bagnati continuavano ad inzuppare sia le lenzuola di seta del suo letto, sia il volto di Blair.

I due restarono in quella posizione, occhi negli occhi, tanto che la situazione divenne alquanto imbarazzante. Lui aveva la bocca mezza aperta, poiché voleva dire qualcosa, o almeno voleva cercare di dire qualcosa di vero e concreto che pensava sul serio.

E invece... la prima a parlare fu di nuovo lei.

 

“Per favore, dì qualcosa! E' impossibile che tu non sia cambiato da due anni a questa parte!”

Blair attese invano dei secondi, poi spinse forte con le mani sul petto di Chuck e si liberò dalla sua presa, correndo in fretta in bagno a rivestirsi.

Lui si gettò sul letto, portandosi le mani al volto, conscio dell'occasione che aveva nuovamente perso. Già pensava a come poter rimediare, ma nello stesso momento in cui gli arrivò il lampo di genio, sentì la porta della stanza sbattere, ed andò a vedere nel bagno: lei se n'era andata.

 

Cause I did enough, to show you that I
Was willing to give, and sacrifice
And I was the one, who was lifting you up
When you thought your life had had enough

And when I get close, you turn away
There's nothing that I can do or say
So now I need you, to tell me the truth
You know I'd do that for you

So why are you running away?
Why are you running away?

 

Running Away - Hoobastank

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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