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Autore: 283    17/07/2018    1 recensioni
essere un semidio è strano, essere Percy Jackson vuol dire buttare la normalità fuori dalla finestra.
perché non bastavano Dei, mostri e demoni, ora anche i maghi sono pronti a tutto per affrontare l'eroe dell'olimpo.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Blackjack, Mrs O'Leary, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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PERCY

Quando pensavo che questa giornata aveva raggiunto il culmine della follia, i Fati decisero di smentirmi ancora una volta.

Ora stavo correndo in un sinistro magazzino abbandonato inseguito da: un’idra, un manipolo di zombie-maghi e un esercito di creature simili a spettri ma dieci volte più agghiaccianti. Come se non bastasse, i miei soli alleati erano: un quattrocchi mingherlino con una strana cicatrice, uno spilungone rosso e una strega nerd che sembrava più tosta dei due ragazzi messi insieme.

La nostra strana compagnia si fece largo in mezzo alle pile di casse polverose; alle nostre spalle sentivamo i passi strascicati dei non-morti e i ruggiti dell’idra farsi sempre più vicini.

I miei compagni d’arme erano pallidi come cadaveri e correvano inciampando nei mantelli, non sembravano abituati alle situazioni di vita o di morte.  

Li incitai a sbrigarsi e svoltai a sinistra nel labirinto di casse ma mi trovai faccia a faccia con un manipolo di creature spettrali. Fui investito da un’ondata di gelo e la mia mente fu invasa da sussurri e grida, mi sembrò come se la felicità mi abbandonasse lasciandosi dietro solo la disperazione. Fui sommerso dal gelo per un attimo: uno a uno i miei ricordi felici scivolavano via. Alla fine mi riscossi e mi aggrappai all’unica cosa che non avrei mai lasciato andare: Annabeth.

Mi liberai dal mio torpore e caricai le creature; pugnalai la più vicina con Ventus. La lama emanava una luce argentata ed era avvolta da fiamme bianche, lo spettro lanciò un urlò agghiacciante e si dissolse in una nuvola di fumo nero.

I suoi compagni arretrarono sibilando. Mi voltai verso di loro e gli agitai contro Ventus, le creature si ritirarono alla vista del pugnale come se questo potesse ferirle con la sua sola vicinanza.

Arrischiai un’occhiata alle mie spalle: i tre maghi erano in piedi con gli occhi sgranati e fissavano il mio pugnale infuocato. Anche io ero molto sorpreso, ma non avevamo tempo per farci domande.

“Volete aiutarmi o volete farci ammazzare tutti?” gli urlai contro. Per sottolineare il fatto, agitai Ventus mostrandogli come le fiamme bianche e argentate si cominciavano ad affievolire. Harry fu il primo a riscuotersi, alzò la bacchetta e urlò “EXPECTO PATRONUM!”, una nebbia argentea fuoriuscì dalla punta della bacchetta e prese la forma di un cervo di luce.

Harry agitò la bacchetta verso gli spettri e il cervo caricò, le creature si dispersero in tutte le direzioni. Alcune, però, non furono abbastanza veloci e finirono calpestate dagli zoccoli o trapassate dalle corna dell’animale argentato.

Alla fine tutte le apparizioni fuggirono e ci ritrovammo soli. Feci un cenno a Harry e dissi “bel trucco Potter se sopravviviamo me lo dovrai insegnare”. Il giovane mago sembrò sorpreso dal complimento ma lo accettò di buon grado.

Ricominciammo ad avanzare nell’oscurità del magazzino, il cervo evocato da Harry trottava al nostro fianco allontanando le creature spettrali che incrociavamo.

Dopo un po' ci ritrovammo di fronte la parete del magazzino, dietro di noi i passi dei non-morti erano sempre più vicini accompagnati dai sibili dell’idra; ci guardammo intorno in cerca di una via di fuga. Alla fine Hermione indicò la parete “presto!! saliamo di là!!”. Si precipitò in avanti e cominciò a salire su una scaletta di metallo. La scaletta si arrampicava lungo la parete del magazzino e raggiungeva le passerelle sospese che penzolavano dal soffitto.

Uno a uno ci arrampicammo tutti. Per salire dovetti rinfoderare Ventus, ma continuai a stringere Vortice nella mano destra per sicurezza. Eravamo a metà strada quando sentii qualcosa afferrarmi un piede.

Guardai in basso e vidi uno degli zombie afferrarmi lo stinco con le sue mani gelide, la veste nera era strappata e macchiata di sangue mentre la maschera d’argento era spezzata lasciando intravedere parte del volto cinereo, in breve era terrificante. Fortunatamente per me ero abituato a mostri molto più spaventosi.

La mia sola reazione fu gridare “ehi!!” e scalciare. La creatura mantenne salda la presa e cercò di tirarmi verso il basso. Armeggiai con la spada cercando di mozzargli il braccio ma non ci arrivavo, guardai in alto verso i tre maghi e urlai “ragazzi un’aiutino!!??”. Voltarono le teste nella mia direzione e cominciarono a tastare le vesti in cerca delle bacchette, intanto un secondo zombie mi aveva raggiunto e si era aggrappato all’altro piede. Lottai e scalciai ma i non-morti non mollarono.

Ad un certo punto ci fu un assordante “BOOOOOM” e fui investito da un’ondata di calore; alla mia destra nella parete del magazzino c’era un buco grande due volte me. I bordi frastagliati sfrigolavano e mandavano scintille colando cemento fuso: in basso sentii l’idra ruggire pronta a sputare un’altra palla di fuoco.

Un terzo mago-zombie si avvicinò a me arrampicandosi sui suoi due compari per afferrarmi; era quasi arrivato ad afferrami per la vita quando sentii Hermione urlare “INCENDIO!!”. Una lingua di fuoco colpì il mostro su una spalla facendogli perdere la presa. Oscillai Vortice e lo trafissi nel costato, la creatura lanciò un gemito smorzato e precipitò nell’oscurità sottostante. Un secondo lampo incendiò la veste di uno dei non-morti rimasti; l’essere si agitò convulsamente dando fuoco anche al suo compagno e in poco tempo si erano entrambi inceneriti.

Continuai a salire, mentre intorno a me le pareti del magazzino venivano martoriate dalle fiamme dell’idra. Giunto in cima mi issai sulla passerella.

Gli altri erano già in cima ansimanti; Ronald aveva una sfumatura verdognola e respirava affannosamente, quindi, o era esausto o aveva un attacco di panico, ma in ogni caso non era una buona cosa. Harry aveva una faccia cupa e illeggibile. Mentre Hermione sembrava furiosa e gli lanciava occhiatacce.

Quando misi piede sulla passerella si voltarono a guardarmi; Harry sembrava spaventato quanto Hermione sollevata. Mi avvicinai e feci un cenno col capo a Ronald che in risposta si sporse dal parapetto e vomitò.

 Ignorai il Rosso e mi rivolsi a Hermione “Grazie per avermi aiutato”. Lei arrossi e disse “Non era niente……. vero Harry?”. Il suddetto mago impallidì e balbettò “C-c-certo ognuno di noi avrebbe fatto lo stesso”. Da come formulò la frase sembrava più una domanda che un’affermazione.

Hermione lo guardò male e fece per rispondere ma fu interrotta da un ruggito. Sotto di noi l’idra si aggirava per il magazzino sibilando e dando fuoco alle pile di casse da spedizione. Ora che eravamo fuori portata sia dalle sue teste che dal suo soffio, stava rivoltando tutto il magazzino cercando un modo per raggiungerci. Ogni tanto nel bagliore delle fiamme potevo scorgere alcune delle creature spettrali di prima, stavano cercando di raggrupparsi per tornare all’attacco.

Senza distogliere lo sguardo dal mostro infuriato sotto di noi, dissi “Penso sia il caso di continuare questa conversazione quando non rischiamo di diventare la cena di un’idra”. Il trio annuì con i volti che assumevano la sfumatura grigia dei non-morti.

Avanzammo lungo le passerelle sospese in cerca di una via di fuga, arrivammo nel punto del magazzino in cui la parete era crollata. Sopra di noi il tetto aveva ceduto e la pila di detriti si era accumulata all’interno dell’edificio, creando degli appigli per arrampicarsi.

Questa volta aprii io la strada. Salii conficcando Vortice nelle fessure tra i detriti e aggrappandomi all’elsa mentre mi arrampicavo, eravamo quasi in cima quando l’idra raggiunse la base del cumulo.

Le teste sibilarono e sputarono una raffica di globi infuocati verso di noi. Harry raggiunse in tempo la bacchetta e gridò “PROTEGO!!” e uno scudo di luce deviò i globi di fuoco facendoli ricadere verso il basso. L’idra arretrò mentre i suoi stessi proiettili le piovevano addosso. Il mostro esplose in una nuvola di polvere dorata dissolvendosi.

Arrivati in cima il trio si accasciò ansimando. Anche io ero stanco, ma avevo dovuto sopportare sforzi peggiori durante la Battaglia di Manhattan e nel Tartaro.

Non potei fare a meno di notare che i maghi non sembravano abituati all’esercizio fisico. Neanche i Mangiamorte gli scagnozzi di mio “nonno” erano molto in forma. Immagino che la magia li portasse a ritenere secondaria la forma fisica. Per quanto la loro magia fosse senza dubbio molto pericolosa senza le bacchette erano indifesi. Anche un mortale avrebbe potuto sopraffarli con facilità. A conti fatti un semidio medio avrebbe potuto tener testa a due o tre maghi senza grandi difficoltà. Fino ad ora gli unici in grado di tenermi testa erano la strega coi capelli da pazza e uno dei suoi compagni che lei aveva apostrofato come “Dolohov”. Insieme mi avevano dato filo da torcere prima che mettessi fuori gioco Dolohov e lanciassi lo scudo in faccia alla strega rompendogli il naso.

Fu il gelo a riscuotermi dai miei pensieri. Gli spettri stavano fluttuando fuori dal magazzino e ci circondavano da ogni lato. Il trio si rimise in piedi a fatica. Tremavano come foglie e i loro volti avevano definitivamente perso ogni colore. Harry sollevò la bacchetta e disse debolmente “e-expecto patronum!”. Ma dalla punta fuori usci solo uno sbuffo di fumo argentato. Anche Ronald e Hermione provarono ma ottennero gli stessi risultati. Estrassi Ventus e lo agitai cercando di ripetere il trucco infuocato di prima, ma non successe niente. Intanto gli spettri si avvicinavano sempre più velocemente. I maghi rinnovarono gli sforzi e io cominciai a declamare formule magiche a caso nella speranza che succedesse qualcosa “ocus pocus! Abracadabra!! Apriti sesamo!! Prendi fuoco stupido pugnale!!”. Forse il trucco infuocato era stato qualcosa di istintivo e ora mi era impossibile replicarlo, oppure Ventus si era offeso e non voleva collaborare.

Ormai le creature erano abbastanza vicine e il loro potere mi stava prosciugando dalle mie forze. Avrei potuto saltare dal bordo del tetto. Il fiume era abbastanza vicino. Ma avrei dovuto aprirmi un varco tra gli spettri e non ero sicuro se il bronzo celeste li poteva ferire. Inoltre avrei dovuto lasciare indietro il trio, cosa che non avrei mai voluto fare. Forse potevo convincerli a saltare con me. Ma ci sarebbe voluto tempo. ed era proprio ciò che ci mancava.

Ero sul punto di provare questo piano disperato quando il cielo notturno si illuminò di argento. Gli spettri si ritirarono sibilando. Poi un uccello argentato piombò dall’alto seminando il terrore tra le fila delle creature. Il volatile era grande come un cigno e avvolto da fiamme bianche. Ovunque passasse le apparizioni fuggivano, con i mantelli che prendevano fuoco quando venivano toccati dalle ali del loro avversario.

Alla fine tutti gli spettri fuggirono lasciandoci soli sul tetto. Un bottò ruppe il silenzio simile a un colpo di fucile. Davanti a noi comparvero una schiera di figure. Erano un miscuglio di giovani e anziani uno diverso dall’altro. E tutti puntavano le bacchette su di me. Di bene in meglio.

Mi allontanai dal trio e tenni spada e pugnale ben in vista pronto per deviare un attacco. Si fece avanti un vecchio con indosso una sgargiante veste viola e una barba bianca in stile Gandalf. Abbasso la bacchetta e disse cordialmente “sei tu Perseo Jackson giusto?”. Gemetti “seriamente!!?? Ci sono dozzine di domande possibili come: stai bene? Perché hai una spada? Ti stiamo mettendo a disagio puntandoti contro armi mortali? Ma no!!! Voi dovete chiedere: sei Perseo Jackson? Avete idea di quanti me lo hanno chiesto oggi??!!”. Gli sconosciuti e il trio erano sbalorditi mentre il vecchio sembrava solo divertito dal mio monologo.

Mentre erano distratti mi preparai a mettere in pratica un folle piano di fuga degno di Tom Cruise quando sentii un nitrito e una voce nella mia testa urlò “cavalli alla riscossa!!”.

Blackjack piombò giù dal cielo alle spalle dei maghi e li travolse gettandoli a terra. Assestò un calcio sul fianco del Vecchio facendolo volare a terra e si diresse verso di me. Senza esitazioni balzai in groppa al pegaso nero. Lui continuò la sua corsa fino al bordo dell’edificio e poi spiegò le ali prendendo il volo.

Dietro di noi le urla e gli schiamazzi dei maghi si allontanarono sempre di più finché anche lo skyline di New York non scomparve in lontananza.

Blackjack scoppio in una risata cavallina e disse “cosa faresti senza di me capo?”. Sorrisi e risposi “non lo so vecchio mio”. Su questa nota virammo verso il Campo Mezzosangue in cerca di un luogo sicuro dove potevo riposarmi da quella giornata pazzesca.             

   
 
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