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Autore: Yu_Kanda    08/07/2009    7 recensioni
Kanda si accorge che i suoi sentimenti per Lavi sono cambiati, e cerca disperatamente di soffocarli, e quando si rende conto di non poterci riuscire, inizia con Lavi una partita straziante che porterà entrambi a gettare le rispettive maschere ed accettare – per quanto possibile – il loro legame. *BUON LAVIYU DAY a TUTTI!!!*
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D.Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!


ATTENZIONE
YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



8 LUGLIO 2009 - BUON LAVIYU DAY A TUTTI!!!


Questa storia è stata pubblicata per il LaviYuu Day, e ovviamente anche per il LaviYuu Festival 2009



Maschere



First Step is Denial


Gli occhi di Kanda si aprirono di scatto e il giovane balzò a sedere sul letto, rendendosi conto con sollievo di essere nella propria stanza, come al solito. Sospirò pesantemente; un'altra giornata stava per iniziare, e ciò che aveva appena lasciato uscendo dal sogno si sarebbe ripresentato ancora e ancora per essere affrontato all'infinito anche nella realtà.

Ormai non ricordava nemmeno più quando il suo mondo perfetto si era capovolto, tutto quello che sapeva era che all'improvviso la sua razionalità era stata spazzata via e la sua mente invasa da pensieri insensati. Almeno per come la vedeva lui, e l'assoluta impossibilità di controllarli lo faceva impazzire.

Mantenere la sua facciata impassibile diventava sempre più difficile, e la sensazione di impotenza che lo assaliva era snervante, intollerabilmente insostenibile.

Kanda Yuu odiava sentirsi debole: soprattutto quando questa sua debolezza portava il nome di Lavi.

Iniziò lentamente a vestirsi, considerando se presentarsi a fare colazione oppure andare direttamente ad allenarsi, evitando il confronto col giovane Bookman. Decise per la seconda opzione.

Come si aspettava però, eseguire tutte le tecniche del mondo con Mugen non distoglieva la sua mente dal problema.

Lavi... Maledizione, perché non riesco a smettere di pensarci?

A volte situazioni di estremo pericolo smuovono sentimenti nascosti - indesiderati, puntualizzò mentalmente Kanda - e lui si sentiva vittima di questa beffa della vita.

Quando lo aveva visto corrergli incontro nell'Arca, mentre lui trascinava il corpo privo di sensi di Crowley, aveva sentito uno strano tuffo al cuore e provato l'impulso di lasciar cadere l'altro Esorcista per abbracciare Lavi...

Lo shock di rendersi conto di questo lo aveva di fatto trattenuto dal farlo, ma non cancellava il sollievo che era seguito al vedere il giovane dai capelli rossi ancora vivo.

Qualcosa non andava, si era detto Kanda, non era da lui preoccuparsi per qualcuno, tanto meno di quell'idiota di Lavi. Eppure era così, più si sforzava di negarlo, più sentiva di desiderare la presenza dell'altro Esorcista accanto a sé.

Aveva sperato che fosse solo una conseguenza dello stress per la durissima battaglia, ma la permanenza insieme nell'infermeria gli aveva dato la conferma che non era così: avere Lavi nel letto accanto al suo lo confondeva e lo confortava allo stesso tempo, e si scopriva a sbirciarlo con la coda dell'occhio, per vedere se dormisse, per controllare che stesse bene...

E poi.

Poi Crowley aveva iniziato ad emettere quel rumore insopportabile, Lavi a lamentarsi, l'infermiera a giustificarsi... E lui era scoppiato. Si era infilato la maglia intenzionato a lasciare l'infermeria, e Lavi gli aveva chiesto dove andasse, e... e lui gli aveva risposto...

Ma non era quello il punto, era come lo aveva chiamato, era il fatto che lui aveva incassato senza reagire, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.

E' stato solo perché avevo troppa fretta di andarmene... Chi voleva prendere in giro?

"Ehi, Yuu-chan dove stai andando?" erano state le parole del giovane Bookman. Avrebbe dovuto infuriarsi, minacciarlo di morte come sempre, invece gli aveva risposto senza battere ciglio, e il cuore gli aveva saltato un battito nel sentire Lavi chiamarlo in quel modo. Si era sentito così strano.

E poi.

Poi Tiedoll si era messo in mezzo, come sempre, e...

Oh, dannazione!

Le parole di Lavi continuavano a risuonargli nel cervello, il modo in cui pronunciava il suo nome gli strappava ogni volta un brivido, da allora.

Piantò Mugen in terra.

Maledizione...

Si era sentito così stupido quando il giorno dopo era scappato dall'infermeria portando Lavi con sé con una scusa; voleva parlargli e poi non ne aveva avuto la forza, né alla fine il tempo, visto che la capo infermiera li aveva prontamente recuperati riportandoli indietro.

Non riusciva a capire quelle strane sensazioni, ed ogni giorno era peggio, avrebbe voluto stare il più lontano possibile da Lavi ma non ci riusciva, anzi si scopriva a cercarlo quando l'altro tardava ad arrivare. Non che il suo comportamento fosse cambiato, il loro incessante litigare per qualunque inezia continuava, ma era diventato una copertura anche per Kanda. Ognuno indossava la sua maschera, ognuno recitava la propria parte nel gioco.

Non è perché voglio stare insieme a lui, devo solo sapere cosa mi succede... Di nuovo, chi voleva prendere in giro?

E poi.

Poi erano iniziati i sogni. O gli incubi, dipendeva dal punto di vista. Il primo era cominciato con Lavi che gli scioglieva i capelli, lo pettinava dolcemente e poi intrecciava le lunghe ciocche, come aveva osato fare solo una volta, prima che lui lo minacciasse con Mugen di non farlo mai più... Solo, nel sogno lui godeva di quel tocco, e tutto l'Ordine Oscuro assisteva alla scena, prendendosi gioco di loro, no... ridendo di lui.

Questi sogni lo lasciavano ogni volta più scosso, ed iniziava a guardarsi attorno con sospetto, facendo sempre più attenzione a non mostrare la minima emozione sul volto, soprattutto in presenza di Lavi.

Si sedette nell'erba, prendendosi la testa fra le mani.

La paura che qualcuno si accorgesse che il suo atteggiamento verso il giovane Bookman era in qualche modo cambiato lo ossessionava.

E poi.

Poi aveva iniziato a desiderare di fare cose il cui solo pensiero lo riempiva di vergogna, così tanto che avrebbe voluto trapassarsi con Mugen, e sostenere lo sguardo di Lavi era diventato quasi impossibile.

Questo non aveva fatto che peggiorare di molto il suo atteggiamento scostante, attirando ancora di più su di sé le attenzioni dell'Esorcista dai capelli rossi, e minando sempre più la sua sanità mentale.

I sogni allora erano cambiati, seguendo di pari passo quei desideri, e quando anche il suo corpo lo aveva tradito reagendo di conseguenza alla brama bruciante che lo possedeva, la sua paura si era trasformata in orrore.

Il desiderio fisico era qualcosa che non aveva mai sperimentato, che mai avrebbe creduto di provare per qualcuno, tantomeno per un altro uomo, e meno che mai per Lavi.

Eppure, la realtà era lì davanti a lui; solo, gli sfuggiva il perché di quei sentimenti.

Si strinse le ginocchia al petto, poggiandovi sopra le braccia conserte, e affondando il viso al loro interno.

Più si tormentava cercando di reprimere le emozioni che così d'un tratto lo avevano invaso, meno ne veniva a capo.

E poi.

Poi un giorno si era sentito chiamare dalla familiare voce di Lavi mentre stava lasciando la mensa, e si era voltato verso il giovane, che lo salutava rivolgendogli quel suo sorriso disarmante... ed aveva sentito il suo cuore sciogliersi.

Senza altra risposta che il solito "CHE" si era girato bruscamente facendo per andarsene, ma l'altro lo aveva abbracciato da dietro, e... un brivido violento lo aveva percorso, una strana sensazione gli aveva preso la bocca dello stomaco, e le sue braccia si erano mosse da sole per stringersi su quelle di Lavi, fremendo.

Ed allora aveva capito. La consapevolezza del significato di quelle emozioni l'aveva trapassato come una lancia, e Kanda si era accasciato al suolo, portandosi le mani alla bocca nel tentativo di impedirsi di vomitare.

- Yuu! - aveva esclamato Lavi allarmato. - Che hai?!

- Sta lontano da me! - gli aveva ringhiato contro l'Esorcista Giapponese, allontanandolo da sé con violenza.

Bookman Junior aveva guardato il suo viso sconvolto con un'espressione sorpresa, non comprendendo i motivi di quella reazione, così insolita per lui.

Normalmente si sarebbe limitato a minacciarlo lanciandogli uno sguardo mortale, ma stavolta gli si era rivoltato contro con una furia che non gli conosceva.

Kanda non aveva mai sperimentato quei sintomi, li conosceva al massimo per sentito dire, quindi la sua mente fino a quel momento si era rifiutata di leggerli.

Si era rialzato, e senza una parola, senza voltarsi indietro, aveva lasciato la caffetteria, sotto gli sguardi stupiti dei presenti; ed una volta giunto nella sua stanza, si era lasciato cadere sul letto, giacendovi sopra immobile a fissare il soffitto.

Era rimasto così, in preda allo shock per due giorni, chiuso in quella camera, in stato catatonico. Finché Lenalee, evidentemente preoccupata dalla sua assenza, non era andata a cercarlo e lo aveva trascinato a forza alla caffetteria a mangiare qualcosa.

E la sua vita aveva ripreso lentamente a scorrere, il suo cuore prepotentemente a battere.


E' una linea sottile quella tra odio e amore: basta un passo per oltrepassarla. Lui aveva fatto quel passo senza accorgersene.

Rendersene conto all'improvviso aveva mandato in frantumi la maschera di impassibilità che indossava ogni giorno sul volto, tutte le sue difese erano cadute e si era ritrovato in ginocchio, incapace di accettare quel sentimento.

L'amore rende deboli e fa solo soffrire, è inutile e ridicolo, non posso esserne caduto vittima! I sentimenti sono solo un intralcio ai miei compiti, una distrazione non necessaria e pericolosa, non posso permettermi di provarne...

Eppure c'erano, e lo possedevano.


Ogni giorno, da quando aveva realizzato quale fosse la sua malattia, la sua mente ripercorreva tutte le tappe che lo avevano portato fin lì, continuando caparbiamente a rifiutarsi di accettare il responso, e la cosa gli stava facendo davvero perdere la ragione.

Si alzò, avvicinandosi ad uno degli alberi e scagliando un pugno con tutta la forza di cui era capace contro il tronco nodoso.

Era impossibile. Lui non amava Lavi. Non era vero. Non poteva essere vero. Lui non voleva che lo fosse.


First step is DENIAL.



Lavi aveva notato lo strano cambiamento nel modo di Yuu di guardarlo, e la cosa lo incuriosiva molto. Era un semplice guizzo, durava solo pochi secondi prima che l'Esorcista Giapponese lo coprisse con uno dei soliti sguardi gelidi, irati, o neutri, e Bookman Junior vi leggeva ogni volta emozioni differenti. Emozioni, che era sicuro Kanda non possedesse, ma che invece erano lì, anche se solo per qualche istante.

Quando sull'Arca gli era corso incontro per abbracciarlo, aveva pensato di essersi sbagliato ad interpretare la luce nello sguardo di Kanda come sollievo, sapeva che era troppo sperare che gli importasse qualcosa se lui era ancora vivo.

Poi mentre erano in infermeria aveva notato sempre più spesso lo sguardo dell'altro indugiare su di lui quando pensava che non se ne accorgesse, e aveva letto confusione e preoccupazione sul viso di Yuu.

Ma la cosa più strana era stata la risposta che aveva dato quando gli aveva chiesto dove andasse, vedendolo intenzionato a lasciare l'infermeria.

Non per il contenuto, ma proprio per il fatto che gli aveva risposto senza reagire male. Lui lo aveva chiamato per nome, aggiungendo persino un suffisso vezzeggiativo, e Yuu non aveva fatto una piega: niente urla, né insulti, né minacce.

Ne era quasi rimasto traumatizzato, pensando che stesse male.

Poi lo aveva trascinato via dall'infermeria con una scusa assurda, e sembrava sul punto di dirgli qualcosa, quando erano stati ripresi.

La curiosità di Lavi cresceva sempre più, ma da quel giorno Kanda si era fatto sfuggente. Pareva evitarlo di proposito, e le volte che riusciva a trovarlo gli rivolgeva quello strano sguardo, quel guizzo che solo lui riusciva a cogliere prima che l'altro riprendesse il controllo ripristinando la sua maschera di ghiaccio.

E quello che vi leggeva di volta in volta lo lasciava sconcertato: sollievo e paura, rimpianto, tristezza, rabbia... Ogni giorno che passava il tormento interiore che Yuu sembrava attraversare evolveva, i sentimenti che i suoi occhi trasmettevano diventavano più profondi, e mutavano come se seguissero un percorso preciso.

Lavi iniziò a scorgervi profonda amarezza, e poi qualcosa che non avrebbe mai pensato Yuu potesse provare: desiderio.

A volte velato, a volte bruciante. E lui si domandava verso chi fosse rivolto; perché, quando ogni tanto si azzardava a buttargli un braccio al collo a tradimento, lo sentiva fremere sotto il suo tocco e allorché si voltava poteva leggergli negli occhi quel desiderio, subito sostituito da disgusto spesso misto a imbarazzo, come se si aspettasse che fosse qualcun altro ad abbracciarlo, e lo scoprire che era semplicemente lui, Lavi, come sempre, lo urtasse.

Chi si aspettava? Non riusciva davvero ad immaginarlo, e la reazione sempre più brusca di Yuu non faceva che aumentare la sua curiosità. E di conseguenza lui non lo mollava un attimo.

Quando nella caffetteria Kanda aveva ricambiato il suo abbraccio, Bookman Junior aveva creduto di stare per scoprire il suo segreto, invece Yuu era crollato in terra subito dopo.

Non stava bene e cercava solo un appiglio per non cadere, e lui non era stato in grado di sostenerlo, e... si era subito precipitato ad aiutarlo, preoccupato, ma Yuu l'aveva allontanato con forza.

E quando gli aveva urlato contro di non toccarlo, improvvisamente Lavi aveva capito: ce l'aveva con lui per qualcosa, quello che aveva scambiato per desiderio era solo rancore, e ne era proprio lui l'oggetto.

Poi Yuu si era alzato, andandosene con rabbia, e non l'aveva più rivisto per tutto il giorno successivo.

Quando però anche il giorno seguente Kanda non si era presentato né in mensa né al posto dove usava allenarsi, Lavi, non sapendo più cosa fare, si era recato alla sua stanza.

Aveva bussato, l'aveva chiamato, si era scusato e l'aveva persino supplicato, ma aveva avuto in risposta solo il silenzio.

Così era andato a cercare Lenalee.

   
 
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