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Autore: Lory221B    21/07/2018    1 recensioni
La GCPD ha un'operazione importante da compiere e niente deve ostacolarli. Per evitare intromissioni da parte di Oswald, Harvey ha il piano perfetto: trovare qualcuno che possa distrarlo. Ma le cose non vanno esattamente come previsto.
(Gobblepot)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi serve un favore

Era già passata una settimana da quando l’assurdo piano di Bullock era stato messo in atto. Paradossalmente però, nonostante tutti i dubbi di Gordon, l’idea di Harvey aveva in qualche modo funzionato perché c’era una certa calma sul versante criminalità.

Jim arricciò le labbra, aveva studiato per mesi quel fascicolo, erano a un passo da stanare la banda che terrorizzava i bassifondi e tutto sembrava andare per il verso giusto. Spostò distrattamente le carte per poi appoggiarci sopra la tazza di caffè, la quarta di quella mattina.

Quell’apparente calma era quasi sospetta. Era di Oswald che si stava parlando, non era un ingenuo. Certo, si era già fatto raggirare e “fregare” dai suoi sentimenti, ma proprio per quel motivo sarebbe stato più attento, più in guardia. Era davvero improbabile che il nuovo arrivato, il contabile, recitasse così bene la sua parte da abbindolarlo in una sola settimana.

Harvey spalancò la porta dell’ufficio del capitano, per poi ironicamente bussare alla porta aperta « Scusa, mi dimentico che qui sei il capo »

Jim alzò gli occhi dalla tazza di caffè, con l’espressione di uno che era ancora immerso nei suoi pensieri e non stava assolutamente prestando attenzione a quanto accadeva attorno a lui.

« Tutto bene? » chiese Bullock.

« Stavo pensando a Cobblepot »

« Beh, se hai una cotta non tenerti tutto dentro » rispose ridendo, mentre si accomodava scomposto sulla sedia di fronte a lui.

« È tutto troppo tranquillo, non credi? Hai sentito il nostro agente? »

« Come puoi immaginare evitiamo contatti e comunicazioni lunghe, anche i muri hanno orecchie. Mi ha chiamato e mi ha detto che è tutto ok »

Gordon non sembrò soddisfatto dalla risposta. Forse c’era qualcosa in più che non voleva dire o ammettere, forse a differenza di Bullock che non aveva alcuna remora a ingannare Pinguino per un buon fine, Jim non si sentiva del tutto a suo agio a fare sì che Oswald si affezionasse a qualcuno per poi ritrovarsi di nuovo da solo. Non era forse questa una delle tante ragioni per cui era un uomo spezzato che continuava disperatamente a cercare il potere? Per sentirsi in qualche modo accettato?

« Se non sei convinto, controlla di persona. Un motivo per andare da Oswald sono sicuro che potresti trovarlo » continuò Harvey.

« In effetti, potrebbe insospettirsi, sono mesi che ignoriamo lui e le sue attività » convenne Gordon. Dopo il crollo dei ponti, la città era stata per mesi allo sbando e le gang l’avevano fatta da padrone; la GCPD aveva utilizzato ogni risorsa per riportare l’ordine e rimettere la città in riga ma Gordon era certo che anche Oswald, a modo suo, aveva fatto la medesima cosa, riportare la criminalità sotto controllo per avere di nuovo una città governabile e per questo motivo non era mai intervenuto per fermare le attività di Pinguino. Ma ora c’era nuovamente una parvenza di ordine e potevano ristabilire i “vecchi” rapporti.


****** * *****
La villa di Oswald non era un luogo che Gordon aveva frequentato spesso. Prima c’erano i club che usava per mascherare le attività illecite, ma da quando la città era sprofondata nel caos e si era ripresa, molte cose erano cambiate.

Al solito, dovette superare l’interrogatorio di vari scagnozzi, prima di poter essere ammesso a parlare con il  Re, ma quando finalmente arrivò nell’ufficio fu stupito dall’ aspetto di Oswald. Era seduto alla sua scrivania esageratamente pomposa, era sempre curato e fresco di sartoria ma sembrava stanco, aveva un’aria sciupata molto simile al periodo in cui era sotto il controllo di Theo Galavan.

Si scambiarono una rapida occhiata, quello sguardo da “ancora una volta faccia a faccia” e nonostante non fosse mai stato in quella stanza, a Jim sembrò soltanto una replica delle loro innumerevoli interazioni.

« A cosa devo l’onore di ricevere il Capitano della GCPD? » fece Oswald, fintamente affabile, invitandolo ad accomodarsi sulla sedia davanti a lui.

« Non ci vediamo da parecchio, Oswald »

« Da quando mi hai lasciato ore su un dirigibile, Jim »

A Gordon sfuggì un sorrisetto che indispose non poco Oswald « Quindi, perché sei qui? Cosa turba il Capitano Gordon da costringerlo a lasciare il suo ufficio e recarsi fino a qui, dopo non essersi fatto vivo per mesi con la città allo sbando? »

« Gotham si rialza sempre » rispose e senza rendersene conto, Oswald si ritrovò ad annuire. Entrambi amavano Gotham, solo con metodi diversi.

Jim si guardò attorno, la stanza  non trasmetteva niente se non una certa solitudine e la cosa cominciò a preoccuparlo. Non sembrava che Oswald fosse distratto da un interesse per un’altra persona, sembrava più solo che mai.

Oswald intanto lo fissava circorspetto, lo stava studiando, ne era certo, così Jim approfittò per riprendere la recita « Sono venuto proprio per questo, Oswald. La città era in ginocchio e si sta appena riprendendo. So che tu hai di nuovo il controllo della criminalità e per il momento stiamo chiudendo un occhio, visto che c’è bisogno di stabilità »

« Mi stai dicendo che mi stai facendo un favore o mi stai ringraziando per aver rimesso in riga la città al vostro posto? »

« Ti sto dicendo che presto le cose torneranno alla normalità » rispose, allungando il busto verso Oswald e appoggiando entrambe le braccia sulla scrivania, in maniera poco formale ma al contempo una velata minaccia verso il capo della malavita di Gotham.

Un bagliore passò per un attivo nello sguardo di Oswald, forse l’idea che davvero le cose potessero tornare come un tempo. A differenza di Jim, non aveva abbandonato la sua posizione comoda sulla poltrona di pelle, anzi era molto più rilassato di quanto il Capitano Gordon aveva messo piede nel suo ufficio.

« Non ho niente da nascondere, James »

« Bene » rispose e anche lui abbandonò la posizione di guardia. C’era un silenzio quasi irreale nella villa, Jim si ritrovò a chiedersi chi avesse intorno Oswald, di chi potesse fidarsi ora che aveva perso la maggior parte delle persone su cui aveva riposto la sua fiducia.

Oswald emise un flebile sospiro e sta volta fu il suo turno di avvicinarsi alla scrivania che li separava.

« Avremmo potuto farlo assieme, collaborare. Invece eccoci qua a discutere, ancora una volta »

A Gordon non venne in mente niente da dire. Dopo Sofia, dopo tutti i danni che aveva causato, si era ben guardato da stringere altri patti con i gangster. Voleva dimostrare alla città, ma prima ancora a se stesso che poteva farcela da solo, che la GCPD non aveva bisogno di aiuti esterni. Sapeva che era solo un’illusione perché dietro a molte operazioni, ad agire nell’ombra, c’era proprio Oswald.

« Va tutto bene, Oswald? Hai un’aria sciupata » chiese, per cambiare argomento.

« Grazie, James. È sempre piacevole sentire un apprezzamento sulla propria persona » rispose, roteando gli occhi.

« Dico davvero » continuò Jim, che non riusciva a smettere di chiedersi cosa gli fosse successo per sembrare così stanco.

« Sono solo affari » commentò Oswald, prima di fare un gesto che inequivocabilmente significava che la conversazione era finita.

Jim si alzò dalla sedia e fece per uscire; aveva già una mano sulla maniglia quando sentì l’incedere claudicante di Oswald dietro le sue spalle. Si era alzato e per un attimo Gordon rivide quell’espressione di fiducia incondizionata che ogni tanto, sempre più raramente, vedeva dipinta sul suo volto.

Jim si aspettava grandi discorsi, o insulti, un qualcosa ma Oswald si limitò a passargli davanti e aprirgli la porta mantenendo un’espressione ora più di sfida che di fiducia.

Jim abbandonò l’ufficio ma quando era già di spalle arrivò il commento che si era aspettato un attimo prima  « Tanto tempo fa ti avevo detto che era meglio camminare al buio con un amico che da solo alla luce ma tu non lo hai mai capito »

« Ho degli amici con cui camminare alla luce, Oswald. Non sono da solo » rispose voltandosi.

« Vero, ma io sono l’unico con cui puoi camminare al buio »

Gordon lo guardò stranito, quando altri passi provenienti dal soggiorno lo distrassero.

« Oh, Jim non so se conosci il mio nuovo contabile. Immagino lo avrete già schedato o qualcosa di simile »

Il cambio di espressione di Oswald, da infastidito ad allegro, lasciò Gordon alquanto interdetto. L’agente Smith sorrise amabilmente ed allungò la mano per stringere quella di Jim. Di solito Gordon era un buon osservatore, ma doveva ammettere che quell’agente non aveva mai attirato la sua attenzione e soprattutto assomigliava davvero a lui ed Ed. Mentre stringeva la mano al suo agente, non poté non notare che la postura, l’atteggiamento, l’espressione di Oswald erano completamente cambiati. Harvey aveva ragione, qualunque cosa fosse in ballo, Oswald era decisamente preso dal nuovo “contabile”.  Un senso di fastidio lo pervase, la conversazione tra loro era stata piuttosto nervosa e piena di rancore, nonostante le sue più buone intenzioni, mentre ora Oswald sembrava pendere dalle labbra del nuovo arrivato.

Jim si congedò e lasciò velocemente la villa, a disagio per tutto quello che era successo.

***** * ****

Due giorni dopo, Gordon era di nuovo seduto alla sua scrivania. Continuava a pensare a Oswald, al fatto che aveva avuto un atteggiamento strano, di rancore ma che nascondeva anche qualcos’altro e poi era apparso Smith ed era come se lui fosse diventato invisibile.

« Stai ancora pensando a Cobblepot? » chiese Harvey, mimando il simbolo di un cuore con le dita.

« Molto divertente » rispose Gordon lanciandogli addosso una carta che aveva appallottolato in precedenza.

Ripresero a parlare delle ultime operazioni e di come le cose stessero andando per il verso giusto, almeno per una volta, quando a Jim arrivò un SMS. Strabuzzò gli occhi nel vedere il nome di Oswald.

Dobbiamo vederci, ora. Porta sul retro

Incontrarsi apertamente alla GCPD poteva essere strano, soprattutto se Gordon stava continuando a dare un’immagine di poliziotto non corrotto e soprattutto che non stringeva patti con la criminalità per cui apprezzò non poco che si vedessero di nascosto.

Scese le scale verso l’archivio, controllando di non essere seguito e corse ad aprire la porta. Era passato solo qualche giorno ma Oswald sembrava già un’altra persona. Appariva ancora stanco ma nell’insieme aveva cercato di presentarsi al meglio; Jim non sapeva dire esattamente cosa fosse cambiato ma aveva qualcosa di diverso.

« Non credevo ti avrei rivisto così presto »

« Ho bisogno di un favore » fece, un po’ tentennante.

« Davvero? »

« Sembravi preoccupato per me l’altro giorno » rispose mantenendo lo sguardo, quel maledetto sguardo che metteva sempre in crisi Jim, un misto di tristezza e fiducia.

« Ok, dimmi »

Oswald balbettò qualcosa di incomprensibile e Gordon fu costretto a chiedergli di ripetere a voce più alta e magari scandendo le parole.

« Ho detto, se dovessi invitare qualcuno ad uscire, come dovrei comportarmi? »

Jim pensò di non aver sentito bene, era troppo assurdo che fosse venuto fino a lì per fargli quella richiesta. Soprattutto dopo che aveva praticamente accusato Gordon di averlo abbandonato per mesi.

« Aspetta, cosa? Mi stai chiedendo consigli per un appuntamento? Ma sei serio? »

« A chi dovrei chiedere, Jim? A uno dei miei tirapiedi? Credo tu abbia sufficiente esperienza per darmi qualche dritta, prima che io commetta errori »

Gordon continuava a guardarlo come avrebbe fissato Bullock se gli avesse annunciato che non avrebbe mai più bevuto in vita sua. Oswald Cobblepot, il Re di Gotham, gli stava chiedendo consigli amorosi? Ma soprattutto, Gordon aveva sempre pensato che con Nygma ci fosse stato qualcosa, possibile che in realtà non fosse successo niente?

« La mia cultura romantica si basa sul citare frasi di film e libri » fece Oswald, quasi in risposta a quello che stava pensando Gordon.

Jim si passò nervosamente una mano sulla testa, non gli era mai capitata una conversazione del genere, credeva eventualmente che l’avrebbe affrontata con Bruce Wayne, non con Oswald ma lui era lì e stava aspettando che Jim dicesse qualcosa.

« Ok, primo appuntamento. Non forzare le cose, invitalo a bere qualcosa fuori » iniziò, non del tutto sicuro. Da dove doveva iniziare?

« Perché pensi sia un uomo? » rispose incuriosito.

« Non lo è? Insomma dopo Nygma credevo che… »

« Sì, hai ragione. Continua » tagliò corto Oswald.

« Niente, prima appuntamento, bevete un drink e parlate di argomenti comuni. Qualcosa che interessi entrambi. Ascoltalo quando parla, ridi alle sue battute. Cose così. Poi se le cose andassero particolarmente bene… »

Gordon non riuscì a finire la frase perché Oswald lo zittì alzando la mano « Sono un gentleman »

« Ok, allora vi salutate e se la serata è stata piacevole invitalo a cena, o al cinema. Non so cosa ti piaccia fare nel tempo libero oltre a bere, dominare la città… e guidare dirigibili » aggiunse e inaspettatamente a Oswald sfuggì una risata.

« Non andare troppo veloce, niente gradi dichiarazioni finché non sai come la pensa lui »

Lo sguardo di Oswald si offuscò per un attimo, Jim pensò che forse questo fosse uno degli errori che aveva già commesso, magari proprio con Ed e si sentì dispiaciuto per lui. Per il Jim Gordon che vedeva tutto o bianco o nero, era impossibile pensare ad Oswald se non come un criminale, pazzo e bugiardo, ma il Jim Gordon che era uscito da mille situazioni e che aveva commesso altrettanti errori, aveva iniziato a cogliere tutte le sfumature e a non soffermarsi più su giusto o sbagliato. Oswald era un uomo che era stato più volte fatto a pezzi e si era sempre rialzato. Ma a quale prezzo? Aveva perso tante persone care e si era fidato dei soggetti sbagliati, eppure continuava a fidarsi di lui, nonostante tutti i loro trascorsi.

Oswald ruppe il silenzio un po’ pesante che si era creato « Ok, James. Penso possa bastare »

Jim arricciò le labbra. Avrebbe dovuto aggiungere qualcosa? Già era contento di non aver dovuto affrontare l’argomento sesso, non gli andava di dover spiegare a Oswald cosa e come fare, soprattutto immaginando che il soggetto delle fantasie sarebbe stato l’infiltrato agente Smith.

Nonostante si fosse limitato a dire cose ovvie, Oswald sembrò soddisfatto dalla conversazione, per cui dopo averlo salutato, sparì dall’archivio, lasciando Jim solo a guardare gli schedari. Non era molto convinto di come si stavano mettendo le cose ma sentì un senso di fastidio ad immaginare Oswald che andava a bere qualcosa con il suo contabile e non riuscì a dire esattamente quale fosse il motivo.
   
 
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