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Autore: Felixia    13/07/2018    1 recensioni
[Yooseven]
La monotonia della chatroom dell'RFA verrà sconvolta dall'arrivo di un nuovo personaggio: nome utente MC. La ragazza si rivelerà una grande amica per Yoosung che finalmente si renderà conto di quel che prova davvero per quello che aveva sempre considerato il suo più grande amico. Ma come reagirà Seven a questa novità? E come potrà affrontare il suo terribile passato tornato a galla così all'improvviso?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: 707, Un po' tutti, Yoosung Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano ore ed ore che fissava lo schermo del computer che Seven gli aveva permesso di usare per poter dare una mano a Zen, c’erano ancora molti file su Echo girl da controllare, ma i suoi occhi bruciavano e riusciva a malapena a tenerli aperti. Yoosung cercò di svegliarsi come meglio poteva distraendo per un attimo lo sguardo dallo schermo luminoso, ma non riusciva più a pensare, la sua mente era affollata dalle informazioni. Mentre si stiracchiava e stropicciava il viso stanco, il suo sguardo cadde su Seven che, dall’altro lato della stanza, nel pieno della concentrazione, batteva incessantemente sulla tastiera. Yoosung non potè fare a meno di rimanere impressionato, come faceva ad essere ancora così efficiente dopo tutte quelle ore di lavoro senza nemmeno un secondo di pausa? Le sue palpebre si fecero sempre più pesanti, non riuscì a trattenere uno sbadiglio che gli fece lacrimare gli occhi. Era impossibile resistere alla stanchezza ormai, il suo corpo si abbandonò completamente sulla sedia e i suoi occhi si chiusero lasciandogli come ultima visione il viso di Seven illuminato dallo schermo del computer. L’ultimo pensiero che gli passò per la testa prima di crollare addormentato: “Wow, Seven è davvero incredibile”.

 

Il lavoro sembrava non finire mai, naturalmente c’era l’agenzia, poi l’hacker che aveva colpito l’RFA e adesso anche le accuse verso Zen e Jumin. Non poteva permettersi nessuna distrazione in quel momento, ma sapeva di stare per raggiungere il suo limite, lo aveva sfiorato ormai così tante volte che sapeva benissimo quando stava per arrivare il momento in cui il suo corpo smetteva di rispondere. Si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi cercando di ignorare quanto avesse bisogno di chiuderli e non riaprirli per un bel po’, giusto qualche ora di sonno. Mentre si concedeva questo sogno ad occhi aperti si voltò verso Yoosung chiedendosi come se la passasse. Gli scappò una risata quando lo trovò addormentato con la bocca semiaperta completamente stravaccato sulla sedia.
“Lui non è abituato a questi orari” si disse con un sorriso intenerito. Forse era davvero arrivato il momento di fermarsi, almeno per qualche ora. Poi non era il caso di lasciarlo dormire su quella sedia, si sarebbe raffreddato e probabilmente sarebbe caduto non appena si fosse mosso. Così decise di alzarsi dalla sua postazione, si avvicinò a lui e toccandolo piano sulla spalla lo chiamò: “Ehi, Yoosung, su, svegliati”.
Ma quello non accennò minimamente ad aprire gli occhi, anzi, al tocco della mano di Seven sulla sua spalla, appoggiò la testa sul suo braccio sorridendo nel sonno. Seven si sentì arrossire per quella reazione così spontanea, sembrava un gattino che si strusciava contro la sua mano in cerca di carezze. Come poteva svegliarlo dopo una cosa simile? In fondo Yoosung non era molto alto ed era piuttosto minuto, non sarebbe stato troppo complicato spostarlo sul letto lì vicino.
 

“Maledizione, ho troppo sonno per tutto questo” si disse mentre infilava un braccio dietro la schiena del ragazzo e l’altro sotto le sue gambe. Riuscì a sollevarlo senza troppo sforzo, Yoosung, ancora addormentato profondamente, si strinse al suo petto sospirando.
“Cosa c’è, ti piace essere trasportato come una principessa?” ridacchiò Seven consapevole che non avrebbe avuto nessuna risposta. Lo posò il più delicatamente possibile sul letto, poi lo coprì con una coperta, ma, mentre si stava allontanando, qualcosa lo bloccò. Yoosung aveva afferrato la sua manica e lo stava guardando con gli occhi appena aperti.
“Seven…? Grazie...” disse con un filo di voce Yoosung quando si rese conto di essere sul letto al caldo sotto una soffice coperta e non più davanti al computer.
“Non c’è di che, tesoruccio” gli rispose lui con il suo solito tono scherzoso.
“Seven, devi dormire, stai lavorando troppo” continuò a dire a tono basso senza lasciare allentare la presa sul suo braccio.
“Che carino, ti preoccupi per me?” gli chiese avvicinandosi a lui per sentire meglio quel che diceva.
“Sempre...” rispose Yoosung tirando più forte la manica a cui si era aggrappato, come per avvicinarlo di più a sè.
“Ehi ehi, fai piano-” Seven cercò di rimanere in piedi, ma inciampò cadendo sopra il letto, fece appena in tempo a pararsi con i gomiti per non colpire Yoosung e si ritrovò sopra di lui. Arrossì violentemente quando si rese conto di quanto i loro visi erano effettivamente vicini in quel momento. Yoosung aprì gli occhi leggermente, ancora intontito dal sonno, lo guardò come se quella situazione fosse assolutamente normale, poi delicatamente allungò una mano per sfilargli gli occhiali. Seven si stese a fianco a lui ancora imbarazzato dalla vicinanza dei loro volti, da quel suo sguardo e quel suo gesto così dolci nei suoi confronti. Non sapendo come reagire fece quel che gli riusciva meglio: scherzare.
“Yoosung, stai per caso tentando di sedurmi?” disse rivolgendogli un sorriso malizioso.
“Dormi e stai zitto” gli rispose lui chiudendo gli occhi, poi alzò la coperta per farci entrare sotto anche Seven. Con le ultime forze gli passò la mano delicatamente dalla guancia fino alla nuca e avvicinò quella testa piena di capelli rossi scompigliati al suo petto.
“Buonanotte”  disse Yoosung con un ultimo sbadiglio prima di addormentarsi.

“Buonanotte, Yoosung” rispose Seven arrendendosi al sonno e stringendo un braccio intorno alla sua vita mentre affondava il viso contro il suo petto e sorrideva sentendosi come se tutte le sue preoccupazioni potessero aspettare.



 

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La luce del sole mattutino filtrava dalla finestra illuminando la stanza in cui regnava il disordine tra lattine e buste di patatine vuote. Yoosung, ancora addormentato, si sentiva infastidito da qualcosa che gli faceva solletico al naso, senza aprire gli occhi cercò di grattarsi, ma appena mosse il braccio in direzione del suo viso si rese conto di qual era quella cosa che lo aveva svegliato: i capelli di Seven che teneva ancora stretto al suo petto. Spalancò gli occhi capendo solo in quel momento che avevano dormito abbracciati e per di più il braccio di Seven era ancora stretto alla sua vita. Ricordava vagamente di essersi addormentato davanti al computer, ma che diavolo ci faceva stretto a Seven nel suo letto? Doveva essere davvero stanco per non ricordare com’era finito lì, ma quello non era il momento per pensarci, era meglio alzarsi da quel letto, la situazione era già imbarazzante così, non c’era assolutamente bisogno di continuare a stringersi a vicenda come due fidanzatini. Fidanzatini? Dio, ma perché gli era venuto in mente un pensiero simile? Seven era un amico, niente di più.

Doveva togliersi da quella situazione e in fretta. Lentamente prese il braccio con cui Seven gli stringeva la vita e cercò di spostarlo con delicatezza, per non svegliarlo, ma, non appena sciolse l’abbraccio e privò il suo viso del calore del suo petto, Seven fece un mugugno di protesta e, strizzati gli occhi ormai al contatto con la luce, li aprì trovandosi davanti Yoosung completamente rosso in volto per l’imbarazzo.

 

Seven scattò a sedere arrossendo all’istante per la consapevolezza di quel che era successo. Yoosung si alzò a sua volta, velocemente si mise in piedi e senza guardarlo in faccia gli chiese con tono nervoso: “Ehm… Fame? Preparo la colazione? Che ti va?”.

Aveva deciso di far finta di niente? Forse era la cosa migliore, Seven seguì il suo esempio: “Non so, pancake? Sorprendimi, piccolo chef” cercò di essere il più naturale possibile, di fare la parte del solito Seven che non smette mai di scherzare, anche se in quel momento nella sua testa ronzavano mille pensieri. Yoosung si allontanò velocemente dalla stanza in direzione della cucina, lasciando Seven in balia dei suoi pensieri. Aveva qualche significato quella notte? Non è normale fra amici dormire abbracciati, vero? Forse Yoosung provava qualcosa per lui…? Aveva sempre pensato fosse etero, anche quando gli aveva scritto quella lettera lo scorso Natale per fargli finalmente sapere quel che provava per lui, Yoosung non aveva preso in considerazione neanche per un istante che potesse essere sincero, come se per lui Seven potesse essere solo quell’amico che fa sempre il buffone, non qualcuno da prendere sul serio, quindi la sua dichiarazione era rimasta inutile e aveva deciso di arrendersi all’evidenza: a Yoosung non sfiorava nemmeno il pensiero di loro due come qualcosa di più di semplici amici. Ma quella notte… Quella notte lui era stato così dolce nei suoi confronti, si era interessato a lui… Ancora gli rimbombava nella testa la sua risposta quando, per scherzare, gli aveva chiesto se si preoccupasse per lui: “Sempre”. Diceva sul serio? Davvero Yoosung pensava così spesso a lui da preoccuparsene?
Guardò l’orologio: 8:23. Non c’era tempo per pensare, doveva lavorare. Andò in bagno per sciacquarsi il viso dalla stanchezza e da tutte quelle domande, poi si piazzò nuovamente di fronte allo schermo per ricominciare il suo lavoro interminabile.

 

“Pancake? Maledizione, io non so fare gli stramaledetti pancake” disse Yoosung fra sè e sè mentre armeggiava in cucina in cerca di ciotole e ingredienti. Cercò su internet la ricetta più semplice che potesse trovare e si mise al lavoro. Si concentrò talmente tanto sulla cucina da dimenticarsi dell’imbarazzo provato poco prima, infatti, solo quando ormai i pancake erano pronti e fumanti nei piatti, gli tornò in mente. Non riusciva a ricordare come fosse finito nel letto e perché stesse abbracciando Seven, ma la cosa che lo lasciava più perplesso era che, in fondo, non gli era per niente dispiaciuto. Non aveva mai avuto una ragazza prima, si era sempre concentrato solo sullo studio, quindi non aveva mai avuto occasione di dormire stringendo qualcuno, ma nella sua immaginazione quel qualcuno era sempre stata una ragazza. Certo, voleva bene a Seven, era un suo grande amico, forse il più stretto che aveva, ma gli amici non dormono abbracciati in quel modo! Si ripeteva che era sbagliato, ma allora perché sarebbe tornato volentieri a provare quel calore, sentire il suo respiro sul petto e l’odore dei suoi capelli fiammeggianti che gli sfioravano la punta del naso? Seven era solo un amico, giusto? Giusto? Non si era mai fermato a pensare a lui in un’altra veste, come d’altronde non si era mai fermato a pensare a se stesso in una relazione che non fosse con una ragazza. Eppure, quella notte, gli aveva fatto scattare qualcosa in testa, un dubbio che non riusciva più a togliersi.

 

Dalla cucina proveniva un buon profumo di dolce e, nonostante Seven fosse completamente preso dalle stringhe di codici che passavano sullo schermo del suo computer, il suo stomaco la pensava diversamente e si lamentava. Cercava di non prestargli troppa attenzione, quando, da dietro le sue spalle, Yoosung posò il piatto sulla scrivania e si sedette vicino a lui.
“Sicuramente il profumo è migliore dell’aspetto” disse Seven ridendo per la forma decisamente poco invitante dei pancake che Yoosung aveva cercato di camuffare con dello sciroppo d’acero.
“Dai, smettila e mangia, non saranno belli, ma-” cercò di giustificarsi lui.
“Ma sono fatti con amore?” lo interruppe Seven per fare una battuta, che però non ebbe il solito impatto su Yoosung, non lo fece ridere né lo infastidì, ma piuttosto gli fece diventare le guance e le orecchie rosse. Vedendolo imbarazzato, Seven distolse lo sguardo dal suo viso sentendosi arrossire a sua volta. Si chiese che cosa avesse pensato per avere quella reazione, in fondo era solo una battuta stupida. E adesso perché anche lui si sentiva in imbarazzo?
“Beh, lo sai che io cucino sempre con amore” rispose Yoosung cercando di ignorare il loro rossore e di tener testa allo scherzo di Seven. Perse un battito quando lo vide sorridergli in quel modo, era adorabile come al solito, ma era tanto tempo che Seven non si lasciava scomporre dalla sua tenerezza, gli sembrò di essere tornato a quel periodo in cui provava qualcosa per lui, per quegli occhioni viola pieni di gioia. Ma quello non era proprio il momento per ricordare quei sentimenti, era meglio mangiare e rimettersi al lavoro il prima possibile.
 

“In effetti non sono male, e bravo il mio Yoosungie” disse Seven dando una piccola pacca sulla testa bionda del ragazzo.

“Non sono mica un cane” protestò lui iniziando a sua volta a mangiare.
“Hai ragione, infatti tu sei più un gatto” disse Seven mentre prendeva un altro pezzo di pancake.
“Un gatto?” chiese Yoosung perplesso.
“Oh, sì! Strusci il muso in cerca di coccole esattamente come un gatto” rispose senza pensarci troppo.
“Io cosa?” chiese Yoosung quasi urlando e ormai completamente rosso in viso.
“Ieri sera lo hai fatto” disse Seven ridendo per prenderlo in giro.
“Oh mio dio, che imbarazzo! Io non mi ricordo niente, avevo così tanto sonno che ho dimenticato come sono… Come siamo finiti nel letto” rispose mentre si copriva il viso con le mani.
“Non ti ricordi? Cavolo, se lo avessi saputo ti avrei potuto dire tutti i miei segreti più nascosti” scherzò Seven, anche se, sapere che Yoosung aveva dimenticato quel momento, gli aveva fatto sentire un peso sul petto, come se gli dispiacesse.
“Ho fatto qualcos’altro?” gli chiese senza guardalo in faccia, timoroso della risposta, ma pronto ad arrossire ancora di più.
“Niente di che, ti ho messo a letto, ci hai tirato dentro anche me e… Basta, ci siamo addormentati” Seven non riuscì a scherzarci su, né a dire chiaramente di come lo aveva stretto a sé e di cosa gli aveva detto, gli faceva davvero male pensarci. Nessuno dei due poteva guardare in faccia l’altro, i loro sguardi si evitarono e nella stanza calò il silenzio per qualche minuto. Ricominciarono a mangiare pensando di ignorare l'argomento e l'accaduto, in fondo non era successo niente, no? Entrambi continuavano a ripeterselo, ma non riuscivano a smettere di chiedersi se fosse effettivamente così.

 

La domanda che continuava a martellare la mente di Yoosung era sempre la stessa: perché l'ho fatto? A quanto pare era lui che aveva spinto Seven nel letto con lui, era lui che lo aveva stretto a sé. Non era molto lucido in quel momento, era come se fosse ubriaco per la stanchezza, forse questo lo aveva reso più spontaneo? Forse lui voleva effettivamente abbracciarlo? Improvvisamente un pensiero gli attraversò il cervello: chissà che sensazione si provava a baciare le labbra di Seven. Inconsciamente si ritrovò a fissare la sua bocca, perso a pensare come doveva essere morbida, a come gli sarebbe piaciuto scoprire il sapore di quelle labbra in quel momento. Mentre continuava ad osservarlo sovrappensiero, notò che una briciola gli era rimasta all'angolo della bocca e, senza rendersene neanche conto, si mosse in automatico verso di lui.

 

Seven si accorse tardi del suo gesto, rimase immobile mentre Yoosung poggiava delicatamente la mano sulla sua guancia e passava leggermente il pollice vicino alla sua bocca. Non sapeva come reagire, non si aspettava niente del genere, il suo cuore batteva sempre più forte. Concentrò lo sguardo sugli occhi di Yoosung che puntavano alle sue labbra, sembrava così pensieroso, era come se si fosse perso a guardarle, come se volesse baciarlo. Sicuramente Seven lo voleva, da così tanto tempo che si non se lo ricordava neanche più. Ma stava succedendo davvero? Era tutto così veloce e improvviso, quasi irreale.

 

Il flusso di pensieri che affolava le loro menti si interruppe quando il telefono di Seven squillò e li fece saltare per la sorpresa. Yoosung allontanò velocemente la mano dal viso di Seven e concentrò il suo sguardo sul piatto che aveva di fronte mentre le sue guance erano di colpo diventate rosse, come se solo in quel momento si fosse reso conto di quel che aveva appena fatto. Seven afferrò il telefono evitando in qualsiasi modo di guardare il ragazzo al suo fianco, mentre nella testa continuava a ripetersi che doveva smettere di fare pensieri assurdi. Sul display la scritta “Mamma di Elly” con sotto una foto di un uomo distinto in giacca e cravatta lo osservava con espressione seria.

“È Jumin” disse Seven alzandosi dalla sedia.
Yoosung si limitò ad annuire con lo sguardo ancora rivolto verso il piatto, ma non appena l’amico si fu allontanato per rispondere alla telefonata, non potè fare a meno di voltarsi a guardarlo, per poi tornare subito a dargli le spalle e a coprirsi il viso con le mani. Sentiva una voce dentro di sè che gli urlava “Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Stupido, stupido, stupido!”. Basta, doveva smetterla. La notte prima era già stata imbarazzante, non c’era bisogno di fare altre cose strane e rendere quella convivenza momentanea più complicata di quello che non era già. Inoltre sia lui che Seven avevano da lavorare, quindi doveva concentrarsi e mettere da parte le sue stranezze.



 

____________________________________________________________________________



 

Finalmente le sue ricerche avevano portato a qualcosa, probabilmente sarebbero riusciti a dimostrare l'innocenza di Zen. Yoosung decise di concedersi del meritato riposo, aprì la finestra per godere dell'aria fresca della sera che gli sfiorava dolcemente il viso. Fece un sospiro profondo e chiuse gli occhi per assaporare al meglio il momento di quiete, ma ciò che  gli tornò in mente interruppe la sua gioia colpendolo dritto allo stomaco. L'immagine di Seven di quella mattina gli passò davanti gli occhi. Mentre lavorava non aveva fatto altro che aspettare quel momento di pace, ma adesso che lo aveva ottenuto, adesso che non poteva focalizzare tutta la sua concentrazione sul lavoro, era solo con i suoi pensieri. E quei pensieri lo mettevano a disagio perché non sapeva come interpretarli. Forse era arrivato il momento di smettere di evitarli e cercare di capire che cosa davvero volevano dire. Avrebbe voluto qualcuno con cui parlarne, qualcuno come… Rika. Forse Mi-Cha? Un paio di giorni prima avevano avuto una conversazione simile. Senza troppi problemi cercò il suo numero in rubrica e la chiamò.

 

“Pronto?”

“Ciao, Mi-Cha, sono Yoosung”

“Ciao, Yoosung! Che succede?”

“Ci siamo riusciti, Zen è salvo!”

“Davvero? Bravissimi, ragazzi, ottimo lavoro!”

“...”

“C'è qualcos'altro che mi vuoi dire?”

“Io… Non ne sono sicuro. Ti ricordi l'altro giorno? Quando hai detto che sai che c'è qualcuno che mi piace?”

“Certo”

“Di chi parlavi?”

“Oh, Yoosung, come fai a non averlo ancora capito?”

“Dai, smettila di prendermi in giro, se era solo uno scherzo non sto ridendo”

“Non era uno scherzo, sono piuttosto convinta che tu provi qualcosa per qualcuno, smettila di negarlo che lo sai anche tu di chi stiamo parlando”

“...io penso che tu ti sia fatta l'idea sbagliata, io e Seven siamo solo grandi amici, niente di più”

“Oh, beh, tu hai detto Seven! Io non ho detto niente!”

“...”

“Povero piccolo Yoosung, il gatto ti ha mangiato la lingua?”

“Mi-Cha, io non so più che pensare”

“Ok, ora la smetto di prenderti in giro e faccio la persona seria. Dimmi tutto.

“Abbiamo dormito abbracciati.”

“Voi cosa?!”

“C'è stato un momento questa mattina in cui avrei voluto baciarlo”

“Oh. Ok, Yoosung, penso sia innegabile ormai, sei cotto di Seven”

“Non so davvero più cosa pensare, non ho mai provato niente del genere… per un ragazzo”

“E che male c'è?”

“No, non dico che sia un male, ma… Mi sono sempre immaginato con una ragazza, io non ho mai-”

“Yoosung, ascolta, l'amore non è prevedibile e, se questo sentimento ti fa stare bene, assecondalo, cosa hai da perdere?”

“La sua amicizia, ecco cosa”

“Oh, ma per favore!”

“Cosa?”

“Seven è pazzo di te”

“Che?!”

“Libero di non crederci, ma io di queste cose me ne intendo”

“Devo andare, Seven mi ha chiamato”

“Salutami il tuo ragazzo eheh”

“Sempre simpaticissima! Ciao”

“Ciao ciao”

 

Yoosung chiuse la chiamata sentendosi più sollevato rispetto a prima. Almeno adesso era più sicuro di quello che provava, ma la paura era ancora lì dove l'aveva lasciata.

Si diresse a passi svelti verso l'altra stanza.

“Seven? Mi hai chiamato?” chiese quando lo trovò ad armeggiare con la console di fronte al televisore.

“Yoosungie, è tempo di riposarsi!” rispose lui con un enorme sorriso sul viso mentre gli passava uno dei due controller. Lo afferrò e si sedette sul bordo del letto a fianco a lui. Adorava questi momenti con Seven, non c'era bisogno di dire niente, era loro due che si divertivano insieme, niente di più. Ripeté nella sua testa le parole di Mi-Cha: “se questo sentimento ti fa stare bene, assecondalo”. Stare con Seven lo faceva stare bene? Decisamente. Vederlo sorridere lo faceva stare bene? Era innegabile. E allora perché farsi troppe domande? Si sarebbe goduto il momento e basta.

“Mario kart?” chiese Seven e Yoosung si limitò a rispondere con un cenno del capo piuttosto convinto.

“Cosa cosa cosa?! Perché hai scelto la Principessa Peach?” lo prese in giro Yoosung quando vide il personaggio scelto da Seven.

“Guarda che ha gran classe, lei è di sangue nobile, esattamente come la mia Elly” rispose lui facendo le sue solite smorfie piene d'amore quando parlava di quel gatto.

“Idiota” disse Yoosung ridendo.


“Non posso credere che tu mi abbia lanciato contro un guscio rosso durante l'ultimo giro! Questa è la cosa peggiore che tu mi abbia mai fatto!” disse Yoosung quasi urlando dopo la fine della prima corsa.

“Davvero? Peggio di quando ti ho fatto credere di avere una rara malattia che ti impedisce di bere caffè?” rispose Seven ridendo.

“Ok, forse quello era peggio” ammise il ragazzo biondo.

“Povero Yoosung, ma sei così carino, come si fa a non prenderti in giro?” ridacchiò l'altro.

“Non sono un bambino, non dirmi che sono carino” Yoosung cercò di fare l'espressione più seria che aveva.

“Ma lo sei!” rispose Seven con un sorriso radiante mentre con una mano gli dava una pacca leggera sulla testa.

“Luciel, smettila, sono un uomo, non un cagnolino” Yoosung era dannatamente serio.

“Oh, wow! Non mi chiami mai così, il piccolo Yoosung si ribella?” Seven fece appena in tempo a finire la frase che Yoosung gli afferrò il viso e lo baciò. Quel bacio durò solo un istante. Il viso di Seven era ancora fra le mani di Yoosung. Nessuno dei due aveva idea di che cosa stesse succedendo, ma non volevano smettere. Ripresero a baciarsi, ma questa volta più approfonditamente. Trasportati da quel bacio si tuffarono sul letto mente le loro labbra si continuavano a scontrare e cercare. Per Seven quel momento era bellissimo, baciare Yoosung era esattamente come aveva sempre immaginato, se non meglio. Per Yoosung era una sensazione completamente nuova, stupenda, ma terrorizzante allo stesso momento. Fu proprio quella paura che lo fece smettere all'improvviso. Si mise a sedere staccandosi da Seven che lo seguì subito dopo.

“Oddio!” urlò Yoosung coprendosi il viso con le mani.

“Beh, questo era decisamente inaspettato” Seven a fianco a lui era più sorridente che mai, sorpreso, ma decisamente felice.

“Che cosa ho fatto?! Scusami… io… scusa!” Yoosung era così sconvolto da quel che aveva appena fatto che non si rese minimamente conto della reazione entusiasta del ragazzo.

“Ehi, ehi, calmati” disse prendendogli con delicatezza la mani per fargli scoprire il viso “È tutto ok”

“Non so che mi ha preso, scusami” cercò di giustificarsi ancora Yoosung guardandolo finalmente negli occhi. Seven sembrava così felice, quel suo sorriso riuscì a tranquillizzarlo. Per un istante sembrava tutto perfetto. Poi suonò il campanello.

“Ma chi-” iniziò a dire Seven, ma non ci fu nemmeno il tempo di chiedersi chi potesse essere che iniziarono a bussare violentemente.

“Ok, sembra essere urgente. Ma ne riparliamo dopo” disse arrendendosi ed alzandosi dal letto lasciando Yoosung lì seduto a guardarlo allontanarsi.

 
  
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