Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: La_Sakura    20/07/2018    3 recensioni
Diciassette anni e una città nuova: una sfida per crescere e maturare, ma soprattutto per fare chiarezza con i propri sentimenti. Queste le premesse all'arrivo di Sakura nella ville Lumière. Ma il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" si rivelerà corretto? D'altronde il suo cuore è già impegnato... oppure la confusione nella sua testa aumenterà, fino a farle dubitare persino dei suoi sentimenti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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Continuo a guardarmi intorno emozionata, il Parc des Princes è gremito e Louis è stato di parola, mi ha trovato un posto davvero d’eccezione! Ma la sorpresa più grande è che il posto accanto al mio è libero, e non so chi lo occuperà!
«Mi avevano detto che sarei stato vicino a qualcuno di impensabile, ma non immaginavo fossi tu…»
«Wakabayashi-kun!» esclamò, accogliendolo con un sorriso. Lui si siede di fianco a me e mi riserva il suo solito sorriso sghembo.
«Che ci fai da queste parti?»
«Non me la bevo, lo so che sai già tutto e anche di più.»
Lui scoppia a ridere divertito e mi rifila un’europeissima pacca sulla spalla.
«Tuo fratello mi ha detto che saresti venuta a vedere il match, così mi sono organizzato per venire anch’io. Mi fa piacere rivederti, Sakura, ti trovo bene.»
«Sarà l’aria europea. – rispondo di rimando, constatando che è ben lontano dal ragazzino che ho conosciuto quando mi sono trasferita a Nankatsu – Tu diventi sempre più… enorme!»
«Duri allenamenti, mia cara, duri allenamenti. E tu, che mi racconti? Non ho ben capito che ci fai in Europa. Credevo che Misaki fosse tornato a Nankatsu.»
Sento le guance andare a fuoco, erano mesi che nessuno mi prendeva in giro con questa storia: avevo dimenticato che Genzo, quando vuole, sa essere più pungente di Ryo.
«Ho colto un’opportunità che mi è stata offerta dal mio prof di Francese. Non sia mai che noi Ozora ce ne stiamo fissi in un posto.»
Ride di gusto, e osservandolo meglio mi rendo conto di quanto sia cresciuto anche lui, maturato e diventato proprio un bel ragazzo. Sorrido felice perché, nonostante sia consapevole che è stato Tsubasa a spedirlo qui da me, sembra davvero contento di rivedermi.
«Come vanno le cose in Germania?»
Lui annuisce, senza sbilanciarsi troppo, e mi racconta qualche aneddoto; io gli racconto dei ragazzi, dei progressi che han compiuto e di come, purtroppo, la Toho stia dominando in lungo e in largo.
«Manca qualcosa…»
«Manca Tsubasa.» ammette lui, serafico.
«Sì, manca tanto… anche se di sicuro il modo in cui manca a me, o a Sanae, è diverso da quello che intendi tu…»
Lo vedo voltarsi di scatto verso di me e spalancare gli occhi.
«Sanae? Vuoi dirmi che…?»
«Non ti ha detto nulla? Anni di telefonate e lettere e non ti ha detto di essersi dichiarato?»
Stavolta sono io a ridere divertita, e sono sicura che Wakabayashi la farà pesare, questa cosa, a mio fratello. Già me lo immagino, paonazzo, mentre cerca di difendersi dalle prese in giro del portiere.
L’ingresso delle due squadre cattura la nostra attenzione, e rimaniamo in silenzio fino al calcio d’inizio.
«Ora vedrai i miglioramenti di Schneider, e mi dirai che ne pensi.»
Annuisco, emozionata all’idea di poter assistere a un match che vale quasi la finale del World Youth.
 
«Ancora non posso crederci! – esclamo entusiasta all’uscita dello stadio – Dico sul serio, è una cosa incredibile! Quei tiri! E quelle parate!»
Genzo mi guarda sorridendo, divertito dal mio entusiasmo.
«Non vedo l’ora di chiamare Tsubasa per raccontargli ciò che ho visto!»
«Non lo fare, o passerai al telefono una giornata intera!»
Continuiamo a chiacchierare mentre mi accompagna nel privé delle squadre, così possiamo aspettare i giocatori senza essere disturbati.
«Con chi vai a casa?» mi chiede improvvisamente.
«Credo che aspetterò Napoléon, poi andremo con i mezzi…»
«A quest’ora? Non se ne parla. Tsubasa mi ucciderebbe se ti succedesse qualcosa. Chiamiamo un taxi.»
«Ma no, lascia stare, è fuori dalle mie tasche.»
«Ma non dalle mie. – mi fa l’occhiolino – Non ti preoccupare, me li farò restituire da tuo fratello!»
Scoppio a ridere e non insisto oltre, troverò il modo per sdebitarmi. Mentre metto le mani in tasca, mi accorgo di avere la macchina fotografica.
«Wakabayashi! – lo chiamo per attirare la sua attenzione – Facciamo una foto!»
«Perché no? Così la fai vedere alle tue amiche francesi, e magari la prossima volta me le presenti…»
Gli rifilo una gomitata divertita, mi piace scherzare con lui, non ho più quel timore reverenziale per il ragazzino para tutto. Mi scompiglia i capelli e improvvisamente si fa serio e mi fissa negli occhi.
«Comunque… – inizia il discorso – Dico sul serio: se Misaki si fa scappare una come te, non capisce davvero niente.»
Rimango basita dalle sue parole e non riesco più a dire nulla, fortuna arrivano i ragazzi delle due squadre, e subito Schneider si dirige verso il portiere. Li vedo battibeccare amichevolmente, poi si girano verso di me: alzo la mano in segno di saluto e il capitano tedesco si avvicina.
«Ciao, è un piacere rivederti.»
Gli stringo la mano, è un piacere anche per me, altroché! Alto, biondo e occhi azzurri, proprio un bel vedere. Mentre scambiamo due parole sulla partita, Genzo mi avvisa che è arrivato il taxi.
«Ma Louis dov’è?»
«Napoléon?» mi chiede conferma. Annuisco, ma né lui né Schneider l’hanno visto. Non posso far aspettare il taxi che mi hanno gentilmente offerto, così li saluto nuovamente, abbracciando Genzo talmente forte da farlo imbarazzare, poi salgo sul veicolo e gli do l’indirizzo di casa Deville.
Quando la vettura mi scarica davanti a casa, salgo velocemente le scale: sono così entusiasta della serata che non vedo l’ora di raccontare tutto a Florence. Quando entro in casa, però, sento delle voci concitate che parlano in salotto, e si dirigono improvvisamente verso di me appena mi vedono arrivare.
«Che succede?» chiedo a Florence, mentre mi abbraccia con le lacrime agli occhi. Osservo prima lei, poi Jean, e infine Louis, che è appoggiato al tavolo della sala con le braccia conserte.
«Ci siamo preoccupati molto, quando lo abbiamo visto tornare senza di te.»
«Ve lo avevo detto che sarebbe tornata senza problemi.»
Fa per allontanarsi, ma Jean lo blocca subito.
«Eh, no, Louis, non funziona così: se ti prendi la responsabilità di portare Sakura da qualche parte, poi devi anche prenderti quella di riportarla a casa!» tuona, non l’ho mai visto così arrabbiato.
«Aveva il suo amichetto giapponese, era in buone mani, cosa volete da me? Ve l’ho detto un milione di volte che non sono la sua balia.»
«Va tutto bene, Genzo mi ha pagato un taxi per rientrare…» intervengo, sperando di smorzare gli animi.
«Perché non hai cercato Louis? Potevate tornare insieme.» mi dice Florence, anche nel suo sguardo leggo un accenno di arrabbiatura.
«Perché… – mormoro, il mio sguardo vaga tra di loro mentre cerco una scusa plausibile – Perché questo mio amico non lo vedevo da tanto, e così ci siamo persi in chiacchiere, e quando è stato il momento di cercare Louis, era tardi e non lo vedevamo, forse era ancora nello spogliatoio, però Genzo doveva rientrare, così mi ha accompagnato alla fermata dei taxi insieme ad un altro ragazzo.» e lo dico tutto d’un fiato, per risultare credibile. Li osservo, sperando di averli convinti: li vedo scambiarsi qualche sguardo, poi Florence mi accarezza la testa.
«Vai pure a prepararti per la notte, tesoro.»
Annuisco e mi dirigo verso la mia stanza.
Quando sono ormai pronta per andare a dormire, sento un leggero bussare alla porta, che di norma tengo chiusa per abitudine, non per altro.
«Avanti.»
«Sei vestita, vero?»
«Indosso un pigiama, va bene lo stesso?»
Louis entra fa solo pochi passi all’interno della mia stanza, e socchiude la porta alle sue spalle.
«Perché hai mentito?»
«Non ho mentito, ero davvero con Wakabayashi, poi non ti abbiamo più visto e per non farmi prendere i mezzi, mi ha pagato il taxi. Dov’eri finito?»
«Ho visto che te la intendevi bene sia con lui che con Schneider, così sono venuto via.»
Spalanco gli occhi per la sorpresa.
«Mi hai lasciato lì di proposito?! – annuisce, e un sorrisetto malefico fa capolino sulle sue labbra – Sei una cosa impossibile, Louis. Se non ci fosse stato Genzo, come avrei fatto a…»
Si volta e fa per uscire dalla stanza, ma stavolta non gliela voglio dare vinta, quindi mi alzo di scatto e mi posiziono tra lui e la porta, a braccia conserte.
«Quando cerchi di fare l’arrabbiata, sei così… kawaii…» sogghigna.
«Chiedimi scusa!»
Scoppia a ridere. Io mi offendo ancora di più, e lui mi spettina i capelli.
«Buonanotte, grenouille…»
Sospiro mentre sciolgo le braccia, inutile tenerle conserte, come dice lui “non sono credibile”.
«Buonanotte.» gli rispondo, quindi mi avvicino a lui e, alzandomi leggermente in punta di piedi, gli poso un bacio su una guancia. Lui si irrigidisce e mi fissa con gli occhi sbarrati.
«Che c’è?» gli chiedo, non capendo il suo atteggiamento.
«Nie… niente.»
Chiude la porta e se ne va così, confermandomi la sua stranezza.

«Farci fare una verifica l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze è davvero una vigliaccata…» sbotta Jacques, mentre usciamo dalla classe.
«Almeno adesso siamo in vacanza, possiamo riposarci!» Yves, come sempre, cerca di farci vedere il lato positivo delle cose. Io annuisco e alzo gli occhi al cielo: siamo a fine Dicembre, tra pochi giorni sarà Natale. Parigi è completamente addobbata, luci e decorazioni fanno bella mostra in ogni angolo della città. È decisamente una festività più sentita che da noi in Giappone, soprattutto a livello religioso.
«Allora, Florence ti ha trasmesso un po’ di spirito natalizio?» mi chiede Jacques. In queste occasioni ci confrontiamo spesso, con loro le differenze culturali diventano motivo di scambi interessanti, di discussioni, di punti di vista. Sono molto contenta di aver legato con loro.
«Sì, è stato interessante entrare nella mentalità del vostro Natale. Da noi è semplicemente una festa commerciale, essendo i Cristiani una minoranza molto piccola.»
«Ah sì?»
Annuisco alzando gli occhi e annusando l’aria, attirata dal profumo delle crêpes che arriva da un ambulante.
«Mangiamo una torta, alla vigilia di Natale, solitamente dovrebbe portarla a casa il capofamiglia. – abbasso lo sguardo nuovamente sui miei compagni – Col fatto che mio padre era quasi sempre via per lavoro, la cucinava mia mamma, e la mangiavamo insieme la sera davanti alla tv, con una tazza di tè verde.»
«Niente mega pranzo di Natale?»
Scuoto la testa, sorridendo.
«Al massimo pollo fritto.»
Mi guardano strabuzzando gli occhi.
«Sì, è decisamente da americani. Il primo dell’anno, invece, cuciniamo un sacco di cibi tipici.»
«È la prima volta che festeggi l’anno nuovo lontano dalla famiglia?»
E stavolta la stilettata arriva dritta al cuore, la sento scagliarcisi distintamente.
«Non sempre ho passato l’ultimo con tutta la famiglia: papà col lavoro che fa non sempre era a casa, e poi Tsubasa è partito per il Brasile…»
«Beh quest’anno alla festa a casa mia ti divertirai e non ti faremo venire nessuna mélancolie, te lo prometto!» Jacques mi posa una mano sulla spalla e mi guarda con quell’aria da supereroe che tira fuori ogni volta che mi viene nostalgia di casa.
«Saremo i tuoi supereroi.» dice appunto Yves, avvicinandosi.
«Uhm, i miei Batman e Robin?»
«Sì, ma non farti strane idee, eh? Come le chiamate voi?»
«Yaoi.» rispondo con un sorriso, ben capendo a cosa allude Chevalier.
Continuiamo a camminare, qualche fiocco tenta timidamente di scendere dal cielo, ma la temperatura è troppo bassa per poter avere una nevicata coi fiocchi (in tutti i sensi). Mi sistemo il berrettino di lana e la sciarpa, accarezzandomi il naso coi guanti per poterlo scaldare, non sono decisamente abituata a queste temperature, ma ora capisco quando si parla di magia del Natale. Sembra di vivere in un sogno.
Capitiamo davanti alla vetrina di una gioielleria e, immancabilmente, da brava femmina quale sono, rimango incantata da quel luccichio.
«Tutte uguali…» scuote la testa Jacques, sconsolato.
«E quello cos’è?»
In un angolino ci sono alcuni anelli d’argento, di varie misure, e il cartello pubblicitario fa vedere alcune incisioni su di essi, frasi in francese o in inglese, di canzoni, o di poeti.
«Uhm, a quanto pare ti incidono gli anelli, scrivendoci ciò che vuoi.»
«Anche le piastrine, guarda.» indica Yves.
«Ce ne sarebbero di cose da scrivere, sugli anelli, come ricordo.» sospiro, allontanandomi dalla vetrina tentatrice.
«Hai pensato se spedire o meno il regalo in Giappone?»
Yves sa bene che non amo parlare di Taro e di tutto il resto, eppure con lui mi riesce più facile confidarmi, che con Jacques. Sarà che con quest’ultimo ho instaurato un rapporto più di cameratismo che di altro.
«Non saprei… cioè… non so…»
Mi posa una mano sulla testa.
«Sei così buffa. Quando si tratta di lui diventi impacciata, sembri quasi un’altra persona.»
«È proprio questo il problema: lui ha conosciuto una Sakura che… non c’è più.»
«E chi ti dice che non gli piacerà anche la nuova?»
Mi volto ad osservare Jacques che sta ancora scuriosando nella vetrina di prima.
«Forse perché io stessa non ho ancora deciso quale essere.»
«Ragionamento sensato.»
«Ti sei mai sentito… fuori luogo? Come se tutto quello che dici, o fai, avesse valore solo in funzione di una determinata cosa?»
«Uh?»
Ok, non è un concetto facile da esprimere in francese, ma ce la posso fare: attiro l’attenzione di Jacques per fargli capire che ci stiamo incamminando e lui ci raggiunge di corsa.
«Credo di aver capito già molte cose di me, in questi mesi. Ho sempre vissuto in funzione di mio fratello e quando lui se n’è andato mi ero convinta di non valere nulla. Poi sono passata alle superiori, e ho iniziato questo corso di francese… così, per caso. Mi ero accorta, studiando portoghese con Tsubasa, che mi piaceva imparare nuove lingue.»
«In effetti sei portata, considerando le tue origini.»
Arrossisco appena al complimento di Jacques, mi volto e lo ringrazio con un inchino.
«Arigatou gozaimasu
«Ah, è inutile, non ci provare, tanto lui è negato.  Non lo senti durante le ore di tedesco?»
«Beh di tedesco ce ne intendiamo uguale, allora.» affermo convinta, dato che io non l’ho mai studiato e durante le ore di lezione la prof mi permette di dedicarmi ad altro.
«Se ti mettessi a studiarlo, saresti comunque migliore di lui.»
Sorrido, Yves ha davvero un’alta considerazione di me.
«Bah, quando vi coalizzate contro di me non vi sopporto, me ne vado a casa! – esclama Jacques – Ci vediamo domani sera? Esci?» mi chiede, riferendosi alla cena di classe che hanno organizzato le ragazze.
«Direi di sì… magari ci mettiamo d’accordo domani.»
«Dai, passiamo a prenderti noi. – mi tranquillizza Yves – Siamo i tuoi supereroi!»
Sorrido a entrambi e dopo averli salutati, mi dirigo a casa.
Florence è in salotto, sta spolverando mentre canticchia una canzone natalizia; quando mi avvicino a lei noto che sotto l’albero ci sono dei pacchetti.
«E quelli?» chiedo, avvicinandomi curiosa.
«Sono i regali di Natale! Ne ho approfittato oggi che non avevo Jean tra i piedi.» mi sorride facendomi l’occhiolino.
«Ma che carina, ce n’è uno anche per me!» arrossisco.
«Ovvio, non sei la mia piccola?»
«Domani dovrò impegnarmi con Louis per trovare qualcosa all’altezza.»
«Ah, allora andate?»
«Sì domattina, direi che ci faremo le Galeries LaFayette per prima cosa.»
«Ottima scelta.» annuisce.
Mi siedo sul divano e inizio a fare zapping sui canali satellitari senza vederli davvero: sto ancora pensando al regalo di Taro, se spedirlo o no. Che dilemma…
«Lo manderai in tilt, quel telecomando, a forza di cambiare canale.»
«Uh?»
In effetti stavo tenendo premuto il pulsante senza nemmeno rendermene conto! Arrossisco e metto su un canale di musica che so essere quello preferito di Flo.
«A cosa pensi?»
Raccolgo le ginocchia al petto e ci appoggio sopra il mento.
«Ho un regalo da spedire ma… ho paura.»
«Paura? E perché dovresti averne? Hai paura che si rompa?»
«No… – arrossisco – Ho paura che… non venga apprezzato…»
Florence ride e si siede accanto a me.
«Grenouille, i regali vengono sempre apprezzati, ricordatelo. Soprattutto se sono fatti col cuore.»
«È che… ci siamo lasciati così male, prima che io partissi… è come se si fosse spezzato il legame.»
«Sakura, alla vostra età, gli amori vanno e vengono. Non sempre il primo è anche l’unico.»
«Lo so… – nascondo la testa contro alle gambe raccolte – Ma io mi sono innamorata di lui… subito… e sento che sarà così per sempre. Non c’è nessuno che mi faccia battere il cuore in quel modo. Solo lui. E mi sa che ho rovinato tutto.»
«Solo perché hai deciso di fare questa esperienza?»
«Non solo… ho deciso senza di lui.»
«Al di là che stiate insieme o meno, la vita è tua, il futuro anche. Devi scegliere ciò che senti è giusto per te. Tu sei contenta di questa esperienza? – annuisco con la testa – Allora siine felice, e non ti crucciare. C’est au pied du mur qu’on reconnait le maçon.*..»
Si alza e va in cucina, borbottando qualcosa riguardo l’arrosto, il cui odore si sta diffondendo nell’aria.
«Già… – mormoro, sollevando di nuovo la testa – Ma a me preoccupa il fatto che il muro mi crolli in testa…»


*C'est au pied du mur qu'on reconnaît le maçon. = se son rose fioriranno (letteralmente: è sotto al muro che si riconosce il muratore)



E finalmente, LA PARTITA! Ovviamente Tsubasa si premura di assicurarsi che Genzo controlli la sorella, da bravo fratello maggiore premuroso... e Sakura rivede uno dei suoi amici, e riconosce il cambiamento che l'Europa ha creato in lui. 
E Louis... non stupiamoci. Chi lo conosce, sa che tipo di carattere ha. La sua reazione è tanto naturale quanto stupida, ma d'altronde il ragazzo non si fa troppi problemi a gestirsi in modo autonomo senza preoccuparsi troppo degli altri. 
Abbiamo un altro confronto Oriente/Occidente con i festeggiamenti per l'imminente Natale, dove Sacchan spiega ai suoi amici il tipo di festeggiamenti che si fanno in Giappone, con la solita vena malinconica per la sua famiglia non troppo convenzionale. 
E infine... infine Florence, che ha preso proprio a cuore la causa della nostra amica, e cerca di darle conforto, oltre che a infonderle fiducia in sé stessa e in quella relazione tanto particolare che ha con Misaki. 
Che dire, vi aspetto per la prossima parte di Dicembre, aspettiamoci di tutto da queste feste natalizie!
Buon fine settimana!

Sakura 
   
 
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