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Autore: Mel_deluxe    15/07/2018    1 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 14
La coppia più bella
 

She's a Killer Queen
Gunpowder, gelatin
Dynamite with a laser beam
Guaranteed to blow your mind
Anytime”

“Killer Queen”, Queen 1974
 
 
Stephanie Cromwell uscì da scuola, cercando in tutti i modi di farsi strada in mezzo alla massa di studenti. Riuscì a raggiungere infine l’esterno e si rifugiò verso una delle fontanelle in prossimità del cancello. Mentre si piegava a bere la sua mente era piena di pensieri.
Troppe cose erano successe in quella scuola da quando la Ragazza Nuova era morta. Solo l’altro ieri la squadra di cheerleading si era praticamente dimezzata. Ora esistevano solo quattro membri in squadra, lei compresa.
Quando aveva visto Janissa e le altre andarsene aveva provato una voglia immensa di unirsi a loro e lasciare per sempre Linda e le cheerleader.
Tuttavia non aveva avuto la forza per farlo.
Non era mai stata considerata seriamente da nessuna delle sue compagne di squadra, era vero, ma se c’era una persona che l’aveva trattata con riguardo fin dal suo primo giorno di scuola, quella era Linda. Non le importava di cosa pensassero tutti di lei, di come si era comportata in passato. Linda era genuinamente sua amica e non l’avrebbe abbandonata per nulla al mondo.
Alzò lo sguardo dalla fontanella e il suo sguardo si posò per puro caso su un gruppo di ragazze sedute sulle scale d’entrata di un palazzo in prossimità della scuola.
Era un gruppo di una dozzina di ragazze, la maggior parte nemmeno frequentavano il liceo. Erano un noto gruppo che si trovava quasi tutti i giorni lì da sempre. Ogni volta che si trovavano si facevano di cocaina, ma nessuno degli studenti denunciava il fatto perché la polizia di Buckley era notoriamente incompetente e quelle ragazze decisamente troppo spaventose per poter essere sfidate.
Quel giorno Stephanie le vide. e le avrebbe ignorate come faceva ogni giorno, se non fosse che quella volta riuscì a scorgere Alexis Golde insieme a loro.
Non si parlavano da qualche settimana, ma era inconfondibilmente lei. Riconobbe i suoi capelli biondi, i suoi occhi contornati di nero e soprattutto quei suoi guanti scuri di pizzo, mentre tra le sue dita reggeva il foglio con sopra distesa la striscia bianca. La osservò avvicinarsi al foglio, tirare su col naso e passare ridendo il foglio ad un'altra delle ragazze.
Non esitò oltre.
Stephanie prese il suo zaino e iniziò ad avviarsi con decisione verso di loro. Mentre si avvicinava iniziava a sentire una musica diventare sempre più forte, probabilmente proveniva dal gruppo di ragazze.
Quando arrivò davanti a loro, la maggior parte non la notò nemmeno. Ridevano e si passavano la cocaina scherzando tra di loro. Di quelle che la videro, più che altro nella fila seduta più in basso, iniziarono tuttavia a guardarla male. La maggior parte sembrava essere molto più grande di lei, erano vestite con abiti neri e sciatti, gran parte di loro  portava qualche sorta di piercing sul volto o capelli di colori strani.
Evidentemente Stephanie con i suoi riccioli biondi e la sua lucente divisa da cheerleader non era proprio una presenza a loro conforme.
Inizialmente tra quel gruppo non riuscì nemmeno più a scorgere Alexis, al che pensò di aver essersi sbagliata e che probabilmente si era confusa con qualcuno che le assomigliava.
Poi però la vide, mentre stava seduta in mezzo a quel gruppetto esattamente in mezzo alle scale.
Si stava baciando con una delle ragazze. Era una ragazza molto carina dai capelli verdi e con le labbra ricoperte di un rossetto incredibilmente scuro. Osservò con imbarazzo Alexis mentre muoveva la sua bocca danzando intorno alle labbra nere di quella ragazza, dandole dei piccoli delicati baci e talvolta mordendole il labbro inferiore. Di sottofondo il registratore di una di quelle ragazze suonava una canzone dei Queen e Alexis si muoveva in perfetto ritmo con la canzone, talvolta mimando le parole tra un bacio e l’altro.
Stephanie si sentiva incredibilmente a disagio, ma si sforzò di non darlo a vedere.
«A-Alexis?» azzardò, con voce flebile.
Alexis dimenticò immediatamente le labbra scure della ragazza e si girò verso di lei.
«Ehi, Stephanie» la salutò, con fare assolutamente disinteressato. «Che ci fai qui?»
Stephanie guardò indecisa tutte le altre ragazze del gruppo. Tutte tenevano imperterrite uno sguardo truce su di lei, in attesa che si spiegasse. Probabilmente la avrebbero già picchiata a sangue se Alexis non l’avesse riconosciuta.
«Volevo sapere cosa sei a fare qui con loro…»
Le ragazze continuarono a guardarla con occhi pieni di odio. La ragazza in compagnia di Alexis intanto le restava appiccicata. Continuava insistentemente a baciarle il collo, nonostante fosse nel bel mezzo di una conversazione con un’altra persona. Stephanie si sentì profondamente infastidita da lei.
«Sono amiche» rispose semplicemente Alexis, mentre posava un braccio intorno alle spalle della sua ragazza e cercava di allontanarla. «Ti creano qualche problema?»
Stephanie sentì con disagio gli sguardi ben poco accoglienti delle ragazze posati su di lei.
Non voleva fare passi falsi, ma non voleva nemmeno lasciar perdere.
Poco dopo però udì una voce:
«Che cosa vuoi, Cromwell?» esclamò sgarbatamente una delle ragazze del gruppo, che Stephanie non riconobbe, ma che evidente mente frequentava il liceo. «Credevo che le cheerleader adesso si fossero tutte nascoste dalla vergogna».
«A quanto pare Miss Riccioli d’Oro si sente fiera di indossare la divisa da ragazza pom pom» disse un’altra del gruppo. «Cosa c’è? Il papino ti ha pagato pure quella o hai dovuto fare bocchini a tutta la squadra di football per poter essere accettata nella squadra?»
Tutte le ragazze scoppiarono a ridere. Molte di loro iniziarono a ricoprirla di insulti.
Stephanie rimase impassibile, ma guardò ognuna di loro, spostando lentamente lo sguardo da una all’altra.
Poi si avvicinò al gruppo e si rivolse esclusivamente ad Alexis:
«Alexis, vieni via da qui. Adesso».
Tutte le ragazze del gruppo iniziarono ad alzare le mani ed ad urlare un allungato “uuuuh!” per prenderla in giro. Alexis rise insieme a loro.
Stephanie le ignorò.
«Alexis-»
«Che cosa vuoi da me, Stephanie?» la interruppe all’improvviso Alexis, guardandola con fare serio. «Non penso di aver mai richiesto il tuo aiuto».
«Questa non sei tu» le disse con calma, abbassando la voce. «Questo gruppo di… fallite, non ti merita. So bene che-»
«Chi hai chiamato fallita, lurida troia?»
Una delle ragazze in mezzo si alzò e si avvicinò improvvisamente a lei. Stephanie la riconobbe: era la ragazza con i capelli verdi e il rossetto scuro che stava baciando Alexis poco prima. Iniziò a sudare dalla paura. Quella ragazza era molto minuta, ma il suo sguardo minaccioso e i suoi pungi così serrati la intimidirono all’istante.
«Meghan, lasciala perdere». Vide Alexis alzarsi dal suo posto e venire verso di lei. «È solo una sfigata tanto. Ora che leccare il culo a Linda Collins non le giova più nulla sta cercando disperatamente di farsi delle nuove amiche».
Stephanie la guardò sconvolta. Tirò fuori tutta la voce che teneva in serbo:
«Vaffanculo, stronza!»
Non ebbe più nulla da dire, perché un istante dopo sentì un pugno arrivarle sulla faccia. Alzò lo sguardo e si rese conto che Meghan aveva iniziato ad arrivare alla violenza vera e propria.
Stephanie voleva andarsene all’istante, ma non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che Meghan le tirò una ginocchiata così forte sullo stomaco così forte che si piegò a terra dal dolore.
Era febbraio e il fango autunnale era ancora presente. Quando cadde a terra si sporcò interamente le gambe di terra, ma non le importava. Non aveva più la forza di rialzarsi ormai.
Le ragazze sulle scale incitavano e chiedevano che venisse picchiata di più, ma nulla sconvolse di più Stephanie come il momento in cui Meghan si rivolse ad Alexis e le disse:
«Dai Lexi, falle sputare sangue».
Stephanie alzò lo sguardo disperata verso di lei, pregandola di non farlo.
Sebbene Alexis sembrò esitare per un breve un secondo, subito dopo la prese per i capelli e le tirò un pugno in faccia. Urla e incitazioni scoppiarono di nuovo nell’aria.
Stephanie sentì di nuovo un calcio arrivarle addosso, questa volta sulla schiena. Cadde in avanti e finì con la faccia nel fango.
«Ti piace la merda, Crowmell?» sentì ridere Alexis e le sue amiche insieme a lei.
Stephanie cercava disperatamente di rimettersi i piedi, ma ogni volta Alexis la ributtava a terra e la schiacciava giù con il piede.
Finché Stephanie non si stancò di ribellarsi, e allora continuò ad ascoltare gli insulti che le riferivano Alexis e l’altra decina di ragazze intorno a lei.
«Ti piace la merda, Cromwell?» «Sei patetica!» «Non parli più? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» «Tirati su, schifezza!» «Dai, Alexis, picchiala di più!»
Sorbì, fece finta di niente.
Poi all’improvviso sentì tirarsi per i capelli. Cacciò un acuto urlo di dolore, e vide il viso di Alexis che la guardava minacciosa.
«La prossima volta che mi dai della stronza o provi ad insultare la mia ragazza…» Alexis iniziò a parlarle, ma Stephanie non reagiva, scossa da tutti quei calci. La voce di Alexis le pareva come un lontano eco.
«…ti faccio fuori.»
Finalmente Alexis lasciò andare i capelli di Stephanie, per poi farla ricadere di nuovo in mezzo al fango e andarsene con tutto il suo gruppo. Le voci e le risate si fecero sempre più lontane, ma Stephanie non osò rialzarsi comunque.
Si limitò a guardare il gruppetto allontanarsi da lei. Meghan mise un braccio intorno ad Alexis e le stampò un bacio sulle labbra. Per qualche motivo quello fu il gesto che le fece più male di tutti.
Nonostante la vista flebile le parve di vedere, da lontano, Alexis voltarsi verso di lei e guardarla con sguardo triste.
 
 
Taylor May avanzò con calma nell’auditorium, dove il professor Michael Joyce la stava aspettando. Era passato un po’ di tempo da quando si erano visti.
Ora tutto era cambiato nella scuola. Lei e Regan erano piene di amiche, tutti conoscevano il suo nome, tutti la desideravano. Dopo la morte della Ragazza Nuova e la distruzione della Catena era diventata esattamente quello che Linda era fino a quattro mesi prima, sebbene dentro di sé sentiva di voler comunque rimanere se stessa. Era molto più felice ora, certo, ma l’essere popolare non era qualcosa che faceva parte di lei.
Non voleva cambiare dal nero al bianco come era successo con Simon, né diventare una persona orribile come Linda.
Le feste, l’alcol, gli amici, i gossip… non facevano parte del suo mondo. Voleva ancora che il suo mondo fosse quel piccolo e riservato spazio formato dalle sue passioni, dalla poesia, dal club di teatro e dalle poche amicizie sicure che sentiva di avere.
Michael Joyce era uno di quei punti fermi della sua vecchia vita che voleva ancora mantenere.
Lo trovò sul palco, intento a sistemare, con fare interessato, i copioni sparpagliati sul pianoforte a coda.
«Professore?» disse con voce incerta. Lui si girò immediatamente. «Ecco, il professor Gordon mi ha detto che mi cercava…».
Fu felice di vederlo sorridere nel momento in cui la riconobbe. Taylor mise per terra la sua borsa e si avvicinò a lui.
«Oh, certo Taylor» disse lui, mentre lasciava perdere per un attimo i copioni. «È riguardo alla scena finale del matrimonio… Mi serviva un aiuto: sto cercando di adattare a meglio il testo per renderlo più corto e mi chiedevo se mi potessi dare una mano nella lettura».
«Ma certamente» rispose Taylor entusiasta.
«Bene, allora…». Michael si girò verso i copioni e ne prese uno a caso dal gruppo. Poi, con un largo sorriso lo consegnò a Taylor. «Proviamo con questo».
Taylor iniziò a sfogliare e a leggere velocemente il copione.
«Vuole che faccia la parte di Tisbe o…?»
«Sì, e io faccio Piramo. Vediamo per ora come viene».
Rimasero in piedi uno davanti all’altro ed iniziarono a leggere la parte della scena riadattata dal testo originale. Michael cominciò con il monologo di Piramo, la parte saltando gli interventi di Teseo e gli invitati al matrimonio, così che risultò solamente un dialogo tra i due. Ogni tanto si fermava per appoggiarsi sul pianoforte e scrivere delle revisioni e in quel momento i due avevano modo di parlare e di iniziare a confrontare le loro opinioni.
Taylor ci mise tutto l’impegno che riuscì a trovare per risultare abbastanza convincente. Ma la sorpresa più grande fu sentire recitare Michael.
Forse era per il fatto che sembrasse più giovane di quanto fosse in realtà o che aveva visto recitare così tanti pessimi studenti che in quel momento le parve assolutamente magnifico. Sebbene fosse solo una lettura di prova, il professor Joyce ci metteva così tanta passione e riusciva a modellare la sua voce così magnificamente che quando arrivò al pezzo “Oh, baciami attraverso la fessura di questo vile muro” Taylor iniziò ad arrossire. Per fortuna lui era troppo intento a pensare alle sue battute per poterlo notare.
Saltarono poi dei pezzi e arrivarono direttamente al momento della morte dei due amanti.
Qui, mentre Michael si fermava per revisionare il testo, Taylor ne approfittò per chiedere:
«Professore, perché ha chiesto proprio a me di aiutarla?»
Michael non alzò lo sguardo dal copione ma lo vide sorridere.
«Perché sei la migliore del gruppo, che domande».
«Non è vero» disse Taylor, sentendosi leggermente in imbarazzo. «LeeAnn è molto più-»
«LeeAnn sarà anche brava, Taylor, ma le manca il cuore adatto per poter comprendere a pieno Shakespeare».
Michael era diventato improvvisamente serio e aveva alzato lo sguardo su di lei. Taylor non seppe esattamente come rispondere a quell’intervento, ma ne fu molto lusingata. La riteneva davvero migliore di LeeAnn? Non aveva mai avuto molte aspettative nella sua vita, ma essere un’attrice migliore di LeeAnn Anderson era qualcosa che andava al di là delle sue stesse possibilità di immaginazione.
Michael tornò ad ignorarla, posando lo sguardo sul suo copione e continuando ad aggiungere segni in penna.
«Bene, direi che tutta la parte sul “Venite, lacrime, ed affogatemi” si può anche eliminare». Cambiò improvvisamente l’argomento. «Shakespeare è un genio, ma tutto questo mal d’amore in mezzo ad una commedia finirà per annoiare un pubblico di adolescenti e genitori…»
«Beh, certo» Taylor sorrise soprappensiero. «Le scene d’amore sono sempre una rottura dopotutto…».
Michael mise giù il copione improvvisamente. Taylor lo osservò stupita, mentre sembrava pensare intensamente a qualcosa. Sembrava quasi stesse valutando se fare qualcosa di importante o meno. Taylor riconobbe l’esatto momento in cui prese la decisione. I suoi occhi diventarono fermi, la guardò in faccia e le disse solamente:
«No. Non era quello che intendevo».
Si avvicinò velocemente a lei. Le pose una mano sul viso e la baciò ardentemente sulle labbra. Taylor rimase folgorata. Chiuse gli occhi e provò a mettergli le braccia intorno al collo, per lasciargli intendere che non aveva intenzione di respingerlo. Le parve di sentire le sue mani scorrere sulla sua schiena. Lei si strinse ancora di più a lui.
Non voleva sprecare un solo secondo di quel momento. Non era mai stata baciata da nessuno, non in quel modo almeno, e tutte le meravigliose emozioni che attraversarono la sua mente durante quel bacio la convinsero a non lasciarlo andare per nessuna ragione al mondo.
Lei voleva lui. Taylor lo voleva, se ne rese conto, come non aveva mai voluto nessun altro.
Provò ad aprire la bocca, ma Michael si staccò dal bacio improvvisamente.
«Scusami, io…» sussurrò lui, mentre si allontanava. «Non avrei dovuto farlo, ti chiedo scusa».
«No, è tutto a posto. Sul serio, io… lo volevo da tanto tempo» Taylor provò a prendergli la mano, ma lui le aveva già voltato le spalle.
«Probabilmente penserai che sono patetico. Sposato e con un figlio, andare dietro ad una studentessa… Ma cosa mi è venuto in mente?»
 Taylor all’improvviso sentì di nuovo quell’emozione. Quell’emozione che aveva provato tante volte, ma che ormai aveva scordato. Pensava di aver superato tutto, credeva che le cose fossero cambiate per sempre, e invece ecco che la sensazione del suo cuore spezzato le si ripresentava davanti. Sentì le lacrime arrivarle agli occhi e le ricacciò su a forza.
«Ti prego di non farle parola con nessuno» la informò Michael, che ancora insisteva a darle le spalle. «Se qualcuno lo scoprisse finirei in gravi casini».
«Michael».
Taylor sperava che si sarebbe voltato a guardarla in faccia, ma non avvenne. Così, mentre lui continuava ad evitare di girarsi verso di lei, Taylor prese fiato e decise di parlare comunque:
«Io non mi ero mai sentita così per nessun altro» gli disse sinceramente. «Non voglio che finisca qui, in questo modo. Ti prego».
I due rimasero in silenzio per qualche secondo. Taylor non era sicura di sapere bene a che cosa stesse pensando. Attese con il cuore in gola tutto il tempo.
Poi finalmente Michael parlò, sebbene ancora di spalle e con tono decisamente più secco del solito:
«Ti ho già detto di no, Taylor. Sono un tuo professore e tu una mia studentessa, nulla di più. Possiamo continuare ad avere quel tipo di relazione se vuoi, ma quello che è successo oggi non deve più riaccadere. È chiaro?».
Taylor abbassò lo sguardo. Non resistette più e le lacrime iniziarono a colare lentamente.
«Sì, capisco» furono le ultime parole che riuscì a pronunciare, con voce flebile, prima di uscire dall’auditorium scoppiando per l’ennesima volta in lacrime.
 
 
Linda Collins era a letto con il suo bellissimo e meravigliosamente affascinante fidanzato Darren C. Carmichael, e si stava annoiando a morte. Non è che non lui le piacesse fisicamente, ovvio, ma c’era qualcosa in lui che semplicemente portava la sua attrazione a zero.
Non era minimamente comparabile a Simon, non c’era dubbio. Forse per il fatto che durante il sesso si muoveva come una macchina, o il fatto che continuasse a elogiare le sue grandi doti di amante fregandosene della ben diversa realtà dei fatti.
«Oh, sì, piccola!» continuava a urlare Darren C. Carmichael, nonostante Linda fosse ferma immobile da quando avevano iniziato. «Ti piace, piccola?»
Linda non rispose, ma si limitò a guardare annoiata l’orologio a suo polso, sperando che l’agonia finisse al più presto. Sbuffò rumorosamente.
«Senti, hai intenzione di durare ancora molto? Perché sai, qui io-»
«Mh, oh sì!»
Darren C. Carmichael non la considerava nemmeno.
«Ohi, scusa, sai com’è, potresti almeno valutare il fatto che, che ne so, esisto
«Oh, Simon…».
«Mi hai appena chiamata “Simon”?!»
«Cosa? No, ma va!»
«Ommioddio… sai cosa? Basta così».
Spostò a forza Darren C. Carmichael di lato e lui cadde a peso morto sul materasso. Afferrò velocemente le sue mutandine ed iniziò a rivestirsi velocemente.
Darren C. Carmichael era profondamente confuso:
«Che ho fatto stavolta?»
Linda lo ignorò. Indossò la sua canotta azzurra e si alzò dal suo letto seccata. Iniziò a girovagare per la stanza ancora in mutande, osservando il divino corpo di Darren C. Carmichael disteso sulle sue lenzuola.
Accipicchia però, che spreco.
Linda andò lentamente verso il suo comò, dove erano poste una serie di snack e di dolci che teneva di scorta per i momenti di stress. Solitamente le mangiava e poi correva subito in bagno a vomitarle, poiché una linea perfetta non si manteneva di certo senza un po’ di sforzo.
Afferrò un pacchetto di patatine al formaggio, lo aprì e cominciò a mangiarle avidamente. Darren C. Carmichael la guardava in silenzio.
«Ma che diavolo mi è successo?» iniziò a dire Linda tra sé e sé, con la bocca ancora piena di patatine. «Sono sempre stata dell’idea che le donne non avessero bisogno di un uomo per sopravvivere. Sono un’icona di femminismo lampante per le ragazzine più piccole di me. Ho sempre detto loro che dovevano essere forti ed affrontare questo mondo crudele con nient’altro che le loro forze. Ho letto tutti i libri su Mary Wollstonecraft quest’estate e questo è quello a cui sono arrivata? A scoparmi Darren C. Carmichael solo perché non avevo nessun altro da farmi?»
Darren C. Carmichael si sentì leggermente offeso.
«Posso sapere che ti ho fatto?»
«Sei palesemente gay, okay?» esclamò Linda, guardandolo esasperata. «E, come se non bastasse, sei chiaramente innamorato di Simon. Lo abbiamo capito tutti qui, solo tu sembri esserne completamente all’oscuro!»
«Cosa? No, ma che dici…»
«Ma sai una cosa? In effetti me la sto prendendo con la persona sbagliata: tu non c’entri nulla» ragionò con calma Linda, riprendendo a girovagare per la stanza. «È colpa mia dopotutto, se ho preferito stare con un omosessuale piuttosto che stare da sola, non c’è dubbio».
Guardò per un attimo il pacchetto di patatine che aveva in mano. Oh, adorava alla follia quelle patatine…
«Ma perché diamine ho fatto tutto questo?» sussurrò in preda ai pensieri. «Io… volevo solo essere bella, volevo essere popolare, e invece non ho fatto altro che diventare infelice. Quando c’era la Catena credevo di essere così felice, ma solo ora mi rendo conto che… che…». 
Ma ora non sarebbe più successo. Non sarebbe più stata infelice da adesso in poi.
«Ora capisco! La Catena è morta, ma io sono ancora Linda Collins! Linda Collins, la ragazza di ferro. E non ho bisogno di limitarmi o di farmi del male per poterlo essere di nuovo, ma certo! Io… posso essere felice anche senza Regole, anche senza un fidanzato, sì!»
Prese una manciata di patatine e se la mise in bocca tutta d’un colpo. Poi si avvicinò a Darren C. Carmichael e dopo aver finito di masticare, gli disse:
«Darren, scusami se ti ho usato come fidanzato usa e getta per quasi sei mesi. Anche tu meriti di essere felice in fondo, quindi ti lascio andare».
Darren C. Carmichael la fissò intensamente, ancora leggermente confuso.
«Quindi… significa che posso tornare con Janissa ora?»
Linda non riuscì a credere che lo avesse detto, dopo tutto quello che era appena successo. Sospirò, pensando che dopotutto non era più un problema suo.
«Sì, okay, vai, scopati pure chi vuoi, non mi interessa!».
Darren C. Carmichael, entusiasta come non lo era mai stato, si rivestì in tutta fretta ed uscì alla velocità della luce dalla stanza di Linda, lasciandola completamente da sola.
Linda guardò per un secondo la sua stanza vuota.
Si lanciò sul letto ancora sfatto, lanciò in aria le ultime patatine rimaste e le mangiò avidamente, finendo anche per leccarsi le dita.
Poi rise, e rise ancora più forte, e rise talmente tanto che iniziò a farle male lo stomaco e dovette correre in bagno a vomitare.





Ebbene è andata, ed è andata abbastanza bene, ma alla fine sono matura! è stata anche molto dura e quindi ci ho messo tanto, ma adesso vedrò bene come organizzarmi per l'estate e forse riescire a diminuire i tempi, non so. Questo è un leggero capitolo "di transizione" (scritto ovviamente, come quasi tutti gli altri, tra l'una e le tre di notte, ovvero il mio momento di picco di creatività) che tanto divertente non è, ma tranqui che al vero draaaamaaaa ci arriveremo poi ;)
Grassie a tt
Mel.
  
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