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Autore: willsolace_leovaldez    18/07/2018    1 recensioni
*AVVERTENZA: QUESTA STORIA NON TIENE MINIMAMENTE CONTO DEI FATTI NARRATI ALL’INTERNO DELLA TRILOGIA “LE SFIDE DI APOLLO”, PERTANTO NON CONTIENE SPOILER! BUONA LETTURA!*
Sono infinite le storie che narrano le gesta dei semidei. Esseri umani dotati di poteri straordinari, nati dall’unione tra un mortale e una divinità, che da millenni combattono contro i mostri che vogliono distruggere il nostro mondo. Ma poche, quasi nulle in verità, sono le storie riguardanti alcuni particolari semidei. Più potenti e più forti di un normale mezzosangue, nati non da una, ma da due divinità. Mandati sulla Terra dai loro genitori, talvolta per errore, talvolta con uno scopo ben preciso. Sono rari, pressoché sconosciuti, ma esistono. Vengono chiamati “Figli del Cielo”. E sono tra di noi.
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
Tempo di prendere delle decisioni.
 

La tensione cominciava a farsi sentire. Nonostante tutti noi cercassimo di ignorarla il più possibile e continuare la nostra vita semidivina come se nulla fosse, la minaccia romana era una costante di tutti i giorni. Erano sempre lì, sempre più numerosi, sempre più armati. Continuavano ad arrivare rinforzi: arrivavano, a giorni alterni, soldati e centurioni con delle specie di catapulte gigantesche romane (dalla regia mi dicono che si chiamano onagri), per non parlare poi delle aquile che continuavano a volarci sopra. Dei, cominciavo seriamente ad odiare quegli uccelli. Fortunatamente, il nostro amato drago domestico da guardia Peleo li teneva abbastanza distanti dal Pino di Talia, e quindi dai nostri confini. Sbuffava e scopriva le zanne acuminate ogni qualvolta un romano provava anche solo ad avvicinarsi a lui. Eh già, Peleo è proprio un cucciolone! Eravamo tutti più nervosi, più irritabili, più spaventati. Già. Gli incredibili e temibili semidei del Campo Mezzosangue, di cui, ehi, faccio parte anche io, armati fino ai denti erano spaventati all’idea di un esercito di altri temibili ed incredibili semidei armati fino ai denti. Che simpatica ironia, eh? Tornando a noi, non credo fossero tanto i romani ad agitare gli animi, quanto il risveglio di Gea, che, come sapevamo tutti, anche se nessuno voleva dirlo ad alta voce, era sempre più vicino. Ma nonostante ciò, tutti si sforzavano di non darlo a vedere. I più grandi e i capocabina si adoperavano per rassicurare i più piccoli, e tutti cercavano di darsi una mano. In un certo senso li invidiavo. Avevano una forza d'animo più grande di chiunque altro io avessi mai conosciuto. Il mio desiderio più grande era quello di non deluderli, e speravo sinceramente di farcela. Mi riscossi dai miei pensieri quando notai una familiare testa bionda uscire dalla cabina dei figli di Atena. Era Malcolm. Non sapevo bene come comportarmi con lui. Dopo quel “bacio” aveva cominciato ad evitarmi, ed erano giorni che non mi rivolgeva la parola. Forse non gli era piaciuto, o forse non gli piacevo più io e non sapeva come dirmelo, o forse aveva improvvisamente capito di essere gay. Succede. Ad ogni modo, capii che se lui aveva deciso di ignorarmi doveva esserci un motivo valido e che se non fossi andata a parlargli io, non lo avrei mai scoperto. Mi incamminai verso di lui con passo spedito, pensando ad una scusa per parlargli, ma Malcolm si voltò e mi vide. Fece subito per voltarsi ed andare via, ma fortunatamente per me, lo raggiunsi prima che potesse fare un solo passo.
-Malcolm!- lo chiamai. Lui si voltò verso di me, con un sorriso di cortesia sul volto. La cosa mi ferì più di quanto volessi. Non credevo di essere così indesiderata.
-Ciao, Giulia, cosa posso fare per te?-
-Beh ecco…- pensai più in fretta che potevo -mi hanno detto che mi cercavi…?- non potevo trovare scusa più banale, ma sembrò funzionare
-Oh… devi scusarmi per il disturbo, in realtà io cercavo uno qualsiasi dei tuoi fratelli, non te nello specifico, quindi se hai altro da fare…-
-Ormai sono qui- lo interruppi, leggermente delusa -cosa ti serviva?- chiesi, cercando di ignorare la morsa che sentivo allo stomaco. Malcolm sembrò arrendersi alla prospettiva di farsi aiutare da me, cosa che sembrava turbarlo veramente molto. Cosa c’era che non andava in me? Puzzavo forse?
-Chirone mi ha chiesto di fare una sorta di inventario del Campo. In infermeria manca niente?-
-Oh.- ci riflettei un momento -non ne sono sicura. Ti dispiacerebbe venire un momento con me per dare un’occhiata? Se non ti è di troppo disturbo…- dissi, sentendo la morsa allo stomaco stringersi. Malcolm sembrò pensarci per un momento, per poi annuire leggermente, senza chissà quanta allegria, ma anche senza essere troppo schifato. Progressi! Lungo il tragitto nessuno dei due disse una sola parola. Lui perché continuava nel suo intento di tenermi a distanza, ed io perché ero concentrata su altri pensieri. Tutti riguardanti il figlio di Atena, mio malgrado. Sinceramente ero un po’ sorpresa, e anche leggermente scocciata dalla situazione. Quando lo avevo conosciuto, Malcolm mi era sembrato essere più che disposto a passare del tempo con me, e avevo percepito anche  un certo interesse nei miei confronti, quindi non riuscivo a capire il repentino cambio di comportamento. Probabile che avessi frainteso tutto? Che lui in realtà non provasse assolutamente niente per me? Certo che era probabile, anzi, era sicuramente così… la sua doveva essere stata solo gentilezza e lo capivo, ma non potevo fare niente contro il dispiacere che tale pensiero mi arrecava… e neanche contro i miei sentimenti per il figlio di Atena, che, anche se ancora non riuscivo a identificarli con precisione, erano di sicuro ben lontani da quelli per un amico. E poi perché baciarmi, se non provava nulla per me? Senza che quasi me ne accorgessi, tanto ero immersa nei miei pensieri, arrivammo a destinazione. E quando dico “senza che me ne accorgessi”, sono seria. Ero talmente distratta che se Malcolm non mi avesse bloccata, sarei andata a sbattere contro uno dei pali della struttura. Mormorai un “grazie”, ricevendo in risposta solo un fugace cenno del capo, ed entrammo dentro. La tenda era pressoché vuota, a parte un ragazzo che dormiva beatamente sulla sua brandina. Era leggermente imbarazzante, non era mai capitato che ci trovassimo da soli, anche se non completamente. Era strano, e piacevole. Mi chiesi se anche Malcolm stesse provando lo stesso, fatto sta che continuava a guardarmi con insistenza. Era la prima volta quel giorno che mi guardava veramente. Decisi di distogliere io lo sguardo, sperando di non essere arrossita troppo visibilmente, mi sentivo le orecchie pericolosamente calde, schiarendomi la voce
-Allora vediamo un po’…- dissi, prendendo la lista dei medicinali fatta da Will l’altro ieri. Nonostante fossi risentita per via del comportamento di Malcolm, fui felice di averlo incontrato. Effettivamente avevamo bisogno di alcuni materiali.
-Allora?- disse. Sembrava desideroso di andarsene
-In verità… avremmo bisogno di un po’ di bende in più e anche di alcuni medicinali. E siamo anche a corto di nettare e ambrosia…- mi costrinsi ad alzare lo sguardo dal foglio -credi di riuscire a procurarci queste cose?- chiesi.
-Farò il possibile-
-Bene! Ti scrivo tutto su un foglio!- dissi agguantando carta e penna e appuntando il tutto frettolosamente, per poi porgergli il biglietto -Grazie- aggiunsi. Malcolm fece una smorfia che assomigliava ad un sorriso
-Non c’è di che…- si raddrizzò gli occhiali sul naso -Se è tutto…-
-Oh sì. Ora puoi anche tornare ad evitarmi. Non ti distrarrò più- mi uscì prima che potessi anche solo decidere di dirlo. Malcolm sembrava sconvolto dalla mia affermazione
-Credi che io ti stia evitando?- chiese. Io non risposi, mi limitai a guardarlo di sottecchi, cominciando a giocherellare con le cinghie del mio guanto. Si passò una mano fra i capelli         -Giulia, devi credermi, io non ti sto evitando. È solo che…-
-E allora perché sono giorni che quando ti saluto tu ti giri dall’altro lato? Mi rivolgi a malapena la parola. Anche poco fa hai cercato di scappare quando mi hai vista. Ma che ti prende? Pensavo fossimo amici… cosa ho fatto per farmi odiare in questo modo da te?-
-Giulia… io non ti odio affatto. Tutto il contrario in verità…- mormorò, mentre io lo guardavo sempre più confusa -Senti, sono stato un’idiota, lo ammetto, ma la verità è che mi piaci davvero e non sapevo come comportarmi. Ma voglio rimediare. Ti andrebbe di uscire con me? Dopo che tutta questa storia sia finita, certo.- chiese, rosso come un peperone. Non potei fare a meno di sorridere.
-Per un appuntamento intendi?- lui annuì brevemente -Certo che mi piacerebbe uscire con te- conclusi. Malcolm sorrise a sua volta, decisamente più sollevato
-Bene… ehm allora ci si vede in giro- fece per andarsene, ma io lo richiamai
-Malcolm, non dimentichi qualcosa?- dissi, riferendomi all’elenco
-Oh giusto, il foglietto- rise nervosamente prendendo il foglio che ancora stringevo io in mano, per poi ridarsi, o almeno tentare di ridarsi, un tono -Ciao.- disse, per poi darmi un bacio sulla guancia ed andare via.
-Ciao- quando fu uscito mi voltai e chiusi forte gli occhi, non riuscendo a credere a ciò che era appena successo e non riuscendo a controllare il gridolino eccitato che mi sfuggì. Dopotutto, ero felice di essermi sbagliata sul suo conto. A me ci teneva veramente. Al che una voce interruppe la mia gioia
-Siete vomitevoli.- il ragazzo che pensavo dormisse era in realtà ben sveglio e mi guardava divertito. Io rotai gli occhi ridendo e preparai un bicchiere con un po’ di nettare dentro da portargli
-Oh sta zitto Brian!-
 
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Nonostante la mattinata mi avesse riservato delle belle sorprese, il pomeriggio si preannunciava ben più nefasto. A partire dal mio incontro con Chirone.
-Allora?- chiesi, con una certa agitazione. Il centauro stava zitto, con la mia mano fra le sue e lo sguardo a dir poco preoccupato, cosa non da lui, che di solito diceva tutto e subito. Chirone mi lasciò andare la mano si andò a sedere sulla sua magica sedia a rotelle (ancora mi faceva impressione vedere il suo deretano equino venire inghiottito da quell’affare) e mi guardò con un misto tristezza e pietà, come se io non fossi altro che la pallida ombra di qualcuno che un tempo era stato in vita.
-Che succede?- ripetei -Mi sta facendo spaventare-
-Giulia…- fu la sua sola risposta
-Signore, avanti parli. Posso gestire la cosa… che c’è che non va?-
-La tua magia è sempre più potente, sempre più insistente. Sempre più difficile da controllare e contenere. Potrebbe sfuggire al tuo controllo da un giorno all’altro. Sono stato uno sciocco a pensare che potesse quietarsi da sola. Già era raro che funzionasse per chi era figlio di due divinità minori… come avrebbe potuto funzionare per te, che hai per padre uno dei dodici dei. Perdonami, se ti ho dato false speranze- disse, dispiaciuto. Sentii tutto l’entusiasmo della mattina scivolare via. Ovviamente non poteva funzionare. Come ho potuto pensare che almeno una cosa sola sarebbe andata per il verso giusto. Ridicolo. Provai a pensare ad una soluzione possibile
-D’accordo… se non possiamo agire sui poteri agiamo sul guanto. Aumentiamo la sua resistenza, sono sicura che si possa fare.-
-Giulia, sarebbe troppo rischioso. Non credere che sia solo il guanto ad incanalare i tuoi poteri. Il guanto si serve anche della tua energia per adempiere al suo scopo. Aumentare la sua resistenza implica aumentare la dose di energia che gli serve.-
-Ma se io riuscissi a resistere? Solo un altro po’, fino a quando non si troverà una soluzione definitiva.-
-Giulia no. Non esiste una soluzione logica al momento. I tuoi poteri non si assopiranno fino a quando non verranno liberati.-
-Posso sempre andare nel mezzo della foresta e liberarli lì, non succederebbe niente.-
-No, non puoi. E per varie ragioni: il campo di protezione impedirebbe al flusso magico di uscire dal Campo mettendo in pericolo tutti noi; se anche riuscisse a perforare la barriera ciò permetterebbe ai mostri e alla Madre Terra di entrare senza alcun problema; la tua magia potrebbe essere talmente forte da svegliare la nostra nemica, anche senza bisogno del sangue di due semidei.-
-E allora resisterò! I-io ce la posso fare, posso fare in modo che non mi sfugga, posso tentare. Fino a quando tutto questo non sarà finito. Una volta riaperto l’Olimpo mia madre e mio padre mi aiuteranno. Lo sa anche lei che loro possono risolvere il problema.- ormai ero sull’orlo di una crisi isterica
-Ti ripeto che sarebbe rischioso aumentare il vincolo. Fare una cosa del genere ti prosciugherebbe, ti porterebbe via ogni singola goccia di magia e di forza vitale. Potresti riuscirci, ma a quale costo?- mi accasciai contro lo schienale della divano, sentendo gli occhi pizzicare
-Allora non c’è proprio niente che io possa fare- Chirone si avvicinò a me e mi posò una mano sul braccio
-Aspettare, bambina mia. Puoi aspettare che gli eventi facciano il loro corso. Su una cosa hai ragione. Tuo padre potrebbe sistemare tutto. Quindi attendiamo di poterlo rincontrare. Sono disposto a correre il rischio di danneggiare i confini, ma non a correre quello di farti rischiare la vita. Ora vai- io annuii lievemente e mi alzai, congedandomi. Una volta che fui uscita dalla Casa Grande, mi poggiai al porticato e chiusi forte gli occhi. Tutta quella situazione era assurda. Completamente assurda. Chirone aveva detto che io non potevo fare niente, ma si sbagliava, io potevo scegliere. Scegliere fra lasciarmi morire o fare del male a coloro che mi stavano intorno. Io scelsi la prima. Mi guardai una sola volta alle spalle, chiedendo mentalmente scusa al mio istruttore, e poi mi allontanai spedita, verso la capanna dei figli di Ecate.
 
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Mi aprì il loro capocabina. Un certo Cameron, pessima reputazione. Eppure esattamente colui di cui avevo bisogno. Una persona disposta a tutto per un pagamento, con accesso alla magia.
-Guarda un po’, la nostra principessa. A che devo l’onore, figlia del Cielo?- roteai gli occhi. Perché mi chiamavano tutti principessa?
-Cameron. Ho bisogno di un favore-
-Che ci guadagno?-
-Trenta dollari ed il mio silenzio con Chirone sulle tue attività illecite.- proposi. Cameron ci pensò su, per poi farsi da parte
-Accomodati, principessa.-
-Smettila di chiamarmi così- bofonchiai, entrando nella cabina. Era incredibilmente cupa, e mi fece venire immediatamente voglia di uscire da lì.
-In cosa posso esserti utile?- chiese, sedendosi su un letto
-Mi servirebbe un incantesimo.- lui sorrise
-Chi devo maledire?-
-Nessuno. L’incantesimo devi farlo su di me… o meglio sul mio guanto- dissi, mostrandogli la mano. Cameron aggrottò le sopracciglia
-A che ti serve scusa?-
-Affari miei. Ora, sai fare un incantesimo per aumentare la resistenza? O qualcosa del genere?-
-Certo- sollevò le spalle ed andò a prendere un libro su una della scrivania -prima i soldi-
-Prima l’incantesimo!-
-Niente pagamento, niente servizio. Spiacente, principessa.-
-Cameron, giuro sugli dei che se non mi fai quell’incantesimo mi metto ad urlare. Stiamo infrangendo una vagonata di regole in questo momento. Vuoi davvero che qualcuno ci scopra?- chiesi. Lui non mosse un dito, convinto che non lo avrei fatto. La gente deve davvero smetterla di sottovalutarmi. Aprii la bocca per urlare… e Cameron mi fu subito accanto, con una mano premuta sulla bocca per farmi stare zitta. Aveva una presa decisamente forte, anche fin troppo forte. Mi stava facendo un po’ male.
-Hai vinto Giulia. Ti farò l’incantesimo immediatamente.- disse, togliendomi la mano dalla bocca. Sorrisi vittoriosa
-Ti ringrazio-. Cameron bofonchiò un “prego” sconfitto, mentre andava a cercare tra le pagine di quel libro un incantesimo utile. Io feci un bel respiro, sperando di star facendo la cosa giusta.
 
 
 
 
 *Angolo Autrice*
 
Ciao a tutti! Come vedete non sono morta, sono solo un pochino in ritardo. Lo so che avevo promesso di essere puntuale, ma vi assicuro che ho un ottimo motivo. Il capitolo in questione non mi piaceva per niente, ed ho quindi deciso di riscriverlo pressoché da capo, cosa per cui mi ci sono voluti due giorni. Per questo ieri non mi sono fatta viva, ero impegnata a scrivere e a disperarmi perché continuava a non piacermi. Beh, la cosa importante è che alla fine sono riuscita a renderlo abbastanza carino, anche se decisamente più corto di tutti gli altri capitoli. E va beh. Come dicevo, questo è un capitolo breve ma intenso, non ci sono altri modi per descriverlo. Voi che ne pensato? Credete che abbia ricominciato a tormentare troppo Giulia (ho mai smesso?)? Forse avete ragione, anche se ancora non sapete cosa l’aspetta nel prossimo capitolo, ma dovete concedermi che le ho fatto anche dei piccoli regali, quindi sono perdonata. Ad ogni modo, sto cominciando ad intristirmi, la storia è quasi giunta al termine, mancano solo due capitoli. Cosa pensate che succederà alla fine? E quali atri tormenti pensate abbia in serbo per Giulia? Fatemelo sapere! Grazie per aver letto fino a qua, un bacio ed un abbraccio enormi,
Willie
   
 
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