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Autore: Laly of the Moonlight    21/07/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cana si massaggiò le caviglie doloranti, sbuffando come una locomotiva lanciata a tutta velocità su di un rettilineo. Luxus e Gray non avevano avuto alcuna pietà dei suoi piedi, chiusi come sempre in sandalini neri eleganti e muniti di tacchi, bassi, ma pur sempre tacchi.
  • Quei due animali non mi hanno permesso di fermarmi nemmeno quando si è rotto uno dei laccetti! Non ho potuto fare altro che levarmi del tutto i sandali, correndo scalza in mezzo a tutto quel pantano! – la Maga delle Carte sbatté il boccale di birra sul tavolo, facendolo tremare insieme ai bicchieri colmi di succhi di frutta di Jenny e Sherry, quest’ultima venuta a trovare il fidanzato Ren giusto qualche giorno prima dell’arrivo dei tre Maghi di Fairy Tail.
  • Che incivili! Dovrebbero sapere che le ragazze sono fiori delicati e come tali vanno trattate! –
  • È vero, però tutta questa premura nell’arrivare qui il più in fretta possibile non è forse AMORE verso i loro compagni dispersi? – Sherry e l’amore. Passavano gli anni ma quella rimaneva sempre la stessa. Jenny scosse la testa, ormai abituata alle stramberie della ragazza dai capelli rosa shocking.
 
I tre maghi di Fairy Tail avevano affrontato piogge torrenziali, abbastanza frequenti in quel periodo dell’anno, che avevano reso le strade viscide e fangose, mentre l’aria si era fatta pesante, impregnata di umidità com’era.
E a nessuno dei due maschietti era venuto in mente che le calzature della donzella che li accompagnava potessero non essere adeguate a tali condizioni climatiche, avevano continuato imperterriti il loro cammino, sordi ai richiami e alle lamentele della ragazza.
Procedendo a tappe forzate, alla massima velocità consentita da Cana e dalle sue continue cadute accompagnate dalle più colorite imprecazioni, erano riusciti ad arrivare alla Gilda dei Blue Pegasus in meno di due settimane, chiedendo immediatamente di poter conferire col Master Bob per poter sottoporre al più presto la loro richiesta.
Sfortunatamente, l’uomo non era presente al momento del loro arrivo.
Si era infatti recato a Era, presso la sede del Consiglio della Magia, insieme ad Hibiki, allo scopo di portare notizie riguardo alla missione portata a termine dal ragazzo con la collaborazione di Fairy Tail e Lamia Scale.
E senza l’espressa autorizzazione del Master, nessuno dei Pegasus si sarebbe mai azzardato anche solo a pensare di far decollare Christina, ragion per cui i tre si trovavano ancora lì, fermi alla sede della Gilda, in attesa del ritorno di Bob.
Luxus aveva proposto di partire immediatamente per andare a cercarlo, in modo da accelerare i tempi, ma aveva incontrato l’ostinata opposizione di Cana, la quale preferiva di gran lunga attendere al caldo e all’asciutto. Quello che era nato come un acceso diverbio sfociò ben presto in una lite furibonda tra i due.
  • Cana, ragiona! La rapidità è di vitale importanza per la nostra missione! –
  • Sei tu che non ragioni Luxus! Sono quasi venti giorni che non facciamo altro che correre come dei disperati sulle tracce di quei due, a che serve continuare così? Io sono stanca, Gray non si è ancora ripreso del tutto dalla missione da cui è appena tornato, cosa vuoi? Vederci stramazzare al suolo, privi di forze? –
  • Ma che diamine vai blaterando?! Guarda che qua c’è in gioco la vita di TUO PADRE! O sei talmente ubriaca da essertelo dimenticato?! –
Cana indietreggiò di un passo, colpita dalle parole rabbiose che le aveva rivolto il ragazzo. Era la prima volta, da quando si conoscevano, che lui sottolineava il fatto che lei fosse un’alcolizzata ai suoi occhi.
Cosa crede questo stupido Dragon Slayer, che non sappia di chi stiamo parlando? Crede che mi sia bevuta il cervello al punto di dimenticare che quello che sta rischiando la pelle è MIO PADRE, l’uomo che ho cercato per tanto tempo e a cui sono riuscita a dire la verità solo dopo anni di doloroso silenzio? Come ha anche solo potuto pensare questo di me?!
Strinse le mani a pugno, irrigidendo le braccia attorno al corpo, talmente forte da sentire i muscoli tremare per lo sforzo. Serrò la mascella, inviperita.
  • Che cosa credi, che me ne sia scordata? Credi davvero che io sia solo una povera alcolizzata senza più cervello o memoria? È questo che credi, Luxus? Rispondi! – sputò lei, alzando la voce e urlando come una forsennata. Non si era mai sentita così umiliata in vita sua, così… ferita.
  • No, Cana, io… io non… - azzardò a giustificare il biondo, senza riuscire a trovare le parole. Era pallido, teso, inspirava velocemente cercando una soluzione a quella situazione incandescente che si era andata a creare senza che lui ne avesse avuto intenzione. Non aveva davvero voluto attaccarla, ma era stanco, si sentiva frustrato per la forzata immobilità. Le rimostranze e i capricci di lei lo avevano provato al punto tale da averle alzato la voce contro senza quasi nemmeno accorgersene.
  • Tu non cosa, Luxus? Pensi che non mi ricordi che quello che sta rischiando la pelle in una missione centenaria è mio padre? Chi altro può saperlo meglio di me, deficiente che non sei altro! Quello che sto cercando di farti capire è che se andiamo adesso a cercare il Master Bob, rischiamo di perdere ancora più tempo, lo capisci o no? Non sappiamo che strada ha preso, dove sia in questo momento, se dovessimo percorrere una strada parallela alla sua finiremmo per non incontrarlo e di conseguenza la nostra attesa si prolungherebbe!! Ma no! – si fermò un momento a riprendere fiato, il viso rosso per la collera, lo sforzo, l’alcool – No! Io sono ubriaca e quello che dico sono solo inutili stupidaggini, non è così?! Sei un mostro insensibile, Luxus! Ti odio! – le ultime parole, pronunciate con astio e con la voce rotta, aleggiarono per qualche istante nell’aria, raggelando l’atmosfera. Mai, mai prima di allora Luxus e Cana avevano litigato in quella maniera feroce, come due belve assetate di sangue che cercavano di azzannarsi a vicenda. Persino Gray era rimasto basito da ciò a cui aveva appena assistito, incapace di reagire.
 
Cana squadrò ancora per qualche secondo Luxus, gli occhi castani furiosi e sull’orlo delle lacrime, un’espressione di profonda delusione dipinta sul volto normalmente sorridente e rilassato. Ingoiando un singhiozzo traditore si girò e uscì a passi svelti dalla Sala Comune della Gilda, lasciandosi dietro un Dragon Slayer del Fulmine come stordito e un Mago del Ghiaccio assolutamente impreparato a risolvere una disputa del genere.
Il biondo, dopo essersi in parte ripreso dallo stato di sbigottimento in cui lo avevano gettato le parole di Cana, si girò, tornando a sedere sulla sua sedia, il respiro spezzato e pesante, come se avesse appena partecipato ad una maratona, la fronte corrugata e i muscoli tesi. Il moro gli si avvicinò, sedendo accanto a lui, nel tentativo di alleggerire almeno l’animo dell’amico.
  • Non te la prendere. Non pensava davvero quelle cose. –
  • Però ha ragione. Sono stato un insensibile bastardo. Sicuramente lei è preoccupata come e più di noi per le sorti di Gildarts, eppure è riuscita a ragionare in maniera lucida, opponendosi ad una nostra frettolosa partenza per motivi validi. E io, come un imbecille, le ho dato dell’ubriacona! – si prese la testa fra le mani, passandosi nervosamente le dita tra i corti capelli biondi, in un disperato tentativo di rimettere ordine nel caos che regnava al di sotto del cuoio capelluto.
  • Calmati adesso. Questi pensieri non servono a nulla se non a innervosirci. Abbiamo tutti i nervi a fior di pelle per questa situazione, ma se perdiamo la testa è finita. – si interpose immediatamente Gray, cercando di trasmettere quanta più quiete possibile al proprio compagno. Aveva bisogno che riacquistasse il suo sangue freddo al più presto, non che il suo autocontrollo andasse a farsi benedire. Luxus rimase in silenzio per qualche minuto, lottando per ritrovare almeno una parte della sua flemma e della sua strafottenza caratteristiche.
  • Makarov sarà infuriato, questo ritardo proprio non ci voleva. – aggiunse poi borbottando.
  • Lo so, ma non possiamo farci nulla. Dobbiamo solo portare pazienza finché il Master Bob non farà ritorno, poi potremo partire. Ricordati comunque che loro dovranno circumnavigare mezzo Regno per arrivare a destinazione, mentre noi potremo tagliare un bel po’ di strada. Mal che vada arriveremo contemporaneamente a loro. – ribatté Gray, mettendo nelle sue parole la maggior convinzione che gli fu possibile. Voleva credere in quello che stava dicendo e voleva che anche Luxus ci credesse.
  • E se dovessimo perdere le loro tracce? – domandò il biondo, girandosi finalmente a guardare il moro negli occhi, fissandolo con uno sguardo misto tra lo sconfortato e l’interrogativo.
  • Le ritroveremo. Sai anche tu che uno come Gildarts non passa certo inosservato. – ghignò il Mago del Ghiaccio, strappando un sorriso mesto al suo compagno. Durò solo una frazione di secondo, poi gli angoli della sua bocca tornarono alla loro posizione originale.
  • Devo andare a cercarla. Piove, rischia di ammalarsi. – Gray si limitò ad annuire, portandosi una boccata di birra alle labbra.
  • Sbrigati. E non allontanarti troppo. Io resto qui a vedere se il Master torna. –
  • D’accordo. Ci vediamo. –
Senza attendere risposta, Luxus si alzò dalla sedia, raggiungendo l’uscio in poche falcate e attraversandolo rapidamente, sparendo sotto la pioggia battente.
 
Cana aveva cominciato a vagabondare senza una meta precisa sotto il diluvio. I suoi piedi semplicemente continuavano ad avanzare un passo alla volta, senza che la sua mente fosse davvero padrona dei loro movimenti. Voleva solo allontanarsi il più possibile da quel luogo, da quella sensazione bruciante che le attanagliava il petto, lo stomaco, l’intestino.
Un’ubriacona, ecco cos’era lei agli occhi di Luxus. E probabilmente agli occhi di molti dei suoi compagni di Gilda. Ma loro non potevano sapere.
Non potevano capire.
Era la figlia di quello che veniva considerato il Mago più potente dell’intera Gilda, e per sette volte consecutive non era stata capace di superare l’esame di Classe S. Per sette anni aveva fallito, sentendosi assolutamente inadeguata a presentarsi davanti a lui rivelando la sua vera identità. Lo aveva visto poco, quando tornava per sporadici e brevi periodi di riposo tra una missione e l’altra. Lui non l’aveva vista crescere, lei non l’aveva visto invecchiare. Quando tornava, a volte dopo anni, il suo viso aveva qualche ruga in più, la barba era più incolta e la zazzera di capelli rossi era più spettinata del solito. Lei invece in quegli anni si era trasformata in una giovane donna nel fiore degli anni, ma dentro di sé si sentiva ancora una bambina.
Era stato il senso di inadeguatezza a spingerle davanti il primo bicchiere di un alcolico, seguito poi dal secondo e dal terzo, al quarto aveva perso il conto.
Da quando aveva assaporato quel tipo di liquido, capace di alleviare il dolore e di alleggerire la testa, non aveva più saputo farne a meno. Man mano che continuava a bere, il suo fisico si faceva sempre più resistente, tanto che per ottenere gli stessi effetti che aveva all’inizio aveva dovuto cominciare a bere una quantità sempre maggiore di quel liquido dall’odore pungente.
Scolava le damigiane come se fossero tinozze d’acqua, beveva birra come se fosse succo di pompelmo. Ogni giorno si riprometteva che avrebbe smesso, che avrebbe preso una missione e che sarebbe partita per compierla, dimostrando a sé stessa, alla Gilda e a suo padre che poteva essere qualcosa di meglio di così, che poteva essere diversa. Più forte.
Invece ogni volta tornava più stanca e affranta di prima, tornava ad essere quella di sempre, con le labbra attaccate al boccale colmo di liquido giallastro.
Ogni anno faticava per meritare un posto all’esame per il Rango S e ogni anno lo falliva, miseramente.
E ogni anno rimandava quella confessione, tenendo per sé quel macigno che le pesava sul cuore e sull’anima.
Durante l’ultimo esame, però, non era stata sola. C’era Lucy con lei, che l’aveva convinta a dire la verità a Gildarts nonostante l’esame non si fosse concluso, nonostante non avesse vinto, nonostante non fosse diventata una Maga di Classe S.
E lui l’aveva accolta fra le sue braccia, piangendo insieme a lei, forse anche maledicendola in cuor suo per aver celato un segreto tanto ingombrante e importante, per averlo privato del suo affetto di bambina, di ragazzina, di giovane donna.
Il giorno stesso della sua confessione, Acnologia aveva attaccato Tenroujima, distruggendola in apparenza, mentre lei e i suoi compagni venivano salvati dalla Fairy Sphere di Mavis, che però li lasciò dormienti per sette anni.
Si erano risvegliati a estate inoltrata, avevano fatto giusto in tempo a tornare a casa per poi iniziare immediatamente la preparazione per il Palio della Magia. E suo padre era partito in missione poco prima dell’inizio della competizione, privandola del suo appoggio e del suo sostegno.
Erano arrivati i Draghi e aveva temuto di morire.
Era rimasta in vita, e ora rischiava di perdere lui.
Non lo conosceva affatto, tutto quello che sapeva lo doveva a sua madre e ai resoconti delle sue imprese raccontate dai loro compagni.
Volevo solo un po’ più di tempo per conoscerlo meglio…
 
Sedette sul ciglio della strada, la schiena appoggiata al tronco di un albero, mentre le lacrime le rigavano le gote, singhiozzando senza più freni.
 
Volevo solo un po’ più di tempo…
 
Tirò le ginocchia al petto, nascondendovi il viso, i capelli castani mossi e fradici adagiati sulle spalle, gli abiti zuppi di pioggia e la testa pesante. Voleva solo fondersi con la natura circostante, sparire, smettere di soffrire, di tormentarsi.
Suo padre rischiava di morire e lei era costretta ad aspettare, senza poter fare nulla di concreto per velocizzare i tempi.
Ancora una volta, si sentiva inutile.
 
  • Cana. – una voce maschile squarciò la cortina del silenzio che avvolgeva la coscienza della ragazza, arrivandole come un suono ovattato.
  • Andate via… - mugugnò lei, appoggiando le mani sulle orecchie nel tentativo di isolarsi ulteriormente dai mostri della sua mente, quelli che la straziavano ogni mattina, prima che l’alcol li portasse via in un turbine di risate e oblio.
  • Dobbiamo tornare indietro, rischi di prenderti un brutto raffreddore. – insistette la voce profonda e lievemente ruvida, accompagnando le parole ad una stretta leggera sulle spalle esili di lei, scuotendola appena. Lei finalmente si decise a riprendersi dal suo torpore, alzando il viso umido e guardando il suo interlocutore con gli occhi castani e liquidi.
  • L-Luxus... – mormorò appena, la voce resa un sussurro fioco dal freddo e dalle urla. Cercò di schiarirsi la gola, ma ne uscì solo un rantolo soffocato. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli zuppi di pioggia, sospirando pesantemente.
  • Ecco, vedi? Ti sei buscata un malanno. Andiamo, altrimenti rischi di peggiorare. –
  • Sto bene. Voglio stare qui ancora un po’. – rispose lei, cercando di sottrarsi alla presa del ragazzo.
  • Cana, sii ragionevole. Non stai bene. Forse hai anche un po’ di febbre, fammi sentire... – senza darle il tempo di replicare, Luxus appoggiò una delle due enormi mani sulla fronte della Maga, ritirandola pochi istanti dopo – Sei bollente. Niente storie, torniamo a Blue Pegasus. –
Nonostante le deboli proteste della ragazza, il Dragon Slayer la sollevò da terra come fosse una piuma, stringendola a sé nell’inutile tentativo di proteggerla dal diluvio. A lei non sfuggì quel gesto, quella piccola accortezza da parte di lui, ritenendola sufficiente per risparmiargli almeno una parte dei rimbrotti velenosi che aveva in mente di rivolgergli. Si accoccolò meglio contro il suo petto robusto, appoggiando l’orecchio in corrispondenza del cuore, sentendolo battere calmo e regolare.
Nonostante il freddo pungente, nonostante gli abiti intrisi d’acqua e fango, nonostante l’acquazzone che li affliggeva con le raffiche di vento gelido e bagnato, Cana pensò che comunque non le dispiaceva stare lì, abbandonata nell’abbraccio confortevole ma allo stesso tempo gentile di lui.
  • Senti, Cana… per quello che è successo prima… ecco…io… - la voce di Luxus, all’inizio seria, quasi arrogante, perse ben presto tutta la sua abituale vena di spavalderia, mentre il volume si abbassava notevolmente, indice dell’imbarazzo del momento. Si fermò un momento, raccogliendo le idee e dandosi mentalmente dell’idiota per non riuscire a dire nemmeno una cosa tanto semplice – io… ti chiedo scusa. – sputò alla fine, di getto, arrossendo nel dire quelle poche parole che quasi mai avevano lasciato le sue labbra.
Era sempre stato troppo ostinato e orgoglioso per chiedere scusa per i propri errori, la sua boria lo aveva fatto vivere nella convinzione di essere nel giusto guardando dall’alto verso il basso tutti i suoi compagni di Gilda. Aveva iniziato a capire i suoi sbagli solo quando suo nonno, Makarov, lo aveva allontanato da Fairy Tail, dopo che aveva cercato di prenderne le redini con una specie di colpo di stato. Aveva avuto tempo per riflettere e per pentirsi del suo comportamento, tornando poi a Tenroujima per difendere la sua famiglia, quando più questa aveva avuto davvero bisogno di lui.
Aveva capito e aveva cercato di redimersi dalle sue colpe, ma ancora quel brutto vizio di sentirsi in diritto di giudicare gli altri affiorava nelle sue parole e nei suoi comportamenti. E quel lato disgustoso e viscido del suo carattere aveva ferito Cana, una ragazza che in quel momento rischiava di perdere il padre. Si sentiva davvero un verme per quello che aveva fatto.
I secondi passavano veloci, scivolando via insieme alle gocce di pioggia, senza che lei avesse ancora fatto udire la sua voce. Reso inquieto dall’incertezza, il ragazzo continuava a camminare aspettando di sentire la risposta di Cana, sperando di ricevere da lei parole di perdono. Dopo diversi minuti di attesa snervante, si decise a richiamarne l’attenzione.
  • E-ehi, Cana. Mi hai sentito? – abbassò leggermente il viso per guardarla, trovandola profondamente addormentata. Un leggero sospiro di sollievo, poi tornò a guardare davanti a sé. Probabilmente i primi sintomi dell’influenza stavano iniziando a farsi sentire, coadiuvati dal passo cadenzato del Mago e dai suoi movimenti lenti e fluidi.
Senza nemmeno accorgersene, la Maga delle Carte era scivolata in un sonno pesante e senza sogni.
  
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