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Autore: _Fenice    17/07/2018    0 recensioni
"All’inizio non lo riconobbe, lo capì subito vedendola indietreggiare. Quando però pronunciò il suo nome lei alzò di scatto la testa e lo chiamò con un filo di voce. Soul la chiamò un’altra volta avvicinandosi con passo deciso e lei si gettò tra le sue braccia tremante e in lacrime.
« Sta’ tranquilla… sono qui. »
« P-pensavo di restare qui d-da sola… n-non tornavi e… », disse singhiozzando la ragazza.
« Sei una stupida. Non ti abbandonerei mai! »
Maka pianse più forte, un po’ per sollievo e un po’ per la paura ancora non del tutto passata. Soul le prese il volto tra le mani e poggiò delicatamente le labbra sulle sue, quasi temendo di poterle fare male tanto era piccola e impaurita."
Ripensando a quella sera, Maka sentì pungerle gli occhi e una calda e solitaria lacrima le rigò una guancia.
Avevi detto che non mi avresti mai abbandonata.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Sorpresa, Soul Eater Evans, Tsubaki | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Old Acquaintances.


La sveglia suonò alle 06.40, ma Maka era già in piedi. Come al solito, dato che la notte non dormiva. Non riusciva ad addormentarsi, quindi si ritrovava a pensare alla sua vita, a Death City, alle persone speciali conosciute in quella strana città, agli amici che tanto amava, ai suoi che si erano separati. Pensava a sua madre, sempre in viaggio, che le spediva lettere e cartoline di ogni posto che visitava, a suo padre che tentava in tutti i modi di avere un minimo di rapporto con lei e puntualmente veniva respinto, a Soul che…
Decise di fare una doccia, poi iniziò a preparare la colazione. Blair era tornata tardi quella sera e dato che cercava di rendersi utile in casa  ̶  anche se con scarso successo, visto che combinava guai di continuo  ̶  e le teneva compagnia durante il giorno, decise di portarle la colazione a letto.
Si vestì e si diresse alla Shibusen, la sua un tempo amata scuola. Le sue giornate erano diventate piuttosto monotone: scuola, biblioteca dopo le lezioni, casa, doccia, pulizie, cena e libri, una serie infinita di libri che soli erano in grado di svagarle la mente da ogni buio pensiero. Non usciva spesso da casa, voleva stare da sola.
Finite le lezioni, Tsubaki la fermò prendendola delicatamente da un braccio.
« Hey, Maka. »
« Oh, Tsubaki… »
« Ultimamente ti abbiamo persa di vista. Non passi più molto tempo con noi… va tutto bene? », le chiese dolcemente.
« Sì. », rispose Maka secca.
« Mh. ». La camelia asserì con un cenno del capo, non molto convinta. Poi le chiese: « Che ne pensi se oggi pomeriggio passassi da te e stessimo un po’ insieme? Oggi Blair lavora di pomeriggio, quindi… »
« … va bene. », le sorrise la Meister. Tsubaki era la sua migliore amica, la capiva sempre ed era sempre lì per lei.

La lama incantata si diresse verso casa di Maka. Arrivata davanti la porta stava per suonare al campanello, quando il suo sguardo cadde sulla piastrina del citofono. Albarn-Eater.
Si rattristò; pensò a Soul, scomparso chissà dove ormai da tempo, senza lasciare traccia né notizie di sé.
L’unica cosa che fece fu lasciare una lettera a Maka, in cui le diceva di dover andare via ma senza dirle motivo o destinazione. “Mi dispiace, ma non posso dire altro…”
La lettera diceva anche che lei non avrebbe dovuto soffrire per la sua partenza, perché Soul non teneva più a lei e non provava più nulla per lei, perciò avrebbe fatto meglio a dimenticarlo e andare avanti.
La camelia pensò ai primi mesi dopo la scomparsa di Soul. Black*Star era furioso con lui: era il suo migliore amico e non aveva saputo nulla finché Maka non disse della sua partenza. La bionda, invece, era distrutta, non parlava più con nessuno, si rintanava in casa e non dormiva quasi più. Per non parlare delle sue crisi di pianto al solo sentir nominare il nome dell’albino dagli occhi cremisi.
Ridestandosi dai suoi pensieri, Tsubaki suonò alla porta dell’amica cercando di essere il più naturale e allegra possibile.
« Ciao Tsubaki, entra pure. », le sorrise cordiale la Meister.
« Bene, e tu? »
« Beh, non c’è male. », si spostò di lato e la fece passare.
Trascorsero la giornata a parlare e raccontarsi un po’ di cose davanti ad una buona tazza di the caldo, come ai vecchi tempi. Solo che Maka adesso era un po’ più tesa, quasi fremesse dalla voglia di tornare a stare sola.
Poi la Buki le chiese se avesse notizie di Soul. Sapeva che non avrebbe dovuto, ma non riusciva più ad evitare l’argomento, vedere l’amica così diversa e cambiata la faceva stare male.
Il sorriso, già incerto, che la bionda aveva in volto, ora le morì in viso.
« No, perché? », rispose secca, gli occhi già più lucidi. Quel tasto era devastante, per lei.
« … ti manca, vero? », le chiese dolcemente. Maka iniziò a singhiozzare. Aveva smesso di piangere da tempo, convinta che non farlo l’avrebbe fatta stare meglio, l’avrebbe resa più forte, così come il non parlare di lui né nominarlo mai. Ma si sbagliava e lo sapeva. Scoppiò in un pianto disperato.
« L-lui aveva promesso… a-aveva promesso che n-non mi avrebbe m-mai abbandonata… e-e invece… »
Tsubaki la abbracciò forte, carezzandole le spalle e stringendola a sé.
« N-non tornerà più… »
« Non puoi esserne certa, non ha mai detto una cosa del genere… sono sicura che ci sia un valido motivo per cui lui sia andato via senza dirti nulla… », cercò di tirarla su.
« Sì, certo che c’è… l-lui non mi ama! N-non prova più nulla per me… altrimenti sarebbe tornato! È passato un anno e di lui niente! »
La camelia, senza sapere più cosa dire, continuò a consolarla e ad asciugarle le lacrime lasciando che si sfogasse. Non c’era modo di convincerla a cambiare idea, del resto ciò che diceva era ciò che era stato scritto da lui in quella lettere d’addio.

Tsubaki rimase a dormire da lei quella sera. Non voleva lasciarla da sola, in quello stato.
La mattina dopo andarono a scuola; finite le lezioni la camelia insieme al suo Meister, Kid, Liz, Patty e Crona andarono a giocare al campo da basket in città. Avevano invitato anche Maka, ma con la scusa di non saper giocare declinò l’invito e tornò a casa. Non era ancora pronta a stare in mezzo a così tante persone. Voleva un gran bene ad ognuno di loro, ma conosceva già i silenzi imbarazzanti e le furtive domande che si scambiavano tra loro, perciò preferiva evitare.
Suonò il campanello della porta e lei, appena uscita dalla doccia e con solo un asciugamano a coprirla, i capelli poco strizzati gocciolanti sul pavimento, andò ad aprire.
Rimase immobile, stupita e immensamente felice…
« Yuuki! » urlò e le saltò addosso. Per poco non precipitarono dalle scale del pianerottolo.
« Maka! Mi sei mancata tantissimo! Quanto tempo… », le rispose l’amica.
« Che ci fai qui? Come stai? Come mai non sei a Tokyo? Che succede? », le fece così tante domande da confonderla.
« Hey, calma, una cosa alla volta! Posso entrare? », rise la ragazza.
« Ma certo, vieni! »
Si sedettero sul divano, adesso Maka indossava una maglia e dei pantaloncini comodi.
« Allora, raccontami un po’ delle tue avventure! »
« Oh beh, niente di che… sono stata convocata in Russia per un addestramento di Buki e, dato che come sai durante l’ultimo scontro con quella strega ho perso Katsumi… », sospirò triste, « … ho pensato che mi avrebbe fatto bene cambiare aria. »
Maka era molto interessata, la ascoltava come una bimba a cui si racconta la favola della buonanotte. Aveva conosciuto Yuuki al parco quando aveva 4 o 5 anni e da allora furono inseparabili fino all’adolescenza. Poi, tra vari impegni e viaggi cominciarono a sentirsi meno spesso, ma ogni volta che si ritrovavano tornavano bambine insieme.
« Lì ho conosciuto tante buki fortissime, », continuò la ragazza, « un ragazzo in particolare mi colpì molto. » 
« Oh, ti sei presa una cotta eh? », la prese in giro Maka, per un attimo tornata la ragazza simpatica e sorridente di sempre.
« Ma no! Sei fuori strada. Mi colpì perché somigliava tanto alla tua buki, Soul. »
Nel sentire quelle parole, la Meister sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi.
« … Soul? », i suoi occhi divennero d’un colpo lucidi e si sgranarono, adesso ancora più attenti e curiosi di sapere.
« Sì, capelli bianchi, occhi color rosso sangue, piuttosto alto e muscoloso… ma, Maka! »
Yuuki si interruppe non appena vide l’amica in lacrime, smarrita. L’abbracciò, le asciugò il viso e le chiese: « Va tutto bene? »
Maka, singhiozzando, come ultimamente era tornata a fare spesso, iniziò a raccontare a Yuuki tutto ciò che era accaduto e quand’ebbe finito, la ragazza la consolò stringendola a sé. Poi la Meister si calmò e insieme guardarono un film, ma la bionda si addormentò poco dopo l’inizio.


Angolo autrice.
Ecco qui il secondo capitolo della storia. Ho inserito un nuovo personaggio, Yuuki, per farle fare da tramite in questo capitolo intermedio. 
Auguro una buona lettura e spero che la storia vi abbia interessato almeno fino a qui.
Una danza con le stelle,
Fenice.
  
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