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Autore: LorasWeasley    21/07/2018    1 recensioni
SEQUEL di "Mission" e "Ombra"
AU [Solangelo|Caleo|Percabeth|Frazel|Jasper]
"-Ho avvertito tutti, domani saranno qui.
Si rivolse alla ragazza.
-Le consiglio di iniziare a prepararsi, penso che vogliano sapere la verità, tutta la verità. Potrà allenarsi con il ragazzo al suo fianco, magari può iniziare dal raccontargli come mai gli ha sempre tenuto segreta l’esistenza di un fratello. Un fratello che ha giurato di uccidere tutti i suoi amici."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'CIA'
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38.Novembre


Quel giorno Jason cercò Piper a lungo, inutilmente.
Solo dopo diversi giri del parco e varie domande in giro la trovò.
Era sopra la struttura degli scivoli ad acqua, ormai non più in funzione da mesi.
Faceva freddo li sopra, la ragazza era seduta a terra, i piedi penzoloni oltre la ringhiera, lo sguardo perso verso la grande campagna che circondava tutto il parco.
Si strinse di più nel suo giubbotto quando sentì qualcuno salire e sedersi al suo fianco.
Non ebbe bisogno di girare lo sguardo per capire che si trattasse del suo ragazzo.
-Tutto okay?- chiese quest’ultimo seguendo il suo sguardo.
Lei annuì, entrambi sapevano che stavano ascoltando la loro conversazione con le cimici e telecamere nascoste.
-Stavo pensando- continuò lei dopo un po', soppesando le parole –Non riesco a capacitarmi di come sia arrivata a questo punto della mia vita.
Jason non era sicuro di aver capito bene, e sapeva che non poteva dire troppo, quindi preferì chiedere spiegazioni.
-In che senso?
-Bè, un anno fa la mia più grande preoccupazione era di non prendere insufficienze a scuola.
Abbozzò un sorriso, Jason si girò verso di lei, le allungò una mano sul viso e le accarezzò una guancia.
-Mi dispiace- mormorò.
Lei chinò il viso verso la sua mano chiudendo gli occhi, per assaporare meglio quel contatto.
-Non è colpa tua.
-Ma avevi una vita più semplice prima di incontrarmi.
-Questo è vero- la ragazza sorrise mentre il vento le scompigliava i capelli facendoglieli volare in tutte le direzioni –Ma era una vita basata sulla menzogna. Non avevo nessuna idea di cosa in realtà fosse la mia famiglia.
-Qualche volta non fa male vivere nella menzogna, se stai bene.
Piper si girò a fissarlo –Sto meglio qui, con te.
Si avvicinò al suo volto e gli lasciò un leggere bacio a stampo –Sono felice che tu mi abbia trovato e deciso di portare con te.
-Lo farei altre mille volte.
-Non ti ho mai ringraziato abbastanza- mormorò lei poggiando la testa sulla sua spalla mentre sospirava.
-Lo fai ogni singolo giorno- sorrise –ci sono notti in cui penso di essere un’orribile persona per quello che ho fatto e sto facendo alla tua famiglia. E che un giorno tu ti sveglierai e capirai che tipo di persona sono realmente, finendo per abbandonarmi.
Piper quasi scoppiò a ridere per quella frase assurda, ma sapeva che Jason era serio, quindi si trattenne.
Alla fine però decise comunque di rispondere con dell’ironia.
-Suvvia, non ti ho abbandonato sapendo che mi avevi tradito, nulla potrà più separarci.
Jason si girò di scatto verso di lei, il volto confusissimo –Io… Cosa…?
Piper abbozzò un sorrisetto –Ti sei già dimenticato del mattone?
Jason passò dalla confusione alla consapevolezza, finendo per guardarla malissimo.
-Ah. Ah. Divertente.
-Sai che questa storia te la ricorderemo per sempre, si? Soprattutto Leo.
Quell’ultima parola fece smorzare un po' i sorrisi di entrambi, Piper stava per scusarsi, l’aveva detto senza pensarci, ma Jason la precedette sospirando e portandosi una mano tra i capelli.
-Si, ne sono consapevole, anche per questo non posso credere che sia davvero morto.
Quella frase doveva essere diversa, doveva dire “anche per questo dobbiamo andare a salvarlo” ma non poteva, così aveva deciso per una via di mezzo.
Piper aveva comunque capito, ormai non mancava molto.
Jason le passò un braccio intorno al fianco e se la strinse addosso, rimasero in quella posizione e in silenzio fino a quando il sole non tramontò e iniziò a fare davvero troppo freddo per continuare a rimanere li.
Quei momenti erano speciali e quasi impossibili da trovare per loro, quindi quando ne avevano la possibilità cercavano in tutti i modi di viverli appieno.
Alla fine erano quelle piccole cose che gli davano la certezza di essere ancora umani, e non semplici robot usati per scopi militari che dovevano solo rispettare degli ordini.
 
Reyna stava mangiando con gusto un gelato, quando venne raggiunta da Chris.
-Il gelato a novembre?
-Non c’è stagione per il gelato- rispose sbrigativa lei e per affermare ancora di più il concetto se ne mise una bella dose in bocca.
-Se lo dici tu, io preferisco altro- il ragazzo si sedette al suo fianco e solo a quel punto Reyna si accorse che aveva tra le mani una tazza fumante di cioccolata calda.
-Non parliamo da tanto, noi due- fece presente lui dopo qualche minuto di silenzio.
-Bè, hai cambiato i tuoi hobby.
Lo disse con un sorriso e Chris capì che non era un’accusa.
-Sai, se impari a conoscerla non è male, Clarisse intendo.
-Non lo metto in dubbio, ma non è il mio genere.
-Chi non è il tuo genere?- si intromise a quel punto proprio Clarisse, raggiungendoli afferrò una sedia da un altro tavolino e si sedette accanto a loro.
Reyna rise –Tu.
-Scusa baby, sono già occupata- rispose questa stando al gioco.
-Quindi è una cosa ufficiale la vostra.
Clarisse alzò le spalle e Chris rispose con un “suppongo di si?” che sembrava molto più una domanda.
-Non avrei mai scommesso nulla su due caratteri come i vostri messi insieme.
-Perché non conosci Clarisse del tutto, non hai idea di quanto sotto sotto lei in realtà sia…
-Hai deciso che questo è il giorno giusto per morire?- domandò Clarisse sovrastando le sue parole e interrompendo quello che stava dicendo.
Chris alzò le mani in segno di resa, Reyna rise –Sono felice per voi.
Finì il suo gelato e fece per alzarsi e andare via, quando Clarisse si rivolse a lei.
-Non devi cercare, arriverà per conto suo. Quando meno te l’aspetti.
Reyna storse la bocca e annuì, anche se non le credeva molto.
-Dico sul serio. Non ho mai pensato di volere qualcuno, inoltre pensavo che con questo lavoro fosse solo un intoppo. Poi è entrato nel mio bagno.
-Pensavamo tutti che l’avresti ucciso quel giorno- Reyna rise.
-Lo pensavo anche io- commentò Chris in un mormorio.
-Purtroppo Era me l’ha impedito, ma non posso lamentarmi troppo.
-Bè ragazzi, intanto vediamo di uscirne vivi da questo storia, anche se noi non siamo stati messi in mezzo senza un apparente motivo.
Questa volta si alzò veramente –Io, visto che comunque non si sa mai e potremo morire anche domani, vado a fare il bis del gelato, qualcuno vuole qualcosa?
 
Leo ormai aveva perso la cognizione del tempo.
Le sue giornate si susseguivano nella sua cella, una piccola stanza quadrata, priva di qualsiasi cosa, un lato di questa era trasparente ed era attaccata alla cella dove Eros teneva Calypso.
Ma ben presto il ragazzo si era reso conto che lei invece non riusciva a vederlo.
Doveva immaginarlo dato l’essere sadico del loro aguzzino.
Però Leo aveva avuto ragione, non li aveva uccisi, aspettava che Calypso partorisse per farli soffrire ancora di più e distruggerli per sempre.
A lei non facevano mai nulla, le portavano il mangiare due volte al giorno e non aveva nessun contatti con l’esterno.
Leo passava tutto il giorno a fissarla, disperato, ma la ragazza continuava a tenersi aggrappata alla realtà parlando con il loro bambino. Leo però non riusciva a sentire quello che la sua ragazza diceva.
Leo invece veniva trattato peggio, lo torturavano ogni due/tre giorni, per fargli sfuggire qualche informazione importante, non che a Eros servissero veramente visto che li controllava. Semplicemente si divertiva con lui.
La cosa che lo consolava era che non gli facevano troppo male, non lo portavano al limite. Perché sapevano che a lungo andare questo l’avrebbe spezzato.
Ed Eros non voleva questo, voleva che Leo fosse ampiamente cosciente e lucido da capire tutto quello che avrebbe fatto a Calypso e alla sua bambina.
Non fiatava, non si lamentava e non si faceva sfuggire nulla.
Aveva un piano, un obiettivo che avrebbe raggiunto ad ogni costo. Aveva una famiglia da proteggere, poteva sopportare quello che stava passando ancora per molto, se si trattava di loro.
Quel giorno era poggiato alla parete trasparente, Calypso gli stava di fronte e lui non faceva altro che guardarla, strisciando la mano sulla superficie liscia sperando di poterla raggiungere.
La pancia ormai enorme, non distoglieva lo sguardo dal suo viso, per controllare ogni piccolo cambiamento.
Fu grazie a quello che notò la smorfia sul volto della sua ragazza mentre si chinava leggermente in avanti trattenendosi il pancione.
Leo trattenne il respiro, aspettò diversi minuti, non fu una cosa che si ripeté, ma capì che era arrivato il momento.
Doveva chiamare gli altri.
  
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