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Autore: Clan della rosa    21/07/2018    1 recensioni
Hi guys!
Primo accesso come “ Il Clan della Rosa” e prima storia sulle nostre tartarughe ninja!
Siamo nella città di New York, tutto sembra filare per il verso giusto: le tartarughe sono riuscite a fermare i loschi piani del Clan del Piede e finalmente, dopo un lungo tempo, con Shredder fuori dai piedi, possono godersi un momento di tranquillità conducendo le loro vite come normali ragazzi di 20’anni.
Troppo bello vero? Infatti sono qui a posta per stravolgere ancora una volta il destino dei nostri mutanti!
Le cose tra April e Donatello si incrineranno vertiginosamente a seguito di una rivelazione inaspettata.
Michelangelo scoprirà il mondo dell’autolesionismo a seguito di un incidente costato la vita ad una persona a lui molto cara
Leonardo capirà che, nonostante Shredder sia fuori dai giochi, non tutto è finito, ancora una volta, qualcuno si celerà nell’ombra tramando oscuri piani ( No! Non sono io!)
Casey rivelerà un segreto a Raffaello capace, in poco tempo, di impossessarsi di anima, mente e corpo della tartaruga dalla fascia rossa.
Un ultima cosa? A New York arriverà una squadra di ginnaste per l’annuale competizione regionale, tra di loro vi è una ragazza, il suo nome?Leggete e scopritelo!
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La ragazza correva disperata, non sapeva dove andare, cosa fare. In fondo non le importava, quello che voleva era mettere più distanza tra lei e suo fratello, tra lei e questa maledetta città. Venire a New York era stato un errore e gli avvenimenti degli ultimi minuti confermavano le sue angosce. Poco dopo, cominciò a piovere, era come se il cielo piangesse con lei.
Con la vista annebbiata dalla pioggia e dalle lacrime andò a sbattere contro qualcosa facendola precipitare a terra
-Ohi! Che male!-
-Oh mio dio! Mi dispiace tantissimo! Io non guardavo dove mettevo i piedi!-
Una volta che la vista della ragazza si fu stabilizzata guardò davanti a lei e fu sorpresa di notare un ragazzo dai capelli d’orati che, per via della pioggia, erano come incollati sulla fronte.
Il ragazzo la guardò teneramente poi l’aiutò a rialzarsi.
-Scusami, veramente, non ti ho fatto male vero?- Si assicurò la ragazza
-Fatto male?-
Il ragazzo sorrise per poi immergere i suoi occhi in quelli di lei, solo ora che le era così vicino notò la loro tonalità smeraldo.
-Ragazzina, questo è solido come la roccia, non mi hai fatto male!- disse battendo il pugno sul suo petto un paio di volte
-Piuttosto, cosa ci fa una così bella ragazza tutta sola, sotto la pioggia, di sera?-
Improvvisamente Lidia ricordò l’aggressione, il volto sfigurato dai tanti graffi e pugni. Il ragazzo,  vedendo che la ragazza non reagiva alle sue domande, preferì evitare l’argomento.
-Mi chiamo Alex, tu sei?-
-Lidia, mi chiamo Lidia-
-Piacere di conoscerti Lidia- ed offrì alla ragazza il sorriso migliore.
Alex si guardò intorno poi spostò l’attenzione sulla ragazza
-Ascolta, non mi va di stare all’aperto un minuto di più, ti va se andiamo a prenderci una cioccolata?-
-Si, mi farebbe piacere-
I due si allontanarono silenziosi, sparendo nel labirinto di strade di New York.
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Una volta tornati al rifugio, Casey si lasciò cadere di sasso in uno dei divani della famiglia Hamato.
Nessuno osava parlare ma tutti gli occhi era rivolti al ragazzo che, con del ghiaccio, portato da April, stava tamponando il gonfiore ad un occhio.
-Ve l’avrei detto, lo giuro, non avrei mai voluto che lo veniste a sapere così-
Casey guardò prima le tartarughe poi April
-Capirai, Casey, che il motivo per cui siamo furenti con te, non è il fatto di averci tenuto nascosto tua sorella ma…-
-Lo so Leo, lo so. Non avrei dovuto reagire così. Sono andato da lei per sistemare le cose invece ho solo peggiorato la situazione-
Il ragazzo osservò, poi, Raffaello.
-Raph mi dispiace-
Il mutante lo guardò e scosse la testa
-Non devi chiedere scusa a me Casey! Ah ma forse questo ancora non lo capisci!- detto questo la tartaruga se ne andò
-Quindi… possiamo considerare la conversazione finita?-
-Si Michey, possiamo-
-Ottimo!-
Michelangelo si alzò e corse verso l’uscita
-Aspetta! Ma dove vai?-
-Prendo lo skate, esco per un po’, non aspettarmi sveglio Leo!-
Prima che il maggiore potesse controbattere, il minore era già lontano.
Guardò Donatello e April poi Casey
-Io vado nel dojo, un pò di meditazione mi farà bene, ti consiglio di provarci Jones!-
Donnie seguì a ruota il fratello e si rifugiò nel proprio laboratorio.
-Me ne vado anch’io-
-April, ti prego aspetta-
La ragazza si voltò osservando quel suo amico così mal ridotto
-Rimani qui con me, ti prego… ho bisogno di te-
-Hai bisogno di me?-
-Si, è da giorni, ormai, che ho notato che alla prima occasione ti rifugi tra le braccia di Donatello, che sta succedendo tra di voi?-
April fu sorpresa da quella rivelazione, era certa che nessuno l’avesse scoperto
-Come fai a saperlo? Anzi no, non voglio saperlo ed in ogni caso non sono affari tuoi! Non pensi di avere altre cose a cui pensare?-
-Ho bisogno di te, non andare via April…-
-Mi dispiace…-
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Michelangelo correva spensierato per le vie della città, nascosto dal buio della sera poteva scorrazzare indisturbato.
Era in giro da ormai una mezz’ora quando, non vide un tombino aperto proprio sotto di lui, cadde rovinosamente sul freddo asfalto e una volta seduto si massaggiò un gomito. Osservò il proprio skate poco più lontano: era spaccato in due
-Ah perfetto! E ora chi glielo dice a Donnie!-
-Hei, ti sei fatto male?-


Michelangelo sentì dei passi avanzare verso di lui, non poteva farsi vedere. Si alzò e corse a nascondersi in una via tra due edifici
-Aspetta non scappare, voglio aiutarti-
-No, sto benissimo, non mi serve il tuo aiuto-
-Sei sicuro? A me sembrava avessi fatto un bel ruzzolone-

Nessuna risposta
-Io mi chiamo Dominik, tu chi sei?-
-Sono Michelangelo-
La ragazza non riusciva a scorgere il volto del ragazzo, troppa oscurità.


-Ti va di venire fuori alla luce dei lampioni cosi posso guardarti?-
-Non è una buona idea-
-Perché no?-
Ancora nessuna risposta
-Ho 20’anni, tu quanti ne hai?-
-22-
-Sicuro di non voler uscire?-
-Non è una buona idea ho detto!-
-Perché?-
-Perché sono diverso-
Dominik non capì il senso di quella dichiarazione ma poi fece un sorriso
-Non c’è nulla di male ad essere diversi, sai? A volte penso che la diversità sia un dono-
-Lo pensi davvero?-
-Certo che si-
La voce dolce di quella ragazza infondeva in Michelangelo un senso di sicurezza, era quasi tentato di farsi vedere ma desistette.
-Non posso uscire… devo andare ciao!-


Dominik avvertì uno spostamento d’aria, accese la torcia del cellulare e illuminò la fine della strada, non c’era nessuno. Un po’ amareggiata tornò sui suoi passi, poco distante vide lo skate del ragazzo e decise di portarlo con se.
Dopo un po’ era quasi sul punto di tornarsene a casa: immaginò che Lidia fosse rientrata in hotel. Quando fu ad un incrocio, notò poco più avanti un locale: all’interno c’era lei… ma cosa ci faceva con un ragazzo?
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April corse verso il laboratorio di Donnie lo sorprese mentre era chino su un esperimento. La ragazza si avvicinò e lo abbracciò


-April non possiamo farci vedere qui… cosa diranno gli altri?-
-Sai una cosa? Non mi interessa più quello che potranno dire. Io sto bene insieme a te e non vedo perché la nostra relazione dovrebbe essere proibita-
-Siamo morfologicamente diversi e…-
-Non siamo diversi Donnie… abbiamo entrambi un cuore e proviamo dei sentimenti… non voglio più nascondermi Don.


Il mutante sorrise alla ragazza, le accarezzò una guancia ed in fine la baciò
-Se è quello che vuoi, lo diremo agli altri-
Nel frattempo, nascosto dietro la porta semi-chiusa, Casey osservò l’intera scena, corrugò la fronte: voleva entrare e cantargliene quattro a quel mutante ma preferì andarsene in silenzio.
   
 
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