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Autore: _Fenice    13/07/2018    1 recensioni
DAL TESTO:
Tra le molte persone che posarono lo sguardo su di lui, mai quel quadro aveva visto ragazza più bella. Aveva una strana malinconia addosso, esser guardato da lei gli provocava angoscia e rimpianti.
"Sono un quadro muto, eppure vorrei urlare."
"Sono un paesaggio triste e desolato, eppure mi sento così scosso, mentre mi fissa..."
[...]
La ragazza s'accorse poi d'essere osservata dal quadro, perciò con voce flebile e intimidita domandò:
«Perché mi guardi? Ti sto forse disturbando?»
«No, piccolo scricciolo, solo che mi sento come se tu stessi appesantendo il mio cuore con lo sguardo... e m'hai incuriosito.»
«Mi dispiace averti causato ciò, ma questo è quel che comporto. Questo è ciò che sono e provoco in coloro che possiedono un'anima e mi scrutano.»
«Io sono un quadro, non ho un'anima.», le fece notare.
«Tu possiedi l'anima di chi t'ha creato, di chi attraverso quell'infinito gesto d'amore t'ha trasmesso pensieri, idee, parole, sentimenti.»
«Io ti conosco.», sbottò alla fine il quadro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Se, per una volta, fosse il quadro a divenire spettatore?
 
 
Un museo d'arte può essere un posto bellissimo, interessante, poetico, a tratti mozzafiato, ma non tutti i quadri possono permettersi il lusso d'avere come spettatore una persona felice. Soprattutto se questa viene accompagnata da un'ombra.

Tra le molte persone che posarono lo sguardo su di lui, mai quel quadro aveva visto ragazza più bella. Aveva una strana malinconia addosso, esser guardato da lei gli provocava angoscia e rimpianti. 

Sono un quadro muto, eppure vorrei urlare.

Sono un paesaggio triste e desolato, eppure mi sento così scosso, mentre mi fissa...

I lunghi capelli argentei, la pelle tanto chiara da poter tranquillamente esser scambiata per porcellana di qualità, gli occhi d'un rosa ormai datato, stinto: tutto di lei indicava assenza, evanescenza. Magra com'era, pareva che stesse lì perché sospinta da una leggera brezza.
Il quadro ebbe timore che anche una piccola, debole sbuffata di vento proveniente dalle condotte di areazione avrebbero potuto portarla via chissà dove.

Dovrebbe agganciarsi a qualcosa, non può gironzolare così, senza neanche prender precauzioni. Che incoscienza.
Poi rifletté meglio: e se il suo volere fosse proprio d'esser portata via?

I due sistemi rosa pallido analizzarono il quadro da cima a fondo, da cornice a cornice, studiando ogni dettaglio. Il paesaggio raffigurato era molto scarno, vuoto, fatto di poche cose: il letto d'un fiume ormai scomparso, lembi di terra secca, la spoglia fronda di un albero sullo sfondo molto lontano, un cielo grigio e qualche nuvola anticipatrice di pioggia.

La ragazza s'accorse poi d'essere osservata dal quadro, perciò con voce flebile e intimidita domandò:
«Perché mi guardi? Ti sto forse disturbando?»
«No, piccolo scricciolo. È solo che mi sento come se tu stessi appesantendo il mio cuore col tuo sguardo... e m'hai incuriosito.»
«Mi spiace averti causato ciò, ma questo è quel che comporto. Questo è ciò che sono e provoco in coloro che possiedono un'anima e mi scrutano.», rispose la ragazza, abbassando lo sguardo.
«Io sono un quadro, non ho un'anima.», le fece notare.
«Tu possiedi l'anima di chi ti ha creato, di chi attraverso quell'infinito gesto d'amore ti ha trasmesso pensieri, idee, parole, sentimenti...»

«Io ti conosco », sbottò alla fine il quadro. «Tu sei...»
«Sì, Dopoguerra, ci siamo già incontrati.», gli rispose la fanciulla, adesso dai contorni più sfumati. Sembrava che stesse lentamente perdendo consistenza, colore. Una brezza leggera, ma impossibile da avvertire coi sensi, cominciò a muoverle i capelli e la lunga veste, anch'essa bianca e di seta fine, liscia e sottile al tatto. 
Solo allora il quadro notò che portava ai capelli un singolo e solitario fiore, un tempo profumato, grande e colorato, ma adesso rattrappito e secco, senza toni, d'un marrone simbolo di appassimento.
«Sono venuta a salutarti, mentre passavo di qui. Ricordo ancora il primo giorno...», proferì la ragazza con un sospiro, allungando una mano adesso quasi trasparente a toccare il quadro per un ultimo saluto, un'ultima carezza. Lo sguardo triste era pieno di rimpianti ed amarezza, il pensiero a volare chissà dove, verso occasioni perse, decisioni non prese, parole non dette.
«Sono passati tanti anni ormai...»

Dopoguerra tentò di farsi avanti, di spingersi oltre per raggiungere il tocco dell'amata ritrovata dopo tanto tempo. La cornice vibrò e un passante trasalì.
«Sei sempre stata tu! L'unica presenza in un mondo fatto d'assenze e di silenzio.», le disse quasi urlando, sofferente per averla davanti a sé e non poterla prendere.
«Tornerò sempre a farti visita, ogni qual volta qualcuno riporterà alla memoria me, te... noi

Il quadro cominciò ad annacquarsi e gocciolare. Rivoli di colore rovinarono alcuni tratti, si gettarono fuori dalla cornice e si appiattirono, morendo, sul freddo pavimento di legno, così scuro e dai toni contrastanti rispetto a quella candida creatura. Gli addetti alla sicurezza si allarmarono, cominciarono a correre, si divisero tentando di trovare subito una soluzione. Un gruppetto di turisti curiosi si fece più vicino a quel quadro che fino ad ora aveva avuto pochissimi occhi puntati su di sé, tanto malinconico e profondamente scarno era. Qualcuno, esterrefatto, si chiese come fosse possibile un fenomeno del genere: nessuno seppe rispondergli.

«Il mio tempo è scaduto.». La ragazza portò lo sguardo alla veste ondeggiante, ai lunghi capelli che ricadevano sulle spalle, alle mani: tutto di lei sta ormai svanendo. Allungò nuovamente la mano e con un ultimo, rassegnato tentativo poggiò il palmo sulla cornice; con delicatezza, lasciò un'ultima carezza lieve al quadro, che tremolò nuovamente pur percependo quel tocco così mite e fuggevole.

«Addio, mio dolce passato.», lo salutò infine.
«Arrivederci, mia amata Morte

 
 
Angolo autrice.
Non so come sia venuta fuori questa cosa. Mi sono semplicemente trovata, distesa sul letto, a pensare a come potesse essere la conversazione di un quadro col suo osservatore; poi mi sono ritrovata a scrivere.
Spero possa arrivare ai lettori, farli entrare per un attimo in questo spicchio di mondo alla ribalta e far provare loro qualcosa.
 
Come sempre, vi auguro una danza con le stelle,
Fenice.
  
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