Titolo:
Fantasmi
Personaggi:
Draco Malfoy, Hermione Granger, Harry Potter, Ron Weasley
Pairing:
lieve accenno a Draco/Hermione
Genere: Introspettivo, Malinconico
Avvertimenti:
What if, OOC
Rating:
Verde
Note:
I personaggi citati non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Fantasmi
«
Ecco
giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo
ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
l'Oscuro
Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui
sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei
due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere
l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese... »
Harry
Potter e l'Ordine della Fenice - pg. 777, capitolo 37, La
Profezia perduta
"Nessuno
dei due può vivere se l'altro sopravvive...".
Questa frase stranamente
riecheggiava nella sua mente, rimbalzando da un pensiero all'altro, riemersa da
qualche anfratto della sua memoria, dove aveva tentato di seppellirla per
sempre. Non erano propriamente felici i ricordi che gli tornavano alla mente,
legati a quelle parole che costituivano parte della famosa profezia su
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ed il Bambino Sopravvissuto.
Draco Malfoy
passeggiava tranquillamente lungo il viale alberato in un assolato pomeriggio
d'estate. In giro non c'era nessuno, era l'ora della massima calura, e la gente
preferiva restare rintanata in casa a godersi il fresco che le pareti domestiche
potevano offrire. Era per quel motivo che lui usciva sempre a quell'ora. Non
voleva incontrare nessuno, specialmente se si trattava di babbani.
Preferiva
la compagnia dei suoi pensieri.
In fondo lui era un mago e conosceva
tantissimi incantesimi per ripararsi dal caldo e dai raggi solari che
rischiavano di irritare la sua delicata carnagione.
Passeggiava impettito,
procedendo con andatura elegante, avvolto nel suo completo di lino bianco di
alta sartoria, dello stesso colore del panama che gli copriva la chioma di un
biondo chiarissimo e nascondeva alla vista degli altri il suo sguardo
glaciale.
Tutto intorno a lui era immobile, come se anche la Natura,
attanagliata dalla morsa del caldo, non trovasse la forza per fare il benché
minimo movimento.
Neanche un alito di vento muoveva l'aria, che invece dava
un senso di oppressione nella sua staticità.
Solo il canto delle cicale
spezzava quell'immobilità innaturale.
Ma lui sembrava non curarsi di nulla,
avvolto nel suo incantesimo, e proseguiva nella sua passeggiata lungo il viale,
protetto dagli alberi verdi che fieri svettavano verso il cielo e che
costituivano l'unico barlume di vita intorno a lui.
Solitamente percorreva il
viale fino ad una piazzetta al centro della quale si trovava una fontana in
marmo bianco raffigurante delle creature marine e lungo i cui bordi ci si poteva
sedere.
Ed infatti in genere si accomodava sul sedile di pietra e cullato dal
rumore dell'acqua scrosciante si perdeva nei suoi pensieri, finché la gente non
iniziava ad uscire di casa e la piazzetta si popolava. Allora lui si alzava e
percorrendo a ritroso il viale tornava a casa, chiudendo fuori il resto del
mondo, come a suo tempo il resto del mondo aveva chiuso fuori lui,
costringendolo a rintanarsi in quel villaggio babbano..
Ma non quella
volta.
Arrivato alla fontana infatti, qualcosa lo spinse a proseguire lungo
il viale, in una parte del paese che raramente aveva visitato.
Rapidamente le
case terminarono, lasciando il posto prima a prati fioriti e poi alla
vegetazione incolta e selvatica.
Decise di continuare il suo cammino,
incrociando di tanto in tanto qualche villetta, con i suoi bellissimi giardini,
le farfalle che volavano leggiadre e libere a portare un tocco di colore alle
distese verdi dei prati all'inglese. A volte c'erano anche delle aiuole fiorite,
ma si trattava di casi rari e per lo più dovuti alla magia del padrone di casa
più che al pollice verde di qualche esperto giardiniere. Il caldo infatti era
eccessivo per permettere qualunque tipo di fioritura.
Durante il suo cammino
un'abitazione che gli apparve davanti all'orizzonte attirò la sua attenzione.
All'apparenza si trattava di una normalissima villetta bianca a due piani, dal
tetto in cotto, forse disabitata, dato lo stato di abbandono delle piante che
crescevano tutte intorno. Ma la cosa particolare di quella costruzione era lo
strano mescolarsi di vita e morte che la circondava.
Sembrava disabitata
eppure poteva scorgere in essa una scintilla di vita, seppure debolissima. Quasi
un soffio vitale ormai allo stremo ed in procinto di spengersi.
Poi tutto ad
un tratto ricordò. Gli tornarono alla mente le leggende del luogo e le
chiacchiere della gente.
Quella doveva essere la "Villa degli Spiriti",
dove la notte successiva alla battaglia finale erano apparsi tre spiriti che da
allora vi avevano dimorato.
Non che facessero nulla, non si sentivano rumori,
non si vedevano strane luci, semplicemente occupavano la casa, ma la gente aveva
comunque paura e se ne teneva alla larga.
Qualcuno più scaltro si era
introdotto all'interno dell'abitazione e vi aveva trovato degli spiriti
abbastanza gentili che gli avevano raccontato la loro storia. Si trattava di due
ragazzi che avevano trovato una morte violenta e di una ragazza a loro
affezionatissima, che non aveva resistito ed era morta di dolore.
Questa era
la versione babbana della storia. Ma chiunque appartenesse al mondo magico
sapeva come stavano invece le cose. Più o meno.
Durante la battaglia finale,
Hermione Granger stava per essere raggiunta dall'Anatema che Uccide, ma questo
non l'aveva mai colpita, perché davanti a lei a farle da scudo si era posto Ron
Weasley, che era morto nel giro di pochi istanti. Hermione aveva continuato a
combattere con la morte nel cuore, ma con la speranza della vittoria e di un
mondo migliore dell'oscurità in cui Voldemort voleva relegare tutti loro.
Intanto Harry aveva ingaggiato il suo duello contro il Signore Oscuro, che
avrebbe deciso le sorti della comunità magica.
Ma il legame che si era creato
tra di loro diciassette anni prima era talmente forte che quando Harry aveva
lanciato contro il suo avversario l'Avada Kedavra, questo dopo aver colpito il
suo avversario gli era rimbalzato addosso uccidendo anche lui. La ragazza era
rimasta a vegliare in infermeria i corpi dei suoi due amici per tutta la notte,
poi l'avevano vista allontanarsi dalla scuola accompagnata da due fantasmi, che
in molti avevano riconosciuto come quelli di Harry Potter e Ron Weasley. Avevano
raggiunto quella villetta che da quel momento era stata ribattezzata Villa degli
Spiriti, e da cui non erano più usciti. Si raccontava che la ragazza fosse morta
di dolore per la morte dei suoi amici, che non era riuscita ad evitare in nessun
modo.
Draco Malfoy decise di entrare e di fare quattro chiacchiere a modo
suo col Trio Miracoli, quel trio di sfigati... Erano diventati tutti fantasmi,
pensò sogghignando tra sé. Sapeva bene che con gli spiriti c'era poco da
scherzare e che non andavano disturbati per nessuna ragione, ma loro erano
Gryffindor fino al midollo e a parte qualche rispostaccia non gli avrebbero
fatto nulla.
Oltrepassò il cancelletto di legno bianco scrostato, attraversò
il giardino percorrendo il vialetto ormai ricoperto dalla vegetazione che era
cresciuta selvatica e giunse davanti alla porta, robusta ed imponente nonostante
le ingiurie del tempo ne avessero scalfito la superficie una volta ben levigata
e ne avessero alterato il colore sbiadendolo notevolmente. Draco vi posò la
mano, scoprendo che era aperta, ma in fondo non c'era motivo per cui fosse
serrata. Chi può fare del male a dei fantasmi? E poi la casa era disabitata da
tempo immemore, quindi non c'era neanche nulla da rubare. Quando le sue dita
toccarono il legno, percepì un senso di intensa sofferenza interiore, come se il
dolore della ragazza avesse permeato ogni singolo mattone di quel posto, come se
fosse stato così forte da diventare solido ed avvolgere i muri della villetta.
Spinse la porta, che girò sui cardini producendo un cigolio sinistro che lo
turbò senza però spaventarlo.
Varcata la soglia, si ritrovò in un ambiente
buio, come il resto della casa, per quello che poteva vedere, dove i contorni
degli oggetti erano a malapena distinguibili grazie alle rare lame di luce
solare che riuscivano a penetrare attraverso le fessure che con il tempo si
erano aperte nelle barriere di legno che erano state apposte per sbarrare le
finestre. L'aria era pesante e piena di polvere, ovviamente ai fantasmi non
interessava arieggiare il posto dove stanno, mica dovevano respirare loro! Cercò
di trattenere i colpi di tosse che premevano contro la sua gola, per non svelare
la sua presenza. Non aveva paura dei fantasmi, e di quei tre in particolare.
Voleva solamente guardarli quando pensavano di essere soli. Cercare di capire
cosa provassero e cosa pensassero. Il perché però non riuscì a capirlo neanche
lui. Rimase ancora un po' lì sospeso tra la luce che la porta aperta gettava
nella casa, e l'oscurità in cui tutto era avvolto. Alla fine decise, si chiuse
la porta alle spalle badando di fare meno rumore possibile, e mosse qualche
passo verso l'interno. Gli ci volle un po' perché gli occhi si abituassero
all'oscurità, i polmoni smettessero di bruciare per la mancanza di aria pulita e
le orecchie smettessero di dolere per il profondo silenzio a cui erano
costrette.
Finalmente riuscì a percepire delle voci provenire da qualche
punto della casa più avanti e decise di avvicinarsi. Mentre camminava, poteva
vedere la poca mobilia rimasta, coperta da teli che un tempo dovevano essere
stati bianchi, ormai ridotti in brandelli dal tempo e dalla polvere, come dei
mostri dell'oscurità dai lunghi tentacoli che riposavano in attesa di catturare
la loro prossima preda per farne il loro pasto. Dal soffitto invece pendeva un
intricato quanto affascinate arabesco di ragnatele bianche che come soffici teli
di seta si drappeggiavano tra i muri ed i lampadari, costituendo
contemporaneamente un rifugio accogliente ed una trappola mortale. Esattamente
come quella casa lo era stata per la Granger. Lei vi si era rifugiata per
trovare conforto dalle sue sofferenza, e non ne era più uscita.
Via via che
avanzava, riusciva a sentire più nitide le voci di due ragazzi, leggermente
alterate dalla nuova condizione ma perfettamente riconoscibili per lui che le
aveva sentite ed odiate in ogni minuto della sua permanenza ad Hogwarts. Arrivò
infine davanti ad una porta accostata da cui provenivano le voci che sentiva.
Scostò di poco la porta, scorgendo due sagome argentee che fluttuavano a
mezz'aria, che riconobbe subito come San Potter e Re Weasley. Poco discosta da
loro una figuretta era rannicchiata ai loro piedi. Si doveva trattare della
Mezzosangue, ma lei a differenza degli altri due non brillava. Il dolore doveva
essere stato enorme, l'aveva totalmente annientata se anche come fantasma era
praticamente invisibile. Avrebbe voluto rimanere ancora un po' ad osservare la
scena, ma una voce che purtroppo conosceva benissimo lo richiamò.
"Malfoy,
spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento - lo apostrofò Harry - So
benissimo che sei lì, quindi smettila di spiare e vieni pure avanti".
"Anche
da fantasmi rimanete degli sfigati" esordì Draco, per distogliere l'attenzione
dal fatto di essere stato colto in castagna.
Harry e Ron gli si fecero subito
incontro scrutandolo severamente dall'alto. La terza figuretta invece se ne
rimase accucciata a terra senza neanche dare segno di averlo
percepito.
"Forse non è la Granger - pensò Draco - Se fosse stata
lei mi sarebbe corsa incontro e mi avrebbe coperto di insulti".
"Dov'è la
Mezzosangue?" chiese invece.
"Taci Malfoy, o presto potresti trovarti a farci
compagnia" gli ringhiò contro Ron. Ma Harry gli mise una mano sul braccio e lo
fermò prima che potesse continuare.
Harry alzò l'altro braccio e con il dito
opalescente indicò proprio la figuretta rannicchiata terra, con un'espressione
estremamente sofferente negli occhi.
Osservandola meglio, Draco vide che
aveva una forma vagamente umana. Era coperta da una lunga veste bianca e la
pelle bianchissima denotava che si trattava di un essere appartenente al regno
delle ombre. Ma perché non brillasse o fluttuasse, per Draco restava un
mistero.
"Mezzosangue da viva, mezzofantasma da morta! Non risplende neanche"
disse perfidamente, la voce ridotta quasi ad un sibilo. Ma la sua cattiveria
derivava dal desiderio di vedere in quella figura almeno un pallido riflesso
della ragazza che aveva conosciuto in passato.
La sagoma rimase immobile a
terra, rannicchiata su sé stessa, mentre Ron scattò subito contro Draco: "Tu,
lurido figlio di Mangiamorte, perché non..." ma non riuscì a terminare la frase
perché un nuovo intervento di Harry lo fermò. Lo prese per un braccio
costringendolo a girarsi verso di lui, e scuotendo la testa gli fece segno di
non continuare.
Poi si allontanò verso il fondo della stanza, distante da
Draco e dal fantasma di Hermione, facendo segno a Ron di seguirlo.
"Ma Harry,
perché mi hai fermato?" gli chiese stupefatto tenendo sempre d'occhio
l'amica.
"Perché se c'è qualcuno che può aiutarla quello è Malfoy".
"Ma
Harry, è di Malfoy che stiamo parlando! Sai quello che a scuola l'ha sempre
derisa, insultata, ferita... Insomma, lui non può aiutarla, semplicemente
perché... perché... perché è Malfoy, ecco perché!"
"E noi siamo i migliori
amici di Hermione! Eppure non abbiamo potuto fare niente per lei. Guardala, ti
sembra felice? E in tutta sincerità, pensi che possa stare peggio di così? Se
come me le vuoi davvero bene - Harry interruppe Ron che stava per replicare - e
so che è così, allora dobbiamo lasciarlo provare. Non possiamo toglierle questa
possibilità".
Ron rimase muto a fissarlo.
"Le staremo sempre accanto -
continuò Harry - per essere sicuri che non le succeda niente, ma dobbiamo
lasciarla andare. In fondo lei non era destinata a stare con noi...".
Ron,
ancora poco convinto, fece un cenno di assenso. "E sia... Ma se la fa soffrire
ancora di più di quanto già non stia soffrendo, trascinerò personalmente il
furetto fin dentro le fiamme dell'inferno!".
Harry guardò divertito l'amico
notando il buffo contrasto tra il viso minaccioso e la consistenza eterea, quasi
angelica. "Hai fatto la scelta giusta, amico".
Si voltò verso Draco che si
era avvicinato ancora alla figura spettrale ed immobile che si trovava davanti a
lui. Hermione però non dava segno di essersi ancora accorta della sua
presenza.
Draco notò una poltrona alquanto malridotta e coperta da uno
spesso strato di polvere, proprio davanti al punto in cui si trovava Hermione.
Senza curarsi più di tanto della sporcizia, si sedette ed iniziò a fissare la
figura di fronte a lui. Da quando era entrato, era rimasta totalmente immobile,
avvolta nel suo dolore, tanto che Draco iniziò a pensare che fosse finta, che si
trattasse di una statua. Tuttavia decise di fare comunque un tentativo. Voleva
vedere di nuovo quell'aria di sfida nei suoi occhi, quell'espressione decisa sul
suo volto, quell'atteggiamento fiero del suo corpo, perché davanti a lui non
riusciva a scorgere nulla di tutto ciò. Tutto quello che vedeva era un fantasma,
nel vero senso della parola, della ragazza che aveva conosciuto ad Hogwarts.
Nulla collegava l'entità che gli stava di fronte con la combattiva Gryffindor
che gli aveva sempre tenuto testa. Quello ne era soltanto un ricordo sbiadito e
slavato.
"Allora Mezzosangue, come te la passi?" ma non ottenne nessuna
risposta. Si guardò attorno e poi tornò ad osservare la figura ai suoi
piedi.
"Certo che potevi scegliere un posto migliore di questa catapecchia da
infestare. Capisco che con due sfigati del genere al seguito - ed indicò i due
fantasmi che confabulavano in fondo alla stanza - la scelta fosse abbastanza
ristretta... Però mi sembra che siate caduti veramente in basso!". Ancora nessun
segno dalla figura a terra.
Sentendosi osservato, si girò incontrando gli
sguardi di Harry e Ron che ora sembravano studiare le sue mosse. Si rigirò,
decidendo di ignorare gli altri due per concentrarsi su di lei.
"Insomma
Mezzosangue ormai sono passati anni, possibile che ancora non ti sia
passata?".
Hermione rimaneva chiusa nel suo mondo e lui si sentiva ignorato,
cosa che non gli piaceva affatto. Così si alzò ed andò verso Hermione, deciso ad
infastidirla, passandole attraverso. Sapeva che facendolo avrebbe provato una
sensazione di gelo molto sgradevole, ma sapeva anche che per un fantasma, essere
"attraversato" da qualcuno era davvero fastidioso. Così allungò la mano, ma
quando le sue dita stavano per penetrare la figura davanti a lui, questa si alzò
di scatto allontanandosi atterrita, facendolo sobbalzare per lo spavento.
All'istante le figure di Harry e Ron si frapposero tra i due, facendo da scudo
all'amica, che si era rintanata in un angolo e guardava la scena con gli occhi
spalancati. I suoi occhi che sembravano enormi su quel viso scavato dal
dolore.
"Vattene Malfoy, tornatene dal buco schifoso da cui sei venuto!" gli
ringhiò contro Ron.
"Mi sembra che di buchi schifosi te ne intendi, Weasel -
rispose indicando l'ambiente con un ampio gesto del braccio e cercando nel
contempo di nascondere il suo turbamento per quanto accaduto - Comunque me ne
vado. Ma sta tranquillo che tornerò. Ora che ho scoperto che fine ha fatto il
Trio Miracoli, non voglio perdermi questa splendida vista".
Detto questo
scrollò rapidamente la polvere dagli abiti e si diresse a grandi falcate verso
la porta, ripromettendosi di tornare in quella casa appena
possibile.
Harry e Ron guardavano Hermione preoccupati. La loro piccola
Herm, che si era spenta a poco a poco davanti ai loro occhi dopo che erano
morti, e loro non avevano potuto farci niente. Il dolore ed il senso di colpa
erano stati troppo forti e l'avevano travolta e spezzata.
Draco era
rimasto molto colpito, non tanto da quello che aveva visto, quanto da quello che
non aveva visto. Un tempo la vista del Trio Miracoli in versione fantasma
lo avrebbe riempito di gioia. Un tempo in cui era bambino e credeva di essere il
padrone del mondo. Ma tra l'uomo che era diventato ed il bambino che era stato,
c'era stata una guerra di mezzo, che aveva causato indicibili sofferenze ed
aveva lasciato in lui profonde cicatrici, non tanto nel corpo quanto nell'animo.
Aveva finalmente capito che il mondo non era ai suoi piedi, ed era stato lui a
dover chinare il capo ed inginocchiarsi.
I mesi del processo lo avevano
riempito di dubbi ed angosce, poi per fortuna per lui era arrivata
l'assoluzione. Il Tribunale aveva riconosciuto che era solo un ragazzo e che
agiva sotto la minaccia di Voldemort. Ma suo padre era stato sbattuto ad Azkaban
senza tante cerimonie e lui si era dovuto fare forza, anche per sua madre. Aveva
lavorato sodo per salvare quello che restava delle nobile casata dei Malfoy,
ormai guardata con sospetto da tutti ed evitata come se fosse portatrice di
chissà quale malattia.
A lungo era stato emarginato, ed aveva duramente
compreso tutta la sofferenza che aveva causato agli altri, quando da ragazzino
arrogante credeva che solo i Purosangue dovessero far parte del mondo della
magia.
Ma lui era pur sempre un Malfoy, e così aveva stretto i denti, si era
fatto forza e poco alla volta era riuscito ad uscire da quella situazione.
Malfoy Manor, posto sotto sequestro dal Ministero alla fine della guerra,
era stato demolito completamente, come per esorcizzare i fantasmi del passato,
visto che Lucius Malfoy era stato per lunghissimo tempo il braccio destro di
Voldemort. Aveva potuto salvare pochissime cose, il più era andato perso tra le
macerie di un passato che tutti in fondo speravano non sarebbe più
tornato.
Era riuscito ad acquistare una villa molto bella immersa nel verde
accanto ad un boschetto, molto grande visto che ci vivevano in due, lui e sua
madre, ma nulla in confronto al vecchio Manor.
Narcissa non si era mai del
tutto ripresa dalla perdita del marito, che ormai da anni era rinchiuso ad
Azkaban e vi avrebbe trascorso il resto della vita.
Rientrando in casa, Draco
la trovò sotto il gazebo del giardino intenta a versarsi il thè, apparentemente
immersa nei suoi pensieri e persa nel suo mondo, a malapena cosciente di ciò che
la circondava. Tuttavia le bastò una breve occhiata sfuggente a suo figlio per
comprendere la situazione.
"Draco, cosa ti turba?".
Il ragazzo rimase
pensieroso senza rispondere. Già, che cosa lo turbava? Non lo capiva del tutto
neanche lui.
"Ho incontrato la Granger questo pomeriggio" buttò lì con
noncuranza.
"Hermione Granger? - chiese Narcissa stupita - Ma non era
morta?"
"Infatti ho incontrato il suo fantasma..."
"E perché mai questo ti
ha turbato? Non è certo il primo fantasma che incontri"
Draco decise di non
risponderle direttamente ma di raccontarle per sommi capi l'accaduto.
"Era
con Potter e Weasley. Ci pensi? Hanno vissuto sempre insieme ed ora anche da
morti stanno ancora insieme... - disse con un ghigno cercando di sviare
l'attenzione della madre dal suo stato d'animo - Loro due mi hanno riconosciuto
subito, ed infatti mi hanno riservato una degna accoglienza. La Granger invece
era rannicchiata sul pavimento ed è rimasta immobile per tutto il tempo.
Sembrava persa in un altro mondo, come se non fosse cosciente di ciò che la
circondava, come se fosse in uno stato catatonico. Così persa nei suoi pensieri
da non risplendere neanche come un normale fantasma. Certo il suo corpo
spettrale e le sue candide vesti erano chiaramente visibili anche nel buio della
stanza, ma non risplendeva come gli altri due".
"Sembra che sia morta di
dolore - intervenne allora Narcissa - lei era sopravvissuta alla battaglia, ma
ha deciso di seguire i suoi amici e si è lasciata morire".
"Che cosa
stupida!" ribatté Draco.
"Non la giudicare troppo duramente. Aveva appena
perso tutte le persone care, che senso aveva per lei la vita? Anche io quando ho
saputo che non avrei più rivisto tuo padre sono quasi impazzita ed avrei voluto
farla finita..."
"Ma non l'hai fatto!" esclamò deciso Draco.
"Avevo te"
gli rispose con semplicità e nello stesso tempo con infinita dolcezza nello
sguardo.
Narcissa aveva suo figlio, e Draco doveva pensare a sua madre
Entrambi si erano fatti forza nei momenti più bui ed insieme avevano superato la
lunga notte che era calata su di loro.
Hermione si era ritrovata sola ed
aveva semplicemente deciso di raggiungere le persone a lei più care. Ma se le
cose erano andate così, perché si era ridotta in quello stato? Non avrebbe
dovuto riacquistare la sua serenità?
Una miriade di domande iniziò a frullare
nella testa di Draco che, preso dal flusso dei suoi pensieri, non si era accorto
dello sguardo divertito che gli aveva rivolto sua madre, lieta che finalmente
qualcosa avesse suscitato il suo interesse.
Passò qualche giorno e Draco,
in cerca di risposte, si era di nuovo recato alla Villetta dei Fantasmi dove
dimorava il Trio Miracoli, ormai da qualche anno, stando ai racconti della
gente.
Oltrepassò il recinto del giardino, completamente invaso dalle
erbacce, e si diresse verso la porta. La spinse e questa si aprì cigolando
rumorosamente sui cardini..
Il buio della villa lo accolse e gli occorsero
parecchi minuti perché i suoi occhi si abituassero all'oscurità. Iniziò quindi a
camminare verso il salone dove trovò Harry e Ron che guardavano tristemente la
loro amica rannicchiata a terra, esattamente nella stessa posizione in cui
l'aveva trovata la volta precedente.
Appoggiato allo stipite della porta, con
posa noncurante, tossicchiò per attirare la loro attenzione e poi esordì con un
"Salve sfigati!" più per palesare la sua presenza che per salutare
veramente.
Voleva in qualche modo spezzare quella staticità, eccessiva anche
per dei fantasmi.
Ron fu il primo a reagire. "Malfoy, che ci fai qui?" gli
chiese rabbiosamente. Ma Draco non fece in tempo a rispondere, che anche Harry
gli si avvicinò per scrutarlo. Poi gli disse:" Malfoy vieni di là, ti devo
parlare":
Iniziò a fluttuare verso un'altra stanza, attento che Draco lo
seguisse.
"Che c'è Potter?" chiese Draco con le braccia al petto ed il tono
strafottente, attento a non tradire tutta la curiosità che quella situazione gli
suscitava.
"Fa poco lo spiritoso Malfoy. La situazione è seria. Hermione non
può più andare avanti così".
"Ma cosa le è successo?"
"Lo sanno tutti cosa
le è successo" gli rispose Harry con un tono più aggressivo di quanto avesse
voluto. Ma la storia della sua amica era per lui una ferita troppo profonda per
essere trattata con leggerezza.
"No, intendo dopo".
Harry lo scrutò
sospettoso. "Perché ti interessa?".
Draco alzò lo sguardo al cielo sospirando
e rispose: "Perché se la devo aiutare devo sapere cosa le è successo" come se
fosse la cosa più ovvia del mondo.
"E chi ti dice che abbia bisogno del tuo
aiuto?"
"Perdonami, ma pensavo che la frase 'Non può andare avanti così'
indicasse che ci fosse un qualche tipo di problema. Quindi non ha bisogno del
mio aiuto?"
"Se viene da te direi di no" gli rispose caustico Harry
guardandolo dritto negli occhi.
"Si, e io sono Merlino"
"Buffo - gli
rispose Harry con un sorrisetto canzonatorio - pensavo che fossi Draco
Malfoy".
"Spiritoso Potter, davvero spiritoso - sibilò - Allora, mi vuoi dire
cosa le è successo?"
"Non prima che tu mi abbia spiegato perché lo vuoi
davvero sapere". Anche Harry incrociò le braccia al petto.
"Perché... - Draco
sospirò per ritrovare la calma, dopo essersi accorto che aveva praticamente
strillato la prima parola - Perché la voglio aiutare".
"Guarda che lei ha
bisogno del tuo aiuto quanto tu del suo".
"Che vuoi dire?" gli chiese Draco
sulla difensiva.
"Entrambi avete perso molto a causa della guerra. E
stranamente avete reagito allo stesso modo. Soltanto che tu, dovendo badare
anche a tua madre, ti sei rinchiuso nella tua vita, Hermione invece si è
rinchiusa in sé stessa. Ma si vede da lontano un miglio quanto la tua vita
piatta e monotona ti abbia ormai stancato. Hermione porterebbe una ventata di
novità in quel pantano immobile che è diventata la tua vita. E non osare
contraddirmi, mentiresti solo a te stesso..." concluse aspro Harry.
Draco
rimase immobile e in silenzio a guardarlo negli occhi. Alla fine a distogliere
lo sguardo fu proprio Harry, che gli dette le spalle e si affacciò alla finestra
sbarrata, come ad osservare il flusso dei suoi ricordi. Dopo qualche minuto di
silenzio, sospirò ed iniziò a raccontare.
"Dopo la nostra morte Hermione
rimase a vegliare i nostri corpi in infermeria. Tanto fu lo strazio che
attanagliava il suo cuore, che sia io che Ron fummo richiamati indietro su
questo mondo. Decidemmo così di starle accanto e cercare di alleviare òe sue
sofferenze, anche se questo avrebbe significato per noi restare su questa terra
per l'eternità. Ma non potevamo abbandonarla, come lei non aveva mai abbandonato
noi. Così decise che avrebbe vissuto da sola e ci chiese di restare con lei.
Arrivammo in questa villetta la notte successiva alla battaglia finale. Per un
po' le cose sono andate normalmente, ma piano piano Hermione si è chiusa in sé,
tagliando fuori il mondo intero, e alla fine anche noi. Ha smesso di mangiare,
di uscire, e perfino di parlare.
Si è spenta giorno dopo giorno davanti ai
nostri occhi.
A nulla sono servite preghiere e minacce. Il risultato lo puoi
vedere da te. Sta lì rannicchiata persa nel suo mondo, nei suoi ricordi, nel
passato che non riesce ad accettare, non parla con nessuno e non vuole essere
toccata, come hai potuto vedere, neanche più da noi. I primi tempi cercava di
abbracciarci ma ovviamente non ci riusciva visto che siamo fantasmi. Credo che
le cose siano precipitate quando ha realizzato che eravamo tornati indietro per
lei, e che non avremmo più potuto lasciare questo mondo una volta effettuata la
nostra scelta".
Un silenzio pesante cadde tra loro.
"E lei perché non se
ne è andata?".
"Intanto perché qui ci siamo noi. Non poteva lasciarci dopo
che eravamo rimasti per lei. E poi, se davvero riuscirai ad arrivare fino a lei,
scoprirai che è molto più legata a questo mondo di quanto tu non creda" gli
rispose Harry con uno strano luccichio negli occhi.
Rimasero in silenzio,
leggendo la sincerità l'uno negli occhi dell'altro.
"Bada bene Malfoy, potrai
tornare qui tutte le volte che vorrai, ma a due condizioni: non proverai più a
toccare Hermione, e non proverai a far cadere la luce su di lei... Neanche in
modo accidentale dovrà mai succedere. Mi sono spiegato?" gli disse in tono
chiaro e deciso.
Draco rimase un po' spiazzato dalla stranezza delle
richieste, ma decise comunque di accettare. Avrebbe meditato con calma una volta
da solo sul senso di quelle parole.
Purtroppo San Potter aveva ragione,
riuscire ad arrivare alla Mezzosangue era una sfida che avrebbe riportato un po'
di movimento nella sua vita piatta.
Draco annuì brevemente e tornò nella sala
dove vide Ron osservare con amore ma anche con estrema preoccupazione la
ragazza. Si avvicinò e come la volta precedente si sistemò sulla poltrona
polverosa, stando però ben attento a tenersi a debita distanza.
Rimase ore ad
osservarla, cogliendo ogni sfumatura, ogni movimento, anche il più
impercettibile, e meditando sul da farsi.
Quando ormai era l'imbrunire, Draco
aveva elaborato la sua strategia.
Si alzò dalla poltrona, si scrollò la
polvere dagli abiti e si diresse verso l'uscita, che oltrepassò senza voltarsi e
senza salutare nessuno, completamente concentrato sul modo di attuare il suo
piano.
"E tu dici che quello potrà aiutarla?" chiese Ron alquanto scettico
indicando con il pollice la porta da cui era appena uscito Draco.
"Adesso ne
sono più che sicuro! Ha accettato la sfida e da bravo Malfoy non si darà pace
finché non l'avrà vinta" gli rispose Harry sicuro di sé.
"Se lo dici tu..."
disse Ron per niente convinto.
Madame's
Space:
Ciao a tutti! Eccomi qui con una nuova ff. Non è il giallo di cui parlavo anche
nel mio profilo, che ho momentaneamente sospeso, ma è un'idea che mi è venuta in
questo momento per me abbastanza difficile. Forse per questo è venuto fuori
qualcosa di così introspettivo e a tratti anche malinconico…
Si
tratta di una storia divisa in cinque capitoli nei quali vedremo se e come Draco
riuscirà a rapportarsi con il fantasma di Hermione. In questo senso può essere
vista come una specie di Dramione.
Direi
che il tutto si potrebbe definire una book-fiction visto che nei prossimi
capitoli alcune riflessioni prenderanno spunto da frasi tratte dai miei libri
preferiti.
Spero
che vi possa piacere ^^
Intanto
colgo l'occasione di ringraziare tutte le fantastiche persone che hanno letto,
seguito, commentato e messo nei preferiti le mie precedenti storie. Veramente
grazie di cuore.
Fatemi
sapere cosa pensate di questa storia, se proprio non vi piace la
cancellerò…
Non
mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.