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Autore: Camila Serpents    13/07/2018    0 recensioni
ATTENZIONE: Questa è una FF su Gaara e Mihoko, un personaggio ideato da me in tutte le sue più piccole caratteristiche fisiche e comportamentali, come anche tutte le tecniche che possiede.
DALLA STORIA:
Era una ragazza sola al mondo, l’aveva vista strabiliarsi per un particolare così effimero, nei suoi grandi occhi neri aveva visto una luce che prima d’ora mai aveva intravisto. Si stupì per quell’incredibile senso di protezione che aveva provato poche ore prima quando l’aveva trovata in mezzo alla sabbia. La verità era che si riconosceva in lei, desiderava ardentemente che avesse un appiglio, qualcuno su cui contare.
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Gli occhi azzurri di lui rimasero ancora per qualche secondo a guardare quelli neri di lei, che dopo quella piccola carezza stavano cercando una via di fuga, nonostante quel piccolo gioco la divertisse molto. Sentì per pochi secondi mancare la presa della sabbia, che fu sostituita immediatamente da quella delle braccia di Gaara.
- Me la pagherai paraculo della Sabbia. – Gli sussurrò a qualche centimetro dalla faccia, dandogli un piccolo pugno sul petto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Buongiorno! – La voce di Temari arrivò forte e chiara alle orecchie di Mihoko, che ancora assonnata, sbadigliò cercando di non far affiorare la sua stanchezza, avendo dormito solo qualche ora.
La tavola del salone era strapiena di cibo per poter fare qualsiasi tipo di colazione, sia dolce che salata. La ragazza ebbe davvero difficoltà a decidere che cosa scegliere, ma si orientò sul salato, ne andava particolarmente ghiotta e non riusciva a resistervi. – Ma cucini sempre così tanto Tem? – Non riusciva a capacitarsi a quale orario indegno si svegliasse la mattina per preparare tutto.
- Tesoro, ho un fidanzato che ha come migliore amico un ninja che mangia come dieci persone, se quando vengono a trovarci cucinassi poco quel poverino morirebbe di fame e a noi non rimarrebbe nulla! – Disse addentando una fetta di pane bianco tostato con della marmellata. – Noto invece che anche tu fai sempre la stessa colazione: spremuta d’arancia, due uova e del prosciutto crudo. – Il suo sguardo fu catturato da una figura sulla cima delle scale. – Ah, buongiorno fratellino! – Sorrise dolcemente mentre lo seguiva camminare verso di loro.
- Buongiorno a tutte e due. – Gaara si accomodò sulla sedia di fronte a Mihoko, guardandola con discrezione. – Sei ancora in pigiama? – Domandò curioso.
La ragazza lo guardò perplessa, abbassò lo sguardo fissando i suoi indumenti, per poi rialzare la testa. – A quanto pare… - Sapeva che oggi si sarebbe dovuta allenare per la prima volta, ma non conosceva le modalità. Timidamente guardò il ragazzo negli occhi, cercando di resistergli più di quanto non avesse fatto la sera precedente.
- Temari posso chiederti se puoi prestare a Miho degli abiti per allenarsi? – Chiese tranquillamente, continuando a fissare la ragazza negli occhi. La sorella ebbe un attimo di esitazione, non capiva il perché di quella richiesta.
- Mi stai dicendo che la vuoi far allenare? – Il suo sguardo era assolutamente stupito, non si aspettava di certo che fosse Gaara a farsene carico. Constatò che il fratello non smetteva mai di stupirla, faceva passi avanti, sempre più numerosi e positivi. – Ne ho davvero tante, gliene lascio un paio sul letto. – La ragazza si alzò portando con sé la sua tazza di tè.
- Sono stata bene ieri. – Disse Mihoko rompendo il silenzio. – Grazie per aver accettato di seguirmi nel mio addestramento. – Continuò sorridendo, sorseggiando la sua spremuta. – Raggiungo Temari, fra poco torno e cominciamo! – Disse entusiasta passando dietro la sedia di Gaara, sfiorandogli con una mano le spalle mentre raggiungeva le scale.
Il ragazzo non disse nulla, riuscì solo a sorriderle, guardandola salire verso le camere.
Non riusciva a capire che cos’era quella sensazione ambigua che sentiva invadergli il corpo. Eppure, erano solo delle dita che lo avevano percorso da spalla a spalla per qualche secondo, tuttavia sentiva una certa empatia, un qualcosa che lo collegava a quella ragazza dai capelli neri. Si sentiva attratto da quel sorriso dolce, da quegli occhi grandi e neri come le loro esistenze, dalle loro vite così simili, così dannatamente imperfette ed ingiuste, ma tra di loro sembrano riuscire ad avere un loro stabile equilibrio, capendosi anche quando era il silenzio a parlare. C’era qualcosa di strano tra loro, qualcosa a cui Gaara non riusciva ancora a dare un nome.
 
* * *
 - Te ne mancano altre dieci Miho, forza! – Il ragazzo era in piedi accanto a lei, con le braccia conserte, mentre la osservava fare le flessioni. – Ricordati che prima di qualsiasi altra cosa un vero ninja deve essere ben allenato ed in salute. Una volta imparato questo si passa alle arti magiche. – La scrutò severo, mentre era al suo quinto piegamento. – Le tue braccia tremano troppo, tieni rigide le gambe, non piegare le ginocchia. – Disse con assoluta calma appena la ragazza fu alla sua decima flessione.
Il volto di Mihoko era imperlato di sudore, rossa in viso per il caldo e per gli sforzi. Erano quasi due ore che si stava allenando e sentiva come se le gambe si fossero dissociate dal suo corpo, come se non le appartenessero più. Con un enorme sforzo si rimise in piedi di fronte a Gaara, che era visibilmente più alto di lei. Strinse lo chignon ormai arruffato, alzò la testa incrociando i suoi occhi.
- Sempre a testa alta, brava. – Continuò a scrutarle il viso e poi le iridi, ormai era allo stremo delle forze e si vedeva. – Vai a darti una ripulita che ormai è ora di pranzo, per oggi va più che bene. – Incontrò sulle labbra di lei un sorriso soddisfatto classico di chi viene elogiato e poi mandato a riposare dopo una grande fatica.
- Grazie maestro. – Pronunciò con fermezza quelle due parole, assolutamente convinta di ciò che stava dicendo. Un’espressione sorpresa spuntò sul viso del ragazzo, destabilizzato da quell’affermazione.
- Non chiamarmi così Miho. – Era abbastanza convinto, nonostante fosse ormai un jonin, di non dover essere chiamato a quel modo, non si sentiva in quel momento di ricoprire quella carica così importante.
- Quando ci dedichiamo all’allenamento sei il mio maestro, tutto il resto del tempo, sei Gaara. – Disse con schiettezza, avvicinandosi al ragazzo. – Vado a lavarmi che puzzo come un caprone. – Rise, destando anche in Gaara un sorriso.
Il momento del pranzo trascorse tranquillo, destando domande e curiosità da parte di Temari e Kankuro che non facevano altro che chiedere come si era trovata e se era stato come se lo aspettava.
Gaara aveva avuto la tendenza ad essere freddo durante l’allenamento, ma le lasciava sempre un piccolo spazio per prendere fiato, la guardava dall’alto in basso osservando ogni suo movimento. Quando non riusciva a rialzarsi immediatamente o durante un esercizio crollava per la troppa stanchezza lui la fissava solamente, raramente pronunciava qualche parola, sia di conforto sia d’esortazione. Lui la guardava e basta, sentiva addosso quei due occhi azzurri seguire ogni sua azione, osservando ogni sua espressione, ogni sua più piccola debolezza. La studiava in continuazione, anche se non capiva su cosa stesse prendendo appunti.
Era stato molto duro, e dovette ammettere a sé stessa che non se lo aspettava di certo così il suo primo allenamento, immaginava che sarebbe stato un crescere ed invece erano partiti col botto: flessioni, addominali, arrampicata, corsa, scatti, piegamenti, riscaldamento, e in particolare, esercizi di arti marziali.
- Ragazzi miei, vi comunico che venerdì partiamo e andiamo tutti a Konoha! – Esclamò felice Temari, mentre sparecchiava la tavola assieme a Mihoko. – Sabato è il compleanno di Shikamaru e ovviamente siamo stati tutti invitati. – Disse mentre zampettava verso la cucina con i piatti in mano. – Chiaramente sei invitata anche tu dolcezza. – Punzecchiò la ragazza su una guancia, lasciandole intendere che non poteva rifiutare.
Chissà dove era quel villaggio, avrebbe fatto un viaggio per la prima volta, e mancavano solo un paio di giorni alla data della partenza e questo la metteva leggermente in ansia.
- Allora credo che dovremmo andare a comprarci tutti quanti qualcosa. – L’affermazione di Kankuro destò l’attenzione di tutti i presenti. – È un’occasione importante, dobbiamo far vedere che noi della Sabbia siamo i più fighi della terra! – Esclamò divertito.
I ragazzi risero di gusto, commentando con qualche battutina l’affermazione del marionettista che non faceva altro che ridere.
A Mihoko, per la prima volta, facevano male la bocca e la pancia per le risate aveva quasi le lacrime agli occhi per quanto si stesse divertendo in modo così genuino. Si sentiva accettata, voluta bene e accolta in modo assolutamente unico e familiare. Spesso le faceva strano quando Temari le chiedeva un abbraccio o la chiamava con dei dolci nomignoli, e quando Kankuro le chiedeva un aiuto per aggiustare qualche sua nuova marionetta o le proponeva di provare qualche sua nuova polvere per il suo trucco da battaglia.
La parola d’ordine era condividere, e lei in casa-famiglia aveva dovuto dimenticare cosa significasse quel termine nonostante fosse un mantra per quest’ultima. Spesso le capitava di dare una sigaretta a qualcuno di loro e poi, quando ne chiedeva una lei, non le veniva data con la scusa di averne solo una, quando poi avevano un pacchetto intero in tasca. Un esempio stupido, ma rilevante per chi ha poche cose da condividere.
Sistemarono insieme la cucina e la tavola in sala da pranzo dove avevano consumato il pasto in modo da ottenere il miglior risultato nel minor tempo: Kankuro e Temari si erano occupati della cucina mentre Mihoko e Gaara del salone.
- Vado a prendere la clessidra! – Esclamò la ragazza che fece uno scatto in avanti per aggiudicarsela per prima. – L’ho pre… - Non ebbe neanche il tempo di afferrarla che qualcosa le strinse le caviglie alzandola lievemente da terra, trascinandola indietro. Si voltò e vide Gaara, poco più lontano da lei con un piccolo sorriso beffardo disegnato sulla faccia. – Sei scorretto! – Urlò dimenandosi mentre la sabbia le era già arrivata a metà coscia.
Con un semplice gesto delle dita il ragazzo ordinò alla sua sabbia di avvicinarla ancora un po’, a qualche centimetro da lui.
- Aspetta che mi libero da questa morsa e ti faccio nero! – Il suo sguardo assunse un’espressione di sfida.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, quasi curioso di quello che sarebbe stata capace di combinare. – Io potrei decidere anche di portarti in giro per tutto il villaggio in questo modo Miho. – La sabbia l’ergeva più alta rispetto al suo viso, e Gaara per parlarle era costretto ad alzare la testa. – Magari mi fai nero come i tuoi occhi. – Con un gesto delicato del pollice, accarezzò la guancia morbida della ragazza che abbassò timidamente lo sguardo, sorridendo.
- Ma guarda quei due… Gaara molla subito Mihoko! – Strillò Temari con tono preoccupato.
Gli occhi azzurri di lui rimasero ancora per qualche secondo a guardare quelli neri di lei, che dopo quella piccola carezza stava cercando una via di fuga, nonostante quel piccolo gioco la divertisse molto. Sentì per pochi secondi mancare la presa della sabbia, che fu sostituita immediatamente da quella delle braccia di Gaara.
- Me la pagherai paraculo della Sabbia. – Gli sussurrò a qualche centimetro dalla faccia, dandogli un piccolo pugno sul petto.
Due sorrisi di sfida spuntarono sui loro volti, accorgendosi solo dopo che Kankuro e la sorella li stavano ancora osservando dallo stipite della porta della cucina.
Sovvenne solo allora, nella mente di Mihoko, quello che poteva essere successo nella sua gabbia toracica in quei momenti, mentre Gaara le carezzava il viso guardandola in quel modo, a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro: le era improvvisamente aumentato il battito cardiaco, aveva assistito, per la prima volta, al suo primo batticuore.

 
   
 
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