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Autore: Generale Capo di Urano    19/07/2018    2 recensioni
[Todoroki/Yaoyorozu] [post stagione 2 episodio 22] [titolo molto a caso, perché sì]
Non stava mentendo quando le aveva detto che pensava fosse la più qualificata tra i due; non stava mentendo neanche quando le aveva detto che un voto, durante le elezioni per il rappresentante di classe, gliel’aveva dato lui. Yaoyorozu era intelligente, sveglia e arguta, ma la convinzione di non essere abile come i suoi compagni le aveva annebbiato del tutto ogni capacità di giudizio e di riflessione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love yourself

 

Quando Yaoyorozu gli aveva chiesto una mano con lo studio, aveva pensato si trattasse di una scusa qualsiasi per  passare un po’ di tempo con lui fuori dalla classe; Todoroki non era un ingenuo, conosceva la propria compagna di classe e sapeva bene quanto eccellesse in ogni singola materia. Pensava che, con tale pretesto, avrebbero passato qualche ora a ripassare appena i vecchi argomenti – loro due soli, a casa di lei, con le mani tiepide di Momo che ogni tanto fingevano di sfiorare per sbaglio le sue.
Di certo non si aspettava di passare il pomeriggio seduto su un prezioso tappeto persiano, con in mano un grosso manuale che elencava un’immensa varietà di armi dall’antichità all’era contemporanea, mentre  la ragazza camminava da una parte all’altra della stanza elencando a uno a uno i materiali di cui era composta ogni singola arma contenuta nel libro. Dopo forse una mezzoretta aveva cominciato a perdere il filo del discorso e ad annuire meccanicamente ogni tanto, mentre il suo sguardo fuggiva da una parte all’altra, ora soffermandosi pochi secondi sul libro, ora distraendosi con i ghirigori del tappeto, ora sfiorando appena la figura di Yaoyorozu che si spostava qua e là sovrappensiero, come uno spettro o come un angelo.
Aveva notato che si umettava spesso le labbra, che ad intervalli irregolari cercava di spostare un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e che questo, puntualmente, tornava a solleticarle il volto; si era reso conto che il numero di passi che compiva per andare da un angolo all’altro della camera era sempre lo stesso – nove, sette, nove, sette – e che ogni quattro giri cambiava direzione. La sua attenzione, ora, era del tutto spostata sui gesti automatici della ragazza, piuttosto che sulle sue parole.
«È giusto?»
«Hm-mh.»
«Non hai neppure controllato sul libro...»
Momo si grattò la nuca, con un sorriso mesto. «Ti stai annoiando?»
Eccola, la Yaoyorozu insicura ed esitante, che abbassava lo sguardo e si mordeva le labbra tremanti, che sospirava e si tormentava la stoffa dei vestiti – nient’altro che un abitino azzurro e vaporoso, per quell’afosa giornata di fine estate. Shouto sgranò gli occhi, rimase muto per qualche secondo e forse fu quel silenzio a spingere Momo a chinarsi per togliergli dalle mani il grosso tomo con espressione mortificata.
«Non mi stavo annoiando...» Non era una bugia, dopotutto. S’era tanto concentrato sui suoi movimenti, su ogni suo più piccolo e insignificante gesto, che aveva dimenticato il resto.

Todoroki era sempre stato un osservatore. Comprendere le azioni altrui, le loro espressioni, assimilare e prevedere: tutto ciò che un eroe doveva saper fare per essere veramente efficiente, Shouto lo metteva in pratica.
S’era aggiunto qualcos’altro, però, negli ultimi mesi; il comprendere, lo studiare, non si fermava lì. Si era trasformato in una lettura attenta dell’animo altrui, in un profondo tentativo di capire e, poi, di aiutare. E la causa di tale metamorfosi, lo sapeva bene, aveva un nome: Izuku Midoriya.
Deku, questo l’assurdo nome da eroe che si era scelto, aveva sempre avuto qualcosa di diverso; con il passare del tempo, aveva capito perché All Might sembrava aver messo gli occhi su di lui. Era stato lui, per primo, a spingerlo a mostrare tutto il suo potenziale – a fargli accettare se stesso, a fargli capire cosa significasse impegnarsi al massimo per essere ciò che osavano definire un eroe.
Aveva ancora le idee confuse, dopo quel primo torneo della Yuuei, ma sentiva di aver capito qualcosa in più – e tutto si era fatto più chiaro non troppo tempo dopo, in un vicolo scuro e isolato, con l’animo colmo di ansia e terrore. L’aveva capito nel vedere Iida a terra, combattuto con se stesso, e quella volta era stato lui a gridare, a spronarlo.
Todoroki sapeva che un eroe era una persona votata a salvare gli altri; quel giorno, si era reso conto che spesso gli altri dovevano essere salvati prima di tutto da se stessi.
Così, quando aveva visto l’agitazione di Momo durante la loro prova pratica, aveva pensato di dover fare qualcosa per tranquillizzarla – ma Shouto non era Midoriya, non era amichevole e rassicurante, non era bravo con le parole. C’era voluta ancora una spinta esterna, qualcuno che prima aiutasse lui, prima che avesse la forza di aiutare anche qualcun altro – le parole del professor Aizawa gli avevano dato forse una maggiore consapevolezza, o forse avevano solo confermato ciò che già aveva compreso.
Non stava mentendo quando le aveva detto che pensava fosse la più qualificata tra i due; non stava mentendo neanche quando le aveva detto che un voto, durante le elezioni per il rappresentante di classe, gliel’aveva dato lui. Yaoyorozu era intelligente, sveglia e arguta, ma la convinzione di non essere abile come i suoi compagni le aveva annebbiato del tutto ogni capacità di giudizio e di riflessione.
Aveva ricordato il momento in cui Izuku gli aveva urlato contro, con furia, se non fosse vero che anche il potere del fuoco era parte di lui – per qualche secondo, era stato come ritrovarsi, o riscoprirsi. Aveva pensato che tutto ciò di cui Momo aveva bisogno era ritrovare la fiducia in se stessa che aveva perso durante il torneo, che doveva solo ritrovare la forza in se stessa, quella che tutti riuscivano a vedere, tranne lei stessa. E così aveva urlato anche lui tutto ciò che pensava, di cui era convinto, sperando di riuscire a riaprirle gli occhi.
Avevano sconfitto Eraser Head, insieme, grazie a lei.
Momo aveva imparato come amare se stessa, e dopo non si era fermata. Gli si avvicinava più spesso, gli sorrideva, cercava di intavolare una conversazione e Shouto, per qualche motivo, non ne era infastidito. La ascoltava chiacchierare e ripetere sottovoce ciò che aveva studiato, non si scostava quando la sentiva sfiorare le proprie spalle.
Todoroki, che pensava di volerla aiutare, si era ritrovato a provare qualcosa di molto più egoistico. E ora quasi era lui stesso ad avvicinarsi per sentirla parlare, per permetterle di stringere il proprio braccio fingendo di volerlo trascinare con sé.
Non si era spostato quando, una mattina, fuori dai cancelli della Yuuei, lei gli aveva sfiorato le labbra con le proprie prima di fuggire all’interno della scuola; e non era sfuggito a nessuno dei baci che erano seguiti, forse li aveva pure assecondati, addirittura cercati – e non era più Shouto il suo eroe, ma Shouto il suo amante, e neanche gli dispiaceva.

Così, quando l’ombra della Yaoyorozu fragile e insicura tornò a farsi vedere, le afferrò le mani tiepide che ancora stringevano il libro e la guardò negli occhi neri come l’onice, d’un tratto spalancati per lo stupore. Avrebbe voluto ridere, ma solo un sorriso debole e sghembo gli si disegnò sul volto. «Non è mica colpa tua se mi sono distratto. Piuttosto, a che cosa ti servono tutte queste informazioni? Pensi di poter aver bisogno di tutte queste armi?»
«Non si sa mai quale potrebbe essere la scelta migliore contro un super criminale.» Tornò la Momo brillante e sagace, che sapeva di doversi preparare a tutto e di poter contare sulla propria incredibile memoria nel momento del bisogno. Todoroki annuì, e fece cenno di riprendere il libro, ma la ragazza si rialzò per appoggiarlo sul piccolo tavolino al centro della stanza. «Per ora basta.»
Si girò a guardarlo, e il suo volto sorridente splendeva come il sole. «Ti va una tazza di tè?»


















Angolino abbandonato da All Might
Avevo tanta voglia di approdare sul fandom di My Hero Academia, e mi sono scoperta ad amare questi due patatini bellissimi, così ho voluto scrivere qualcosa per loro. Non è il massimo, ma forse un giorno avrò la possibilità di dare loro ciò che meritano. Purtroppo non sono riuscita a trovare un titolo migliore (ultimamente cerco anche di evitare l'inglese, ma quando non si hanno idee c'è poco da fare).
 
   
 
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