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Autore: indacoecannella    10/07/2018    0 recensioni
Nicole è una ragazza tormentata dai suoi fantasmi che cerca di accantonare rifugiandosi nelle storie occasionali, nell'alcool e nel divertimento. Ma si sa, i fantasmi continuano a perseguitarti finché non li affronti e, forse, l'unico modo di farlo è quando tocchi il fondo. Un ragazzo misterioso, presuntuoso e sicuro di sé come lei, catturerà la sua attenzione e a quel punto sarà come uno scontro tra titani, una lotta a chi riesce ad essere più forte e distaccato. Chi vincerà?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nicole guardò il suo riflesso allo specchio e si sistemò il top aderente che le fasciava perfettamente il seno, mettendolo in risalto. Proprio come piaceva a lei. E proprio come piaceva ai suoi clienti, date le mance che riceveva ogni volta che lo indossava. La sua figura snella e slanciata era esaltata ancora di più dal jeans aderente scuro. Non portava troppo trucco, le labbra carnose e gli occhi azzurro intenso già risaltavano da soli. E poi non aveva pazienza per passare tutto quel tempo allo specchio. Nicole non aveva pazienza per nulla.
 
Prese la borsa al volo e uscì di casa, era già in ritardo. Pablo per fortuna non c’era, almeno oggi si sarebbe risparmiata le solite battutine sulla sua promiscuità. Pablo le stava simpatico, ormai i loro scherzi facevano parte della sua quotidianità. Nicole sapeva che lui la considerava una specie di ninfomane mangiauomini e questo pensiero la divertiva.
 
Prese la bici e iniziò a pedalare verso ilNoir,il bar dove lavorava da ormai quattro mesi: oggi le sarebbe toccato il turno pomeridiano. Di solito preferiva quelli serali. C’era più movimento, quindi giravano più mance. Amava ondeggiare a ritmo di musica mentre versava pinte e puliva il bancone. E poi le chance di tornare a casa in compagnia erano maggiori quando chiudeva il bar alle quattro di mattina, c’era sempre qualcuno ad aspettare la fine del suo turno.
 
- Anche oggi siamo in ritardo, eh? – esclamò sarcastico François, il proprietario del Noir, mentre passava la scopa tra i tavoli del locale.
 
- Solo di venti minuti, oggi ti è andata bene. 
 
- Prima o poi ti licenzierò e assumerò qualcuno di più puntuale.
 
- Per poi perdere tutti gli ordini extra che i clienti fanno solo per guardarmi le tette? Non penso proprio. – rispose Nicole sorridendo. Lanciò la borsa oltre il bancone e si allacciò il grembiule nero alla vita.
 
François rise e le lasciò la scopa in mano. – Gli incassi sono migliorati da quando ci sei tu, su questo non ci piove. Tu sforzati di essere più puntuale e io potrei addirittura pensare ad un aumento.
 
Nicole fece spallucce e iniziò a spazzare. Aveva ancora sui capelli il profumo di Guillaume, un souvenir della notte appena trascorsa insieme. Si raccolse i capelli in una coda e prese a pulire il locale in silenzio, canticchiando le canzoni che passavano alla radio.

Si fecero presto le cinque, l’orario di apertura del Noir, e i primi clienti iniziarono ad arrivare e a sedersi al bancone. Molti di loro erano frequentatori abituali, Nicole li conosceva bene. Ne stava proprio servendo uno, quando entrò nel locale un affascinante ragazzo moro, con i capelli che gli scendevano sul collo perfettamente pettinati all’indietro, la barba di qualche giorno e una camicia bianca aperta sul petto.

Nicole lo guardò interessata e diede uno sguardo d’intesa a François, che alzo gli occhi al cielo disperato: aveva individuato la preda della serata.

- Buonasera – trillò Nicole servendo una pinta.

- Buonasera – rispose lui sorridendo sornione.

“Preso”, pensò Nicole vedendolo ammiccare. Era quasi troppo facile così, per i suoi gusti.

- Prende qualcosa o aspetta qualcuno?

- Aspetto qualcuno, ma potrei già iniziare ad ordinare per me.

- Bene. Cosa preferisce?

- Un calice di vino rosso, il più buono che ha. A sua discrezione.

- Buongustaio – rispose lei facendogli l’occhiolino. Prese una bottiglia di Bordeaux e gli servì un calice.

- Grazie.

- Non c’è di che. Mi dica, aspetta una donna? – chiese lei allungandosi sul bancone.

Lui alzò un sopracciglio e sorrise, prendendo un sorso di vino. – In realtà sì. –

- Oh peccato. – fece Nicole facendo un passo indietro – Io finivo di lavorare alle quattro. –

- Non penso che avrebbe voluto incontrarmi dopo la mezzanotte. La cifra raddoppia.

- Che cifra? – chiese Nicole sorridendo

- La mia.

- La sua cifra.

- Sì.

Nicole aggrottò la fronte e ci mise un po’ a mettere le informazioni insieme. – Lei… lei è un… gigolò? -

Il ragazzo rise. – Io preferisco accompagnatore, ma in realtà può chiamarmi come vuole. –

- Ma… ma questo non è un posto da gigolò. – disse Nicole indicando il locale.

- Non tutte vogliono ristoranti di lusso e champagne. Ad altre piace incontrarsi nella vita reale.

Nicole lo guardò guardinga. Non sapeva se la stesse prendendo in giro o meno. Se fosse davvero un gigolò, perché gliel’avrebbe detto? Queste cose non dovevano rimanere in segreto?

- Quanto chiede? – gli chiese senza trattenersi.

- È interessata?

- Sono curiosa.

- La curiosità uccide il gatto.

- Quindi non me lo dirà.

- Glielo dirò se me lo chiederà per interesse, e non per curiosità.

Nicole era stuzzicata da questo testa a testa. Lo guardò meglio: orologio costoso, giacca a doppiopetto appoggiata su un braccio, taglio alla moda e postura da fotomodello. Non poteva essere un ragazzo comune.

- Quindi lei non esce con le ragazze, al di fuori dal lavoro?

Il ragazzo sorrise e prese un altro sorso. – Non sono gay, se questo è quello che si sta chiedendo. –

- Niente affatto.

- E allora?

- Allora cosa?

- Allora, ci esce con le ragazze?

Lui la squadrò dalla punta delle scarpe fino al viso, soffermandosi sul grembiule nero con la scritta Noirun po’ sbiadita.

- Dipende dalle ragazze, suppongo.

Nicole spalancò la bocca, indignata. Era un insulto velato, quello che aveva appena sentito? Mai nessun ragazzo l’aveva snobbata in questo modo. Ma come si permetteva?

Il telefono del ragazzo squillò. Lui guardò lo schermo e ferrò le labbra in segno di rassegnazione.

- La cliente ha appena cancellato. – disse posando una banconota da venti euro sul bancone – Il resto è mancia. Arrivederci. –

Nicole lo osservò lasciare il locale con un andamento sciolto e affascinante allo stesso tempo. Le poche ragazze all’interno del Noir si girarono tutte a guardarlo, con la stessa espressione rapita di Nicole. Lui uscì senza guardare nessuno, lasciando dietro di sé una scia di profumo penetrante.

- Ah, sembra che hai appena ricevuto il tuo primo due di picche. – disse François sghignazzando.

 
   
 
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