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Autore: Syliael    13/07/2018    4 recensioni
==(Storia con OC/iscrizioni aperte)==
Jeanne è sempre stata una persona un po' particolare, una di quelle con cui non si ha mai l'impressione di avere realmente un legame. Forse perché non vuole riempirlo per davvero, quel vuoto che da sempre l'accompagna, ma avere una scusa per correre sempre tra le braccia del suo unico affetto.
Forse il suo arrivo al "Dolce Amoris" cambierà le cose, forse no. L'unica cosa che scopre è che quel dannato liceo è tutto, fuorché "dolce".
Non ne è sorpresa, non le importa. Che la credessero pure un alieno, una poco di buono o che altro.
Infondo ognuno ha dei segreti e nessuno è disposto a rivelare i propri, no?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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«...Ed ecco una guida rapida al come sprecare il proprio sabato.»
Il ragazzo dai capelli bianchi squadrò Jeanne con sorrisi a trentadue denti.
«Solo perché non sai divertirti! Scommetto che né tu né Vic siate usciti di casa una maledettissima sera mentre ero via! Cin-cin!»
«Scusami. Lavoro, di solito.», borbottò solo, unendosi a malavoglia al brindisi, «...Mi fa schifo la birra, Dan. Porca miseria.»
«Oh, andiamo, te l'ha offerta. Non fare la maleducata.»
«Scusa, mammina, ma preferisco la coca-cola. Abitudini, sai.»
Non le era esattamente chiaro perché fosse in quel posto da cowboy improvvisati, men che meno perché Victor e Brynhildr avessero accettato di unirsi alla festa. Beh, no, lui ci era venuto perché c'era la nuova ed unica amica di Jeanne.
Uno stupido locale dimenticato da Dio, che solo Jordan poteva aver scovato, in periferia, nel quale una volta a settimana organizzavano un evento di rodeo col toro meccanico, pieno di gruppetti di adolescenti esaltati. Che diamine c'entrasse con un'aristocratica come Brynhildr o un gentleman come Victor sarebbe rimasto un mistero a chiunque.
«Ah ah! Animiamo un po' la festa, dai! Hey, Adrien! Il prossimo giro tocca alla mia piccola!» sbraitò all'intrattenitore, trangugiando mezzo boccale in un sorso.

La sveglia suonò, le perforò i timpani. Che diavolo, se l'era impiantata nelle orecchie?!
«...Ma porca puttana!» bofonchiò solo, buttandola a terra.
«Le parole, Jenny, le parole. Per favore.»
Alzò alla cieca il medio a Victor, era ancora mezza ubriaca e quella sera aveva il turno lungo. Si costrinse a camminare fino al bagno per struccarsi. Si trovò disegnato in faccia un sorriso che perfino Joker avrebbe temuto e sul corpo diversi disegnini discutibili: corse ad agguantare il coinquilino.
«Guarda la mia faccia! Guardala! Non c'è da ridere cazzo!» strillò.
«Sei salita sul toro meccanico dopo la prima birra, sei caduta due istanti dopo ed hai bevuto due superalcolici per la vergogna. Poi sei salita sul tavolo di un gruppo di ragazzi e... Vuoi proprio sentirlo, il resto?»
Jeanne scosse la testa, viola. Chiese del fratello.
«Jordan è rimasto al bar con Brynhildr, io ti ho riportata a casa, ubriaca fradicia com'eri.»
«Oh.»
«Già.»
«Grazie, suppongo.»
«Di nulla. Dovere.»
E così finì la loro conversazione. La corvina passò il resto della giornata a giocare a ''Yu-Gi-Oh! Duel Links'', era la cosa più intelligente che il suo cervello riuscisse ad elaborare.
«Ma che cazzo!», imprecò quando l'avversario si dimostrò un cracker: «Ma sì, furbo! Zane non è ancora uscito come giocabile, ma sì, sei simpatico! Fanculo, ''UnownBoy''! Fanculo! Ti abbatterò! Toh, beccati un attacco del Paladino Oscuro!»
La cosa che la seccava davvero era l'idea che Jordan avesse preferito rimanere al bar e lasciarla con Victor.
Era irritante. E quel tormento se lo portò anche al lavoro, la sera, in quel night club dove lavorava.
«Stella, ti vedo giù stasera!»
Jeanne sbuffò, poi decise di ''confessarsi'' col collega: «Quel coglione di Dan! Lo sa che sono gelosa e lui mi provoca sempre!»
Milo scoppiò a ridere preparando il Sazerac di un cliente abituale: «Stavolta cos'ha fatto quel povero Cristo?»
Fece per rispondere, quando una mano batté insistente sul bancone. Jeanne cercò il seccatore di turno.
«Che diamine! Si può avere un Margarita prima di morire o no? Siete troppo impegnati a cinguettare?!»
Una ragazza dall'aria seccata li osservava severa, faceva tamburellare le unghie. Le due si fissarono un momento, poi Jeanne passò l'attenzione da quegli occhi neri allo shaker.
«Sono 8 euro... Grazie e buona serata!» sibilò meccanica con un finto sorriso in faccia. Quella pagò e accennò un sorrisetto, altrettanto finto.
«...Stronza.» bisbigliò poi, pulendo il bancone dal sale.
Non ci fu tutto quel pienone al bar, quella sera. La gente era troppo presa dallo spettacolo speciale delle spogliarelliste. Anche lei e Milo guardavano con la bava alla bocca, alcune erano davvero sensuali oltre l'umana comprensione.
«Barista!»
«Oh, scu...» si bloccò. Aveva già visto quella faccia.
«La nuova! Nooo, questa è troppo bella! Fammi un Mojito, dai!»
Sì, come se non avesse un nome. Lei almeno si ricordava che quello si chiamasse Armin, ma apprezzò che non avesse fatto una domanda idiota come...
«Allora lavori qui?!»
Ecco, proprio quella.
«No. Sperimento farmaci sugli esseri umani stupidi tramite somministrazione orale.», sorrise iniziando a pestargli davanti lime e zucchero, «Oh, volevi l'europeo, vero?»
«Sì sì. Fai anche la ballerina mezza nuda, signorina simpatia?»
«Nah, faccio direttamente la prostituta. Voilà, sono 7 euro.»
«7 euro una botta e via? Ci sto! Il tempo di bere!»
Quanta gente spiritosa, quella sera... Jeanne tenne per sé tutti i commenti poco carini, tornando ad ammirare le ragazze, o almeno ci provò.
«Dai, un po' di vita! Capisco che stai sempre con la musona, ma... E dai! Hey, la vedi quella?», il ragazzo si sporse dal bancone e la strattonò.
Le indicò la ragazza che prima aveva ordinato il Margarita: «Quella tra una settimana sarà la nostra nuova compagna di classe! Una pazza, sai? Sapessi cosa ho letto nei suoi dossier!»
Jeanne cercò la tipa in questione, per trovarla intenta a tenere d'occhio un ragazzo castano pochi tavoli più avanti del suo. Era sola.
«Senza offesa, Armin, ma non me ne frega un cazzo. Puoi lasciarmi in pace e andare a mettere banconote negli slip di qualcuna? per favore? Almeno a loro farebbe piacere?»
Respinse Milo ed i bodyguard, quando chiesero se la stesse importunando. Anche se non aveva voglia di continuare la conversazione non voleva creare inutili problemi.
«Come sei noiosa, Jessica! Anche Ambra è noiosetta, ma almeno se fai il simpatico le gambe le apre! Chiedimi come lo so, eh?»
«Jeanne. E bravo, sei andato con la biondona, che vuoi? Un applauso?»
Due tocchi sulla spalla distrassero i ragazzi. Il rosso, in classe con loro, ed il barista che arrivava a cambiare turno con lei.
«Cass, rovini sempre tutto! Che spalla del cazzo che sei!»
«E che volevi, provarci con lei?», la ripassò da capo a piedi, «Con tutte le fighe che ci sono qui? La vedi tutti i giorni in classe.», le fece un cenno di saluto.
Jeanne si levò il grembiule e, finalmente libera dal turno, piantò uno sberlone in faccia ad Armin.
«Per la tua simpatia.», sorrise scivolando via velocemente. Quello scoppiò a ridere, senza fare altro, trascinato via da Castiel.
Uscì dal locale, aspettando che Jordan o Victor passassero a recuperarla: tornare a casa a piedi era l'ultima cosa sulla lista delle cose divertenti da fare la domenica notte. O lunedì mattina, a seconda del punto di vista.
Salutò alcuni dei soliti clienti, dando poi tutte le sue attenzioni alle fessure create nel marciapiede dalle mattonelle sconnesse. Poche ore di sonno e sarebbe cominciata un'altra settimana. In quel cazzo di liceo pieno di persone che non voleva vedere. Del libro ancora nessuna traccia, tra l'altro. Ne aveva letti una ventina nel frattempo, come sostituti, ultimo ''Manfred'' di Byron.
Si chiese se le servisse davvero farsi degli amici in quel posto, infondo sua madre non c'era più, non doveva dimostrarsi alcunché. Lei non voleva altre persone pronte a giudicarla nella sua vita.
«Fossi in te rimarrei vigile. Sai, non tutti prendono bene un rifiuto come quel tizio.»
Sobbalzò spaventata: dietro di lei si era piazzata la ragazza del bar, ora la vedeva sotto la luce del lampione e ne poté ammirare i capelli d'un verde brillante illuminarsi ogni volta scuotesse la testa. Sorrideva con sarcasmo, tenendosi il viso con la mano destra. Era assonnata anche lei, non c'era dubbio.
«Che ti devo dire? Dopo sei ore di turno non sono molto lucida.», lasciò uscire un sospiro, che si condensò in una piccola nuvola bianca. Faceva freddo, per essere solo Settembre.
«Brutta sera, eh? Tranquilla, ti terrò d'occhio finché non arriveranno a prenderti.» concluse lei, tornando seria. Una bipolare, ecco cosa doveva essere, si disse Jeanne, non troppo convinta.
«Mi chiamo Jeanne. Beh, grazie.»
«Grace.»
Non le avrebbe cavato altro dalla bocca, bene. Dondolò sui piedi, aveva la testa pesante.
Jordan si fece vivo una manciata di minuti dopo, implorando pietà per il ritardo: si era appisolato sul divano, tanto era interessante il film che stava guardando.
«Hey, tu! Hai bisogno di un passaggio?» domandò allegro, credendo le due amiche.
Grace in tutta risposta fece un segno con la mano e si incamminò verso la direzione da cui era arrivato lui, senza proferire parola. Jeanne balzò in macchina, esausta.
«Simpatica, la tua amica! Ci credo che andate d'accordo!»
«Non ci conosciamo nemmeno. Andiamo, o domani a scuola ci vai tu per me.»
Entrarono in casa in punta di piedi, Victor aveva uno shooting fotografico il mattino successivo ed era meglio per entrambi non svegliarlo e subirne l'ira passivo-aggressiva. Già una volta Jordan aveva rischiato di finire pelato, causa la crema depilatoria mescolata allo shampoo.

La settimana passò veloce, un po' perché metà Jeanne decise di passarla a casa, un po' perché tra tutte le chiacchiere sulla nuova ragazza, messe in giro dall'addetta al giornalino, Armin non aveva avuto modo di raccontare di lei e del suo lavoro. Perfino Ambra era troppo presa dalle paranoie per tentare di bullizzarla ancora.
A sentire i componenti della classe, ad arrivare sarebbe stata: una vamp dalla faccia strafottente e superfiga, una timidissima ragazzina che nascondeva un carattere maniacale, una sociopatica fuggita da un manicomio e così via. Jeanne aveva smesso di ascoltare dopo la decima teoria alquanto improbabile.
E finalmente era arrivato il fantomatico lunedì. Sapeva già che persona avrebbe preso posto nell'unico banco libero, due file più avanti, di fianco a Melody.
E sentiva che le due non sarebbero andate d'accordo.
Anche Brynhildr, che per tutta settimana aveva evitato di formulare teorie proprie, sembrava curiosa, si sporgeva dal braccio dell'amico di Castiel, dato che quell'ultimo le bloccava la visuale.
Per una maledetta volta, la classe era in totale silenzio. Faraize attendeva l'entrata della preside, più nervoso del solito.
«Buongiorno, ragazzi!», iniziò la signora, arrivando d'improvviso, «Vieni, su, Grace. La tua classe è questa.»
Ci fu un momento, come nei film, in cui tutto sembrò fermarsi. Jeanne ridacchiò: Armin ed il gemello, con gli occhi fuori dalle orbite, erano una scena impagabile.
Il primo stivale fece ingresso nella stanza.



 
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Angolino autrice
Miseria, scrivere questo pezzo è sempre la parte peggiore... Mah, che dire? Io Armin lo amo alla follia, l'ho sempre trovato il playboy della situazione e voglio lasciargli campo libero, altro che liceo e picnic di famiglia *-*
Sì, giusto: un grandissimo grazie a mirielmoon per aver messo la storia tra le seguite e soprattutto per Grace, che finalmente nel prossimo capitolo farà la sua entrata ufficiale! Sigh, è peggio di Brynhildr da gestire ._.
Il solito ringraziamento va poi alla cara Alyss Gray, che recensisce con costanza ogni capitolo!(/*^*)/
Ultimo, ma non meno importante, un grazie a tutti i lettori silenti!°-°
Alla prossima, buona settimana a tutti voi!>-<
  
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