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Autore: giucri89    19/07/2018    1 recensioni
Il sogno di Kim NaNa è quello di diventare una segretaria di direzione ma non ama gli straordinari, in quanto persona pigra o come ama definirsi "a risparmio energetico". Al contrario Park ChanYeol è un tipo dinamico; è Chaebol di III generazione a cui sta stretto questo titolo. L'ultimo dei suoi desideri è, infatti, quello di sedersi in un ufficio tutto il giorno. il suo sogno è sfondare con la band da lui creata insieme ai suoi amici, gli EXO. Cosa succederà quando le strade lavorative di Nana e ChanYeol s'incontreranno? Soprattutto dopo un evento particolarmente imbarazzante che li ha coinvolti qualche giorno prima...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 41
 
 
Perché tu sei la prima,
perché questa canzone è per te.
Sto sorridendo così puoi vederlo anche tu.
Mi stai guardando in questo momento?
Ho un nuovo sogno,
quello di essere un uomo migliore.
Perché i tuoi occhi che mi guardano mi fanno
correre ancora una volta più di ogni altra cosa.
Oh, sono così fortunato, amore mio.
Così fortunato ad avere te.
Sono così fortunato ad essere il tuo amore.
Lucky-EXO
 
 
- NaNa -
 
Ieri mattina il nonno di ChanYeol ci ha fatto prendere un bello spavento. Dopo aver raggiunto l’ospedale, ci hanno comunicato che il presidente Park aveva un principio d’infarto in corso, fortunatamente grazie ai medici presenti nella struttura, che hanno utilizzato tutti i mezzi possibili a disposizione per salvarlo, ce l’ha fatta. Adesso è ricoverato in una stanza VIP di quest’ospedale e io sono qui in attesa che si risvegli. Sembra che l’infarto stava per essere causato per via della scarsa cura nei confronti di se stesso. A quanto pare il nonno Park non si faceva visitare da anni, lo stress e la vita sedentaria non hanno di certo migliorato la situazione, anzi, secondo quanto detto dai dottori, ne hanno velocizzato il decorso. È da ieri sera che non apre gli occhi, sembra essere crollato in un sonno profondo. Chissà da quanto tempo non faceva una bella dormita. Fortunatamente i medici ci hanno informato che adesso è fuori pericolo, ma di certo dovrà farsi controllare più spesso e condurre una vita più sana. È quasi ora di pranzo, la mamma di ChanYeol dovrebbe essere ormai di ritorno. La signora Park e il signor Park si sono adoperati di tutte le scartoffie burocratiche riguardanti il ricovero stamattina, sono andati a recuperare tutto quello che potrebbe servire al presidente durante la sua permanenza in ospedale. ChanYeol, il vice CEO Kim e YooRa si stanno, invece, adoperando affinché nessuna notizia trapeli fuori riguardo a ciò che è avvenuto al nonno Park. Probabilmente riusciranno ad essere qui tra poco anche loro. Sento la porta aprirsi e la signora Park entrare. «NaNa-ssi, sono qui. Grazie per aver fatto compagnia al nonno. Non si è ancora svegliato?», afferma avvicinandosi al letto con delle buste in mano. «Non si preoccupi, non ho fatto niente di che. No, non si è ancora svegliato», rispondo. «Deve aver molto sonno da recuperare», asserisce con uno sguardo triste, cercando il luogo giusto per ogni oggetto che ha portato con sé. Annuisco solamente alla sua affermazione. La signora Park si avvicina al letto e continua a guardare il nonno con occhi tristi. «Sai, in realtà lui non è sempre stato così», afferma all’improvviso. «Eh?». «Dico. Non è sempre stato così cinico. Quando sua moglie era ancora viva e l’azienda era ancora solo un embrione, lui non era così. Mio marito mi ha raccontato spesso di come mio suocero abbia fatto di tutto per aver il permesso di sposare quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Sai, lei era una chaebol di seconda generazione, la sua azienda di famiglia era allora il doppio, se non il triplo più grande della Park’s Enterprise. Dovettero scappare insieme per sposarsi, e lei fu completamente diseredata dal padre. Quando era ancora giovane, nonna Park, si ammalò gravemente ma non ne fece parola con il nonno che stava vivendo un periodo delicato con l’azienda, non voleva pesare su di lui a quanto pare. Nacque il loro unico figlio, cioè mio marito, ma la gioia durò ben poco, in quanto mia suocera si trovò da sola e malata a dover crescere un bambino, dato che mio suocero non tornava spesso a casa, quasi sempre, infatti, dormiva in azienda, il suo sogno, all’epoca, era quello di far decollare presto l’azienda e riscattare così la posizione della moglie. Purtroppo questo non avvenne perché nonna Park, che ormai si trovava a combattere da diverso tempo con uno stadio avanzato di tumore al seno, all’insaputa sempre del nonno, morì prima che la Park’s Entrerprise riuscisse a concludere affari importanti che l’avrebbero portata successivamente all’apice del successo qual è oggi. Mia suocera lasciò una lettera prima di morire, quando ancora aveva le facoltà mentali che le permettevano di farlo, una lettera che il nonno trovò diversi anni dopo, quando stava svuotando la vecchia casa per trasferirsi nell’attuale villa in cui vive. Nella lettera parlava della sua malattia, del suo rifiuto nel volere seguire delle cure regolari per fare in modo che il marito non se ne accorgesse. Non voleva mettergli il bastone fra le ruote. Questa lettera peggiorò la situazione, anziché migliorarla. Mio marito ed io, ci eravamo fidanzati ufficialmente da poco. Io non sono una chaebol, lavoravo al mini-market durante il pomeriggio dopo la scuola ed è lì che incontrai mio marito durante le scuole superiori. Si rifugiava spesso al mini-market per rimpinzarsi di schifezze, che erano sempre vietate a casa sua. Vedendoci quasi ogni giorno, chiacchierando del più e del meno, ci innamorammo. Suo padre non fu molto in disaccordo, dopo qualche piccola discussione, ci diede il permesso di uscire insieme. Lui, non era un padre presente, mio marito si ritrovava a passare spesso le feste da solo ma ormai se n’era fatto una ragione. Quando avevamo all’incirca 20 anni, mio suocero trovò la famosa lettera. Sembrava che il dolore che aveva tenuto sotto chiave per tutto quegli anni avesse trovato un modo per uscire e trasformarsi in rabbia. Probabilmente si sentì tremendamente in colpa per la morte di sua moglie. Mio marito lo vedeva spesso ubriacarsi nel suo studio e ripetere costantemente “È colpa mia, è colpa mia” e battersi il petto. Da quel momento in poi la nostra vita fu un perenne inferno. Ormai il nostro fidanzamento era ufficiale, e fortunatamente, per via delle leggi implicite che vigevano a quei tempi nella nostra società, non fu possibile sciogliere il fidanzamento. Ci sposammo, ma gli attimi di pace e tranquillità per goderci la nostra vita di coppia furono davvero pochi. Il nonno Park desiderava che mio marito diventasse come lui, si mise in testa che l’unica cosa che poteva renderlo felice, l’unica cosa che non potesse tradirlo era solo l’azienda, tutto il resto faceva semplicemente da contorno, collaboratori, azionisti, figli e persino i suoi futuri nipoti. Quando nacque ChanYeol, fu maggiormente felice rispetto alla nascita di YooRa, ma solo perché pensava che un uomo sarebbe stato più capace di gestire la sua adorata azienda. La situazione diventò sempre peggio, YooRa e ChanYeol crescevano ma non erano mai liberi di fare le proprie scelte, così come me e mio marito del resto. Io e mio marito provammo a scappare via e portarci dietro i nostri figli quando erano ancorano piccoli, purtroppo però il nonno Park ci scoprì subito e poco dopo ci disse che eravamo liberissimi di uscire dalla sua vita, ma che saremmo stati diseredati e che YooRa e ChanYeol sarebbero rimasti con lui. Quando mi comunicò tutto questo non ci visti più. Chiesi a mio marito il divorzio per poter aver in custodia i miei figli e scappare via con loro. Quando andammo per informarci sul divorzio ci dissero che anche divorziando io non avrei mai potuto prendere in custodia i miei bambini perché in maniera subdola il nonno Park aveva modificato il documento degli accordi matrimoniali che avevamo firmato io e mio marito qualche giorno prima del matrimonio proprio per suo volere. Se avessimo divorziato i figli automaticamente sarebbero passati sotto la sua patria potestà. Così io e mio marito non firmammo quei documenti. Provammo a scappare nuovamente, ma stavolta non ci fu nessuna possibilità di accordo. Ci mando via e senza un won. Mise in giro la storia del nostro divorzio. In quel periodo ero davvero arrabbiata con mio marito, lo incolpai ingiustamente per tutta la spiacevole situazione che si era creata, così gli chiesi di vivere separati per un po’ di tempo. Tempo che poi si è prolungato poi fino ad oggi. Non avevo abbastanza soldi per mantenere i miei figli così dovetti lasciarli in quella grande e fredda casa. Quando YooRa rimase coinvolta nell’altrettanto triste storia con MinSeok-ssi provai davvero molto dolore, ero sua madre ma non potevo aiutarla, ma conoscevo mia figlia, sapevo del suo carattere forte, lei in qualche modo sarebbe riuscita a tenere testa al nonno Park. Quello che, invece, mi preoccupava era mio figlio. ChanYeol è sempre stato un bravo bambino, è un gigante di statura ma quando si parla di sentimenti è tutt’altro. Fortunatamente adesso ha incontrato te, NaNa-ssi. Tu sei riuscita in qualcosa in cui io e suo padre abbiamo fallito. Gli hai fatto trovare in se stesso una forza che non pensava minimamente di avere. Grazie per tutto quello che hai fatto e ti chiedo di perdonare questa nostra famiglia un po’ strana, soprattutto mio suocero. Ti ho voluto raccontare parte della sua storia proprio per questo», conclude il suo lungo racconto la mamma di ChanYeol. È una storia davvero incredibile. «Non credo ci sia il bisogno di raccontare vecchie inutili storie ad una ragazzina», il nonno di ChanYeol! Si è svegliato finalmente. «Abogi! Stai bene?», domanda subito la signora Park avvicinandosi verso di lui. «Sì sto bene, quanto ho dormito?». «Quasi un giorno interno». «Che? Troppo, troppo. Devo uscire da qui, ho tante cose di cui occuparmi». «Abogi, non puoi andartene finché non te lo diranno i medici. Per un po’ hai bisogno di estremo riposo. Ieri hai quasi avuto un infarto!», esclama la mamma di ChanYeol cercando di fermare il tentativo del nonno Park di scendere dal letto, mi avvicino per aiutarla. «Presidente Park, non credo che dovrebbe alzarsi dal letto a meno che non voglia peggiorare la sua già precaria salute», affermo cercando di convincerlo a restare dov’è. «Toh! Adesso anche un’inutile segretaria mi dà degli ordini», le sue solite parole “gentili”, ma adesso, grazie al racconto della signora Park non le sento più così taglienti come prima. Purtroppo, io e la mamma di ChanYeol non stiamo riuscendo nell’intento e lui continua a dimenarsi per poter mettersi in piedi. La porta si apre e fortunatamente vediamo entrare i rinforzi. «Harabogi! Si può sapere che stai cercando di fare?», domanda ChanYeol appena entrato nella stanza insieme a suo padre, YooRa e il vice CEO Kim. «Quello che va fatto. La mia azienda ha bisogno di me per andare avanti, quindi, devo scendere subito da questo letto ed andarmene». «Tu non vai proprio da nessuna parte! L’azienda momentaneamente farà a meno di te dato che ci siamo io, abogi e MinSeok hyung. Stai tranquillo, ci hai formato abbastanza bene. Adesso riposati e non pensare a nulla», afferma cercando di far tornare il nonno Park in posizione sdraiata. «Ma-». «Non c’è nessun “ma” che tenga». La scena fa scappare una piccola risata nella bocca di tutti. Sembrano un bambino che non vuole andare a letto e il padre che lo obbliga a farlo per il suo bene. «Guarda harabogi, ti piacciono i fiori che ti abbiamo portato?», domanda YooRa porgendo il bouquet verso il presidente. «Sai che m’importa dei fiori!», e con un’espressione imbronciata si volta dall’altra parte, provocando una nuova risata generale. ChanYeol con lo sguardo mi fa cenno di seguirlo. È quello che faccio. Usciamo dalla stanza. ChanYeol si appoggia al muro e mi tira a sé. «ChanYeol, siamo in ospedale!». «E allora?», domanda non mollando la presa. «Dentro ci sono tutti i tuoi familiari!». «E allora?», domanda ancora aggiungendo stavolta un sorriso a fine frase. Ok, ho capito, ho perso, quando sfodera quell’arma micidiale qual è il suo sorriso non posso far altro che dargliela vinta. «Ho qualcosa per te!», esclama all’improvviso. «Cosa?», domando a mia volta. «Ta-da⁓», afferma uscendo un foglio dalla sua tasca. «Cos’è?». «Leggilo tu stessa», asserisce porgendomi il foglio. Velocemente lo leggo e non posso credere ai miei occhi! «Ma questo è l’atto della caffetteria e di casa mia!». «Esatto! Devi solo mettere una firma e sarà tuo». «Non posso crederci, come hai fatto ad averlo?». «A dire la verità è stato tutto molto più semplice di quello che pensi». «Che vuoi dire?». «Be’ sai credo di aver scoperto che in realtà mio nonno sia un po’ tsundere. Sai cosa ho scoperto stamattina quando sono arrivato nel suo ufficio? Pare che il giorno che tu lo hai incontrato sia andato a cambiare il proprietario di quell’immobile. L’ha, infatti, intestato al sottoscritto». «E perché mai?». «Perché ovviamente sapeva che io lo avrei dato ai veri proprietari». «Io, non posso crederci!». «Puoi farlo, invece, NaNa. Ti basta solo firmare quel documento e quell’immobile sarà tuo per sempre». «Cosa? No! Ovviamente io e miei genitori continueremo a pagarti l’affitto» «NaNa, non hai letto il documento? Stamattina ho cambiato di nuovo il proprietario, è tuo adesso». «No, aspetta, te lo pagheremo». «Ma che dici? È un regalo per tutto quello che hai dovuto passare a causa mia». «Cheeee? Un immobile non è mica un sacchetto di caramelle da regalare così facilmente». «Fino a prova contraria con le mie cose posso fare ciò che voglio e io voglio regalartelo». «No Chan-», come al solito quando il discorso non gli conviene sa benissimo come tapparmi la bocca, nel senso proprio letterale del termine, le sue labbra, infatti, si poggiano delicatamente sulle mie, mettendo completamente fine alla mia resistenza. Perché davanti ai suoi baci perdo sempre completamente la testa? Si discosta poi leggermente con un sorriso soddisfatto, probabilmente sa già che adesso non avrò più la forza di controbattere. «Sei contento adesso?», domando, infine, sconfitta. «Sì sono contento perché sono stato davvero fortunato ad incontrarti! Grazie di esistere, NaNa», afferma prima di stringermi di nuovo fra le sue braccia intanto che le mie guance si tingono di rosso.
  
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