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Autore: madamina    07/07/2009    4 recensioni
Si dice che la villa fosse abitata dai fantasmi di tre ragazzi.
Si dice che due di loro andarono incontro a morte violenta.
Si dice che la ragazza che era con loro quasi impazzì dal dolore e si rinchiuse nella villa.
Si dice che dalla villa non sia mai più uscita.
Un Draco Malfoy ormai disincantato e deluso dalla vita, incontra di nuovo il Trio Grinfondoro. Ma molte cose sono cambiate dai tempi di Hogwarts, lui per primo. E forse cercando di riportare alla luce l'Hermione Granger che conosceva riuscirà anche a ritrovare sé stesso…
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fantasmi

Titolo: Fantasmi

Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Harry Potter, Ron Weasley

Pairing: lieve accenno a Draco/Hermione

Genere: Introspettivo, Malinconico

Avvertimenti: What if, OOC

Rating: Verde

Note: I personaggi citati non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro.

 

 

Fantasmi

 

« Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese...
 »

Harry Potter e l'Ordine della Fenice -  pg. 777, capitolo 37,  La Profezia perduta


"Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...".
Questa frase stranamente riecheggiava nella sua mente, rimbalzando da un pensiero all'altro, riemersa da qualche anfratto della sua memoria, dove aveva tentato di seppellirla per sempre. Non erano propriamente felici i ricordi che gli tornavano alla mente, legati a quelle parole che costituivano parte della famosa profezia su Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ed il Bambino Sopravvissuto.
Draco Malfoy passeggiava tranquillamente lungo il viale alberato in un assolato pomeriggio d'estate. In giro non c'era nessuno, era l'ora della massima calura, e la gente preferiva restare rintanata in casa a godersi il fresco che le pareti domestiche potevano offrire. Era per quel motivo che lui usciva sempre a quell'ora. Non voleva incontrare nessuno, specialmente se si trattava di babbani.
Preferiva la compagnia dei suoi pensieri.
In fondo lui era un mago e conosceva tantissimi incantesimi per ripararsi dal caldo e dai raggi solari che rischiavano di irritare la sua delicata carnagione.
Passeggiava impettito, procedendo con andatura elegante, avvolto nel suo completo di lino bianco di alta sartoria, dello stesso colore del panama che gli copriva la chioma di un biondo chiarissimo e nascondeva alla vista degli altri il suo sguardo glaciale.
Tutto intorno a lui era immobile, come se anche la Natura, attanagliata dalla morsa del caldo, non trovasse la forza per fare il benché minimo movimento.
Neanche un alito di vento muoveva l'aria, che invece dava un senso di oppressione nella sua staticità.
Solo il canto delle cicale spezzava quell'immobilità innaturale.
Ma lui sembrava non curarsi di nulla, avvolto nel suo incantesimo, e proseguiva nella sua passeggiata lungo il viale, protetto dagli alberi verdi che fieri svettavano verso il cielo e che costituivano l'unico barlume di vita intorno a lui.
Solitamente percorreva il viale fino ad una piazzetta al centro della quale si trovava una fontana in marmo bianco raffigurante delle creature marine e lungo i cui bordi ci si poteva sedere.
Ed infatti in genere si accomodava sul sedile di pietra e cullato dal rumore dell'acqua scrosciante si perdeva nei suoi pensieri, finché la gente non iniziava ad uscire di casa e la piazzetta si popolava. Allora lui si alzava e percorrendo a ritroso il viale tornava a casa, chiudendo fuori il resto del mondo, come a suo tempo il resto del mondo aveva chiuso fuori lui, costringendolo a rintanarsi in quel villaggio babbano..
Ma non quella volta.
Arrivato alla fontana infatti, qualcosa lo spinse a proseguire lungo il viale, in una parte del paese che raramente aveva visitato.
Rapidamente le case terminarono, lasciando il posto prima a prati fioriti e poi alla vegetazione incolta e selvatica.
Decise di continuare il suo cammino, incrociando di tanto in tanto qualche villetta, con i suoi bellissimi giardini, le farfalle che volavano leggiadre e libere a portare un tocco di colore alle distese verdi dei prati all'inglese. A volte c'erano anche delle aiuole fiorite, ma si trattava di casi rari e per lo più dovuti alla magia del padrone di casa più che al pollice verde di qualche esperto giardiniere. Il caldo infatti era eccessivo per permettere qualunque tipo di fioritura.
Durante il suo cammino un'abitazione che gli apparve davanti all'orizzonte attirò la sua attenzione. All'apparenza si trattava di una normalissima villetta bianca a due piani, dal tetto in cotto, forse disabitata, dato lo stato di abbandono delle piante che crescevano tutte intorno. Ma la cosa particolare di quella costruzione era lo strano mescolarsi di vita e morte che la circondava.
Sembrava disabitata eppure poteva scorgere in essa una scintilla di vita, seppure debolissima. Quasi un soffio vitale ormai allo stremo ed in procinto di spengersi.
Poi tutto ad un tratto ricordò. Gli tornarono alla mente le leggende del luogo e le chiacchiere della gente.

Quella doveva essere la "Villa degli Spiriti", dove la notte successiva alla battaglia finale erano apparsi tre spiriti che da allora vi avevano dimorato.
Non che facessero nulla, non si sentivano rumori, non si vedevano strane luci, semplicemente occupavano la casa, ma la gente aveva comunque paura e se ne teneva alla larga.
Qualcuno più scaltro si era introdotto all'interno dell'abitazione e vi aveva trovato degli spiriti abbastanza gentili che gli avevano raccontato la loro storia. Si trattava di due ragazzi che avevano trovato una morte violenta e di una ragazza a loro affezionatissima, che non aveva resistito ed era morta di dolore.
Questa era la versione babbana della storia. Ma chiunque appartenesse al mondo magico sapeva come stavano invece le cose. Più o meno.
Durante la battaglia finale, Hermione Granger stava per essere raggiunta dall'Anatema che Uccide, ma questo non l'aveva mai colpita, perché davanti a lei a farle da scudo si era posto Ron Weasley, che era morto nel giro di pochi istanti. Hermione aveva continuato a combattere con la morte nel cuore, ma con la speranza della vittoria e di un mondo migliore dell'oscurità in cui Voldemort voleva relegare tutti loro. Intanto Harry aveva ingaggiato il suo duello contro il Signore Oscuro, che avrebbe deciso le sorti della comunità magica.
Ma il legame che si era creato tra di loro diciassette anni prima era talmente forte che quando Harry aveva lanciato contro il suo avversario l'Avada Kedavra, questo dopo aver colpito il suo avversario gli era rimbalzato addosso uccidendo anche lui. La ragazza era rimasta a vegliare in infermeria i corpi dei suoi due amici per tutta la notte, poi l'avevano vista allontanarsi dalla scuola accompagnata da due fantasmi, che in molti avevano riconosciuto come quelli di Harry Potter e Ron Weasley. Avevano raggiunto quella villetta che da quel momento era stata ribattezzata Villa degli Spiriti, e da cui non erano più usciti. Si raccontava che la ragazza fosse morta di dolore per la morte dei suoi amici, che non era riuscita ad evitare in nessun modo.

Draco Malfoy decise di entrare e di fare quattro chiacchiere a modo suo col Trio Miracoli, quel trio di sfigati... Erano diventati tutti fantasmi, pensò sogghignando tra sé. Sapeva bene che con gli spiriti c'era poco da scherzare e che non andavano disturbati per nessuna ragione, ma loro erano Gryffindor fino al midollo e a parte qualche rispostaccia non gli avrebbero fatto nulla.
Oltrepassò il cancelletto di legno bianco scrostato, attraversò il giardino percorrendo il vialetto ormai ricoperto dalla vegetazione che era cresciuta selvatica e giunse davanti alla porta, robusta ed imponente nonostante le ingiurie del tempo ne avessero scalfito la superficie una volta ben levigata e ne avessero alterato il colore sbiadendolo notevolmente. Draco vi posò la mano, scoprendo che era aperta, ma in fondo non c'era motivo per cui fosse serrata. Chi può fare del male a dei fantasmi? E poi la casa era disabitata da tempo immemore, quindi non c'era neanche nulla da rubare. Quando le sue dita toccarono il legno, percepì un senso di intensa sofferenza interiore, come se il dolore della ragazza avesse permeato ogni singolo mattone di quel posto, come se fosse stato così forte da diventare solido ed avvolgere i muri della villetta. Spinse la porta, che girò sui cardini producendo un cigolio sinistro che lo turbò senza però spaventarlo.
Varcata la soglia, si ritrovò in un ambiente buio, come il resto della casa, per quello che poteva vedere, dove i contorni degli oggetti erano a malapena distinguibili grazie alle rare lame di luce solare che riuscivano a penetrare attraverso le fessure che con il tempo si erano aperte nelle barriere di legno che erano state apposte per sbarrare le finestre. L'aria era pesante e piena di polvere, ovviamente ai fantasmi non interessava arieggiare il posto dove stanno, mica dovevano respirare loro! Cercò di trattenere i colpi di tosse che premevano contro la sua gola, per non svelare la sua presenza. Non aveva paura dei fantasmi, e di quei tre in particolare. Voleva solamente guardarli quando pensavano di essere soli. Cercare di capire cosa provassero e cosa pensassero. Il perché però non riuscì a capirlo neanche lui. Rimase ancora un po' lì sospeso tra la luce che la porta aperta gettava nella casa, e l'oscurità in cui tutto era avvolto. Alla fine decise, si chiuse la porta alle spalle badando di fare meno rumore possibile, e mosse qualche passo verso l'interno. Gli ci volle un po' perché gli occhi si abituassero all'oscurità, i polmoni smettessero di bruciare per la mancanza di aria pulita e le orecchie smettessero di dolere per il profondo silenzio a cui erano costrette.
Finalmente riuscì a percepire delle voci provenire da qualche punto della casa più avanti e decise di avvicinarsi. Mentre camminava, poteva vedere la poca mobilia rimasta, coperta da teli che un tempo dovevano essere stati bianchi, ormai ridotti in brandelli dal tempo e dalla polvere, come dei mostri dell'oscurità dai lunghi tentacoli che riposavano in attesa di catturare la loro prossima preda per farne il loro pasto. Dal soffitto invece pendeva un intricato quanto affascinate arabesco di ragnatele bianche che come soffici teli di seta si drappeggiavano tra i muri ed i lampadari, costituendo contemporaneamente un rifugio accogliente ed una trappola mortale. Esattamente come quella casa lo era stata per la Granger. Lei vi si era rifugiata per trovare conforto dalle sue sofferenza, e non ne era più uscita.
Via via che avanzava, riusciva a sentire più nitide le voci di due ragazzi, leggermente alterate dalla nuova condizione ma perfettamente riconoscibili per lui che le aveva sentite ed odiate in ogni minuto della sua permanenza ad Hogwarts. Arrivò infine davanti ad una porta accostata da cui provenivano le voci che sentiva. Scostò di poco la porta, scorgendo due sagome argentee che fluttuavano a mezz'aria, che riconobbe subito come San Potter e Re Weasley. Poco discosta da loro una figuretta era rannicchiata ai loro piedi. Si doveva trattare della Mezzosangue, ma lei a differenza degli altri due non brillava. Il dolore doveva essere stato enorme, l'aveva totalmente annientata se anche come fantasma era praticamente invisibile. Avrebbe voluto rimanere ancora un po' ad osservare la scena, ma una voce che purtroppo conosceva benissimo lo richiamò.
"Malfoy, spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento - lo apostrofò Harry - So benissimo che sei lì, quindi smettila di spiare e vieni pure avanti".
"Anche da fantasmi rimanete degli sfigati" esordì Draco, per distogliere l'attenzione dal fatto di essere stato colto in castagna.
Harry e Ron gli si fecero subito incontro scrutandolo severamente dall'alto. La terza figuretta invece se ne rimase accucciata a terra senza neanche dare segno di averlo percepito.
"Forse non è la Granger - pensò Draco - Se fosse stata lei mi sarebbe corsa incontro e mi avrebbe coperto di insulti".
"Dov'è la Mezzosangue?" chiese invece.
"Taci Malfoy, o presto potresti trovarti a farci compagnia" gli ringhiò contro Ron. Ma Harry gli mise una mano sul braccio e lo fermò prima che potesse continuare.
Harry alzò l'altro braccio e con il dito opalescente indicò proprio la figuretta rannicchiata terra, con un'espressione estremamente sofferente negli occhi.
Osservandola meglio, Draco vide che aveva una forma vagamente umana. Era coperta da una lunga veste bianca e la pelle bianchissima denotava che si trattava di un essere appartenente al regno delle ombre. Ma perché non brillasse o fluttuasse, per Draco restava un mistero.
"Mezzosangue da viva, mezzofantasma da morta! Non risplende neanche" disse perfidamente, la voce ridotta quasi ad un sibilo. Ma la sua cattiveria derivava dal desiderio di vedere in quella figura almeno un pallido riflesso della ragazza che aveva conosciuto in passato.
La sagoma rimase immobile a terra, rannicchiata su sé stessa, mentre Ron scattò subito contro Draco: "Tu, lurido figlio di Mangiamorte, perché non..." ma non riuscì a terminare la frase perché un nuovo intervento di Harry lo fermò. Lo prese per un braccio costringendolo a girarsi verso di lui, e scuotendo la testa gli fece segno di non continuare.
Poi si allontanò verso il fondo della stanza, distante da Draco e dal fantasma di Hermione, facendo segno a Ron di seguirlo.
"Ma Harry, perché mi hai fermato?" gli chiese stupefatto tenendo sempre d'occhio l'amica.
"Perché se c'è qualcuno che può aiutarla quello è Malfoy".
"Ma Harry, è di Malfoy che stiamo parlando! Sai quello che a scuola l'ha sempre derisa, insultata, ferita... Insomma, lui non può aiutarla, semplicemente perché... perché... perché è Malfoy, ecco perché!"
"E noi siamo i migliori amici di Hermione! Eppure non abbiamo potuto fare niente per lei. Guardala, ti sembra felice? E in tutta sincerità, pensi che possa stare peggio di così? Se come me le vuoi davvero bene - Harry interruppe Ron che stava per replicare - e so che è così, allora dobbiamo lasciarlo provare. Non possiamo toglierle questa possibilità".
Ron rimase muto a fissarlo.
"Le staremo sempre accanto - continuò Harry - per essere sicuri che non le succeda niente, ma dobbiamo lasciarla andare. In fondo lei non era destinata a stare con noi...".
Ron, ancora poco convinto, fece un cenno di assenso. "E sia... Ma se la fa soffrire ancora di più di quanto già non stia soffrendo, trascinerò personalmente il furetto fin dentro le fiamme dell'inferno!".
Harry guardò divertito l'amico notando il buffo contrasto tra il viso minaccioso e la consistenza eterea, quasi angelica. "Hai fatto la scelta giusta, amico".
Si voltò verso Draco che si era avvicinato ancora alla figura spettrale ed immobile che si trovava davanti a lui. Hermione però non dava segno di essersi ancora accorta della sua presenza.

Draco notò una poltrona alquanto malridotta e coperta da uno spesso strato di polvere, proprio davanti al punto in cui si trovava Hermione. Senza curarsi più di tanto della sporcizia, si sedette ed iniziò a fissare la figura di fronte a lui. Da quando era entrato, era rimasta totalmente immobile, avvolta nel suo dolore, tanto che Draco iniziò a pensare che fosse finta, che si trattasse di una statua. Tuttavia decise di fare comunque un tentativo. Voleva vedere di nuovo quell'aria di sfida nei suoi occhi, quell'espressione decisa sul suo volto, quell'atteggiamento fiero del suo corpo, perché davanti a lui non riusciva a scorgere nulla di tutto ciò. Tutto quello che vedeva era un fantasma, nel vero senso della parola, della ragazza che aveva conosciuto ad Hogwarts. Nulla collegava l'entità che gli stava di fronte con la combattiva Gryffindor che gli aveva sempre tenuto testa. Quello ne era soltanto un ricordo sbiadito e slavato.
"Allora Mezzosangue, come te la passi?" ma non ottenne nessuna risposta. Si guardò attorno e poi tornò ad osservare la figura ai suoi piedi.
"Certo che potevi scegliere un posto migliore di questa catapecchia da infestare. Capisco che con due sfigati del genere al seguito - ed indicò i due fantasmi che confabulavano in fondo alla stanza - la scelta fosse abbastanza ristretta... Però mi sembra che siate caduti veramente in basso!". Ancora nessun segno dalla figura a terra.
Sentendosi osservato, si girò incontrando gli sguardi di Harry e Ron che ora sembravano studiare le sue mosse. Si rigirò, decidendo di ignorare gli altri due per concentrarsi su di lei.
"Insomma Mezzosangue ormai sono passati anni, possibile che ancora non ti sia passata?".
Hermione rimaneva chiusa nel suo mondo e lui si sentiva ignorato, cosa che non gli piaceva affatto. Così si alzò ed andò verso Hermione, deciso ad infastidirla, passandole attraverso. Sapeva che facendolo avrebbe provato una sensazione di gelo molto sgradevole, ma sapeva anche che per un fantasma, essere "attraversato" da qualcuno era davvero fastidioso. Così allungò la mano, ma quando le sue dita stavano per penetrare la figura davanti a lui, questa si alzò di scatto allontanandosi atterrita, facendolo sobbalzare per lo spavento. All'istante le figure di Harry e Ron si frapposero tra i due, facendo da scudo all'amica, che si era rintanata in un angolo e guardava la scena con gli occhi spalancati. I suoi occhi che sembravano enormi su quel viso scavato dal dolore.
"Vattene Malfoy, tornatene dal buco schifoso da cui sei venuto!" gli ringhiò contro Ron.
"Mi sembra che di buchi schifosi te ne intendi, Weasel - rispose indicando l'ambiente con un ampio gesto del braccio e cercando nel contempo di nascondere il suo turbamento per quanto accaduto - Comunque me ne vado. Ma sta tranquillo che tornerò. Ora che ho scoperto che fine ha fatto il Trio Miracoli, non voglio perdermi questa splendida vista".
Detto questo scrollò rapidamente la polvere dagli abiti e si diresse a grandi falcate verso la porta, ripromettendosi di tornare in quella casa appena possibile.

Harry e Ron guardavano Hermione preoccupati. La loro piccola Herm, che si era spenta a poco a poco davanti ai loro occhi dopo che erano morti, e loro non avevano potuto farci niente. Il dolore ed il senso di colpa erano stati troppo forti e l'avevano travolta e spezzata.

Draco era rimasto molto colpito, non tanto da quello che aveva visto, quanto da quello che non aveva visto. Un tempo la vista del Trio Miracoli in versione fantasma lo avrebbe riempito di gioia. Un tempo in cui era bambino e credeva di essere il padrone del mondo. Ma tra l'uomo che era diventato ed il bambino che era stato, c'era stata una guerra di mezzo, che aveva causato indicibili sofferenze ed aveva lasciato in lui profonde cicatrici, non tanto nel corpo quanto nell'animo. Aveva finalmente capito che il mondo non era ai suoi piedi, ed era stato lui a dover chinare il capo ed inginocchiarsi.
I mesi del processo lo avevano riempito di dubbi ed angosce, poi per fortuna per lui era arrivata l'assoluzione. Il Tribunale aveva riconosciuto che era solo un ragazzo e che agiva sotto la minaccia di Voldemort. Ma suo padre era stato sbattuto ad Azkaban senza tante cerimonie e lui si era dovuto fare forza, anche per sua madre. Aveva lavorato sodo per salvare quello che restava delle nobile casata dei Malfoy, ormai guardata con sospetto da tutti ed evitata come se fosse portatrice di chissà quale malattia.
A lungo era stato emarginato, ed aveva duramente compreso tutta la sofferenza che aveva causato agli altri, quando da ragazzino arrogante credeva che solo i Purosangue dovessero far parte del mondo della magia.
Ma lui era pur sempre un Malfoy, e così aveva stretto i denti, si era fatto forza e poco alla volta era riuscito ad uscire da quella situazione.
Malfoy Manor, posto sotto sequestro dal Ministero alla fine della guerra, era stato demolito completamente, come per esorcizzare i fantasmi del passato, visto che Lucius Malfoy era stato per lunghissimo tempo il braccio destro di Voldemort. Aveva potuto salvare pochissime cose, il più era andato perso tra le macerie di un passato che tutti in fondo speravano non sarebbe più tornato.
Era riuscito ad acquistare una villa molto bella immersa nel verde accanto ad un boschetto, molto grande visto che ci vivevano in due, lui e sua madre, ma nulla in confronto al vecchio Manor.
Narcissa non si era mai del tutto ripresa dalla perdita del marito, che ormai da anni era rinchiuso ad Azkaban e vi avrebbe trascorso il resto della vita.
Rientrando in casa, Draco la trovò sotto il gazebo del giardino intenta a versarsi il thè, apparentemente immersa nei suoi pensieri e persa nel suo mondo, a malapena cosciente di ciò che la circondava. Tuttavia le bastò una breve occhiata sfuggente a suo figlio per comprendere la situazione.
"Draco, cosa ti turba?".
Il ragazzo rimase pensieroso senza rispondere. Già, che cosa lo turbava? Non lo capiva del tutto neanche lui.
"Ho incontrato la Granger questo pomeriggio" buttò lì con noncuranza.
"Hermione Granger? - chiese Narcissa stupita - Ma non era morta?"
"Infatti ho incontrato il suo fantasma..."
"E perché mai questo ti ha turbato? Non è certo il primo fantasma che incontri"
Draco decise di non risponderle direttamente ma di raccontarle per sommi capi l'accaduto.
"Era con Potter e Weasley. Ci pensi? Hanno vissuto sempre insieme ed ora anche da morti stanno ancora insieme... - disse con un ghigno cercando di sviare l'attenzione della madre dal suo stato d'animo - Loro due mi hanno riconosciuto subito, ed infatti mi hanno riservato una degna accoglienza. La Granger invece era rannicchiata sul pavimento ed è rimasta immobile per tutto il tempo. Sembrava persa in un altro mondo, come se non fosse cosciente di ciò che la circondava, come se fosse in uno stato catatonico. Così persa nei suoi pensieri da non risplendere neanche come un normale fantasma. Certo il suo corpo spettrale e le sue candide vesti erano chiaramente visibili anche nel buio della stanza, ma non risplendeva come gli altri due".
"Sembra che sia morta di dolore - intervenne allora Narcissa - lei era sopravvissuta alla battaglia, ma ha deciso di seguire i suoi amici e si è lasciata morire".
"Che cosa stupida!" ribatté Draco.
"Non la giudicare troppo duramente. Aveva appena perso tutte le persone care, che senso aveva per lei la vita? Anche io quando ho saputo che non avrei più rivisto tuo padre sono quasi impazzita ed avrei voluto farla finita..."
"Ma non l'hai fatto!" esclamò deciso Draco.
"Avevo te" gli rispose con semplicità e nello stesso tempo con infinita dolcezza nello sguardo.
Narcissa aveva suo figlio, e Draco doveva pensare a sua madre Entrambi si erano fatti forza nei momenti più bui ed insieme avevano superato la lunga notte che era calata su di loro.
Hermione si era ritrovata sola ed aveva semplicemente deciso di raggiungere le persone a lei più care. Ma se le cose erano andate così, perché si era ridotta in quello stato? Non avrebbe dovuto riacquistare la sua serenità?
Una miriade di domande iniziò a frullare nella testa di Draco che, preso dal flusso dei suoi pensieri, non si era accorto dello sguardo divertito che gli aveva rivolto sua madre, lieta che finalmente qualcosa avesse suscitato il suo interesse.

Passò qualche giorno e Draco, in cerca di risposte, si era di nuovo recato alla Villetta dei Fantasmi dove dimorava il Trio Miracoli, ormai da qualche anno, stando ai racconti della gente.
Oltrepassò il recinto del giardino, completamente invaso dalle erbacce, e si diresse verso la porta. La spinse e questa si aprì cigolando rumorosamente sui cardini..
Il buio della villa lo accolse e gli occorsero parecchi minuti perché i suoi occhi si abituassero all'oscurità. Iniziò quindi a camminare verso il salone dove trovò Harry e Ron che guardavano tristemente la loro amica rannicchiata a terra, esattamente nella stessa posizione in cui l'aveva trovata la volta precedente.
Appoggiato allo stipite della porta, con posa noncurante, tossicchiò per attirare la loro attenzione e poi esordì con un "Salve sfigati!" più per palesare la sua presenza che per salutare veramente.
Voleva in qualche modo spezzare quella staticità, eccessiva anche per dei fantasmi.
Ron fu il primo a reagire. "Malfoy, che ci fai qui?" gli chiese rabbiosamente. Ma Draco non fece in tempo a rispondere, che anche Harry gli si avvicinò per scrutarlo. Poi gli disse:" Malfoy vieni di là, ti devo parlare":
Iniziò a fluttuare verso un'altra stanza, attento che Draco lo seguisse.
"Che c'è Potter?" chiese Draco con le braccia al petto ed il tono strafottente, attento a non tradire tutta la curiosità che quella situazione gli suscitava.
"Fa poco lo spiritoso Malfoy. La situazione è seria. Hermione non può più andare avanti così".
"Ma cosa le è successo?"
"Lo sanno tutti cosa le è successo" gli rispose Harry con un tono più aggressivo di quanto avesse voluto. Ma la storia della sua amica era per lui una ferita troppo profonda per essere trattata con leggerezza.
"No, intendo dopo".
Harry lo scrutò sospettoso. "Perché ti interessa?".
Draco alzò lo sguardo al cielo sospirando e rispose: "Perché se la devo aiutare devo sapere cosa le è successo" come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"E chi ti dice che abbia bisogno del tuo aiuto?"
"Perdonami, ma pensavo che la frase 'Non può andare avanti così' indicasse che ci fosse un qualche tipo di problema. Quindi non ha bisogno del mio aiuto?"
"Se viene da te direi di no" gli rispose caustico Harry guardandolo dritto negli occhi.
"Si, e io sono Merlino"
"Buffo - gli rispose Harry con un sorrisetto canzonatorio - pensavo che fossi Draco Malfoy".
"Spiritoso Potter, davvero spiritoso - sibilò - Allora, mi vuoi dire cosa le è successo?"
"Non prima che tu mi abbia spiegato perché lo vuoi davvero sapere". Anche Harry incrociò le braccia al petto.
"Perché... - Draco sospirò per ritrovare la calma, dopo essersi accorto che aveva praticamente strillato la prima parola - Perché la voglio aiutare".
"Guarda che lei ha bisogno del tuo aiuto quanto tu del suo".
"Che vuoi dire?" gli chiese Draco sulla difensiva.
"Entrambi avete perso molto a causa della guerra. E stranamente avete reagito allo stesso modo. Soltanto che tu, dovendo badare anche a tua madre, ti sei rinchiuso nella tua vita, Hermione invece si è rinchiusa in sé stessa. Ma si vede da lontano un miglio quanto la tua vita piatta e monotona ti abbia ormai stancato. Hermione porterebbe una ventata di novità in quel pantano immobile che è diventata la tua vita. E non osare contraddirmi, mentiresti solo a te stesso..." concluse aspro Harry.
Draco rimase immobile e in silenzio a guardarlo negli occhi. Alla fine a distogliere lo sguardo fu proprio Harry, che gli dette le spalle e si affacciò alla finestra sbarrata, come ad osservare il flusso dei suoi ricordi. Dopo qualche minuto di silenzio, sospirò ed iniziò a raccontare.
"Dopo la nostra morte Hermione rimase a vegliare i nostri corpi in infermeria. Tanto fu lo strazio che attanagliava il suo cuore, che sia io che Ron fummo richiamati indietro su questo mondo. Decidemmo così di starle accanto e cercare di alleviare òe sue sofferenze, anche se questo avrebbe significato per noi restare su questa terra per l'eternità. Ma non potevamo abbandonarla, come lei non aveva mai abbandonato noi. Così decise che avrebbe vissuto da sola e ci chiese di restare con lei. Arrivammo in questa villetta la notte successiva alla battaglia finale. Per un po' le cose sono andate normalmente, ma piano piano Hermione si è chiusa in sé, tagliando fuori il mondo intero, e alla fine anche noi. Ha smesso di mangiare, di uscire, e perfino di parlare.
Si è spenta giorno dopo giorno davanti ai nostri occhi.
A nulla sono servite preghiere e minacce. Il risultato lo puoi vedere da te. Sta lì rannicchiata persa nel suo mondo, nei suoi ricordi, nel passato che non riesce ad accettare, non parla con nessuno e non vuole essere toccata, come hai potuto vedere, neanche più da noi. I primi tempi cercava di abbracciarci ma ovviamente non ci riusciva visto che siamo fantasmi. Credo che le cose siano precipitate quando ha realizzato che eravamo tornati indietro per lei, e che non avremmo più potuto lasciare questo mondo una volta effettuata la nostra scelta".
Un silenzio pesante cadde tra loro.
"E lei perché non se ne è andata?".
"Intanto perché qui ci siamo noi. Non poteva lasciarci dopo che eravamo rimasti per lei. E poi, se davvero riuscirai ad arrivare fino a lei, scoprirai che è molto più legata a questo mondo di quanto tu non creda" gli rispose Harry con uno strano luccichio negli occhi.
Rimasero in silenzio, leggendo la sincerità l'uno negli occhi dell'altro.
"Bada bene Malfoy, potrai tornare qui tutte le volte che vorrai, ma a due condizioni: non proverai più a toccare Hermione, e non proverai a far cadere la luce su di lei... Neanche in modo accidentale dovrà mai succedere. Mi sono spiegato?" gli disse in tono chiaro e deciso.
Draco rimase un po' spiazzato dalla stranezza delle richieste, ma decise comunque di accettare. Avrebbe meditato con calma una volta da solo sul senso di quelle parole.
Purtroppo San Potter aveva ragione, riuscire ad arrivare alla Mezzosangue era una sfida che avrebbe riportato un po' di movimento nella sua vita piatta.
Draco annuì brevemente e tornò nella sala dove vide Ron osservare con amore ma anche con estrema preoccupazione la ragazza. Si avvicinò e come la volta precedente si sistemò sulla poltrona polverosa, stando però ben attento a tenersi a debita distanza.
Rimase ore ad osservarla, cogliendo ogni sfumatura, ogni movimento, anche il più impercettibile, e meditando sul da farsi.
Quando ormai era l'imbrunire, Draco aveva elaborato la sua strategia.
Si alzò dalla poltrona, si scrollò la polvere dagli abiti e si diresse verso l'uscita, che oltrepassò senza voltarsi e senza salutare nessuno, completamente concentrato sul modo di attuare il suo piano.
"E tu dici che quello potrà aiutarla?" chiese Ron alquanto scettico indicando con il pollice la porta da cui era appena uscito Draco.
"Adesso ne sono più che sicuro! Ha accettato la sfida e da bravo Malfoy non si darà pace finché non l'avrà vinta" gli rispose Harry sicuro di sé.
"Se lo dici tu..." disse Ron per niente convinto.

 

Madame's Space: Ciao a tutti! Eccomi qui con una nuova ff. Non è il giallo di cui parlavo anche nel mio profilo, che ho momentaneamente sospeso, ma è un'idea che mi è venuta in questo momento per me abbastanza difficile. Forse per questo è venuto fuori qualcosa di così introspettivo e a tratti anche malinconico…

Si tratta di una storia divisa in cinque capitoli nei quali vedremo se e come Draco riuscirà a rapportarsi con il fantasma di Hermione. In questo senso può essere vista come una specie di Dramione.

Direi che il tutto si potrebbe definire una book-fiction visto che nei prossimi capitoli alcune riflessioni prenderanno spunto da frasi tratte dai miei libri preferiti.

Spero che vi possa piacere  ^^

Intanto colgo l'occasione di ringraziare tutte le fantastiche persone che hanno letto, seguito, commentato e messo nei preferiti le mie precedenti storie. Veramente grazie di cuore.

Fatemi sapere cosa pensate di questa storia, se proprio non vi piace la cancellerò…

Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.

 

 

  
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