Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Anna_Art    11/07/2018    0 recensioni
Alastair è un ragazzo con poteri "speciali", fin dalla nascita. Il suo essere diverso dagli altri lo fa sentire un po' solo, ma non completamente. Perché un giorno non si aspetterà mai di incontrare qualcuno che cambierà ciò che sente nel cuore riguardo le sue doti soprannaturali.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 8
 

Non attesi molto tempo, osservando sempre Zack negli occhi gli domandi: "Da quanto tempo sono in questo letto?"

Lui con espressione stupita: "Sei qui da ieri pomeriggio. Sei svenuto nel bosco e ti ho portato direttamente qui a casa. Avevi qualche linea di febbre e ti ho curato cercando di non far peggiorare le tue condizioni di salute. Adesso cerca di riposarti ancora un po', non sei ancora nel pieno delle forze per alzarti".

"Non posso rimanere qui, devo andare a cercare Eiron".

Zack con preoccupazione: "In questo stato non puoi fare niente".

"Non importa, non posso abbandonare Eiron". Reclamai

"Alastair rifletti! Cosa credi di fare ridotto in questo stato? Non riesci a stare neanche in piedi per i capogiri. Devi riposarti e non fare sforzi almeno finché non ti riprenderai un po'. Hai capito?"

Ero enormemente dispiaciuto, quello che diceva Zack era vero, io non avevo molte forze per poter fare qualcosa in quel momento. Dovevo aspettare, ma come potevo farlo? Non sapendo nemmeno se Eiron stava bene o male.

Zack vedendomi silenzioso, riprese a parlare: "Fallo anche per mamma e papà".

Guardai con stupore mio fratello: "Mamma è papà? Gli hai detto qualcosa a riguardo di Eiron?"

"No, non ho detto niente. Ma penso che dovresti parlarne anche con loro di questa storia. Hanno il diritto di sapere cosa ti affligge, non credi?"

"Non posso parlarne con loro, non per quello che è accaduto!"

Zack non si arrese: "Alastair, proprio perché è successo tutto questo ne devi parlare, capisci?"

Non ebbi neanche il tempo di rispondere che dalla stanza arrivò la voce di nostra madre: "Di cosa devi parlare Alastair?"

I miei occhi si diressero alla porta d'entrata dove c'erano sia mamma che papà. Ora cosa potevo fare? Dirgli la verità sarebbe stata la cosa migliore, ma avevo paura che non mi avrebbero più lasciato andare da Eiron.

Avvicinandosi a me, mia madre si sedette sul letto, poggiando la sua esile mano sul mio viso: " Cosa c'è che non va Alastair? Sai che puoi parlare con noi. Siamo sempre stati molto uniti, anche per quanto riguarda le tue doti soprannaturali. Qualsiasi cosa ti sia capitata, puoi dircela senza problemi".

Proseguì la conversazione mio padre: "Ha ragione tua madre, puoi dirci qualsiasi cosa. Noi cercheremo di aiutarti".

Le loro parole mi spingevano ancora di più a rivelare tutto ciò che mi tenevo dentro. Proprio perché tutti e quattro eravamo sempre stati uniti non dovevo temere di parlarne. La loro comprensione nei miei confronti era sempre stata ottimale e non sopportavano vedermi in ansia o preoccupato a lungo per qualcosa. Se mio fratello Zack aveva accettato la situazione, sicuramente anche i miei genitori lo avrebbero fatto. Anche se non ne ero certo, gli raccontai ogni singola cosa, su come avevo conosciuto Eiron. Cosa era diventato per me è come potevamo essere collegati null'altro, sia dai nostri poteri che fisicamente.

Mamma è papà ascoltarono tutto attentamente, interrompendomi poche volte su cose che non avevano capito bene o per saperne di più. Rivelare quel frammento della mia vita che tenevo nascosto dentro da tanto tempo, mi fece sentire molto meglio. E vederli non molto delusi per quelle parole, mi fece capire in un certo senso che loro non detestavano quel mondo che riguardava la mia famiglia di sangue, ma per esserne certo dovevo ascoltare le loro parole, ciò che si celava nei loro cuori.

Conclusa la conversazione, cercai un legame nei loro occhi, che mi arrivò direttamente insieme alle prime parole di mio padre: "Perché ti sei tenuto dentro tutto questo per così tanto tempo? Potevamo aiutarti fin dall'inizio con questa storia e non lasciarti da solo a superare certe difficoltà che ti sei trovato davanti".

Dispiaciuto risposi: "Io avevo solo paura di parlarvene, perché non volevo darvi un motivo in più per ritenermi strano e diverso da altri".

"Strano? Perché dici così?" Domandò mia madre.

"Perché io non sono come tutti gli altri. E forse questa cosa vi ha pesato".

"Assolutamente no figlio mio. Fin dal primo giorno che ti abbiamo incontrato non abbiamo mai pensato un attimo che tu sia stato un peso. Anzi, ci hai dato sempre tanto amore e felicità".

Le parole di mio padre mi fecero commuovere, in poco tempo sentii delle calde lacrime bagnare il mio viso. Mi sentivo molto più sereno a sapere che loro non mi avevano mai ritenuto un peso per alcuni versi, anzi erano felici di avermi insieme a loro.

Zack portò il suo braccio sopra alle mie spalle e sedendosi sul letto di fianco a me, prese a dire sarcasticamente: "Come avremmo fatto a vivere senza un rompi scatole come te?"

A quelle parole abbozzai un sorriso, intanto che mi asciugavo le lacrime. Zack era solito essere molto sarcastico, ma anche diretto. E con quelle parole capii al volo che per loro, fin dal principio ero stato qualcosa che aveva dato molta allegria alla loro vita, come anche alla mia del resto.

"Grazie per tutto, io sono tanto felice di avere qualcuno come voi che non mi ha mai lasciato da solo".

I miei genitori e Zack mi abbracciarono molto forte a loro dopo quelle parole dette con tanta sincerità e liberazione. Ora che avevo detto tutta la verità anche ai miei genitori potevo sentirmi molto più sereno.

Sciolto l'abbraccio, mia madre portando le sue mani sul mio viso e guardandomi dritta negli occhi: "Faremo il possibile per aiutarti a riportare indietro il tuo amico. Per il momento devi pensare a rimetterti, va bene?"

"Sì mamma, ho capito".

Distendendomi nuovamente sul letto, guardai i miei genitori uscire dalla stanza sorridendomi. Invece Zack rimase accanto a me seduto sul letto ad osservarmi. Sembrava volesse chiedermi qualcosa. Non attesi altri istanti, spezzando quel silenzio: "Cosa c'è Zack? Devi chiedermi qualcosa?"

Lui alzò leggermente le sopracciglia in segno di approvazione, poi mi rispose: "Ho una curiosità. Prima ti ho sentito nominare un nome femminile. Chi è la persona di cui parlavi?"

"Lei è una bambina che avevo conosciuto all'orfanotrofio. Solo ora mi sono ricordato che aveva i miei stessi poteri e il ciondolo uguale al mio".

"Sul serio? Forse lei può aiutarci per ritrovare Eiron. L'hai più sentita o vista?"

Con un briciolo di tristezza risposi: "Purtroppo no, mi ero dimenticato completamente di lei e non so per quale motivo. Sono riuscito a ricordarmene tramite i sogni e ho realizzato solo da poco che in realtà erano ricordi".

"Questa cosa è alquanto strana. Ma ricordi almeno dove abitava quando eri all'orfanotrofio?"

"Sì, so bene dove abita, ma non sono certo di trovarla ancora lì dopo tutto questo tempo". Risposi sinceramente.

"E' una buona pista, da qualche parte dobbiamo pure iniziare, non credi? Visto che non abbiamo niente dove basarci, almeno su questo possiamo partire per provare a salvare Eiron".

"Hai ragione. Vorrei andarci subito, ma purtroppo non posso, come ben sai".

Zack sorridendomi: "Di questo non devi preoccuparti, puoi dire a me dove si trova così posso andare io da lei e portarla qui da te per farvi rincontrare".

Aveva perfettamente ragione Zack, potevo fare benissimo così. Almeno avrei affrettato un po' i tempi per capire per prima cosa come riaprire la porta per andare in quella parte di dimensione dove avevano portato Eiron.

Fornii a mio fratello tutte le informazioni su quella casa e la bambina, che oramai era diventata grande. Fortunatamente si trovava vicino all'orfanotrofio la casa di Aishia, quindi non distava molto neanche da casa mia. Massimo trenta minuti a piedi, con la macchina ancora meno invece. Dopo aver riferito tutto, Zack mi raccomandò di riposare e non fare sforzi inutili data ancora la mia salute non ottimale. Senza fare storie mi distesi sul letto, vedendo mio fratello uscire dalla stanza chiudendo la porta a sé.

In quell'istante sperai con tutto me stesso che al suo ritorno non fosse stato da solo, ma insieme a Aishia. Anche se mi ero dimenticato stranamente di lei e, per questo mi dispiaceva un sacco. Ero comunque felice di poterla rivedere. Speravo solo che lei si ricordasse ancora di me. Poteva essere possibile che aveva dimenticato tutto come era accaduto a me, anche se tramite i miei sogni ero riuscito a ricordarmi nuovamente tutto di lei e dei momenti speciali passati insieme.

Portai i miei occhi verso destra, sul comodino che era di fianco al letto. Osservai il mio quaderno che utilizzavo per scrivere le mie storie. Allungando la mia mano destra lo afferrai portandolo sulle mie gambe. Aprendolo, sfogliai le pagine, finché arrivai a quella storia che aveva segnato qualcosa di importante nella mi vita. Fin da bambino ero rimasto molto affezionato alla storia che descriveva la vita della mia fatina che cercava l'altra metà della sua anima. Ripensandoci sembrava stupido, ma in un certo senso non lo era, forse perché pensavo realmente che in una parte del mondo ognuno di noi aveva qualcuno di speciale che rimane per tutta la vita. La storia non l'avevo più conclusa, perché forse mi mancava la mia fonte di ispirazione, Aishia. Lei riusciva sempre a darmi tanto ed era stata la prima ad incoraggiarmi a proseguire la mia passione più grande per la scrittura. Ma non volevo abbandonare quella storia, anzi desideravo concluderla finalmente, visto che mi mancava solo l'ultimo capitolo. In molte parti c'erano racchiusi molti momenti speciali passati con Aishia. E senza neanche farlo a posta, il penultimo capitolo parlava proprio del distacco che ci fu tra la fatina e quel piccolo ometto che le aveva dato da mangiare e un tetto dove poter vivere. Ma a passare dei mesi i due divennero molto amici e quasi inseparabili. Un brutto giorno però la piccola fatina andò a raccogliere dei fiori nel pieno pomeriggio quando il suo piccolo amico stava dormendo nella sua casetta. Al suo ritorno trovò tutto sotto sopra. Il suo primo pensiero andò a quell'ometto che in quel momento era indifeso visto che era dormiente nel suo letto. Dirigendosi nella sua stanza vide subito che non c'era più e neanche nel resto della casa dove cercò con cura.

Lei lo chiamò molte volte ma senza avere nessuna risposta. Cosa era accaduto in quel poco tempo al suo ometto che oramai era diventato speciale? L'unica cosa che promise in quella casa vuota fu: <>

Quella era la promessa che fece a quel ragazzo, anche se non era sicura di poterlo rivedere. Lei lo attese per molto tempo in quella casa, senza mai arrendersi. Lo cercò ovunque raccogliendo ogni giorni i fiori che lui amava tanto.

Dopo quell'ultimo appunto che feci molto tempo fa, interruppi quella storia senza più scrivere nessuna bozza o immaginare un finale per l'ultimo capitolo. Sicuramente non l'avrei abbandonata a se stessa, avrei prima o poi scritto un degno finale.

Richiusi il quaderno, poggiandolo sul letto di fianco alla mia destra. In seguito pensando a un ipotetico finale in poco tempo chiusi gli occhi addormentandomi tranquillamente.

*** *** ***

Percepii qualcosa sfiorare la mia mano sinistra. Era delicato quel tocco, ma di chi era quel calore dolce sulla mia pelle? Un po' rintontito aprii leggermente gli occhi, guardando in breve tempo verso la mia pancia dove era poggiata la mia mano. Nel vederla non mi sembrava per niente di conoscerla, era così delicata e curata, incluse anche le sue unghie color rosa confetto. In pochi istanti sentii la sua voce tranquilla: "Finalmente ti sei svegliato, Alastair".

Quella voce così calma e fluida, potevo riconoscerla. Di scatto spostai la mia visuale verso sinistra vedendo con stupore il suo viso roseo: "A-Aishia".

Anche se era trascorso molto tempo da l'ultima volta che ci eravamo visti. L'unica cosa che riuscii a dire fu solo il suo nome con voce tremolante. Lei mi osservò con lo stesso sorriso che aveva un tempo, vederla solare nei miei confronti mi fece sentire un bel po' in colpa per averla dimenticata.

Tristemente portai i miei occhi verso il basso: "Scusami tanto Aishia, io non so perché ho dimenticato per un periodo lungo tutti i momenti che abbiamo passato insieme. Non mi odi per questo?"

Strinse leggermente la mia mano facendo sì che portassi l'attenzione su di lei. Appena i miei occhi guardarono i suoi color cioccolato: "In tutto questo tempo non ho mai pensato un attimo di detestarti o avercela con te. Quando ci siamo separati eravamo entrambi piccoli, quindi poteva capitare che non ci ricordassimo null'altro. Ma sapevo che prima o poi ci saremmo rincontrati, anche perché noi siamo collegati dai nostri poteri, ricordi?"

Un momento, dalle parole di Aishia sembrava che sapesse quando mi ero dimenticato di lei e anche che mi era tornato alla mente i ricordi trascorsi insieme da poco. Forse era stato Zack a riferirle tutto, come avevo fatto io con lui per cercare Aishia. Questo voleva anche dire che lei non si era mai scordata di quei momento, ero stato l'unico a non averli ricordati per un bel po'.

Concluso quel breve pensiero, risposi alla sua domanda: "Sì lo ricordo, noi siamo uniti dai nostri poteri uguali. E dal ciondolo magico".

Abbozzò un sorriso, quasi di sollievo nel sapere che ricordavo quel legame tra di noi. In seguito riprese a parlare: "Sono contenta di sapere che lo ricordi. Zack mi ha raccontato tutto sulla perdita di memoria che hai avuto su di me. Lui ha dedotto che forse è stato quel giorno che hai battuto la testa a farti dimenticare alcuni frammenti della tua vita passata".

"Possibile, ma nei miei sogni tu c'eri sempre è questo che mi ha fatto ricordare nuovamente di te".

Aishia portando la sua mano destra vicino al petto dove si intravedeva il ciondolo a goccia: "Forse questo è stato grazie al ciondolo che ci unisce".

"Cosa intendi?" Domandai stranito.

"Oltre ai nostri poteri che ci collegano, anche i ciondoli sono uniti sai. Quando due creature sono congiunte dallo stesso potere, anche la goccia di cristallo fa da collegamento. Facendo sì che un minimo i nostri desideri più forti arrivino all'altro. Io desideravo sempre che tu ricordassi il periodo che entrambi avevamo trascorso felicemente insieme. A quanto pare sono riuscita realmente a trasmetterlo tramite i tuoi sogni e di questo ne sono pienamente felice".

Ora mi era tutto più chiaro. Purtroppo ero l'unico a non sapere quasi niente di quel ciondolo non avendo avuto la sapienza dei miei genitori di sangue. Ma ero felice di saperlo, sicuramente anche a lei avevo trasmesso qualche mio desiderio profondo, solo che io non ne ero a conoscenza, come lei d'altronde. Ma la scoperta di quel collegamento in più era comunque sorprendente.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Anna_Art