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Autore: Sole Walker    12/07/2018    1 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I nostri genitori ci avevano portato all'ombra di una delle rare alture che interrompevano la piana deserta,  si erano nascosti lì e avevano impugnato le nostre armi per poterci proteggere in caso di bisogno. Mio padre mi restituii la collana e appena mi fui messa in piedi ispezionò con sguardo critico il mio corpo alla ricerca di ferite visibili e quando non ne trovò iniziò a tempestarmi di domande su cosa fosse successo e perché fossimo in ritardo. Sia io che Sole rimanemmo sul vago -Ad un certo punto sono andata nel panico e accidentalmente ci siamo lasciati la mano- dissi e vedendo la faccia preoccupata di Paul mi affrettai ad aggiungere -ma ci siamo riuniti subito-
-E cosa avete visto?- si intromise Claire.
-Alcuni ricordi di entrambi- dissi guardando Sole, aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse ancora pensando a ciò che era successo -ma erano molto confusi- mentii, lui mi guardò riconoscente. Nessuno dei due aveva voglia di parlarne.
-Le altre anime con cui abbiamo parlato,prima di metterci in viaggio per venire qui, hanno detto che può essere doloroso- commentò mio padre -Ha fatto male?- dopo essersi assicurato che stessi bene era diventato più tranquillo e ora sembrava più incuriosito che preoccupato.
-Non fisicamente- risposi e per chiudere il discorso chiesi -Ma voi come avete fatto ad arrivare fin qui da... da dove eravate-
Claire rise -Per due semidei non è impossibile uscire dai Campi Elisi-
-Eri nei Campi Elisi?- Sole era evidentemente felice di sapere che sua madre avesse passato gli ultimi anni in un posto bello e confortevole.
-Beh sì, a quanto pare le nostre gesta sono bastate ad assicurarci un posticino nell’Eliseo- disse lei sorridendo orgogliosa -anche se sospetto che Ecate abbia messo una buona parola per noi-
-Comunque una volta usciti dai Campi Elisi è bastato seguire i fiumi per arrivare fin qui- spiegò Paul, mentre lo ascoltavo mi scappò un sorriso. Ero nel Tartaro è vero, respiravo a fatica l'aria tossica che una volta entrata nei polmoni sembrava corrodermi dall'interno ogni secondo di più. Ma per la prima volta da quando ne avevo memoria ero con la mia famiglia.
Mentre ero immersa nei miei pensieri Sole tossì un po' più violentemente del solito e sua madre lo guardò preoccupata -Forse è meglio sbrigarsi ad uscire da qui, voi non potete resistere ancora a lungo-
-Vero- commentò mio padre -e poi più passa il tempo e più aumenta il rischio che si accorgano che siamo spariti senza passare dal Lete, potremmo finire nei guai-
Raccolsi il mio zaino e mi preparai a ripartire, Sole mi guardò con un sorriso: ormai eravamo quasi usciti.
***
Attraversammo lo spiazzo che  ci divideva dalle porte probabilmente in pochi minuti, ma sembrò un eternità. Il peso del mio corpo e dello zaino gravava sulle mie gambe stanche, la gola secca bruciava e ad ogni respiro era come ingoiare un tizzone ardente. Né io né Sole parlammo molto durante il viaggio, ci limitammo a rispondere alle domande dei nostri genitori con un cenno stanco della testa.
Improvvisamente Claire allungò il braccio e indicò qualcosa di fronte a noi esclamando -Guardate!- alzai gli occhi dal terreno e guardai nella direzione indicata da Claire. Dovetti strizzare un po' gli occhi perché l'aria acida di quel posto mi stava facendo lacrimare gli occhi, però scorsi una luce in lontananza. Man mano che ci avvicinavamo i contorni delle porte diventavano sempre più definiti.
Non erano come le avevo sognate, ricordavo un arco maestoso e altissimo bloccato a terra da grandi catene. Invece quelle vere erano proprio come quelle che avevo visto nel mio ricordo durante l'anima cogitans: la porta di un ascensore, la luce filtrava attraverso la fessura tra le due ante scorrevoli. Accelerai il passo nella loro direzione, un sorriso mi si formò sul volto, mi voltai verso Sole e lo vidi tirare un sospiro di sollievo.
Arrivai di corsa di fronte all'ascensore, le mie gambe erano doloranti e non reggevano più il mio peso quindi caddi in ginocchio e appoggiai le mani sul metallo freddo delle porte, riuscivo già ad immaginarmi mentre respiravo di nuovo l’aria fresca, non riuscivo ancora a crederci, ero viva. Mi rialzai a fatica appoggiandomi alla lastra di metallo e Sole allungò il passo verso di me, mi voltai a guardarlo e gli tesi un mano, ma proprio quando stava per afferrarla qualcosa si materializzò tra di noi.
Claire gridò e Sole fece un salto all'indietro, dalla mia posizione vidi prendere forma dall'oscurità un corpo umano muscoloso e abbronzato. Alzai lentamente lo sguardo e vidi due bellissimi occhi dorati a pochi centimetri dai miei e intenti a fissarmi con aria severa. Rabbrividii e l'uomo si allontanò qualche passo da me per permettermi di muovermi, spinsi il mio corpo ancora di più contro le porte fredde tentando invano di mettere ancora più distanza tra di noi e poi lo guardai più attentamente, i capelli scuri gli ricadevano sul viso incorniciando i suoi magnetici occhi d'oro e dalla schiena spuntava un maestoso paio d'ali nere.
-Non potete usare queste porte- sbottò semplicemente, ignorò gli altri mantenendo lo sguardo fisso su di me -Mma noi dobbiamo tornare indietro, non siamo morti quindi abbiamo il diritto di tornare a casa- balbettai -non abbiamo fatto tutta questa strada per farci bloccare qui-
L'uomo scosse la testa -Sono Thanatos, personificazione della Morte e guardiano di queste porte- disse indicando l'ascensore alle mie spalle -Non posso farvi passare se non siete prima passati per il Lete, o se non avete la chiave- ero confusa, pensavo che sarebbe bastato arrivare fino a lì e oltrepassare la soglia per tornare nel mondo mortale. Invece ora mi trovavo davanti Sono-più-figo-di-quanto-ti-aspettassi con i suoi occhi d'oro e le sue ali nere a sbarrarmi la strada, dubitavo che qualche lacrima l'avrebbe convinto a lasciarci passare senza fare storie.
-Non abbiamo molto tempo- disse Sole introducendosi nella conversazione, allontanando un po' l'attenzione di Thanatos mi permise di respirare di nuovo -potrebbero essere passati tre giorni come un mese da quando siamo partiti, c'è in gioco il nostro destino e quello di tutti i nostri amici-
-Siete in missione quindi?- chiese il dio alzando un sopracciglio, Sole annuì. Le parole del dio mi riportarono alla mente la profezia in particolare mi soffermai su una frase: “Dovranno uscirne con la chiave della porta che li lasciò passare”. Mi prese il panico, possibile che avessimo saltato un passaggio? Ripercorsi tutto il tragitto con la mia mente alla ricerca di una chiave di qualsiasi forma o dimensione. Forse al tempio di Hermes, o alla capanna nella laguna, o al castello di Nyx. Oppure potevo aver sbagliato fin dall’inizio e magari nella soffitta della Casa Grande c’era una chiave che aspettava ancora me.
Avrei potuto continuare all’infinito a torturarmi, ma non sarebbe servito a nulla, guardai  la cornice della porta alla ricerca di una serratura che mi desse un minimo indizio sulla forma della chiave ma non c’era nulla, la superficie era totalmente liscia.
Guardai di nuovo il dio -Per favore ci lasci passare- lo implorai -c'è qualcosa che possiamo fare per convincerla?- a queste parole il dio si voltò nuovamente verso di me, il suo volto rimase impassibile ma la sua aura si fece più forte. Prima mi attirava e cercava di spingermi verso di lui, ora era come un vortice che trascina a fondo tutto ciò che ha intorno. Sentii il respiro mozzarsi in gola, schiacciai la mia schiena il più possibile contro la parete, con una mano afferrai lo stipite metallico delle porte e l'altra la portai istintivamente alla gola. Toccai la catenina d'oro alla quale erano appesi i tre ciondoli, era calda e aveva iniziato a illuminarsi avvertendo il pericolo.
-Ragazzina, io sono il dio della morte pacifica e naturale- disse avvicinandosi di pochi centimetri ma quanto bastava per gettarmi ancora più nel panico, il mio corpo era totalmente tentato di lasciare andare la parete per abbracciare il suo -hai mai visto la morte essere corrotta?- continuò con la voce calma gli occhi carichi di una luce aggressiva -o per caso vorreste anche voi legarmi e incatenare le porte a terra per farne l’uso che più vi piace?- dedussi che per lui quello era un argomento su cui era particolarmente sensibile.
Scossi il capo così velocemente da farmi male al collo, la catenina rimbalzò sul mio petto mentre cercavo disperatamente di riempirmi i polmoni con l'aria acida. A quel punto lo sguardo del dio colse il bagliore della collana, i suoi occhi dorati si spalancarono e tese una mano verso i ciondoli, istintivamente cercai di proteggerli con la mano -Si allontani- disse la voce di Sole alle nostre spalle -non la tocchi per favore, sta già facendo fatica a respirare- il dio mi guardò negli occhi e indietreggiò, sentii il peso che mi schiacciava la cassa toracica alleggerirsi e tirai un sospiro di sollievo. Sole corse vicino a me e mise un braccio attorno al mio fianco per sostenermi.
Quando mi fui ripresa il dio guardò Sole e indicando la mia collana disse -quella mela... viene dal giardino delle Esperidi, come ne siete entrati in possesso?- Sole mi guardò, spettava a me spiegarlo. 
-Me la sono ritrovata al collo dopo esser passata da queste porte qualche anno fa, quando erano incatenate a terra- dissi semplicemente, d’altronde non sapevo altro -Deve essere il dono di un dio- concluse Thanatos.
-Io... Può essere, ma non so di chi- pensai a mia madre ma mi dissi che era impossibile, non si sarebbe mai scomodata fino a quel punto. A quel pensiero il mio sguardo si spostò da ciondolo d’oro a forma di mela agli occhi di mio padre e la rabbia iniziò a ribollirmi nel petto.
-Questo cambia tutto- proclamò il dio con un sorriso pacifico -dammi la mela- vedendo la nostra diffidenza si apprestò a spiegarci la situazione -le mele del giardino delle Esperidi sono doni preziosi, chi le mangia diventa immortale- a queste parole spalancai gli occhi, ero davvero sempre stata così vicina ad un potere enorme?
-Ovviamente quello che porti al collo è solo un simbolo, non è una vera mela dell'immortalità- aggiunse lui, rimasi un po' delusa -ciò nonostante dall'aurea che emana si capisce subito che è opera di un dio-
-E questo ciondolo cambia qualcosa?- chiese Sole speranzoso -Cambia tutto ragazzo, potrebbe essere un lasciapassare- rispose Thanatos con un sorriso -avere questo simbolo con lei le dà il diritto di tornare in superficie, significa che un immortale molto potente desidera che esca da questo posto-
Un sorriso si formò sul mio viso, nonostante sapessi che quella non  era necessariamente una buona notizia. Mi tornò in mente la voce che avevo sentito la prima volta uscendo dal Tartaro "Oggi ti lascio andare. Ma mi devi un favore ricordatelo!", che fosse giunto il momento in cui la voce avrebbe chiesto la sua ricompensa? Decisi che ci avrei pensato più tardi e mi limitai a ricambiare Sole che mostrava uno dei suoi migliori sorrisi.
-Posso esaminarla più da vicino?- chiese il dio allungando una mano, mi tolsi la collana e sfilai il ciondolo a forma di mela dalla catenina lasciandolo cadere sul suo palmo. Appena la pelle scura toccò il metallo dorato sulla superficie piatta del retro del ciondolo prese forma una piccolissima scritta.
-λευθριος- disse il dio e vedendo che i nostri occhi si socchiudevano nello sforzo di leggere aggiunse -essenzialmente significa "libero", però è strano-
-Cosa è strano?- chiesi preoccupata -Normalmente questo tipo di doni riporta una firma o un simbolo che rimanda al dio da cui proviene, mentre qui non viene citato nessuno- spiegò e il suo sguardo si faceva sempre più pensieroso -inoltre non c'è traccia nemmeno del nome delle persone a cui è destinato-
-Questo è un problema?- domandai sperando con tutta me stessa che non lo fosse -Beh per voi immagino di no, ma senza un'indicazione più precisa sarò costretto a farvi passare tutti- sorrisi perché non avrei mai lasciato Sole indietro da solo, piuttosto avrei trovato un altro modo per uscire.
-Bene allora procediamo, accomodatevi- disse il dio e lasciò cadere la mela di nuovo nella mia mano, il ciondolo smise di scintillare e la scritta scomparve -vale per un solo viaggio- aggiunse il dio vedendo la mia perplessità. Dopo questa spiegazione si spostò di lato e le porte si aprirono lentamente, la luce si riversò fuori e mi parve di sentire una brezza fresca, probabilmente un residuo di aria del mondo in superficie rimasto intrappolato nel suo ultimo viaggio. Ci fece cenno di salire, io e Sole entrammo nella cabina illuminata mentre rimettevo la collana al suo posto attorno al collo, poi ci voltammo, i nostri genitori non si mossero rimasero esitanti al loro posto -Che aspettate?- chiesi guardandoli. Paul abbassò lo guardo e si passò una mano nei capelli con un'espressione tesa. Fu Claire a parlare -Noi non veniamo- a queste parole Sole ebbe un fremito e si appoggiò pesantemente alle pareti fredde -Perché?- chiese con voce tremante, capii subito che per lui era come rivivere la notte in cui sua madre lo lasciò per sempre.
-Cercate di capire, non avremmo più un corpo in cui tornare. L'unico modo per noi di tornare in vita sarebbe rinascere- Thanatos annuì e si allontanò di qualche passo per lasciarci del tempo per parlare, i nostri genitori si avvicinarono senza osare toccarci. Non riuscivo a guardarli negli occhi, mi sentivo come se mi avessero appena privata di tutto, davanti ai miei occhi passarono di nuovo le scene della loro morte -Io... credevo che saremmo finalmente rimasti insieme- balbettai cercando di trattenere le lacrime -pensavo che saremmo finalmente stati una famiglia- una lacrima mi rigò la guancia destra e scese cadendo sul pavimento. Riuscii a sentire il tonfo leggero che produsse toccando terra, la tristezza si fece ancora più pesante. Sole prese dolcemente la mia mano senza stringerla, lo guardai, aveva il viso girato verso la parete dell'ascensore ma gli occhi lucidi non guardavano in nessun punto in particolare. Vidi le sue labbra tremare un poco e con il braccio libero si sfregò freneticamente gli occhi.
-Ma noi siamo una famiglia- le parole di mio padre mi colpirono, lo guardai negli occhi -l'unica che abbia mai avuto. Io e Claire saremo sempre al vostro fianco.- vidi il loro sorriso e gli sguardi felici che ci rivolgevano, lasciai la mano di Sole e mi buttai tra le braccia di mio padre, strinsi forte la sua maglietta tra le mie mani e soffocai i singhiozzi sul suo petto. Lui mi abbracciò a sua volta baciandomi i capelli -Scusa se ti ho fatto del male, non accadrà più- mi sussurrò all'orecchio. Mi scostai e lo guardai asciugandomi le lacrime con la mano -Non devi scusarti, non m'importa più ormai- dissi, lui prese tra le dita la croce che avevo appesa alla catenina e guardandomi negli occhi mi disse -Io sarò sempre con te, ogni giorno della tua vita. Soprattutto nei momenti più difficili-
Abbassai lo sguardo stringendo i ciondoli nella mano destra, non volevo lasciarlo lì. Ma dovevo rispettare la sua scelta.
-Ti voglio bene papà- dissi sorridendogli, lui fece una smorfia strana cercando di ricacciare indietro le lacrime e mi sorrise felice -Anch’io tesoro mio-
Mi voltai verso Sole, stava guardando sua madre come per decidere cosa dirle, lei aveva lo sguardo fisso negli occhi di lui ma non accennava a parlare. Rispettava il suo silenzio.
-Cosa dirò alla zia?- disse lui infine.
-Come scusa?- chiese lei con un'espressione confusa, visibilmente sorpresa dalla domanda.
-Ho detto: cosa dirò alla zia?- ripeté lui abbassando lo sguardo -Sai ormai è molto tempo che non la vedo, ma pensavo di andare da lei quanto tutta questa storia sarà finita-
Claire sorrise e prese il volto del figlio tra le mani -Lei sapeva che non sarei tornata nel momento stesso in cui ho messo piede fuori dalla porta- 
Sole strinse la mano della madre e le diede un bacio sulla fronte -Ciao mamma, ti voglio bene- poi guardò Paul e avvicinandosi a lui si rivolse un’ultima volta a Claire - e ora capisco la tua decisione di partire quella notte- tese la mano a Paul -grazie di averci sempre protetti- lui lo tirò verso di sé abbracciandolo -Per me sei come un figlio, era mio dovere proteggerti- Sole rimase spaesato per un attimo ma poi lo strinse a sua volta in un abbraccio.
-E poi sono io che dovrei ringraziarti, sei sempre rimasto accanto a mia figlia e l'hai protetta. Grazie- Paul gli diede una sonora pacca sulla schiena e lo rispedì vicino a me nell'ascensore. Thanatos ci guardò e ci chiese se fossimo pronti, entrambi annuimmo guardando i nostri genitori per l'ultima volta, Claire aveva il braccio di Paul attorno alle spalle e si appoggiava a lui, sorrideva con le lacrime agli occhi.
Il dio della Morte interruppe i miei pensieri -Vi consiglio di trattenere il fiato il più possibile e di reggervi forte, sarà un viaggio pesante-
-Grazie- dissi sorridendogli, poi abbassai lo sguardo mentre si apprestava a premere il pulsante. Le porte iniziarono a chiudersi, sembrava che si muovessero a rallentatore. Una voce mi chiamò, alzai lo sguardo di scatto appena in tempo per vedere mio padre con gli occhi lucidi -Sei diventata grande, sono fiero di te. Sarà difficile ma so che farai la scelta giusta- vidi una luce orgogliosa nei suoi occhi, era la prima volta che qualcuno mi guardava in quel modo. Sentii il mio cuore riempirsi di gioia, era una sensazione totalmente nuova.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime mentre la porta si chiudeva definitivamente sulla figura di mio padre. Appoggiai la testa al metallo freddo e sussurrai un "grazie".
-Senti...- fece Sole dopo avermi lasciato qualche secondo per riprendermi, mi voltai guardandolo in faccia, nell’ascensore si sentivano solo i suoni metallici che annunciavano l’imminente partenza. Lui si passò una mano nei capelli e con un sorriso nervoso continuò -stavo pensando che quando avremo finito la missione potresti venire con me da mia zia- mi guardò negli occhi e aggiunse -penso che le farebbe piacere conoscerti. Sempre se te la senti ovviamente-
Lo guardai sorpresa, ma l'idea non mi dispiaceva per niente. Rimanere anche d’inverno al Campo nella casa di mia madre era fuori discussione, gli sorrisi e feci per rispondergli ma all'improvviso mi sentii come schiacciata da un masso. Un grosso grasso masso. L'ascensore aveva di colpo iniziato a salire ad una velocità inconcepibile, mi mancò il respiro e la mia testa iniziò a girare. Non riuscivo a gridare per via della pressione sulla cassa toracica, cercai Sole con lo sguardo ma avevo la vista annebbiata, il mio corpo era schiacciato verso il basso ma cercai con tutte le forze di rimanere sveglia e in piedi.
Cercai di aggrapparmi alle porte ma il metallo era troppo liscio e le mie mani non trovavano nessun appiglio, mentre contavo i secondi che passavano la luce si fece più intensa fuori dalle mie palpebre chiuse. Aprii gli occhi a fatica e cercai la fonte di tanta luce, guardai le porte ma erano ancora chiuse. Una mano afferrò il mio braccio, voltai la testa lentamente quanto bastava per vedere Sole reggersi in piedi a fatica attaccato al mio braccio con una mano e appoggiato con la schiena alla parete dell'ascensore. La sua bocca si aprì e si chiuse come se avesse detto qualcosa, non riuscivo a sentire nulla, la testa mi stava per scoppiare. Mi sforzai di leggere il labiale, Sole lasciò andare il mio braccio e con i muscoli tesi nello sforzo indicò il suo collo e poi me, le sue labbra mormorarono una domanda "Perché si sta illuminando?".
Abbassai lo sguardo e vidi la fonte della luce abbagliante, la mela aveva ripreso a brillare. Con la mano tremante per lo sforzo la afferrai e in un attimo una sensazione di terrore pervase la mia mente, fu come cadere in una vasca d’acqua gelata, un brivido mi percorse la schiena. L'interno dell'ascensore sparì davanti ai miei occhi sbarrati per la paura lasciando solo il buio attorno a me, un vento forte sferzava la mia pelle dandomi la sensazione di non avere nessun vestito addosso, i miei piedi affondavano sempre più in pavimento soffice che non riuscivo a vedere.
Una voce antica e femminile risuonò da ogni direzione "Eccola la mia salvatrice" il tono era gentile eppure incuteva un timore reverenziale tanto forte da farmi barcollare. Caddi, un po’ per la sorpresa e un po’ per via delle forti raffiche di vento, appoggiai le mani e le mie narici si riempirono di un odore molto familiare, mi tornò in mente la serra della scuola, la luce che inondava l'ambiente illuminando i tavoli stracolmi di vasi e sporchi di terra. Terra. Ecco cos'era quel'odore tanto familiare. Terriccio umido. Mi alzai a fatica e sprofondai fino a metà polpaccio.
-Chi sei? Cosa vuoi da me?- chiesi guardandomi attorno freneticamente mentre cercavo di liberare le gambe. La voce ignorò le mie domande "Sai credo sia giunta l'ora di rendermi quel favore che mi devi" improvvisamente i miei timori diventarono reali, era giunto il momento. Sentii distintamente una mano attraversarmi i capelli e portandomi le mani alla testa mi lasciai scappare un grido "Non devi aver paura. Voglio solo darti l'opportunità di fare la cosa giusta e vendicare i cari che hai perso" sentii il terreno freddo arrivarmi alle ginocchia e superarle "in fondo è anche merito mio se sei viva e sei hai potuto rivedere tuo padre. Ci guadagneremo entrambe vedrai" come faceva a sapere queste cose? La mano mi accarezzò il viso, era calda e accogliente ma a tratti diventava fredda e inospitale.
Ormai ero sprofondata fino all'ombelico e prima che me ne accorgessi anche le mani erano state bloccate "Ma avremo tempo di parlarne meglio tra poco. Deviamo un po' il tuo viaggio verso di me, che ne dici?"
-Fammi uscire- gridai dimenandomi, la collana che tenevo al collo sparì sommersa dalla terra, non riuscivo a respirare. Mi sentivo immobilizzata, come se fossi stretta da una mano gigantesca, il terreno premeva sulle mie costole facendomi male.
Una risatina divertita rimbombò nell’aria e poi la voce parlò di nuovo ignorando le mie richieste d'aiuto "Forse faresti meglio a dire al tuo amico di tenersi forte" fu l'ultima cosa che sentii, dopodiché la mia testa sparì sotto terra.
L’improvviso impatto con la luce dell'ascensore dopo il buio totale mi accecò e fu come svegliarsi da un incubo. Barcollai appoggiandomi alla parete con un tonfo, Sole mi guardava preoccupato mentre continuava a reggersi alla parete con le gambe tremanti per lo sforzo. Improvvisamente ricordai la voce della donna e aprii la bocca per avvisarlo, ma prima che potessi dire nulla la mela tornò a brillare anche con maggiore intensità di prima e in una frazione di secondo l'ascensore si arrestò. Fu così improvviso che temetti di essermi rotta entrambe le caviglie, non ebbi il tempo di controllare. Guardai Sole che era scivolato sul pavimento e aveva un espressione stordita, staccai le mani dalle porte per avvicinarmi e vedere se stesse bene ma appena lo feci la scatola di metallo in cui ci trovavamo riprese a muoversi scattando verso destra. Spalancai gli occhi e persi l'equilibrio, vidi il corpo di Sole venirmi addosso per il brusco spostamento, infine picchiai la testa contro la parete dura e fu il buio totale.

ANGOLO AUTRICE:
eccomi gente di EFP, si lo so... sono imperdonabile ma lasciatemi spiegare prima di linciarmi: quest'anno ho avuto un po' di problemi miei verso gennaio e poi con gli esami di maturità ho avuto troppi impegni. Ma ora è tutto finito *esultanza generale* YAS! *ballo imbarazzante* e ora sono qui, con un nuovo capitolo che in realtà era pronto da tempo.
Alloooora analizziamo insieme questo capitolo. Spero tutti abbiate notato la citazione dantesca nel titolo, c'è sempre tempo per sfoggiare un po' di sana cultura italiana :')
E così i genitori di Francy e Sole non li seguiranno, penso abbiate capito a che dea mi riferisco. mi rendo conto che potrebbe essere una ripetizione ma vi assicuro che non sarà noioso.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo <3
Alla prossima semidei
Sole Walker

 
   
 
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