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Autore: giucri89    12/07/2018    1 recensioni
Il sogno di Kim NaNa è quello di diventare una segretaria di direzione ma non ama gli straordinari, in quanto persona pigra o come ama definirsi "a risparmio energetico". Al contrario Park ChanYeol è un tipo dinamico; è Chaebol di III generazione a cui sta stretto questo titolo. L'ultimo dei suoi desideri è, infatti, quello di sedersi in un ufficio tutto il giorno. il suo sogno è sfondare con la band da lui creata insieme ai suoi amici, gli EXO. Cosa succederà quando le strade lavorative di Nana e ChanYeol s'incontreranno? Soprattutto dopo un evento particolarmente imbarazzante che li ha coinvolti qualche giorno prima...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 40
 
 
Ogni volta che fallisco, ogni volta che cado
dammi forza, in modo che io possa essere più forte.
Ogni volta che sono perplesso, ogni volta che perdo
tu mi hai fatto crescere.
Mi sento più forte, più forte.
Questa lunga oscurità se ne sta andando.
Come la luce del sole, più forti, tu ed io.
Quando in cuor mio mi sentivo sfinito,
tu sei stata l’energia che mi ha dato forza.
Stronger-EXO
 
 
- ChanYeol -
 
Sono davvero agitato. Quando ieri mia sorella ha suonato alla mia porta con MinSeok hyung, non riuscivo a credere ai miei occhi. Non posso credere che finalmente lei e i miei genitori abbiano deciso di ritornare. Tra un’ora io, i miei, YooRa, Minseok hyung e NaNa ci ritroveremo al quartier generale della Park’s Enterprise. Riuscirò a trovare la forza e le parole giuste per convincere il nonno? Il fatto che non sarò da solo mi rincuora ma la paura di affrontare il nonno rimane ugualmente. «Chan-ah!», la voce di NaNa interrompe il flusso dei miei pensieri. «Sì?». «Ti ho preparato un cappuccino e qualcosa da mangiare, vieni a fare colazione», automaticamente un sorriso si dipinge sul mio volto. Senza pensarci due volte annullo la distanza tra me e NaNa e la stringo forte a me. «Yah! Vuoi per caso soffocarmi? Che ti prende così all’improvviso?», forse ho un po’ esagerato con la stretta. «Scusami, restiamo così solo un po’. Sto cercando di ricaricarmi per affrontare al meglio il nonno», quando NaNa è tra le mie braccia sento scorrere in me una forza che di solito non ho. Pur di proteggerla sono disposto a tutto. Se non fosse stato per lei non sarei mai e poi mai riuscito a riunire la mia famiglia. Ringrazio il cielo per averci fatto incontrare quel giorno al locale. Hai stravolto il mio mondo, ma sicuramente in meglio. «NaNa, grazie», mi sento in dovere di pronunciare. Lei si discosta leggermente permettendo così ai nostri occhi d’incontrarsi. «Di cosa?», domanda con un’espressione davvero buffa. «Grazie di essere entrata nella mia vita e di averla cambiata in meglio», pronuncio prima di baciarla. Le sue labbra, se potessi, non vorrei mai staccarmene, sono una tentazione così grande. Scostandomi leggermente le sussurro «Ti amo», NaNa ricambia con un bacio e poi la sento sussurrare «Ti amo anch’io Chan-ah». Ah! C’è qualcosa più bello dell’amore a questo mondo? Non credo proprio. Come vorrei che anche il nonno lo capisse. Come vorrei fargli capire che accanto a lui ci sono tante persone che gli vogliono bene, che non esistono solo l’azienda e quei maledettissimi soldi. Devo impegnarmi al massimo, devo insistere a più non posso, solo così il nonno si accorgerà di ciò che è davvero importante nella vita. Con tali pensieri in testa prendo NaNa per mano e la accompagno al tavolo. Wow! Sono davvero sbalordito, quando ha preparato tutto questo ben di Dio? «Waaa NaNa! Come hai fatto a preparare tutto questo? Riusciremo mai a finire tutto?», domando prendendo il mio posto a tavola. «La battaglia che ci aspetta non possiamo certo affrontarla a stomaco vuoto e senza gli zuccheri necessari!», esclama porgendomi il cappuccino. «Hai ragione! Mangerò fino a scoppiare così di sicuro riuscirò a tenere testa al nonno. Fighting!». «Fighting!», mi fa eco NaNa prima di iniziare a mordere una ciambella invitante.
 
«ChanYeol-ah, siamo qui», vedo i miei genitori agitare le mani nell’atrio del quartier generale della Park’s Enterprise. «Omma! Appa!», esclamo felice correndo nella loro direzione. Li abbraccio istintivamente. Sono così felice di vederli qui insieme. Forse sono un po’ sorpresi del mio gesto, penseranno che sia ancora un bambino? Be’, poco importa, finalmente sono qui con me e voglio dimostrargli tutto l’affetto che ho tenuto celato da troppi anni ormai. Dopo qualche secondo NaNa ci raggiunge. Oh giusto, dovrei presentarla ai miei, è la prima volta che s’incontrano. «Ah, omma, appa, lei è NaNa, la mia segretaria, la mia fidanzata, la donna che amo, insomma, tutto il mio mondo», forse ho esagerato un po’? NaNa sembra essere arrossita alla mia affermazione. Che carina! «Ehm, piacere sono Kim NaNa», asserisce porgendo una mano verso i miei genitori, i quali rispondono al saluto. «Piacere di conoscerti. Finalmente abbiamo modo di vedere la persona che ha fatto perdere la testa a nostro figlio», afferma mia madre ridendo. «Omma! Spero che quel perdere la testa cui ti riferisci sia in senso positivo», la riprendo, non voglio che NaNa possa fraintendere. «Ovvio, certo che sì. Guardaci è riuscita a compiere questo miracolo!», esclama mia madre continuando a sorridere. «Oh no, non è assolutamente merito mio, tutto questo sta succedendo grazie a vostro figlio. È solamente lui che dovete ringraziare», ribatte NaNa. Dopo qualche andirivieni di “No, grazie a te” e “No, invece, grazie a te”, anche Minseok hyung e YooRa ci raggiungono. «Omoni, abogi», esclama MinSeok hyung eseguendo un rispettoso inchino verso i miei genitori. Si vede lontano un miglio che anche lui è agitato. Be’ certo, chi non lo conosce bene potrebbe pensare che in questo momento sia la persona più tranquilla di questo mondo. Ma io so benissimo che non è così. Ormai lo percepisco al volo, lo conosco fin troppo bene. «Siamo qui», afferma mia sorella voltandosi verso di me. Bene, adesso siamo tutti. «Ok, è arrivato il momento di lottare. Uniti, ne sono sicuro, possiamo farcela. Andiamo a riprenderci il nonno, prima che sia completamente risucchiato da questa dannata azienda», così dicendo faccio cenno a tutti di seguirmi e ci incamminiamo verso l’ufficio del nonno, all’ultimo piano di questo immenso palazzo. Mi volto un attimo, i miei occhi cercano istintivamente quelli di NaNa per fare l’ultimo carico di energia. Quando finalmente i nostri sguardi s’incontrano, la paura inizia pian piano ad abbandonare il mio cuore, lasciando spazio al coraggio.
 
Siamo quasi arrivati davanti all’ufficio del nonno. Per tutto il tragitto abbiamo avuto gli occhi di tutti addosso. Sicuramente rivedere i miei genitori e YooRa rimettere piede qui dentro sarà stata una vera sorpresa per i dipendenti. Il segretario di mio nonno all’inizio fa un po’ di storie, non vuole farmi passare, o meglio dire, farci passare, probabilmente avrà paura di possibili ripercussioni da parte del presidente, ma la mia insistenza alla fine è riuscita ad avere la meglio su di lui e ci lascia finalmente passare. Spingo la porta in avanti. Il nonno è come sempre seduto nella sua scrivania a leggere le solite scartoffie. Dopo aver fatto entrare tutti, MinSeok hyung chiude la porta dell’ufficio. Il nonno alza leggermente gli occhi per poi ritornare a leggere, apparentemente per nulla stupito. «Harabogi, non ti stai chiedendo perché siamo tutti qui?», cerco di catturare la sua attenzione e mi avvicino alla sua scrivania. «Non credo che dovrebbe interessarmi, anche perché le persone che ti sei portato dietro, eccezione fatta, per il momento, per il vice CEO Kim, non hanno più nulla a che fare con me», afferma con nonchalance. «HARABOGI!», lo richiamo. Forse per via del mio tono di voce elevato vedo nuovamente il suo sguardo rialzarsi dai documenti che stava leggendo. «Cosa c’è, ChanYeol-ah? Vuoi fare la stessa fine di quelle tre persone che ti sei portato dietro?», asserisce con un sorriso beffardo. «No, Harabogi, io… non voglio finire come te. Solo, seduto ad un’immensa scrivania in compagnia di chi sa quali carte». «Oh, vedo che la tua segretaria è riuscita per bene a farti un bel lavaggio del cervello», vedo NaNa, chiamata in causa, sussultare. Che strano però, il nonno non lo da a vedere ma perché sembra non stare bene? Sembra stia sudando molto, non è da lui, ma non posso, comunque, rimanere indietro alle sue provocazioni. «Harabogi, se noi siamo qui adesso, nonostante le cattiverie che tu ti sei adoperato a fare nei nostri confronti è perché ti vogliamo bene, perché non possiamo essere una famiglia unita?». «Bene? Famiglia unita? Non so di cosa tu stia parlando. Non so di che farmene di tutta questa immaterialità. Quello che conta, ChanYeol-ah, e mi pare di avertelo detto più volte, sono le cose che puoi vedere e toccare. Ciò che è importante è quello che alla fine della tua vita riesci a costruire con le tue forze. Occupandomi personalmente della tua formazione pensavo di averti trasmesso un discorso così semplice ma evidentemente ho fallito se una stupida ragazzina è riuscita a cambiarti in così poco tempo». «HARABOGI! NANA NON È UNA STUPIDA! Lei è colei che mi ha insegnato quanto sia davvero importante l’amore, qualcosa che tu in 27 anni hai completamente trascurato, facendomi pensare di essere stato abbandonato da tutti», sono sicuro che gli occhi di NaNa siano diventati lucidi all’affermazione del nonno, quindi, ho deciso di non voltarmi indietro, perché se vedessi quegli occhi adesso, penso che potrei anche picchiare il nonno per aver fatto piangere NaNa e il piano andrebbe a farsi benedire. «Ancora quest’“amore”? Dimmi, per caso credi che io dia a mangiare a migliaia di dipendenti che ho solo con l’“amore”? Sono solo inutili sciocchezze ChanYeol-ah, solo i soldi e il potere fanno smuovere questo  mondo. Solo chi ne ha di più può reputarsi davvero felice e soddisfatto». «È per questo motivo che hai deciso di abbandonare tutti e dedicarti completamente alla tua adorata azienda?». «Io non ho abbandonato nessuno, sono loro che hanno scelto liberamente di andarsene». «Liberamente dici? Almeno sai che cosa significa davvero questa parola? Credimi che le loro scelte non sono state assolutamente libere, anzi, semmai l’opposto. Sono stati costretti ad andarsene, a seguire strade diverse e solitarie, tutto questo a causa tua, harabogi!», il nonno non risponde alla mia provocazione, pertanto decido di continuare il mio discorso. «È davvero questo quello che desideri? Vivere da solo per il resto dei tuoi giorni? Per te sono importante solo perché sono l’ultima persona che potrà guidare l’azienda quando tu non sarai più in grado di farlo, non è vero? Ma cosa succederebbe se anch’io decidessi di andarmene? Ti andrebbe bene lo stesso? Ti guarderesti attorno e continueresti a cercare il sostituto perfetto o semplicemente ti guarderesti attorno e inizieresti a sentirti solo? A mio parere, la seconda opzione è la più probabile. Harabogi, noi tutti teniamo a te, vogliamo semplicemente farti capire che l’azienda non deve essere tutto nella tua vita. Lo ammetto, in parte, è giusto quello che dici, un uomo si misura da ciò che nella sua vita riesce a costruire, ma questo a che scopo se poi si ritrova a dover vivere in completa solitudine? Harabogi, noi non siamo pedine che semplicemente puoi muovere a tuo piacimento, noi siamo la tua FAMIGLIA. Noi siamo qui adesso, non perché abbiamo chissà quali interessi per quest’azienda, anzi fosse per noi la vorremmo vedere rasa al suolo, noi siamo qui per te adesso, per una volta non possiamo essere una vera famiglia? Non puoi mettere un po’ da parte quest’azienda e mettere al primo posto i tuoi familiari?», non credo di poter fare di meglio, non credo di riuscire a trovare parole migliori di quelle appena pronunciate. Il nonno continua a non rispondere. Mi sta ignorando? Che strano, perché, oltre a sudare, mi sembra anche più pallido rispetto al solito? Possibile che non stia bene? Da quando sono nato, non ho mai sentito che il nonno sia stato male. Ho sempre pensato a lui come uno di quei grandi robottoni che si vedono in TV, forti ed indistruttibili, però, che strano perché adesso sento che quest’immagine stia per sgretolarsi? «Harabogi, ti senti bene?», mi ritrovo sorpreso a domandargli. All’improvviso vedo il suo corpo pesantemente finire a terra. «Oh Mio Dio!», esclama mia madre per poi correre verso il nonno seguita da mio padre. Tutti si avvicinano al corpo senza sensi del nonno, io resto come immobilizzato. Sento MinSeok hyung chiamare subito l’ambulanza. Che cosa sta succedendo? Finalmente riprendo possesso del mio corpo. Mi precipito anch’io verso il nonno. Mi faccio largo fino a raggiungere il suo volto. «HARABOGI! HARABOGI! CHE SUCCEDE? APRI GLI OCCHI PER FAVORE!», grido con tutto me stesso, scuotendolo. Mia sorella si avvicina e scuote la testa preoccupata. «Stai tranquillo ChanYeol-ah, respira ancora, anche se con difficoltà, stai tranquillo, i soccorsi presto saranno qui e lo salveranno», è davvero così? Perché le cose dovevano prendere questa piega? Perché l’uomo invincibile come un robot è caduto inerme proprio davanti ai miei occhi? Perché? 
  
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