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Autore: Blue Flash    16/07/2018    0 recensioni
«Aspettate tutti—…» urlò Bonney Jewlery, attirando tutta l’attenzione su di sé, mentre s’alzava in piedi e brandiva la mela che non aveva ancora terminato di mangiare. «Primo, com’è possibile che non si è unito anche Trafalgar al gruppo delle minacce? Secondo, quando fai arrivare questa maledettissima cena? E’ più di un’ora che sto aspettando, Cassiel, ed anche la mia pazienza ha un limite. Terzo, le tue mele fanno schifo. »
Drake, che era il più vicino a Bonney, scosse la testa per via delle risate generali, e poi afferrò la rosata per la manica della camicia e la costrinse nuovamente a sedersi, come se fosse una bambina.
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Lord Petyr Cassiel decide di indire una "Caccia al Tesoro" sulla sua isola misteriosa, ed invita a partecipare l'intera Generazione Peggiore, così da vedere in azione i famosi Supernovellini. Ma non saranno loro i soli a volersi impossessare del tesoro di Cassiel, a sorpresa parteciperanno anche i Rivoluzionari, la famiglia Vinsmoke ed i pirati di Barbabianca, che si ritroveranno bloccati su quell'isola.
Che i giochi abbiano inizio.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Jewelry Bonney, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11. Ti prego

Erano passati esattamente tre giorni dall’incontro con Cassiel e nessuno, ancora, era riuscito a trovare una soluzione all’enigma che era stato posto dall’uomo e questo stava facendo abbassare il buon umore generale, specialmente quello di Koala. Eppure, la rivoluzionaria, era sempre stata positiva e decisa a sperare per il meglio, ma vedere Sabo totalmente disperato, non la faceva stare bene. Era come se l’umore di Koala fosse collegato alla figura del Secondo dei Rivoluzionari e questo, forse, perché il loro era un legame che portavano avanti fin da quando erano piccoli. Avevano imparato a conoscersi ed ad affrontare pericoli e situazioni difficili, quindi era più che ovvio che i due avessero stretto in tale maniera, anche se ogni tanto Koala rischiava di guardare Sabo qualche secondo di troppo, cosa di cui si pentiva subito dopo.
Magari era solamene perché si preoccupava per lui, oppure perché adorava guardare quei boccoli biondi perennemente scombinati. Non importava quante volte Sabo provasse a pettinarli, alla fine il ragazzo aveva sempre quell’aria vagamente scompigliata che a Koala piaceva tanto. Però, da quando erano giunti sull’isola, era altrettanto certa che le cose non andassero davvero bene, almeno per lui. Poteva anche aver abbracciato di nuovo il suo caro fratello, che lo trascinava sempre in folli idee, ma c’era qualcosa che lo tormentava, e forse Koala era l’unica capace di notare quel turbamento nell’animo di Sabo, per. non aveva detto nulla e si era limitata a guardarlo da lontano pensando, ovviamente, a fare la sua parte in quella situazione.
Dopo cena aveva raggiunto Morley e Lindbergh, che in giardino stavano continuando i loro lavori di scavo verso la montagna nella speranza di scoprire qualcosa. L’esterno era un posto così bello, pieno di alberi e fiori rari, esportati da isole lontane. Quel luogo, nonostante al momento fosse una sorta di gabbia dorata, era davvero bellissimo, doveva proprio ammetterlo Koala, ed infatti, di nascosto dagli altri, passava quel poco tempo libero che aveva a cercar di scoprire qualcosa in più. Ovviamente, se avesse davvero trovato qualcosa, avrebbe avvisato immediatamente gli altri, ma purtroppo quelle sue uscite serali non avevano portato a nulla. 
«Koala? Sembri più pensierosa del solito questa sera, stai bene?» le domandò Lindbergh che nel mentre stava armeggiando all’ingresso del cunicolo scavato da Morley, giocando al contempo con uno dei suoi macchinati. 
«Sì, scusami, sono solamente un po’ stanca.» liquidò quella domanda con una semplice scrollata di mano, cosa che fece sorridere il felino. 
«Ed infatti si vede. Anche se non sembra siamo tutti stanchi e sono piuttosto convinto che Law, presto o tardi, avrà una crisi di nervi notevole.»
Quelle parole la fecero sorridere divertita, ed infatti la ragazza annuì in maniera impercettibile, scombinandosi, fra l’altro i capelli biondi. 
«Potrebbe essere, ma in fondo lui si sta impegnando parecchio—…»
«E’ più stressato di Sabo, il che è una vera e propria novità.»
«Giusto, perché Sabo è sull’orlo di una crisi di nervi un giorno sì e l’altro pure, specialmente da quando siamo qui dentro.»
Li gatto, che col proprio cacciavite tirò fuori un pezzo di quell’oggetto misterioso che stringeva fra le mani, annuì e poi lo puntò in direzione della ragazza. 
«Hai ragione. Dovremmo proporgli la stessa tisana calmante che diamo al nostro biondo, non credi? E poi, fra le altre cose, oggi pomeriggio credo che sia stato in biblioteca. Ad un certo punto ho visto volare qualcosa  dalla finestra che andava a fuoco
Koala, sorpresa dalle parole di Lindbergh, sgranò gli occhi ed in maniera automatica sollevò appena il viso, quasi alla ricerca della finestra da cui Sabo doveva davvero aver lanciato qualcosa. Era sempre stato così: lui si focalizzava troppo su quello che succedeva e si dimenticava perfino di mangiare o di vivere. Rischiava di nuocere perfino a sé stesso, questo Koala lo sapeva bene ed in cuor suo si ritrovava, ancora una volta, a preoccuparsi per lui. Perché in fondo il biondo si metteva in pericolo sia quando era fuori dalla base sia quando si ritrovava sommerso di lavoro. Lo faceva per il bene altrui, questo lei lo capiva benissimo, ma non c’era mai una via di mezzo che lo portasse ad avere una vita tranquilla. 
«E’ sempre il solito zuccone.» lo rimproverò lei a mezza voce, quasi come se stesse parlando con sé stessa, anche se in verità Lindbergh, li accanto, l’aveva pienamente sentita.
«A cosa lavori, micino?»
«Mia dolce Koala sto provando a far ripartire il mio rilevatore di disturbi di frequenza, così potremmo anche capire da dove Cassiel fa partire quel campo di forza impossibile da abbattere. Ma ogni volta che lo resetto, alla fine, mi esplode in mano oppure smette di funzionare.»
E come a voler sottolineare quel concetto, il gatto sollevò il piccolo aggeggio per mostrarlo a Koala, che non sapendo assolutamente cosa fare, annuì disperata. Se neanche il loro miglior scienziato e costruttore riusciva a sistemare qualcosa di simile allora la tecnologia di Cassiel era decisamente ad altissimi livelli. Le dava fastidio tale idea, perché Koala considerava Lindbergh come il più bravo del mondo, perfino più bravo di Vegapunk, e sapere che anche lui era in difficoltà non la tranquillizzava neanche un poco. 
Sospirò profondamente e poi si passò una mano a sfiorarsi la guancia, gesto che Koala faceva quando era parecchio stanca.
«Quindi nessuna novità neanche su questo versante.» ribadì lei e poi, improvvisamente, si lasciò sfuggire uno sbadiglio, segno che anche lei aveva bisogno di riposo. 
«Perché non vai a dormire? E’ tardi, Koala, vai a riposarti anche tu.» 
«Sì, penso che lo farò, ma appena torna Morley, non voglio lasciarti da solo, micino.»
«Finiscila, so badare a me stesso. Sfodererei i miei preziosi artigli—… quindi, Koala, non si discute e fila a letto.»
Quell’ultima frase di Lindbergh la fece sorridere divertita, ed infatti, dopo essersi rimessa in piedi, sistemandosi la gonna, la giovane rivoluzionaria si mosse in direzione del compagno e con immensa tranquillità s’inginocchiò al suo fianco per soffiargli un leggero bacio sulla fronte. Era una cosa che faceva spesso, in segno di rispetto e soprattutto di gentilezza nei confronti di colui che si prendeva sempre cura di lei, specialmente in assenza di Dragon. Voleva davvero bene al rivoluzionario, e per questo, dopo quel bacio, gli carezzò le orecchie, per poi rimettersi in piedi. Lei era fatta così, faceva ogni cosa spontaneamente, senza preoccuparsi se i propri gesti potessero mettere a repentaglio gli altri, forse per via della propria tragica infanzia, quando tutto le era stato negato, ed adesso sentiva di dover  essere sempre libera di fare quello che voleva. 
Si limitò a quel gesto, perché non erano necessarie ulteriori parole, ed allora dopo quel bacio soffiato, Koala s’allontanò dal giardino in modo tale da poter ritornare nella sua grande stanza e dormire beatamente. La camera che le era stata data, o meglio che lei aveva scelto, aveva di tutto e questo l’aveva resa entusiasta. Bastava solamente aprire il proprio armadio per ritrovare così tanti vestiti che Koala mai avrebbe immaginato di poter indossare. Almeno questo era un punto positivo. Le piaceva anche l’ampio balcone della camera e la specchiera. Insomma era decisamente meglio del palazzo di Iva, nonostante anche quello fosse parecchio grazioso, senza ricordare tutte quelle cose Okama, che tanto la inquietavano.
Impiegò qualche minuto nel ricordare la giusta strada da intraprendere, perché la grandezza era sinonimo di perdersi, ma non ad i livelli dello spadaccino dai capelli verdi. Eppure insieme avevano avuto problemi anche nell’uscire dal giardino del castello, ma questo Koala aveva evitato di raccontarlo, altrimenti avrebbe perso la faccia dinnanzi a tutti quanti, e poi era stato divertente parlare con Zoro Roronoa, anzi, era meno stupido di quanto Sanji Vinsmoke le avesse detto. 
Persa nel suo deambulare per il corridoio, solamente dopo si rese conto di aver raggiunto la propria camera da letto ed infatti allora arrestò la sua camminata, fermandosi davanti alla porta chiusa. Si guardò intorno, assicurandosi di essere da sola, e finalmente l’aprì per potersi ritirare fra le ombre della propria stanza. Richiuse la porta alle proprie spalle e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, ma quella sua calma guadagnata, andò in frantumi nel momento stesso in cui vide una figura muoversi sul proprio letto. Essendoci ogni luce spenta i peggiori pensieri si fecero strada in lei, che senza esitazione si mi in posizione d’attacco, facendo scivolare un piede indietro e sollevando entrambe le mani. Era una vera fortuna che Hack le avesse insegnato il Karate degli uomini pesce, e chiunque fosse l’intruso era pronta a colpirlo. 
Solo che la figura distesa sul letto, rialzandosi e mostrando la propria faccia assonnata come non mai, si rivelò essere niente poco di meno che Sabo, ed infatti il biondo, allertato dalla posa della rivoluzionaria, si mise in piedi e balzò giù dal letto, facendole segno con le braccia per farsi riconoscere. 
«Koala fermati, sono io, Sabo!»
Fortuna che l’aveva visto e visto in tempo, perché una volta sferrato quell’attacco difficilmente l’avrebbe mancato, anche se era certa che con il potere del suo frutto Rogia non avrebbe sentito quel colpo. 
«Mi hai fatta spaventare. Da quando ti nascondi in  camera mia?» domandò la rivoluzionaria andando ad accendere la luce della stanza ampia, in modo tale da poter guardare meglio il proprio compagno.
Certo, quella era una vera sorpresa, anche perché in quei giorni loro due avevano avuto poche occasioni di parlare da soli, quindi vederlo imbucarsi di nascosto nelle proprie stanze faceva un certo effetto sulla giovane Koala. 

«Scusami, davvero, non volevo farti spaventare. Solo che ero passato prima a vedere se c’eri e mi sono addormentato qui mentre ti aspettavo.» ammise con semplicità il biondo lasciandosi cadere, ancora una volta sul letto. Aveva la camicia sbottonata in un paio di bottoni, le maniche arrotolate ed i capelli scombinati come non mai: si era chiaramente appena svegliato solo per colpa sua. Ed infatti, Koala, si sentì leggermente in colpa per essere lei il motivo del risveglio del ragazzo, anche se effettivamente lui non doveva dormire li. Doveva essere da tutt’altra parte, eppure, eccolo dinnanzi a lei, che la studiava con quei grandi occhi scuri che si ritrovava, mentre un sorrisetto sghembo gli smorzava la dura linea delle labbra. 
«Non preoccuparti, mi sono calmata.» mormorò lei, cercando anche di dissimulare l’imbarazzo dovuto al fatto che lui la stesse aspettando. « Dunque adesso sono qui, va tutto bene?»
Non poté mancare tale domanda, considerato che lei era solita prendersi cura di tutto ciò che Sabo faceva. Era così da quando erano piccoli e le cose sarebbero andate avanti anche nel futuro. Si tolse con un movimento fluido le scarpe e poi, a piccoli passi, Koala si diresse verso il proprio letto, puntando, però, ad una zona lontana da quella scelta da Sabo per riposare. 
«In realtà no. Cioè sì, ma anche no. Sono confuso.»
Quelle parole da parte del ragazzo non la sorpresero neanche un poco, ed infatti Koala sospirò profondamente e si sedette, afferrando un cuscino per abbracciarselo. 
«Scommetto che è questa prova a confonderti tanto.»
Ed ovviamente Sabo annuì, lasciando che delle ciocche ricadessero dinnanzi la sua fronte. 
«Ed anche il fatto che non possiamo andarcene. Ho accettato queste sfide perché non potevo fare altro. Insomma, sono stato avventato nello scegliere di intervenire su quest’isola ed adesso ne sto pagando le conseguenze. Il mondo, la fuori, va avanti ed il Governo continua ad agire indisturbato. Siamo noi gli unici a poter riuscire a sistemare le cose ed invece siamo bloccati qui a—… a giocare. Capisci perché sono frustrato?»
Purtroppo, nonostante il discorso fosse decisamente pesante, Sabo aveva pienamente ragione e lei poteva solo immaginare quanto fosse preoccupato per quel che accadeva fuori. Loro passavano intere giornate a preoccuparsi per la gente che da sola non poteva ambire alla libertà, ed adesso eccoli in una gabbia dorata che nessuno poteva buttare giù. Neanche il più forte degli uomini od il più intelligente. Erano prigionieri ed incapaci di liberarsi. Anche lei si sentiva in quel modo, ma di certo provava quella frustrazione molto meno rispetto a Sabo, forse perché lei sapeva godersi maggiormente quello che aveva a disposizione, anche se era una cosa altamente egoistica. 
«Primo, siamo solamente in quattro ad essere bloccati qua dentro, fuori ci sono Dragon-san, Iva-san, ed anche Betty-san che si staranno occupando più che bene di tutto quello che sta accadendo fuori. Sono tutti in ottime mani e poi—…» ma nel dire quelle parole gli occhi diKoala si sollevarono ad incrociare lo sguardo stanco di Sabo. «Noi riusciremo a liberarci, non devi perdere la fiducia. Quell’indovinello verrà risolto abbiamo menti brillanti all’opera,  non essere così negativo, ti prego.»
Sussurrò quell’ultima parola, nella speranza che Sabo riuscisse a recepire il suo concetto, ed improvvisamente lui allungò la mano, andando ad intrecciare le dita con quelle di lei, in un gesto altamente inaspettato che la fece arrossire. C’erano delle volte in cui Sabo dimenticava totalmente che cosa volesse dire avere uno spazio personale, e di certo a Koala non dispiaceva, ma se si trovavano da soli, seduti su un letto, il tutto poteva di certo far imbarazzare perfino lei. Non aveva mai avuto l’ardire di pensare una cosa simile riguardo lei e Sabo, era decisamente troppo, ma doveva ammettere che le sarebbe piaciuto poter sfiorare quella sua cicatrice, che spesso teneva nascosta dai capelli, per poi scendere a sfiorare le sue labbra. Era una cosa che avrebbe tanto voluto fare da tempo, ma era anche una cosa abbastanza imbarazzante ed intima. 
«Lo so, e ti ringrazio per avermi rassicurata, ma sai bene come sono fatto. Non posso smettere di preoccuparmi per tutti quanti.» ammise il biondo mentre con il pollice le carezzava il dorso della mano, con un movimento fluido e morbido.
«Pensa che al momento non devi preoccuparti per tuo fratello, lo puoi benissimo tenere sotto controllo da qui.» aggiunse lei con un sorriso divertito, sentendo improvvisamente le proprie gote tingersi di rosa. 
«Già, usiamo questo come lato positivo—…» e Sabo improvvisamente si fermò, guardando attentamente la figura di Koala seduta a non molta distanza da lui. Rimase alcuni secondi in silenzio, con aria meditabonda, ed alla fine distolse lo sguardo, scuotendo anche il capo. «Scusa, non sarei dovuto introdurmi di nascosto in camera tua. Questo è il tuo spazio e—…»
«Sabo! In realtà sono contenta che tu sia passato a trovarmi, in questi giorni non—… abbiamo avuto molto tempo per parlare e consultarci e tu sei sempre così impegnato. Lo sai che non voglio disturbarti.»
«In realtà tu puoi disturbarmi tutto il tempo che vuoi, Koala, questo ormai dovresti saperlo.
» 
E Koala, sorpresa da tali parole, sfarfallò le lunghe ciglia con aria confusa e poi le sue labbra s’incurvarono in un sorriso sincero e soprattutto spensierato, mentre andò a stringere la sua mano con la propria, incrementando quella presa che Sabo aveva su di lei. 
«Probabilmente volevo solo sentirmelo dire per averne la certezza assoluta.»
«Davvero? Volevi una—… simile certezza?» le chiese lui, questa volta era decisamente confuso. 
«Sì, sai, noi donne siamo così. Abbiamo bisogno di cose concrete.
» rispose la rivoluzionaria aggiungendo una smorfia vagamente divertita, come se volesse prenderlo in giro.
«Quindi, in quanto donna, hai bisogno di un qualcosa che ti dia certezza. Capisco bene.» mormorò ancora meditabondo il biondo, come se stesse riflettendo attentamente sulle parole di Koala. 
Ma quello stato di assoluta calma durò poco e niente, perché avendo ancora le mani strette l’un con quella dell’altra, venne piuttosto facile a Sabo, che in forza superava nettamente Koala, l’attirarla verso di sé, per poi spingerla sul letto, facendo aderire la schiena della ragazza sul morbido materasso. Per fermarla in quella presa, che Koala non riuscì a contrastare, sia perché era stato tutto troppo inaspettato, sia perché adesso erano decisamente troppo vicini, Sabo le bloccò le spalle, stringendogliele con delicatezza, e spinse il proprio busto in avanti tanto che i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. Probabilmente, se fosse successo in un altro contesto, non si sarebbe sentita tanto in imbarazzo come in quel momento, perché fra le altre cose Koala non riuscì a trovare la forza od il desiderio di allontanarlo. 
«Per caso sei impazzito?» domandò lei divertita, come a voler sdrammatizzare quella situazione. 
Sabo, che adesso era in parte steso sopra di lei, scosse il viso facendo un chiaro segno di diniego e poi si abbassò maggiormente verso l’orecchio di lei, sfiorandolo appena con le labbra. 
«Non ho idea di che genere di certezza tu abbia bisogno, ma io sono certo che quando sono vicino a te—… non vorrei mai allontanarmi, Koala.»
Quelle parole, sussurrate sulla propria pelle, la fecero rabbrividire fin troppo, tanto che fu costretta a socchiudere gli occhi. 
«Sabo—… » sussurrò il suo nome come se fosse una supplica, ma soprattutto senza sapere che cosa fare. Erano così vicini che potevano sentire il cuore di entrambi martellare nei propri petti. Erano tanto vicini da poter lasciare che le loro labbra si toccassero. Erano così vicini che Koala poteva finalmente guardare da vicino la sua cicatrice, quella bellissima cicatrice che lo rendeva chi era davvero. 
Sabo, dal canto suo, s’allontanò di poco dal suo orecchio, fermandosi adesso proprio davanti al viso della rivoluzionaria tanto che i loro nasi si sfiorarono in un gesto di pura dolcezza, ma quel contatto durò pochissimo perché improvvisamente fu Koala a lasciarsi andare ed ad azzerare le distanze che separavano le proprie labbra dalle sue, baciandolo. Non vi fu alcuna esitazione in quel gesto, perché probabilmente se non lo avesse fatto quel giorno non sarebbe successo mai più, e con sua immensa sorpresa trovò le labbra del ragazzo, vagamente screpolate, decise più che mai a ricambiare quel bacio.
Le bocche si mossero all’unisono, così come le loro mani, che disperatamente andarono a cercare i capelli, e la pelle, per accarezzarla in un primo momento con delicatezza e soprattutto imbarazzo, ma quando quel bacio divenne più profondo ed infuocato, le carezze divennero quasi possessive. Le mani di Sabo scorrevano lungo la camicia di Koala, accarezzandole disperatamente il ventre e poi già verso i fianchi, ed anche la ragazza, che in un primo momento stava carezzando i suoi capelli, scese a tormentare la schiena di lui, che sfiorò in tutta la sua lunghezza.
Probabilmente passarono svariati minuti prima che il fiato mancasse ad entrambi, così da costringerli ad allontanarsi di poco, ansimando e riprendendo aria. La fronte di Sabo era poggiata contro quella di Koala e senza rendersene conto il rivoluzionario era disteso totalmente su di lei, azzerando qualsiasi possibile distanza esistita fra di loro. 
«Scusami.» le mormorò tenendo gli occhi socchiusi, quasi come se stesse cercando di riprendersi da quel gesto inconsueto. 
«Ma se sono stata io a baciarti?» rispose, invece, lei che si era lasciata andare ad una risata divertita, mentre con le mani carezzava ancora la schiena del ragazzo. 
«Però poi io ad un certo punto ho anche esagerato—…» 
«Sabo, smettila di scusarti, non hai fatto nulla di male.»
«Dici? Se qualcuno ci vedesse in questo momento penserebbe male—…»
Koala, nel sentire quella risposta, arricciò il naso leggermente divertita dalla situazione e poi si sporse in avanti per stampargli un bacio sulla guancia. 
«Non m’importa, che pensino quel che vogliono.»
«D’accordo—… ma questa ti è bastata come certezza? O vuoi che te lo rispieghi ancora?» 
Entrambi si guardarono negli occhi, divertiti ed allo stesso tempo imbarazzati prima che Koala annuisse e tirasse leggermente indietro il viso. 
«Magari se me lo rispiegassi ancora non mi dispiacerebbe più di tant—…»
Ma le sue parole vennero nuovamente interrotte dalle labbra del Secondo dei rivoluzionari che affondarono su quelle della compagna, impedendole ancora una volta di parlare. E se proprio doveva essere sincera Koala non avrebbe mai potuto trovare miglior modo per essere zittita, anche perché era parecchio tempo che desiderava una cosa simile e non credeva che il loro primo bacio sarebbe avvenuto proprio su quell’isola che li teneva prigionieri.
   
 
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