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Autore: Malinne    07/07/2009    6 recensioni
Due deviati mentali hanno deciso di scrivere una storia incentrata sul mondo di Final Fantasy. Cosa potrà mai saltarci fuori? Vi promettiamo tanto divertimento e un sorriso da paralisi facciale! "Eve e Mad: due anime legate da un incredibile destino? No, due completi imbecilli incontrati per caso. FF VII: una trama epica e coinvolgente? No, una serie di idiozie una peggiore dell’altra. Quindi leggendola potrei perdere la mia sanità mentale? Sì, nel modo più assoluto". Curiosi? No, eh?
Genere: Demenziale, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
Il destino avverso di Madison Square


I giorni seguenti, dopo quel pranzo letteralmente degno d’onta e umiliazione, furono decisamente più fortunati.
Le missioni che furono assegnate ai due SOLDIERs vennero completate con successo. La coppia ormai era riuscita a guadagnarsi una certa reputazione alla Shin-Ra. Certo, la loro squadra era alquanto bizzarra, tanto che non erano riusciti a schivarsi i nomignoli stupidi che si appioppano come sempre ai vip: “il nano violento e il falso ritardato”, li chiamavano. Ovviamente, i soprannomi era un fatto di assoluta segretezza, molto ufficioso. A tutti premeva il fatto che Enix rimanesse all’oscuro di tutto ciò.
Però, nomignoli a parte, avevano un’ottima considerazione. La stima per loro era alle stelle: non mancavano un colpo. In tutti i sensi, soprattutto per quanto riguardava Eve.
Comunque, i loro rapporti sembravano migliorare di giorno in giorno.
Nessun SOLDIER osava avvicinarsi a Enix la mattina. Mad Square però sì. E questo era un segno della loro apparentemente meravigliosa relazione. Si sedeva persino di fronte a “lei” a colazione, grandiosa prova di coraggio, a sorbirsi i suoi…
«Ma che diavolo sarebbe questa? Caffeina? Questo caffè sa di morte ed è a temperatura sole. Farebbe schifo anche ai cani. Non sei d’accordo con me, Square? Già che sei lì che mangi, cosa ne dici di un’indigestione? Coraggio, strafogati fino a star male, così mi allieterò vedendoti soffrire. Metticela tutta a contorcerti come un verme. Che diavolo, non mangi più? Hai già perso l’appetito? E dire che pensavo che prendessi l’ovo maltina per alimentare sin dal risveglio la tua incolmabile stupidità. …Oh, ma cosa devo vedere di mattina! Guarda, Square, come si è pettinato quello. Dici che ha litigato con il pettine? …Ehi, ehi! Parla più piano, tu con i capelli biondi! Al mattino è vietato parlare ad alta voce! …Cosa sono questi rutti a centoventi decibel? Non siamo in un porcile, ma se vuoi posso accompagnarti al macello! …Dannazione, ho bisogno di calma, silenzio e tranquillità, ma mi pare di stare in un ambiente circense!  …Tu! Ma cos’è, ti sei fatto la barba con il coltello per il pane? Se vuoi dico alle inservienti di sistemare uno specchio in camera tua! Almeno avrai anche un rimedio per il singhiozzo! …Maledizione, devo trovare un significato a questa esistenza o finirò nella tomba senza aver concluso un accidenti di niente!»
…e le sorrideva. Dovevano aver proprio trovato il giusto equilibrio.
Ogni tanto li si scorgeva ridacchiare, scambiandosi amichevoli gomitate e occhiate d’intesa. A dire il vero, se qualcuno si fosse avvicinato a loro in quei momenti avrebbe avuto occasione di capire meglio la situazione. I dialoghi erano pressappoco…
«Se non fingi di sorridere e dimostrarti felice ti metto un ombrello in culo e lo apro.»
«D’accordo Enix. Ma tu stai cominciando ad essermi veramente simpatico… ahia!»
«Non essere blasfemo, Square! Io ti odio, tu mi odi e questa è l’ultima delle certezze!»
«Dopotutto, sei un ragazzo onesto, sincero, intraprendente… solo un po’ femminile, magari, ma…»
«Smetti di bestemmiare o ti rompo le ossa e le te faccio saldare storte!»
Eve doveva riuscire assolutamente a dimostrare agli altri SOLDIERs di essere una persona di tutto rispetto: una persona che portava brillantemente a termine le missioni, che era in buoni rapporti con tutti (escluso il mattino), che completava gli addestramenti più impegnativi, una persona che poteva persino sopportare Mad Square e quindi caritatevole e quant’altro.
In sostanza: doveva fare di tutto per apparire magnifica (magnifico!) agli occhi dei SOLDIERs e soprattutto dei First Class.
Per raggiungere il suo scopo avrebbe sacrificato persino la propria dignità fingendo di aver legato con Square. Perché nella concezione mentale di Eve approcciarsi a Madison era la cosa peggiore e significava sicuramente perdere la dignità. Gli permetteva persino di sedersi di fronte a lei a colazione, di passarla a prendere in camera per colazionepranzoecena, di passeggiare al suo fianco e tante altre cose affabili agli occhi altrui.
Non sono importanti i mezzi, ma il fine!” si diceva, ogni volta che stava per cedere.
Era un tipo decisamente machiavellico.
O forse neanche tanto. Nonostante il suo assoluto disprezzo per la Personificazione dell’Idiozia, le capitava ogni tanto anche di sorridere, o addirittura ridere, spontaneamente alle battute del compagno. Era inevitabile. Non si poteva rimanere seri quando la persona di fronte a te, convinta, si metteva a dire: «… quattordici, quindici, diciassei, settordici, quattrovolteventi, novantaquattro, cento!»
Quando Eve poi si rendeva conto, nel suo piccolo, di trovare quasi piacevole la sua compagnia si disperava. In quei casi, si puniva all’istante correndo verso il muro più vicino e sbattendoci la testa contro con violenza inaudita. La flagellazione era fuori moda.
Una delle volte in cui Mad le riuscì a strappare un mezzo sorriso fu per lei memorabile. Una sera, l’Eufemismo della Stoltezza si presentò alla sua porta: «Questo è per te!» le disse, esaltato. Teneva tra le mani un disegno che poteva benissimo aver fatto un bambino di cinque anni e che doveva secondo lui ritrarre Eve e Sephiroth mano nella mano. In realtà, sembravano due esseri geneticamente modificati e che avevano avuto un incidente molto grave. Dopo essersi trattenuta dal cavargli gli occhi con le dita e aver sforzato i muscoli facciali per fingersi felice, commentò: «Bravo, Mad. Mi piace molto, lo attaccherò al frigorifero, così potrò vederlo tutti i giorni.»
«Davvero lo farai?»
«Certamente. Lo attaccherò di fianco alla mia lista nera.»
«Che bello!» esclamò Mad, tornando alla sua stanza, saltellando gioioso.
Eve ebbe la carne greve al viso per svariati giorni.
Insomma, il loro rapporto era pura finzione. Almeno, per quanto riguardava Eve(lina) Enix.
Il culmine giunse inaspettato come un ceffone in pieno viso quando, dopo una missione di massima importanza conclusa vittoriosamente, i Second Class organizzarono una festa in loro onore con tanto di cartelloni “MADEVE, DUE PERSONE PER DIRE, UN UNICO NOME DI FATTO!”: Eve sentì il sangue defluirle dalle vene ed ebbe una soave visione di lei che recideva la carotide all’anonimo creatore di quell’orrore. Si sentì subito meglio.
Certo, aveva attirato l’attenzione di tutti. Ora doveva solo imparare un metodo per farsi vedere solo dagli adoni e non dai roiti senza antifurto. Anche perché, inspiegabilmente, erano i più stupidi.

***
Mad PoV By Rob
Shin-ra, camera G8, Soldier Second Class Madison Square.
Ore 23.49
Livello dei SOLDIERs Third Class scarso. Stop. Second Class: grado di pericolosità elevato. Stop. First Class: livello di allerta massimo. Stop. Rilevate falle all’interno della struttura per possibile introduzione all’interno dell’edificio. Stop. Rilevati oppositori interni alla compagnia. Stop. Possibilità di avere alleati: 68%. Stop. Ho finito i biscotti a forma di panda. Stop. Potete inviarmene un po’? Stop. M.S
Scrissi rapidamente il tutto e mi feci un toast.
Queste erano le informazioni che inviavo via fax, uno strumento antiquato e ormai sconosciuto, alla mia organizzazione segreta. Nessuno mi avrebbe mai intercettato né scoperto il mio fax perché ci sbattevo sopra la mia biancheria sporca, quindi era al sicuro.
Facevo orgogliosamente parte dei Valanche, un gruppo di rivoltosi, staccatosi dagli A.V.A.L.A.N.C.H.E per idee contrastanti. Contavamo un numero di tre membri, me compreso. Quattro contando la nostra mascotte: un bradipo al contrario. Era una metafora profonda; significava "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" sommato a "l’apparenza inganna”. Boh, non ci avevo capito più di tanto, ma mi assicuravano che fosse così e ne ero orgoglioso.

Beh, il nome lo avevamo scelto ispirandoci vagamente agli A.V.A.L.A.N.C.H.E. Insomma, non ci veniva in mente niente, avevamo tolto la A ad A.V.A.L.A.N.C.H.E e avevamo anche tolto i punti perché scriverlo era un suicidio. Secondo un calcolo di Piccadilly, un mio compagno, scriverlo per 6 anni consecutivi senza pause, avrebbe tolto ad un uomo medio cinque mesi di vita.

Non valeva la pena correre il rischio.
Perché ci eravamo scostati da A.V.A.L.A.N.C.H.E? Noi volevamo agire subito, gli altri rivoltosi erano troppo cauti! Ci voleva azione, movimento, dinamismo… e io ne ero la personificazione!
Ero prudente, riflessivo, attento, uno stratega nato, ma allo stesso tempo attivo ed energico! Sapevo ciò che dovevo fare…
Ad un tratto sentii un odore strano. Come di bruciato. Epifania: il mio fax era nel tostapane, il toast nel fax.
Forse, avevo una considerazione inappropriata di me.
Ding!

Ehi, un fax! La risposta degli altri!
Era arrivata in un battibaleno… La mia efficienza e velocità erano ricambiate!

Grazie per il toast, avevo giusto un languorino, imbecille!

...Mi amavano tutti.

***
Eve PoV By Rob

«Evelina Enix. Ho scoperto il tuo segreto.»
La ragazza premette le proprie mani sulla bocca. «Il mio segreto!»
Zack Fair si avvicinò a lei, lento e sicuro di sé. I suoi occhi azzurri la perforavano da parte a parte. «Sì, so perfettamente ciò che in realtà sei. Una donna.»
Sentiva battere forte il suo cuore nel petto. Le sue guance avvamparono e non poté far altro che abbassare gli occhi sotto quello sguardo così profondo. Cominciò ad arretrare, i suoi piedi si muovevano da soli, prima che avesse potuto accorgersene.
«Una donna…» ripeté Zack, con voce quasi intima.
«Non so cosa dire» mormorò, tremante.
Lui le afferrò una mano. La sua era così calda e morbida che non riuscì a non vergognarsi ancora di più a quel tocco. «Allora non dire niente. L’hai fatto per proteggere la tua patria, per l’onore, per la gloria. Siamo tutti qui per lo stesso, nobile motivo. E da parte tua è ancora più ammirabile, Eve
Quando lui pronunciò il suo nome, la ragazza sentì il sangue salirle alla testa. Lo guardò negli occhi: «Non dirai niente, allora?»
«In questo momento non c’è proprio nulla da dire. Se non che sono contento di averti qui con noi… con me. Non ci saremmo mai incontrati in altre circostanze, ma il destino ha voluto così e ne sono molto felice.»
Lui era sempre più vicino. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Oh, Zack!» esclamò.
«Voglio baciarti, Evelina Enix.»
Si chinò su di lei, cingendole la vita. Sentiva il suo respiro sulle sue labbra, caldo ed eccitato. Erano vicini, così vicini…
Driiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!
«Mmmmmmmh, mmmmh, buhf…» mugugnò la romantica Evelina.
Un sogno? Sì. E si era svegliata nell'incubo della realtà: niente baci, niente sentimentalismi, niente Zack Fair. Imprecò mentalmente.
Che ore erano? Eve cercò a tentoni la sveglia, senza muovere altre parti del corpo se non il braccio. Sarebbe stato troppo faticoso in quel momento. Cercò di spegnerla con diverse manate, ma dopo vari tentativi rinunciò. Quindi, si portò l’orologio davanti agli occhi per risolvere il problema con più calma.
Spingere bottone rosso per eliminare disagio.
Bottone rosso spinto.
Nessun miglioramento.
Qual è il problema?

Ci mise un po’ a concepire quali fossero quei numeri verdi e luminosi, l’associazione era indiscutibilmente difficoltosa con il cervello ancora intorpidito dal sonno.
Le 2 e 36.
«Io non ho puntato la sveglia alle due e trentasei…» biascicò.
Poi, l’epifania: la cosa che stava suonando non era la sveglia, ma il cellulare.
«Cazzo, il cellulare!»
Buongiorno, Evelina.
L’apparecchio suonava insistente sul suo comodino e sembrava anche abbastanza arrabbiato. La ragazza si avventò sull’aggeggio per dirne quattro a chi aveva appena interrotto uno dei sogni più belli della sua vita. Chi era mai? Il numero che stava chiamando era privato. Il mistero s’infittiva. A quanto pareva, chiunque fosse era probabilmente a conoscenza della sua natura un poco irascibile e preferiva mantenere l’anonimato. Mai svegliare Evelina Enix e mai interrompere un sogno da cronaca rosa.
Tasto verde premuto.
«Chiunque tu sia sappi che non è carino chiamare alle due e mezza di notte e che hai appena interrotto uno dei sogni più belli della mia vita!» rispose. Il “pronto?” era troppo banale. Era un’originale, lei.
«Mi rendo conto che sia tardi, ma era necessario» ribatté una voce profonda e sensuale.
Qualcosa nelle viscere di Eve si annodò. «Chi parla?»
«Il Generale Sephiroth, SOLDIER Second Class Enix.»

Pochi minuti dopo Evelina premette il tasto rosso e la conversazione terminò. Deglutì a vuoto e guardò il buio davanti a lei. Non disse una parola, per trenta secondi buoni.
Poi un grido. L’urlo acuto e penetrante squarciò il silenzio della notte, echeggiando per i corridoi dell’edificio.
Eve si abbandonò pesantemente sul letto, con la gola dolente. E si mise come a recitare un mantra che da sussurrato si alzò di tono… «Il numero era privato. Era privato. Privato! Cos’ho fatto? Come farò a dargli una conferma ora? Non gli ho nemmeno chiesto il numero, dannazione! La missione è di fondamentale importanza! Come farò? Ma perché l’idiozia di Square è contagiosa? È tutta colpa sua! Il mio cervello è infetto! Devo dargli fuoco! Sterilizzarlo! Io lo ammazzo! LO AMMAZZO! MAAAAADISOOOOON!» …fino a diventare un insieme cacofonico di urla isteriche.
Il destino di Madison Square era avverso e segnato dalla maledizione che di nome faceva Evelina Enix.



La stalla degli autori!
Robbé @ Tutti

Ebbene sì, ci hanno sfrattati e siamo finiti dalle stelle alle stalle. Almeno di notte ci sono le mucche che ci riscaldano con i loro flati...
Eheh, stavolta ho preso entrambi i nostri eroi... certo, non erano in buone mani, ma credo che mi sia uscito qualcosa di buono!
L'ho creato un po' di pathos? Volete sapere cosa succederà e che missione ha affidato Sephseph all'Eve?
Lo scorprirete se donerete la modica cifra di millemila € in beneficenza a questo indirizzo: nonsiamoassolutamenteladri@eheh.nonciscoverannomai
Ringraziamo tutti i nostri lettori, anche quelli invisibili!
Spero possiate perdonarci, ma non abbiamo tempo di rispondere a tutti questa settimana e quindi facciamo le cose un po' generiche! Sorrrrry...
Grazie di cuore a tutti!

  
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