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Autore: Elisir86    15/07/2018    1 recensioni
Infine si accorse che quell'immagine che lo stava fissando con occhi sgranati non era la sua.
Certo il viso era simile al suo -forse con qualche chilo in più- ma i capelli erano di un castano scuro e gli occhi erano di un tenue verde...
...un colore che non vedeva da secoli.
Si portò una mano al petto e il riflesso eseguì lo stesso movimento e forse -ma solo perché ancora non aveva metabolizzato tutte le stranezze- quello fu il momento più spaventoso della sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia, Austria/Roderich Edelstein, Danimarca, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXX

Alejandro

 

 

 

 

 

 

Alejandro se ne stava davanti alla porta della stanza di Flavio. La stessa porta che qualche ora prima aveva sbattuto con rabbia.

La guardava sperando che si aprisse da sola, non aveva voglia di urlare nel bel mezzo del corridoio perché il suo ragazzo aveva deciso che quel giorno non era in vena di sesso.

Si sfiorò la fronte, sapeva che il livido era ancora lì e gli faceva un male cane! D'istinto strinse un pugno, aveva così tanta voglia di ripagare Flavio di quel bollo blu, magari prendendolo con la forza...

“Non mi ama!” una voce che conosceva benissimo lo destò dalle sue fantasie, corrugò la fronte e si mise all'allerta, “Hai visto con che sguardo mi ha fulminato?!” l'accento tedesco era terribilmente fastidioso ma ancor di più era il fatto che quell'albino di merda era nella camera da letto di Flavio.

Il suo ragazzo!

Certo, sapeva che la sua ex colonia andava a letto con chiunque -era quasi una malattia la sua-, ma mai quando c'era lui nei paraggi.

Per questo duranti i meeting Alejandro non lasciava un attimo libero Flavio, facevano l'amore -o sesso, non era importante come lo si chiamava- per tutta la notte e durante le pause, si creavano una bolla dove c'erano solo loro due.

“Senti un po', crucco, perché continui a scassarmi le palle con sta storia?” Spagna storse le labbra, mai aveva sentito Sud Italia parlare in un modo tanto scurire, non che non dicesse sconcerie -sapeva perfettamente come stuzzicarlo- o qualche parolaccia ma il tono, non era mai quello di uno perennemente incazzato.

“MI ODI ANCHE TU?!?!” e lì Alejandro non riuscì più a capire una sola parola, Flavio aveva iniziato a parlare uno dei suoi dialetti, urlando come un ossesso.

Infine la porta si spalancò come lui aveva sperato.

Sud Italia lo fissò per qualche secondo prima di spalancare gli occhi, la rabbia era sparita facendo posto al timore “Cazzo...” lo sentì bisbigliare prima di provare a chiudere la porta. Subito portò un piede per bloccare il tentativo, “Aspetta! Voglio solo parlare...” ma Flavio spinse con più forza rischiando di frantumargli le ossa.

“Vattene a cagare!” il tono dell'italiano era molto più alto di prima e gli giunse come un pugno in pieno viso o meglio, come una porta in pieno viso -visto che si era ritrovato di nuovo chiuso fuori dalla camera.

“Quello era Spagna...” la voce di Gilen arrivò ovattata come se si stesse premendo qualcosa sulla bocca -conoscendolo, si stava asciugando il muco- e si chiese perché quella merda senza spina dorsale se ne stava ancora con il suo fidanzato!

Sbatté un pugno con forza “APRI QUESTA PORTA LURIDA PUTTANA!” non ci stava di essere preso così per il culo, aveva ingoiato tanto di quell'amaro con quel bamboccio e solo perché...non sapeva perché ma gli piaceva stare in sua compagnia e il sesso era fantastico, ma trattarlo come se non valesse nulla era troppo.

“MA LO SENTI?” lo sentì strepitare “HAI SENTITO COME MI HA CHIAMATO? PUTTANA! IO, SAREI UNA PUTTANA!” ci fu un tonfo di un oggetto buttato sul pavimento e il rumore di qualcosa -forse un vaso- che si rompeva.

 

 

Dopo qualche istante dove Flavio non aveva fatto altro che sbraitare e lanciare oggetti, la porta si riaprì, Alejandro si ritrovò con Prussia che sgusciò dietro la sua schiena.

 

Mezzo uomo!

 

“Non so perché si comporti così ma bisogna farlo tornare in se!” lo sentì bisbigliare prima che la sveglia lo raggiunse nello stomaco. Si piegò dal dolore “Cazzo...” alzò lo sguardo nello stesso istante in cui Sud Italia si posizionò di fronte all'uscio.

“CHIARIAMO UNA COSA, LURIDO MANIACO DEL MIO CAZZO, IO NON SONO LA TUA MIGNOTTA!” e detto questo la porta fu sbattuta per la seconda volta, le parete vibrarono e un quadro -raffigurante un omicidio- cascò a terra, dalla stanza in fondo al corridoio uscirono le altre Nazioni.

Giappone lo guardò con disprezzo “Una cosa dovevi fare...” era sul punto di esplodere e gridare che non era colpa sua, che Flavio si era fatto di un mix di acidi e cocaina, quando fu Flavio a parlare “Beh, in un certo modo ci è riuscito, mio fratello non ci darà fastidio...per un bel po'...”

Lutz corrugò la fronte e storse le labbra in un ghigno divertito “Cos'è? Non sbocciano più rose nel paradiso?” lo mandò a quel paese con un bel dito medio mentre si avvicinava pestando i piedi.

Che cazzo ridi biondaccio?” sibilò ma il tedesco sorrise ancor più apertamente “Sai, questo Flavio non mi dispiace!” lo gelò con quella frase in tedesco lasciandolo bloccato e confuso a metà corridoio, che cosa gli aveva detto quel crucco?!?

 

 

Vaffanculo, stronzo!

 

 

 

 

 

NOTE:

 

Piccola nota per ricordarvi che le frasi tra le virgolette e scritte in corsivo sono dialoghi pronunciati nella madre lingua dell'individuo.

In questo caso Spagna parla in spagnolo e Germania in tedesco.

 

A presto

Elisir

  
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