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Autore: Shinalia    07/07/2009    3 recensioni
Fra uomo e donna non può esserci amicizia.
Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore,
ma non amicizia.
O.Wilde
Estratto capitolo:
Dovevo avere un aspetto decisamente pietoso per destare tutti quei sospetti. Non che non ne avessi motivo … erano stati due giorni pessimi ed oltretutto la mia solita tecnica per scaricare lo stress era momentaneamente inapplicabile, anche se dovevo ammettere che il nuovo giardiniere di casa era messo piuttosto bene.
"Quasi quasi rinnego i miei propositi di tenere un comportamento adeguato a casa e mi sfogo a modo mio. In fondo mamma ha la sua bottiglia … la mia è solo una preferenza diversa ed anche più salutare." pensai distrattamente
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Betato by Digghi

La vera amicizia è una pianta che cresce lentamente

e deve passare attraverso i traumi delle avversità 

perché la si possa chiamare tale.

George Washington

1.

 

La sveglia iniziò a suonare incessantemente riempiendo il silenzio della stanza e risvegliandomi dal mio stato di torpore.

Strano… questo non mi sembra il solito suono.

Comprendendo  di essere ancora stordita per il sonno ed incapace di pensare coerentemente, mi protesi verso quell’aggeggio infernale che aveva osato disturbarmi. Purtroppo qualcosa di stano intralciò il percorso del mio braccio, seguito da un

“Ahi”

Spaventata strabuzzai gli occhi alzandomi di scatto e quello che vidi non mi provocò quello che si può definire un buon risveglio. Tutt’altro.

“Cazzo!” urlai in preda al panico, portandomi le mani alla bocca.

 “Uhm … Delia per carità non urlare … la tua voce assordante di prima mattina non è il massimo per le mie povere orecchie” biascicò rigirandosi nel letto.

Mi portai le mani alla tempie iniziando a massaggiarle, in attesa che anche Rafael si rendesse conto del piccolo e non insignificante dettaglio.

Cosa ci facevo io nel suo letto alle sei di mattina?

Non ci volle poi molto, la sveglia continuava a trillare insistentemente, ridestandolo dal suo stato catatonico. Lo vidi aprire gli occhi assonnati e scrutare la stanza fino a giungere sulla mia figura, con un’espressione non poco sconvolta.

“P… perché diamine sei nel mio letto?” balbettò “ per giunta coperta solo da un lenzuol …” si bloccò e iniziò a tastarsi notando di essere altrettanto nudo.

Inarcai un sopracciglio rivolgendogli un’occhiata esasperata, ma la mia calma durò ben poco.

“Razza di .. grrr … hai capito finalmente perché stavo urlando?” imprecai alterandomi.

Deglutì rumorosamente “Secondo te abbiamo …” domandò timoroso, non riuscendo a concludere la frase a causa del pressante imbarazzo.

Annuii  “non vedo altre spiegazioni” borbottai, accompagnando le mie parole con un gesto teatrale.

“Ma come?”

Corrugai la fronte rivolgendogli un’occhiataccia scettica.

Non poteva averlo davvero chiesto.

“Vuoi un disegnino per caso?” mi trattenni dal tentare di strangolarlo. Ogniqualvolta Rafael si agitava iniziava a porre domande senza senso e a balbettare. Non era proprio il massimo in una situazione tanto delicata.

“Dobbiamo aver bevuto parecchio” constatò passandosi una mano sul volto.

“Tu dici? Io lo sapevo che non dovevo bere … ma tu Dai Delia che sarà mai? Ci facciamo qualche birretta oppure Dai piccola prendi questo liquore dall’aspetto orribile e dall’odore nauseabondo e ubriacati finendo a letto con il tuo migliore amico” sibilai furente

Sospirò sommessamente. Ormai dopo cinque anni di collage aveva compreso che tentare di farmi ragionare durante una sfuriata era pressoché impossibile. Quindi si limitava ad assecondarmi ed ad asserire con il capo sino al termine del mio sfogo.

Tuttavia ciò non faceva che aumentare la mia irritazione.

“E smettila di far si si con la testa senza rispondere! Dannazione! Tira fuori un po’ di carattere!” sbraitai alzandomi dal letto e coprendomi con il plaid che giaceva a terra, probabilmente per i movimenti notturni.

“Senti Delia” disse dolcemente “Credo che agitarsi in questo modo sia inutile, ora come ora non credo ci sia rimedio, quel che fatto è fatto e ..” lo vidi interrompersi e deglutire rumorosamente. Non compresi immediatamente il motivo, ma seguendo il suo sguardo notai di avere gran parte del seno in bella mostra, a causa della foga doveva essersi scoperto.

Arrossì fino alla punta dei capelli e dopo essermi avvolta nell’infida coperta che avevo tra le mani, lasciai la stanza di corsa. Non era usuale per me imbarazzarmi, tutt’altro, ero praticamente stata a letto con il trenta percento dei ragazzi del collage in quegli anni, trovando in questo un ottimo diversivo allo studio pressante.

C’è chi gioca a scacchi, chi prende lezioni di danza e chi come me si dedica ad un’attività altrettanto interessante, il sesso.

Ma questa volta era diverso, non era un ragazzo qualsiasi quello con cui ero stata, ma Rafael, il mio Rafael. Ci eravamo conosciuti il primo anno, entrambe matricole del corso di architettura, seguivamo insieme le lezioni e pian piano avevamo fatto amicizia. Non avevo mai creduto all’amicizia tra uomo e donna, ma da quando lo avevo incontrato quella mia convinzione era miseramente crollata. Rafael era speciale, un ragazzo dolcissimo ma allo stesso tempo caparbio, uno dei pochi in grado di tenermi testa nei miei momenti di follia – impresa alquanto ardua. Mia madre non faceva che riprendermi per il mio carattere , sottolineando quanto sapessi essere insopportabile, eccessivamente irascibile e permalosa. Un mix orribile, ma a quanto pareva, con i ragazzi il fatto di essere carina compensava il mio caratteraccio.

Sgattaiolando per i corridoi, senza curarmi di recuperare i miei vestiti, corsi verso la mia stanza. Pessima idea, a quell’ora la struttura era gremita di gente e mi giunsero non poche occhiatacce scandalizzate. Dal canto mio non mi sarei certo mostrata imbarazzata dinanzi a quel branco di zoticoni e forte del pensiero che tra meno di quarantotto ore avrei lasciato questo posto, continuai a camminare tranquilla e a testa alta.

Da lontano riuscii a vedere la porta della mia camera, che mai come in quel momento mi parve allettante e inconsciamente accelerai il passo per poter finalmente trovare riparo da quella situazione sgradevole.

Se il buon giorno si vede dal mattino allora è meglio che mi barrichi in bagno e non mi azzardi ad uscirne fino al nuovo giorno.

Arrivata dinanzi alla porta mi accorsi di essere sprovvista di chiave, che naturalmente doveva essere rimasta nei jeans o nella borsa. Presi un bel respiro per placarmi e sperai vivamente ci fosse la mia compagna di stanza, Jenny. Bussai delicatamente alla porta, ma non ci fu risposta ed iniziai seriamente a preoccuparmi. Presa dallo sconforto continuai a bussare, intensificando i colpi di volta in volta, e poco mi ci volle prima di iniziare ad urlare, sotto lo sguardo sbigottito dei passanti e le occhiatacce truci delle ragazze delle stanze vicine, probabilmente svegliate da mio fracasso.

Dopo cinque minuti, nei quali avevo mentalmente imprecato nelle più svariate lingue, Jenny con un’espressione assonnata aprì la porta, venendo prontamente fulminata dalla sottoscritta.

“Del …” le parole le morirono in gola notando il mio abbigliamento poco consono e si fece immediatamente da parte per farmi entrare.

“Ma che diamine hai combinato? Che cazzo ci facevi mezza nuda nel corridoio” urlò passandosi le mani tra i cappelli, che in quel momento sembravano un’immensa balla di fieno.

Un sorriso increspò le mie labbra, facendomi guadagnare un’occhiataccia non poco turbata dalla mia amica.

“Era una scommessa o una delle tue solite cavolate?” sbottò indignata

Scossi il capo “Ma che, magari!” esitai il tempo di accomodarmi sulla poltroncina bianca all’ingresso “Ho fatto un casino” biascicai calando il capo

“Chi ti sei scopata stavolta?”  borbottò sconfitta. Ormai aveva ben compreso le mie distrazioni e seppur non le condividesse, si era arresa all’evidenza. In questo eravamo molto diverse, infatti lei era la tipica ragazza con “la testa sulle spalle”, costantemente dedita allo studio che le dava più che ottimi risultati, fidanzata con il suo ragazzo del liceo da ormai una quantità di anni per me inconcepibile e … tremendamente buona. Certo, fino a quando non la si faceva incavolare, a quel punto diveniva una belva, in grado addirittura di soppiantarmi nella classifica delle più stronze del collage. In cui mi ero facilmente guadagnata la settima posizione e ne andavo più che fiera.

“Allora?” sbottò la mia amica in attesa di una risposta, ridestandomi dalle mie elucubrazioni

Presi un bel sospiro, dipingendo sul mio volto un’espressione eloquente “Rafael”

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Wow grazie mille per i commenti, spero tanto che i capitoli siano all'altezza delle vostre aspettative. è il primo originale che posto ed è anche decisamente diverso dal mio stile! Ma mi piace provare XD

un enorme bacio

by Manu

   
 
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