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Autore: Riflessi    12/07/2018    4 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 26
L'opinione del mondo

 
 
"Perdonami, Hermione..." Le disse Draco con un tono disperatamente afflitto. Prima di parlare era rimasto per lunghi istanti ad osservare il soffitto, perso a soffocare i sensi di colpa che, prepotenti, erano tornati a sopraffarlo, dopo l'attimo di passione irrazionale.
Il fatto era che Draco era arrivato al punto di amarla così tanto che spesso tendeva a dimenticarsi di chi era e, soprattutto, di chi era stato. Quando la guardava negli occhi, lui si perdeva nella sua dolcezza e crollava come un castello di carte. E tornava ad essere prepotente, a pensare che non gliene fregava un cazzo del suo essere maledetto: la voleva, ad ogni costo!
Draco era sempre stato un gran vigliacco, ma principalmente un grande egoista, quindi, il desiderio di tenere legata a sé Hermione Granger, pure se questo avrebbe voluto dire trascinarla nell'ombra insieme a lui, a volte prendeva il sopravvento su ogni pensiero onesto ed imparziale. Poi però, si riscuoteva, ragionava, si dannava, e capiva che non era giusto... Non era più un bambino viziato che deve ottenere tutto. Probabilmente, se avesse avuto ancora sedici anni, lo avrebbe preteso ma, a ventotto, poteva davvero continuare a sbattere i piedi per terra ed impuntarsi senza prendere in considerazione il bene degli altri, solo per la sua soddisfazione personale?
Il mondo, per Draco, era sempre stato qualcosa di troppo inferiore a lui, e sì! Valeva la pena continuare a cercare il suo benessere personale a scapito degli altri, ma... non a scapito di Hermione. Lei gli era entrata nell'anima, gli scorreva nelle vene, si era infilata nella sua testa, lo accompagnava in ogni gesto, in ogni azione che compiva. E nel profondo egoismo del suo essere, dopo sua madre e suo padre, Hermione era l'unica a cui tenesse tanto da sacrificarsi per lei. Tutti gli altri potevano continuare ad andare a farsi fottere. Come sempre.
Non provò neanche a guardarla in faccia mentre le chiedeva perdono per tutto ciò che era stato, per CHI era stato e per cosa aveva fatto. Si vergognava da morire, ma si sforzò di farlo, perchè lei lo meritava. Era devastante la paura di far scivolare anche Hermione nelle tenebre che lo circondavano: già era difficile cercare di risalire in superficie da solo! Portarsi appresso anche lei, avrebbe significato farla precipitare insieme a lui in fondo al baratro. Hermione non aveva fatto nulla di male per doversi accollare i suoi problemi, condividere un'esistenza squallida e solitaria con lui, o affrontare il disprezzo della società, per colpa sua!
Era giusto metterla al corrente di ogni cosa, di ogni sfumatura del suo essere, di ogni difficoltà della sua vita: perchè non voleva che lei si bruciasse ogni possibilità di successo, che si negasse la felicità di un amore spensierato solo per la testardaggine di voler stare accanto ad un uomo dannato.

Hermione strinse i denti con rabbia, respirando lentamente per calmare il battito furioso del suo cuore addolorato. Era già pronta ad ascoltare qualche buffonata, di quelle che gli uomini normalmente rifilavano alle donne per dirle che sì, era stato tutto bello, ma... grazie e tanti saluti! Gli avrebbe infilato la bacchetta su per il naso e poi gli avrebbe dato una ginocchiata nelle palle: l'avrebbe fatto, oh sì che l'avrebbe fatto! Guardandolo di sottecchi dal suo lato di letto, le era già montato dentro un odio cieco, simile a quello che l'aveva animata a scuola, quando lui la imitava saltellando sulla sedia con la mano alzata, per prenderla in giro della sua mania di rispondere a tutte le domande dei professori.
Osservò con delusione crescente il suo profilo perfetto rivolto al soffitto, e chiuse gli occhi, nel momento esatto in cui lui riprese a parlare, col suo tono contrito, angosciato:
"Perdonami per tutto, Hermione. Io... Io sono un indegno. Perdonami per tutto quello che ho combinato, per tutto il male che ho procurato, per tutto l'odio ingiustificato. Maledizione!" Draco si portò entrambe le mani al volto, disperato.
 
Hermione sgranò gli occhi, puntandoli anch'essa al soffitto, finalmente cosciente di ciò che lui voleva dire, e ne rimase così scioccata, da non riuscire a pronunciare parola.
La voce spezzata dell'uomo la raggiunse ancora, destabilizzando la sua anima come un terremoto violentissimo:
"Tutto ciò che ho fatto... Non riesco a dimenticarlo. Non riesco ancora ad accettarlo, né riesco più ad accettarmi. Dimmi solo come fai a farti toccare da me, quando io stesso mi accorgo di essere più riprovevole di un verme?"
Si voltò a guardarla, ed Hermione vide i suoi occhi chiari lucidi di lacrime. Si sollevò sul gomito coprendosi il seno con il piumone, e gli si fece vicina iniziando a passargli dolcemente una mano fra i capelli, per tranquillizzarlo.
 
Dopo sedici anni da quel primo "lurida sangue marcio", Draco le stava chiedendo scusa. E non solo per i dispetti ed il disprezzo che le aveva rivolto contro, ma per ogni singola cosa che aveva fatto in quegli anni di oscurità.
Hermione aveva sperato così tanto che lui un giorno lo facesse: e cioè ogni volta che la guardava con l'espressione schifata, ogni volta che le faceva lo sgambetto per i corridoi, ogni volta che le augurava le peggiori sciagure! Ci aveva sempre timidamente sperato nel suo pentimento. Non perchè a quei tempi provasse qualcosa per lui ovvio, ma piuttosto per il suo radicato senso di giustizia. Vero che, con il passare del tempo, il suo concetto di perdono si era trasformato, facendosi più arduo. Erano subentrate faccende molto più gravi del solo essere presa in giro per razzismo: c'entravano i morti, i tradimenti, la guerra. Un conto era perdonare Draco Malfoy per gli sgarbi che le aveva fatto in classe, un altro era perdonare un ragazzo che in piena coscienza di sé, aveva compiuto azioni abominevoli, distruttive, mortali.
C'era stato un periodo di risentimento intenso nel suo cuore, un periodo terribile, dove Hermione aveva sinceramente creduto di non poter perdonare più niente e nessuno. Quella era stata la fase post-Voldemort, la più brutta della sua esistenza, in cui aveva versato, disperata, tutte le lacrime che aveva negli occhi. Ringraziando il cielo però, non aveva ceduto allo scoraggiamento, e si era faticosamente rialzata, gettandosi alle spalle l'acredine, il dolore, la paura.
Gli anni trascorsi dal 1998 erano stati utili ad Hermione per metabolizzare gli eventi, per accettare la vita, afferrare le ragioni di ognuno, ed aveva capito pure che la posizione di Draco era stata molto delicata nel frangente della guerra. Aveva scoperto molte cose su di lui, nonostante non l'avesse più visto per tanto tempo, ed aveva indovinato prima di qualsiasi altra persona che quel ragazzo si stava ancora autopunendo per tutto ciò che aveva fatto, chiudendosi in se stesso, isolandosi dal mondo, soffrendo di una malinconia devastante. Per questo aveva creduto che Draco Malfoy avesse bisogno di un'altra occasione, e quando lei ed Harry erano venuti a conoscenza della sua collezione di oggetti oscuri, avevano voluto guardare oltre l'apparenza che lo condannava, preferendo aiutarlo. Perchè era CONVINTA che Draco Malfoy potesse diventare un uomo migliore! Anzi, ne era CERTA.
 
Sollevò all'insù gli angoli delle labbra, mentre continuava a passargli piano le dita fra i capelli biondi, in un gesto che voleva trasmettergli almeno un po' di calma.
Cosa c'è di più bello di una persona che ti chiede scusa con le lacrime agli occhi?
Hermione sentì il cuore riempirsi di tenerezza e di commozione, ma non provò ad analizzare razionalmente i sentimenti che provava per lui, come magari avrebbe fatto in qualsiasi altra situazione. Non ce n'era bisogno: voleva prendere tutto come veniva, perchè per certe cose non c'erano regole. Gli sussurrò con amore:
"Io ti ho già perdonato, Draco! Da tanto tempo..."
Poi gli afferrò il volto con entrambe le mani baciandolo a fior di labbra, e quando si staccò, riprese a parlare sottovoce, vicino alle sue labbra. "Però ti prego, tu... tu non continuare a chiedere perdono per ogni singola cosa è successa." Gli accarezzò il viso: "Non farti carico di tutto, perchè gli errori più grossi, di certo non li hai commessi tu!"
 
Draco si sollevò a sedere mentre il piumone scivolava scoprendogli il petto, e prese a scuotere il capo, frustrato. Non trovò neanche il coraggio di tornare guardarla, mentre i suoi occhi rossi rischiavano di farlo assomigliare ad un bimbo che cade e poi piange per farsi consolare:
"Ogni. Singola. Persona. E' morta per i miei errori... Silente, Piton, Crabble, Lupin, e la cugina di mia madre. Il gemello Weasley. E una marea di gente..."
Era disperato, e stringeva le lenzuola nei pugni per sfogare la tensione: "Ho fatto entrare IO i Mangiamorte nel castello! Cazzo! Come faccio a non... a non..."
"DRACO BASTAA!"
Hermione alzò la voce arrabbiata, e gli afferrò il mento tra le dita costringendolo a guardarla in faccia:
"Stammi a sentire, sciocco. Pensi davvero che se non ci fossi stato tu, Voldemort non avrebbe trovato un altro modo per far crollare le difese di Hogwarts? Eh? Dimmi!? Beh, ti rispondo io: SI! Sì che l'avrebbe trovato. TU. ERI. UN. RAGAZZINO. Un ragazzino facilmente influenzabile. E sei uno scemo, se credi davvero di essere l'unico responsabile di una guerra assurda. Tu... Tu eri solo un mezzo, una pedina nelle sue mani, una marionetta. Lo capisci, sì o no? Mh? Tutti lo eravate!"
Fece una breve pausa, poi riprese: "Nessun mangiamorte si è mai pentito davvero dei suoi gesti, e davanti al Wizengamot hanno dichiarato il pentimento solo per convenienza. Tu invece, tu i tuoi errori li hai capiti veramente, e li hai pure pagati, Draco! Abbondantemente. Quindi, non credi sia che ora di accettare il passato e tornare a vivere decentemente?"
 
Lui rimase a guardarla, senza parole, colpito dal fervore che lei aveva sprigionato nel tentativo di tirarlo fuori dalla profondità della sua malinconia. E riprese ad ascoltarla, mentre lei sorrideva di nuovo, parlandogli stavolta con estrema dolcezza.
"Basta con tutto questo affliggerti, Draco! Tu ora devi solo perdonare te stesso! Perchè io l'ho già fatto! L'ha fatto anche Harry. E pure Ron. L'abbiamo fatto tutti, e... e se in giro c'è ancora gente che ti disprezza, semplicemente prova a tollerarlo! Non puoi farti carico pure dei pregiudizi di una massa di ebeti. Non è affare che ti riguarda! In fondo, non si può mica piacere a tutti, sai?! Ad esempio, credi che tutta la popolazione magica d'Inghilterra, ami Harry Potter? Molti pensano che sia un fanatico che si è approfittato degli eventi per assicurarsi immeritatamente la carica di capo degli Auror!"
Draco inarcò sarcasticamente un sopracciglio, lanciandole un'occhiata eloquente, intanto che prendeva a sogghignare come un idiota. Era una cosa che aveva pensato anche lui a dire il vero... anche se poi, suo malgrado, si era visto costretto a ricredersi, quando aveva iniziato a frequentarlo per la storia del bracciale.
Si beccò un pugno sulla spalla, ma scoppiò a ridere di gusto, liberandosi all'improvviso di tutto il nervosismo accumulato. La voce rassicurante di Hermione aveva avuto il potere di scaldargli il petto, e anche se non sarebbe mai realmente riuscito a fottersene davvero dell'opinione nel mondo, gli occhi lucenti di lei placarono almeno l'angoscia che l'aveva pervaso. Tornò a sdraiarsi sul letto, e socchiuse gli occhi, mentre Hermione, sorridente, gli passava le dita sul viso, disegnava il suo profilo, si soffermava a distendergli le sopracciglia aggrottate.
Draco le baciò il polpastrello quando lei ebbe l'ardire di passarglielo sulle labbra chiuse e, facendola ridere, glielo morse con delicatezza.
"Draco?" Lo chiamò piano.
"Sì?"
Hermione si accoccolò sul suo petto, facendosi abbracciare forte. "Dimmi la verità, stavolta..." Inspirò rumorosamente ed avvinghiandosi ancora di più al suo corpo virile, parlò con calma: "L'ho capito ormai, che tu hai iniziato a studiare la magia oscura e a combattere gli oggetti maledetti per rimediare in qualche contorto modo, ai tuoi sensi di colpa! Vero? Per... Per quello che avevi fatto a Katie Bell... per l'idromele avvelenato di Ron...!!! Ti sei sentito così colpevole da desiderare di riscattarti! Così... cerchi ancora di annientare il potere di ogni manufatto intriso di magia nera, per evitare che procuri altro male alle persone!"
 
Lui non le rispose subito, si perse ad accarezzarle la pelle nuda della schiena tornando a fissare il soffitto, pensieroso. Non aprì bocca, non aveva granchè da dire, semplicemente. Era vero, ovvio che era vero! Aveva indovinato tutto, Hermione. Glielo aveva già domandato tempo fa il perchè fosse così ossessionato dalla lotta ai manufatti oscuri, ma Draco allora si era vergognato troppo per rivelarle una cosa così intima...
Si sentì tremendamente sollevato dal fatto che lei fosse giunta alle corrette conclusioni senza bisogno di aiuto: in questo modo si era risparmiato tante spiegazioni imbarazzanti. Si limitò ad annuire sospirando, e fu grato pure del fatto che Hermione si accontentò della sua silenziosa ammissione, senza fare altre domande.
 
 
***
 
 
Provarono entrambi un piacere immenso a restare fra le coperte senza più parlare, incastrati nell'intreccio dei loro corpi nudi, a percepire i battiti leggeri, le carezze involontarie generate dai movimenti impercettibili, l'odore della pelle, il calore intenso nei punti in cui si toccavano, e i respiri che si infrangevano sul viso dell'altro. Era intimo, e forse, per assurdo, più intimo del fare sesso: perchè c'era una confidenza in quel loro restare abbracciati pelle contro pelle, che era più profonda di qualsiasi altra cosa.
Ma Hermione, che non era avvezza al silenzio ed amava parlare, spezzò l'incanto, per colpa della sua mania di definire sempre tutto, di ragionare, di trovare un senso ad ogni questione poco chiara:
"Adesso cosa facciamo, Draco?" Gli domandò, con una voce sussurrata e timorosa che tradiva l'incertezza della loro situazione.
"Cosa intendi dire esattamente?"
"Intendo... noi due. Cosa siamo io e te?"
Draco sospirò pesantemente. In realtà... Non lo sapeva neanche lui. E di certo tutti i dubbi, tutti i tormenti che lo avevano animavano da mesi, non erano spariti solo perchè ora l'aveva ripresa fra le braccia! Tutto ciò che era accaduto, non cambiava niente. Neanche l'aver ammesso a se stesso che l'amava, poteva cambiare l'impossibilità di un legame stabile. Non era pronto per trascinarla con sé nel buio: l'amore l'aveva fatto diventare altruista, maledizione! 
"Non lo so, Hermione. Non lo so. E' che... E' che ci sono tante di quelle cose in mezzo..."
Però si voltò a baciarla con impeto, come a voler rendere più tollerabile le parole ambigue che aveva pronunciato. Hermione tornò a sollevarsi un poco, e chiudendo gli occhi, poggiò la fronte su quella di Draco. Le uscì un bisbiglio spezzato:
"Queste cose che sono in mezzo a noi... sono tante. Forse troppe... Non sarà facile, vero?"
"Già..."
"Sì, ma prima o poi dovremmo prenderle di petto, Draco! Almeno per provare a capire se vale la pena affrontarle, o se è meglio lasciar stare..."
 
Draco le sfiorò il naso con il proprio, pensando che sarebbe stato bello andarsene dall'altra parte del continente, portarla con sé, e tenersela accanto per tutta la vita, in un mondo dove nessuno disprezzava il suo nome e soprattutto dove lui non aveva mai fatto nulla di male. Ma non era possibile. Hermione Granger non poteva andarsene, sparire e far perdere le proprie tracce; non poteva chiederle di rinunciare a tutto ciò che era, alla sua fama, alla carriera, ai suoi affetti, e condannarla ad un'esistenza anonima e squallida insieme a lui.
Si limitò a fare l'unica cosa che POTEVA fare: si portò su di lei, sovrastandola col suo corpo, e la baciò fino a farle mancare il respiro. Poi, controvoglia, si decise a risponderle:
"Lo faremo. Ma dobbiamo risolvere la faccenda del bracciale, prima! In questo momento non devi pensare ad altro. Sei in pericolo... ed è inutile fingere che non sia vero. Abbiamo tutto il tempo del mondo per affrontare il resto, ma per la maledizione dei Belby... il tempo non c'è."
Sulle ultime parole le accarezzò una gota, ed Hermione annuì, inspirando forte. Forse non era del tutto sbagliato il ragionamento di Draco: magari il suo era anche un modo per prendere tempo, però era vero pure che miseri dettagli sentimentali non potevano esser posti al di sopra della battaglia contro lo spirito malvagio. Non doveva dimenticarsi in fondo, che quell'entità aveva spinto Marcus Belby ad ammazzare suo nonno...
Ed Hermione capì che forse era la cosa migliore, affrontare tutto dopo aver risolto il caso, così da liberarsi dalla confusione mentale, e capire in tutta serenità se Draco Malfoy poteva davvero far parte della sua vita, o se la sua era stata solo una perversa attrazione.
"Sì. Va bene."
Lo disse senza sapere come sarebbero andate le cose dopo quella specie di compromesso, se l'accettarlo, avrebbe cambiato qualcosa nel loro precario equilibrio. Se quel "sì, va bene" significava implicitamente: ok, fermiamoci qui e restiamo lontani fino al giorno in cui riusciremo a spezzare la maledizione, poi vederemo! Sempre se ci fossero riusciti poi, a liberarla dal bracciale, o se questo invece fosse stato tanto potente da farla uscire pazza come Marcus... o peggio, sotto terra come Damocles Belby.
 
Hermione scese lentamente dal letto, ed in silenzio si infilò il maglioncino, tirando fuori i capelli che vi erano finiti dentro; poi andò a specchiarsi per farsi una coda morbida, e provò a cercare i pantaloni in giro per la stanza. Glieli lanciò Draco, che si stava rivestendo anche lui dalla sua parte di letto, ma questi le finirono dritti dritti in faccia. 
"Questa immensa gentilezza deriva della tua educazione aristocratica?"
Lui rise sotto i baffi: "Ovvio! Lo dice il galateo!"
Hermione scoppiò a ridere e, incredibilmente, Draco fece lo stesso, liberando una risata genuina che sapeva di spensieratezza, di serenità, di cose belle. Non gli  sembrava quasi vero di ridere CON Hermione Granger e non DI Hermione Granger. La vita spesso riservava strane sorprese! Forse magari c'era pure la possibilità che quel marchio nero sul suo avambraccio perdesse significato, un giorno lontano!
Era così rischioso essere ottimisti? Era così rischioso abbandonare per un attimo, il proprio, consueto, fatalismo?
 
"Draco! A proposito del bracciale dei Belby..."
Hermione aveva fatto il giro del letto scalza per sedersi di fianco a lui, e mentre Draco finiva di vestirsi, lei decise di raccontargli quello che aveva scoperto il giorno in cui era andata a fare le sue ricerche fra i libri della biblioteca di Hogwarts, prima che si strappasse le bende dal polso:
"Ho letto che un'entità malvagia ha bisogno di essere richiamata da qualcuno, e che questo qualcuno, può farlo volontariamente o involontariamente! Uno spirito non può trasferirsi nella nostra dimensione quando e come vuole. Solo i fantasmi fanno eccezione a ciò: per loro il discorso è diverso, si tratta di anime che, dopo la morte, non sono riuscite ad effettuare il passaggio per colpa di avvenimenti troppo cruenti nella loro vita, ed è il tormento a bloccarli nel nostro mondo. Invece uno spirito proveniente dall'oltretomba, ha bisogno che qualcuno stabilisca un canale di comunicazione per poter passare, altrimenti è raro, se non impossibile, che esso si impossessi di un mago. Nel caso del mio bracciale credo si sia trattato di un richiamo involontario, e deve esser successo durante la seduta spiritica che Marcus Belby ha fatto insieme ai suoi compari. Purtroppo non si sono resi ben conto di quello che stavano facendo! Ma soprattutto, Marcus non sapeva che il bracciale di suo nonno conteneva sangue lavorato con la magia oscura e questo, non volendo, ha fatto da catalizzatore. Perciò, credo che il canale di comunicazione si sia aperto così, durante una delle sue sedute spiritiche per truffare i babbani, e ciò ha dato la possibilità allo spirito di affacciarsi nel nostro mondo, e di rimanervi pure, grazie alla potenza oscura del sangue contenuto nel gioiello!"
 
Draco l'aveva lasciata parlare, restando in silenzio. Lui aveva scoperto le stesse cose leggendo il libro che gli aveva dato il vecchio negoziante di Nocturn Alley; con Potter e Weasley erano andati pure a trafugare la tomba della signora Elizabeth Belby per prelevare il sangue dal bracciale ed analizzarlo, nella flebile speranza di trovare qualcosa d'interessante. Purtroppo però, non erano andati molto lontano nella spasmodica ricerca della soluzione... A parte l'inutile scoperta della licantropia della moglie del pozionista!
Non aveva ancora avuto il tempo Draco, di informare Hermione di questi dettagli, e così si preparò a spiegare, già rassegnato alla predica che si sarebbe sorbito dopo che le avrebbe narrato del trafugamento del povero corpo innocente della Signora Belby. Già se la stava immaginando, tutta rossa di stizza mentre gli sbraitava contro che non era normale, non era legale, non era nemmeno morale aprire una tomba in piena notte, disturbare un cadavere che riposava in pace, e violarlo, profanarlo, manometterlo, derubarlo e bla bla bla... bla bla bla... bla bla bla... Oh Merlino! Che palle! Draco ebbe un momento di incertezza, in cui si chiese se farsi i cazzi suoi sarebbe stato forse più costruttivo...
"Draco?!"
"Sì!?"
"Mi stai ascoltando?"
"Perchè? Che hai detto?"
Hermione assottigliò lo sguardo: "Non mi stavi ascoltando! Ed io ti stavo dicendo una cosa importante!"
Draco borbottò un: "Riflettevo, scusa!"
Lei incrociò le braccia sotto il petto, nella posa tipica di quando, da ragazzina, si indispettiva se un professore ignorava la sua mano alzata in classe. Gli venne quasi da ridere, ma si trattenne per evitare di farla adirare ancora di più: "Beh? Su, ti ho chiesto scusa! Cosa stavi dicendo?!"
Hermione lo guardò male, ma poi ricominciò a parlare: "Stavo dicendo che c'è un problema!"
"Quale?"
"Che il sangue pregno di magia oscura è sì, un potente catalizzatore, ma il sangue, da solo, non basta per far in modo che uno spirito vi si attacchi!"
Draco sollevò un sopracciglio, sconcertato: "Che significa?"
"Significa che lo spirito deve percepire un'affinità particolare con quel sangue! Altrimenti non può impossessarsi di niente e di nessuno."
"Continuo a non capire!"
"Un'affinità, Draco!" Sbuffò Hermione, dall'alto della sua saccenteria: "Qualcosa di simile, un'analogia che leghi lo spirito al sangue di cui si nutrirà!"
Improvvisamente, Draco divenne pallido.
Un'affinità.
Con il respiro accelerato, si alzò di scatto dal letto, travolto da una serie di terribili certezze. Nel giro di qualche secondo tutti gli indizi andarono ad incastrarsi paurosamente nella sua testa sconvolta, dandogli una soluzione tragica. Pregò Dio di sbagliarsi ma, nello stesso tempo, ebbe la sicurezza di ogni maledetta cosa. Perchè se c'era bisogno di un'affinità, e la Signora Belby era un lupo mannaro... Allora Draco aveva pure un nome, per quella voce distorta a lui terribilmente familiare, uscita dalle labbra di Hermione a Grimmaul Place, da Potter:
FENRIR GREYBACK.

 
Continua...
   
 
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