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Autore: Zoe__    22/07/2018    0 recensioni
Anne si era iscritta alla facoltà di lettere moderne senza un’apparente ragione, senza che nessuno nella sua famiglia sapesse il perché. Aveva solo detto di voler continuare i suoi studi classici, pur di proseguire indisturbata verso quel futuro che aveva disegnato nella sua mente, ancora poco chiaro.
Jamie detestava ammetterlo, ma rimpiangeva la convivenza con i suoi genitori. Da quando, due anni prima, aveva accettato la cattedra, in poco tempo si era visto privato del suo autista, della domestica, di tutti i comfort che lo avevano cresciuto - viziato - nella sua bella villa di campagna, a trent'anni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Il corridoio del secondo piano dell’istituto d’arte era uno dei posti che Anne avrebbe voluto visitare, sin dal primo giorno in università. Era sempre stata una zona riservata, principalmente agli iscritti ed ai docenti, raramente visitabile. Tutti ne parlavano, tutti ne erano irrimediabilmente attratti, per il mistero che suscitava attorno a sé, data la segretezza di ciò che custodiva. Anne aveva sentito parlare di copie di statue e dipinti realizzate da insegnanti ed alunni, ma con tale precisione e coinvolgimento da risultare uniche, seppur repliche. L’istituto d’arte aveva da sempre mosso qualcosa in lei, fedele delle sue emozioni, per questo aveva presentato un’autorizzazione in segreteria per poterlo visitare a scopi didattici - sarebbe stato utile per la sua tesi, in via di sviluppo. Purtroppo era stata respinta, nessuno trovava coerente una richiesta del genere con un’alunna che frequentasse lettere moderne. Aveva provato a chiedere a qualche conoscente lì iscritto, ma non sarebbe potuta accedere senza pass, l’unica possibilità che le era rimasta era visitare direttamente le opere originali, nelle loro sedi ufficiali, nei musei. Certo, li avrebbe preferiti senza dubbio, ma non avrebbe mai potuto vedere tutte le opere di cui aveva bisogno. Era sicura che tutte fossero lì, quello era riuscita a scoprirlo attraverso voci secondarie. Necessitava di vederlo, sentiva che ciò che le impediva di continuare la stesura della sua tesi fosse proprio la mancata visita di quella zona riservata. Tuttavia non perse le speranze facilmente, iniziò a scrivere partendo da siti online e libri in biblioteca. Proprio lì passava la maggior parte delle pause fra una lezione e l’altra, informandosi, talvolta lavorando per ore, altre volte semplicemente rilassandosi. Trovava in quelle forme, in quei corpi, la giusta calma ed armonia per lavorare, come le accadeva quando individuava la melodia esatta per studiarle. Era un lavoro di precisione, di pause, attento, che la vedeva impegnata con piacere. Spesso Anne sedeva nelle postazioni più nascoste, perché più silenziose e prive di finestre. Solo così riusciva a dedicarsi totalmente alle sue pagine - per la tesi e non. Raramente si spostava all’aperto, ma veniva distratta troppo facilmente e se aveva bisogno di un po’ di luce preferiva le scrivanie davanti alle grandi vetrate. 

Di venerdì pomeriggio Jamie aveva poco da fare in università, le lezioni lo tenevano impegnato fino alle cinque del pomeriggio, lasciandogli poi il resto della giornata libero. Solitamente si dedicava alla correzione di alcuni report degli studenti, in biblioteca, altre volte preferiva tornare a casa, la città gli regalava delle belle passeggiate in quei giorni di primavera ed era un piacere farvi ritorno a piedi o in bicicletta. Tuttavia, nonostante il sole quel venerdì splendesse più dei precedenti ed il tempo non gli era mai sembrato così bello da quando si era trasferito, il che suggeriva l’occasione ideale per un po’ di esercizio all’aperto, Jamie si dirigeva a passo svelto in biblioteca, le mani in tasca. Nella sinistra stringeva un mazzo di chiavi avuto grazie al signor Clarke, il tirocinante di cui ancora si occupava personalmente. Non gli aveva chiesto come avesse potuto entrarne in possesso, l’istituto d’arte era impenetrabile, ma Thomas - così si chiamava il signor Clarke - aveva detto di avere contatti sufficienti per permetterselo. Jamie sperava non si trattasse di qualche studentessa, ma faticava a pensare che uno come lui potesse resistere alla costante tentazione in cui, alcune ragazze, lo inducevano senza troppi scrupoli. In fin dei conti lui era più giovane, in una posizione ben differente dalla sua e poteva permettersi quelle distrazioni.
Entrato in biblioteca si diresse sicuro verso la figura sottile china sulla scrivania davanti alle vetrate ampie, con i capelli folti e neri sulle spalle. Erano spaventosamente lunghi, lo aveva notato sin dall’inizio e spesso avrebbe voluto chiederle come riuscisse a sopportare una tale massa di capelli, sempre ordinati con cura. 
Si avvicinò senza fare troppo rumore, non avrebbe voluto disturbarla a lavoro, talvolta si soffermava ad osservarla e mai si sarebbe perdonato di rompere quella bolla in cui lei era solita galleggiare durante quei momenti. Sfilò la mano sinistra dalla tasca, posando il mazzo di chiavi sulla superficie di legno, accanto a dei fogli sparsi. Questo vi si posò con un tonfo sordo destando curiosità nella figura davanti a lui che si voltò immediatamente.
“Signorina Annabelle” iniziò, non dandole tempo di poter replicare “ho saputo che la sua richiesta d’accesso all’istituto d’arte è stata declinata. So quanto possa essere importante per lei, quindi” fece una piccola pausa ed accennò alle chiavi con un segno del capo “sono riuscito a prendere queste per lei.” Concluse, sorridendo rassicurante. Era così ingessato nei suoi modi, impacciato ed imbarazzato, su quelli avrebbe dovuto impegnarsi ancora, ma lei era una sua studentessa ed era sicuro che quello sarebbe bastato a nascondere quella sua rigidità sotto semplice formalità. 
Anne ricambiò esausta il suo sorriso, lo avrebbe abbracciato fosse stata un’altra persona, ma era il suo professore e si limitò a rimanere ferma, metabolizzando le emozioni, decidendo con quali parole ringraziarlo. Lo guardò velocemente, non soffermandosi su quei dettagli di lui che aveva più volte osservato a lezione, ma imprimendo bene la sua figura illuminata dal sole, prima che tramontasse.
“Professor Hall, grazie mille” riuscì a dire, maledicendosi subito per aver parlato troppo precipitosamente, non pensando a cos’altro aggiungere “come è riuscito a prenderle?” Forse perché è un professore, domandò a se stessa. Arrossì a quella considerazione, sperò vivamente che lui ci passasse sopra senza troppe domande, senza che i suoi occhi si soffermassero su di lei mentre riponeva ordinatamente i suoi libri nello zaino, i suoi fogli in delle cartelle trasparenti. 
“Conoscenze” si limitò a dire, incuriosendola senza rendersene conto “allora, andiamo?” Le domandò, vedendola alzarsi in piedi. 
Anne si limitò ad annuire, le riusciva sempre più facile che pronunciarsi. Quello avrebbe richiesto più impegno, perché ogni parola sarebbe stata soppesata minuziosamente, con cura ed attenzione, come le piaceva fare. Quindi decise di esprimersi solo con un cenno del capo, seguendo la figura davanti a sé guidarla fuori dalla biblioteca, verso l’istituto d’arte, a diverse strutture di distanza dalla loro. 

Il rapporto fra professor Hall ed i suoi alunni era di certo singolare, perché andava oltre la porta della classe. Si mostrava sempre disponibile a cedere appunti, ore extra, tanta era la passione che condivideva con loro nei confronti della sua materia. Con la signorina Annabelle gli risultava essere diverso non perché lo volesse, semplicemente succedeva che lei si presentasse da lui, o al contrario, lui da lei, per appunti, chiarimenti, documenti, suggerimenti. Si andava istaurando fra di loro un’insolita confidenza, intensificatasi da quando Anne aveva iniziato a lavorare alla tesi. Tuttavia cercavano entrambi, gelosamente, di nasconderla, tenendo quei momenti solo per loro. Era un tipo di confidenza totalizzante, una complicità che né Anne, tantomeno Jamie, avevano mai sperimentato, ma che apprezzavano insolitamente. 

Il professor Hall camminava spedito, sempre con le chiavi ben riposte nella tasca sinistra, ed Anne lo seguiva senza esitare, incuriosita e da lui e da quello che l’avrebbe attesa di lì a poco. 
L’istituto d’arte era di certo il più bello, esteriormente, fra le strutture universitarie e questo non poteva far altro che aumentare la curiosità di Anne di conoscere cosa vi avrebbe trovato all’interno.  Si ergeva possente ai suoi occhi scuri e stregati, troppo impegnati a rapire ogni minimo dettaglio di quelle pareti perfette ed in armonia. Se c’era qualcosa che Anne avrebbe inseguito senza mai stancarsi, quella sarebbe stata sempre l’armonia. Armonie e proporzioni, le avrebbe ricercate ovunque. Stingeva gelosamente le sue pagine al petto, di lì a poco avrebbe avuto l’occasione per completarle e, nonostante sapesse che non sarebbe stato così per tutte, rimaneva comunque entusiasta al pensiero di poter accedere a quella zona tanto segreta. 
Non fu necessario mostrare alcun badge, il signor Clarke aveva parlato di Jamie come una persona fidata e la sorveglianza lo aveva fatto passare senza creare alcun problema, non domandando neanche della signorina Annabelle. Si sentiva in quel momento responsabile per un’alunna, di certo un’alunna differente, che gli recava più soddisfazione della media dei suoi studenti. L’aveva presa a cuore, senza rendersene conto sembrava essere diventato il suo mentore. Non a caso le aveva suggerito degli editori, quando un giorno d’inverno, davanti ad una cioccolata calda ed un tè, lei gli aveva mostrato le sue pagine e lui i suoi libri, spronandola a dar loro un posto degno su uno scaffale che si rispetti. Gli dava soddisfazioni, era fiero di lei e così voleva che avesse il meglio - forse per sentirsi più soddisfatto, forse perché in realtà lei lo meritava davvero. 

Saliti gli ultimi gradini dell’ennesima rampa di scale, davanti ai loro volti si aprì un lungo corridoio. La navata centrale permetteva un passaggio libero e scorrevole, ampia ed estesa, mentre era costeggiata da copie in gesso di opere statuarie, antiche e contemporanee. 
“Wow” uscì come un soffio dalle labbra di Anne “è pazzesco, sembra un museo.” Fece poi un giro su se stessa, riuscendo a godere appieno della bellezza attorno a lei. Era felice senza vergogna, non esitava ad esternarlo. Avrebbe voluto parlarne con Coline, raccontarle com’era stato vedere tanta arte in una sola volta ed avvertire tanta magia attorno a sé. Ma c’era il professor Hall a pochi passi da lei, e come tutto quello che accadeva con lui, sarebbe rimasto solo fra loro due. 
“Non è mica finita qui.” La sua voce la risvegliò subito, e si voltò verso di lui, sorridendo curiosa “Continuiamo?” Le domandò allora, volgendole un sorriso. Nel frattempo teneva le chiavi fra le mani, cercando quale, fra quelle, avrebbe potuto aprire la porta della quale il signor Clarke gli aveva parlato. 
“C’è dell’altro?” Anne risultò più stupita di quanto in realtà volesse mostrarsi, credeva che tutto finisse lì, come le avevano sempre detto, ma il professor Hall era pronto a mostrarle il contrario. 
“Sì, e nessuno ne parla mai. Per questo deve ringraziare il signor Clarke, signorina Annabelle, che ci ha dato queste chiavi.” E le sollevò in aria, facendole risuonare fra loro “C’è un laboratorio, aperto dal lunedì al giovedì, dove alunni e docenti lavorano, insieme e non. Può visitarlo, potrà aiutarla, è sempre bello vedere… come nasce qualcosa.” Concluse, facendo scattare la serratura. Si voltò soddisfatto verso di lei, spingendo in avanti la porta, provocando un forte rumore fastidioso che fece rabbrividire Anne. Lei rimase impaziente alle sue spalle, imponendosi di non guardare oltre, semplicemente osservando le sue mosse. Lo guardava attenta, incerta se raggiungerlo o no, e mentre rifletteva sul da farsi non perdeva occasione per studiarlo più da vicino, a pochi metri da lei. Sentiva di voler studiare anche la regolarità con cui si muoveva il suo corpo, le sue proporzioni e l’armonia della sua persona, che gli infondeva una calma tale da inebriarle i sensi. 
Quando le fece cenno di raggiungerlo sulla soglia ripensò alle parole che aveva pronunciato poco prima, non volendo rimanere in silenzio. 
“Come questa tesi.” Sussurrò accanto a lui, indicandola. Poi alzò lo sguardo verso il laboratorio, facendolo scorrere veloce, ma attento su ogni cosa lì dentro. Delle storie sembravano essere appena iniziate, in altre l’artista era ancora esitante ed alcune erano già completate, pronte ad essere esposte. E come i vestiti ai piedi del letto stavano tempere e pennelli, strumenti da disegno abbandonati a loro stessi, speranzosi di essere ripresi, Anne sentiva la loro impazienza, poteva quasi capirli. Poggiata allo stipite della porta le sembrò che ogni oggetto avesse una sua storia, che lei già conosceva, irrimediabilmente si sentì parte di quell’ambiente. 
Jamie la osservava, attento ad ogni sua reazione, perché ognuna era diversa e si poteva benissimo distinguere sul suo viso.
“Come ogni sua pagina nasce dalle parole. Sono fantastiche, non trova?” Costatò, seguendo la sua osservazione. E dicerto non si riferiva alle opere attorno a loro, ma alle parole, solo alle parole, che sarebbero state sempre al centro. Di certo lei lo avrebbe capito. 
“Certo, sono importanti.” Annuì, guardandolo dal basso. 
Il sole che tramontava dietro di lui lo investiva completamente, illuminandola ed impedendole di guardarlo negli occhi, potendo parlare senza bisogno di spiegazioni. Si posizionò sulla sua ombra, davanti a lui, pronunciando quelle parole senza aggiungere altro e tenendo lo sguardo fisso nel suo. 
“Fondamentali” le ricordò guardandola ancora “sarò qui fuori, purtroppo Thomas” si interruppe, Anne alzò un sopracciglio “beh, il signor Clarke, ha dato il mio nominativo e lasciarla sola sarebbe rischioso. Sarò qui fuori.” Thomas si era in realtà premurato di non lasciarla neanche sola lì dentro, ma Jamie pensava che mostrarsi invadente non gli sarebbe di certo convenuto. 
“No” disse velocemente, lei, aggrottando le sopracciglia e lui la seguì, interrogativo. Anne cercò di rimediare alla sua risposta precipitosa, aveva lasciato che la parte irrazionale di sé vincesse ed irrimediabilmente arrossì. Fu costretta a diversi attimi di silenzio prima di parlare nuovamente, ora più pacata, con voce piccola, quasi timida. “Le dispiace rimanere?” Domandò, stringendosi contro la parete.
Jamie sorrise teneramente ed annuì. Anche lui era curioso quanto lei, gli sarebbe piaciuto sbirciare lì, lasciandola lavorare indisturbata.
“Certo che no, è nuovo anche per me.”
“Le piacerà vedere queste opere nascere.” Affermò Anne entrando, cercando con gli occhi scuri un posto dove sedersi ed iniziare a lavorare.
“Senza artisti?” Le chiese allora, chiudendosi le porta alle spalle. Lei si voltò, guardandolo complice.
“Con l’immaginazione, talvolta… è abbastanza” Disse alzando le spalle “siamo noi gli artisti, professore.” E non aggiunse altro, prima di sedersi su uno dei pochi tavoli liberi. Lasciò che la luce del tramonto alle sue spalle illuminasse l’ambiente attorno a lei, accarezzandolo con le sue tonalità calde ed offrendole una nuova prospettiva e nuovi colori, rimanendo ferma contro il muro. 
Jamie non la imitò, anzi prese a girare nella stanza, ampia e spaziosa, indisturbato. Lei sembrava non accorgersene, chiusa sempre nella sua bolla, rimanendo così ignara degli sguardi di quell’uomo che voleva studiarla quanto lei volesse studiare quelle statue, quanto lei volesse studiare anche lui. In un primo momento si dedicò davvero alle opere lì presenti, provando a capire anche cosa lei vi trovasse davvero. Finì, però, seduto accanto ad un quadro a metà, su uno sgabello sporco di colore, fermo ad osservare la signorina Annabelle. Fermo ad osservare qualcosa nascere, percependo i suoi pensieri fluire direttamente sulla carta. Quella complicità silenziosa lo fece sorridere e continuò indisturbato finché lo sguardo di lei non si scontrò col suo. Allora sorrisero entrambi ed Anne arrossì, prima di tornare china sui fogli.

“Grazie mille ancora, davvero, professore.” Mormorò la ragazza, quando lui richiuse la porta davanti a loro. Era fin troppo tardi per rimanere ancora e gli strappi alla regola non facevano per lei, tantomeno per lui. Jamie ripose le chiavi in tasca, guardandola. Le rivolse un sorriso sincero, come a dirle non c’è di che, che per lui era stato un piacere quanto lo era stato per lei. 
“Non c’è di che,” disse allora, ponendo una mano sullo stipite della porta, proprio sul capo di lei “è sempre bello-” vedere come nasce qualcosa, avrebbe voluto dire. Ma le labbra soffici della signorina Annabelle si posarono dolcemente sulle sue, lasciandovi un bacio delicato, che sapeva di lei e della sua essenza leggera, innocua. Per un istante furono solo labbra, fin quando lei non si allontanò, rimproverandosi già per la sua avventatezza, sentendo le guance a fuoco e gli occhi lucidi. Ma non ci fu tempo per altro, neanche per girarsi ed andare via, come avrebbe voluto. Il volto del professor Hall si chinò sul suo, sovrastandola, facendo nuovamente combaciare le loro bocche. Anne chiuse gli occhi e Jamie fece lo stesso, entrambi consapevoli di quanto fosse bello vedere come nasce qualcosa.

Writer's corner

Primo capitolo e colpi di scena, fatemi sapere cosa ne pensate ;). Zoe x

   
 
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