Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    15/07/2018    2 recensioni
Che gioia sarebbe un compleanno senza qualcuno con cui condividerlo?
Era questo ciò che si era sentito dire quando si ostinava a non volerla in mezzo ai piedi.
Per tanto tempo Scott l'aveva considerata uno strazio ed, egoisticamente parlando, avrebbe tanto desiderato che nessuno lo costringesse a quella bella rottura.
Credeva che nulla l'avrebbe mai convinto a cambiare idea, ma spesso si ricevono delle sorprese inaspettate e la gioia cancella l'ostinazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ormai i compleanni tra i due erano sempre più speciali.
E i 15 anni che si apprestavano a compiere erano un traguardo che per la famiglia Black, a pochi giorni dalla nascita di Scott, sembrava un miraggio.
Se un solo medico avesse detto loro che il peggio era passato, non ci avrebbero mai creduto.
Scott era nato prematuro ed era chiaramente cianotico.
Quel fenomeno medico era riscontrabile solo in presenza di problemi cardiologici o in caso di infezioni alle vie respiratorie.
L’ospedale era stato chiaro: aveva poche possibilità di vita. Ci voleva un miracolo perché un neonato così piccolo e gracile riuscisse a passare il normale ciclo di cure.
Questo gli avevano confidato qualche mese prima e lui aveva posto la domanda cui sperava di ricevere risposta da tanto: avevano conosciuto in quel modo la famiglia Light?
In minima parte si poteva affermare che era così, con una piccola differenza di non poco conto: la signora Light aveva avuto una gravidanza tranquilla.
Le due future mamme avevano condiviso la stessa stanza e quando erano nati i loro tesori, si erano ripromesse di non perdersi di vista. Ma la bontà della famiglia Light andava oltre simili promesse: appresa la notizia che la vita di Scott Black era appesa a un filo, la madre di Dawn aveva preteso di rimanere in ospedale per qualche giorno in più e anche una volta uscita le aveva fatto visita regolarmente per farle forza e per sperare in un miracolo.
Avevano pregato a lungo e forse il miracolo era davvero accorso a loro: le condizioni del piccolo erano migliorate a tal punto da farlo uscire dopo 20 giorni dall’inizio del trattamento.
Quando le due famiglie uscirono insieme dall’ospedale, si guardarono intensamente e pensarono che potesse essere interessante vedere i loro pargoli crescere insieme.
E così fu: avrebbero festeggiato il compleanno insieme e talvolta pure Natale e Pasqua, sarebbero andati nelle stesse scuole e anche il periodo estivo li avrebbe visti vicini con la speranza, più che altro quella delle madri, che un giorno potessero diventare ottimi amici.
 
“Hai pensato a un bel regalo per Dawn, eh Scott?” Le chiese sua madre, posando la rivista di cucina sul tavolino del salotto e fissando il figlio che da lì a poco avrebbe festeggiato i suoi 15 anni.
 
“Come sempre.”
 
“E cosa di preciso?” Domandò Alberta, occupando un posto sul divano.
 
“Siete davvero delle impiccione.”
 
“Lo dicevi anche di Dawn, quando ti chiedeva cosa avevi intenzione di regalarle.”
 
“Io…”
 
“Poi, però, hai cambiato idea.” Sibilò la sorella che in certi frangenti, con quella sua dannata lingua lunga e tagliente, le ricordava un qualche serpente.
 
“Per me ha cambiato idea, perché un po’ le piace.” Borbottò suo padre che era rientrato da qualche secondo dalla sua solita passeggiata mattutina e aveva ascoltato quello scambio di battute.
 
“Papà…”
 
“Non preoccuparti Scott, non ce ne siamo accorti.” Rise sua madre, contagiando anche Alberta.
 
“Non è che mi piace.”
 
“Però non puoi nemmeno negare che ti lasci indifferente.”
 
“Sono solo un po’ confuso, Alberta.” Replicò, scrollando le spalle.
 
“E la cosa può causarti alcuni problemi.” Sospirò la maggiore, rispondendo al contempo anche al fidanzato che le aveva appena inviato un messaggino.
 
“Non ci hai ancora detto che cosa le hai regalato.” Brontolò la madre, facendolo sospirare.
 
“Ho speso anche gli spiccioli dell’anno scorso, ma alla fine ho optato per un set completo di trucchi.”
 
“Quanto completo?” Chiese la sorella.
 
“La commessa del negozio mi ha assicurato che è il set più grande che avevano in negozio e ho dovuto fare tre giri per portarlo tutto a casa.”
 
“Più il regalo è costoso, più si spera nel seguito.” Osservò suo padre che, agli occhi del figlio, era il massimo esperto in fatto d’amore.
Se era riuscito a conquistare quella iena di sua madre, allora doveva aver usato delle doti nascoste che chissà dov’erano finite.
 
“Mi basta renderla felice.”
 
“A 10 anni volevi renderla felice, a 12 anni volevi il suo sorriso, a 14 anni volevi il suo grazie e ora in cosa speri?”
 
“Io…”
 
“Papà…non dovresti confondere i pochi neuroni presenti nel cervello del mio fratellino.” Brontolò Alberta, facendo risentire il diretto interessato che le pizzicò con rabbia la coscia scoperta.
 
“Ehi!”
 
“Ricordati, comunque, che non puoi alternare ottimi regali a periodi nei quali non sai nemmeno dove sbattere la testa.”
 
“Che significa?”
 
“Che negli ultimi tre compleanni hai riciclato sempre la stessa idea: un mazzo di rose rosse e speravi di renderla felice.” Sospirò suo padre.
 
“Questa volta sono sicuro che le piacerà.” Borbottò il rosso, ritornando nella sua stanza e iniziando a impacchettare il suo maxi regalo.




 
Spesso Dawn Light aveva difficoltà a comprare un regalo degno all’amico.
Aveva già attinto tante volte nei suoi gusti e aveva sempre fatto, come se fosse una cosa impossibile, centro.
Ora, però, gli sembrava sempre più complicato. Per quell’anno se l’era cavata con un cd introvabile di una delle sue band preferite, ma per l’anno prossimo avrebbe dovuto inventarsi un nuovo piano.
D’altro canto sentiva di essere quasi alla pari con lui.
I loro ultimi regali erano stati davvero complicati, ma anche se lui le avesse regalato la Luna, Dawn sentiva che ne sarebbe rimasta insoddisfatta.
Faticava a spiegarlo solo con le parole, ma quando gli stava vicino tutto il resto diventava inconsistente.
Era quando si allontanavano e ognuno tornava alle proprie abitazioni, che la cosa gli creava qualche piccolo fastidio.
Anche se erano partiti con un rapporto pessimo, s’intende i primi compleanni, ora lei sentiva di non poter vivere senza quell’amico così speciale.
Avevano troppi ricordi in comune e anche se alcuni famigliari non erano più a questo mondo per festeggiare il loro compleanno, a lei bastava che Scott fosse presente e che fingesse di tuffarsi con il viso, così come quando avevano sette anni, sulla sua fetta di torta.
Eppure le sarebbe piaciuto che si accorgesse dei suoi sentimenti, ma i maschi, specie a quell’età, erano così immaturi che non si accorgevano di qualcosa nemmeno se gli cadeva dritta sulla zucca. Nemmeno se gli avesse scritto un bigliettino dove esternava chiaramente tutti i suoi sentimenti, lui ci avrebbe capito qualcosa e sarebbe finito con il credere che tutto si trattasse di uno scherzo innocente, atto solamente a farlo arrossire.
 
“Sembri stanca Dawn.” Tentò Scott che, durante quel pranzo, aveva provato di tutto pur di farla ridere, ricorrendo perfino a qualche innocente scherzo con cui infastidire Alberta, troppo presa a chattare per parlare con gli altri ospiti.
 
“Non so se il mio regalo ti piacerà.” Ammise, vergognandosi profondamente per quella timidezza che non riusciva a superare e che le impediva di accettare o di esporre i suoi sentimenti.
 
“L’importante è il pensiero e poi non sarà peggiore di quello scarafaggio morto che ti ho dato quand’eravamo bambini.”
 
“Lo so.” Borbottò triste, ignorando il brindisi dei suoi genitori e costringendo l’amico a fare altrettanto, quasi condividesse il medesimo malessere.
 
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiese, assecondando il suo senso di colpa.
 
“No.”
 
“E allora perché non ridi?”
 
“Perché dovrei ridere?”
 
“Perché se accetto di venire a casa tua, è solo per vederti sorridere e per condividere qualche risata con te.”
 
“Come?”
 
“Non hai capito che è questo il più bel regalo che puoi farmi?” Domandò con voce ridotta a un sussurro.
 
“Io…”
 
“Il regalo fisico è solo un contorno di poco conto: se tu sei felice, a me sta bene qualsiasi cosa, perfino una lezione con lo stramaledetto McLean.” Ringhiò il rosso, rievocando l’immagine del prof di matematica che qualche mese prima l’aveva minacciato con un debito, superato solo grazie agli intensi ripassi pomeridiani in biblioteca.
 
“Scott…”
 
“Ma se sei giù di morale, io divento triste e ciò mi porta a pensare che abbia sbagliato qualcosa, costringendomi a una notte insonne.”
 
“Mi spiace.” Soffiò, accarezzandogli una mano e ritirandola subito per la paura che i suoi famigliari fraintendessero le sue intenzioni.
 
“Tornando a questa festa, devo dire che la torta di tua madre era deliziosa.” Sviò il rosso che non si aspettava quel contatto improvviso.
 
“Le ho dato una mano sai?”
 
“Una mano? Tu? Credo che questa sera mi toccherà una bella lavanda gastrica.” La provocò, facendola scattare.
 
“Ehi!” Protestò, pizzicandogli una guancia.
 
“Stavo solo scherzando.” Si difese, riempiendo il bicchiere della ragazza di Coca Cola, quasi volesse farsi perdonare per quell’innocente provocazione.
 
“Detesto quando fai così.”
 
“Dovevi reagire.” Soffiò, scusandosi per quel comportamento infantile.
 
“Io…”
 
“La crema era deliziosa e le decorazioni, che sicuramente sono opera tua, potevano far invidia a una qualche pasticciera.” Si complimentò, accarezzandole i lunghi capelli e facendola sospirare.
 
“Davvero?”
 
“Non mento mai quando si tratta di cibo.”
 
“Come fai a sapere che le decorazioni sono merito mio?” S’incuriosì la giovane, girandosi a fissarlo e ritrovandosi il suo volto a poca distanza, quasi volesse confidarle il suo segreto.
 
“Ho guardato i tuoi ultimi disegni sul quaderno d’arte e questi, oltre a essere molto belli, erano quasi uguali a quelli che hai messo sulla torta.”
 
“Hai fatto centro.”
 
“Per una volta riesco a indovinare tutto senza commettere sbagli.”
 
“Io…”
 
“Ora che abbiamo mangiato e sei felice, potresti seguirmi?” Le bisbigliò, rimanendo inudibile alle orecchie dei vari zii e cugini che erano accorsi per quella festa.
 
“Seguirti? E dove?” Domandò dubbiosa, mentre Scott si alzava in piedi e chiedeva al padre le chiavi dell’auto per recuperare dal bagagliaio il regalo all’amica.
 
“Non riesco a portare il tuo regalo da solo.” Si scusò, aprendo la porta che conduceva nel minuscolo giardino e poi nella rimessa dove era stata messa la carriola blu scura del suo vecchio.
 
“Un cavaliere non dovrebbe spingere la sua principessa a fare sforzi simili.” Lo canzonò Dawn, ricordandogli dell’ammissione che aveva ascoltato qualche mese prima.
 
“Se non la finisci, è l’ultima volta che ti chiamo principessa.”
 
“Mi piace quando sei così galante.” Borbottò Dawn, facendolo arrossire per via di quel complimento assai insolito.
 
“Hai paura che possa far girare la voce che sei una strega come quella delle fiabe che guardavamo da piccoli?”
 
“Non proprio.”
 
“E allora di cosa?”
 
“Non voglio che tu dica che sono odiosa: mi farebbe soffrire.” Sospirò, abbassando la testa e rattristandosi per quella considerazione.
 
“Tu non sarai mai cattiva, Dawn.” La rincuorò il rosso, aprendo il bagagliaio e porgendo alla giovane la scatola più piccola da portare dentro. Le altre due, seppur con fatica, era riuscito a trascinarle fino al salotto, dove, varcata la porta, ricevette l’aiuto del signor Light.
 
Erano bastati pochi secondi per sparecchiare e i due avevano iniziato ad aprire i regali.
Dawn, aprendo il pacco che aveva portato fino alla tavola, non credeva che Scott fosse stato così matto da comprarle tutta quell’abbondanza e lui stesso dubitava dell’esistenza di un disco che era stato pubblicato solo in pochissime copie.
Prima di questi regali avevano aperto quelli dei parenti, ma quelle sorprese erano destinate a spodestare per importanza ciò che nonni, zii e cugini avevano pensato per loro.
La giovane si ritrovò sommersa da una marea di trucchi e, mentre i parenti erano sbalorditi da quella visione, si girò per costatare che il suo sforzo fosse stato apprezzato da Scott.
Quest’ultimo non solo ne era felice, ma sembrava non vedesse l’ora di chiudersi in stanza per mettere quel disco che, secondo il suo negoziante di fiducia, era praticamente introvabile.
Dawn aveva girato ben 10 città per trovarlo e dopo tutti i negozi di dischi si era quasi rassegnata: il primo album inedito con tanto di stampa fosforescente e autografato dal batterista, prima che quest’ultimo abbandonasse la band, era cosa introvabile. Solo in un mercatino dell’antiquariato aveva avuto fortuna e, anche se suo padre aveva contrattato a lungo per il prezzo, alla fine sentiva che Scott non se lo aspettava.
Era così presa a guardare i vari smalti e a confrontare i diversi colori che non sentì della proposta di suo padre per un nuovo brindisi.
Non aveva prestato minimamente attenzione al suo discorso. Ormai i discorsi dei loro genitori erano sempre uguali: in entrambe le abitazioni si lanciavano su ricordi frammentari e su speranze per il futuro prossimo che li attendeva.
Come nei tre anni precedenti, Dawn non fece una piega, ma fu quando sentì due labbra posarsi sulla sua candida guancia, che si risvegliò e si voltò sorpresa alla sua sinistra.
 
“Grazie Dawn…sei davvero speciale per me.” Aveva soffiato Scott, staccandosi da quel contatto che aveva fatto arrossire l’amica e che le aveva restituito il suo inconfondibile sorriso.






Angolo autore:

Allora cari lettori, cosa ne pensate?

Ryuk: Non siate timidi...sbriciolate il piccolo cuoricino di rocchi.

Eh?
Ti ricordo che sei stato tu a partire in quarta con quest'idea: io ti ho solo assecondato e aggiunto parti divertenti (vedasi scarafaggio, primo capitolo in assoluto e alcune piccole parti sparse qua e là nel resto della serie).

Ryuk: Speriamo che la storia vi stia piacendo.

Non appena avrò un po' di tempo, risponderò anche alle recensioni che mi sono arrivate, ma intanto aggiorno.
Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo faranno un cameo, senza battute, alcuni personaggi che ho dimenticato d'inserire nella scheda iniziale.

Ryuk: Pessima memoria.

Non immagini neanche quanto, Ryuk.
Alla prossima!
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68