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Autore: Eles818    22/07/2018    3 recensioni
Cosa succederebbe se Peter alla fine decidesse di non tradire i Potter?
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Prima che Lily potesse rispondergli, James cominciò a tossire convulsamente e aprì piano gli occhi. In un certo senso gli sembrò quasi di rinascere assieme al loro risveglio.
“Co-cosa è successo?”
Anche Lily cominciò a singhiozzare disperatamente, mentre accarezzava il viso di James e lo osservava come se lo vedesse per la prima volta. “Stai…stai bene. Pensavo fossi morto… stiamo bene, stiamo tutti bene.”
“Ma…Peter…”
“Morto. È di sopra morto.” Disse lui, senza riuscire ad aggiungere altro.
Il viso di James si contrasse in una smorfia di dolore. “Dov’è Harry?”
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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The Potters Who Lived

Libro I – Harry Potter e la Pietra Filosofale

 

Prologo

 

 

 

Peter Minus non era mai stato un uomo coraggioso, di sicuro non un perfetto Grifondoro come i suoi migliori amici, ma non era nemmeno mai stato una persona senza cuore.

Non sarebbe mai diventato un Malandrino se non fosse stato un buon amico… ma non sarebbe nemmeno mai diventato un traditore, se non fosse stato debole e spaventato.

Perciò quando Voldemort gli comunicò che avrebbe dovuto uccidere Lily e James Potter come segno di lealtà verso di lui, il primo pensiero che gli venne fu “sono fottuto”, perché la lealtà che avrebbe dovuto provare era inesistente e rivolta unicamente verso se stesso.

Aveva scelto quasi inconsciamente l’altro lato quando le prime minacce erano diventate sempre più consistenti e gli avevano tolto il sonno… aveva scelto le persone che l’avevano sempre disprezzato, a dispetto di quelle che l’avevano sempre protetto, per un unico tornaconto personale.

Ingenuamente sperava di poter rimanere ai margini delle due parti e limitarsi a passare le informazioni necessarie alla sua sopravvivenza. Invece, dal nulla, si era trovato al centro di tutto.

Aveva accettato questa missione, quella di uccidere i suoi amici per poter mantenere in vita se stesso, e man mano che si era avvicinata l’ora aveva faticato sempre di più a respirare. Non sarebbe stata la prima volta per lui di uccidere… ma le altre volte non c’era davvero un significato per lui. Le altre volte Peter non pensava ai target come persone, ma come ostacoli per la sua tranquillità… non aveva mai dovuto guardare negli occhi persone che amava e risucchiare la loro vita.

Ma non poteva sottrarsi… ormai era troppo in là. Poteva solo obbedire e nascondere il disgusto verso se stesso in un cassetto inaccessibile della sua mente. Preparò però un piano che lo aiutasse nel caso non fosse riuscito a portare a termine la missione. Prese una boccetta dalla sua dispensa e uscì dal suo nascondiglio.


Inspirando a lungo, si smaterializzò a Godric’s Hollow. La villetta di James e Lily era immersa nel buio… solo una finestra era illuminata. James stava facendo divertire Harry sprizzando dei piccoli fuochi d’artificio dalla bacchetta.

Tremante, si avvicinò piano alla porta, guardandosi attorno con gli occhietti spalancati e nervosi. Bussò e continuò a fare respiri profondi, cercando di calmarsi. Sentì un trambusto dall’altro lato della porta e una voce profonda e allarmata: “Chi è?”

“Sono io, Wormtail. Siamo amici dal primo anno ad Hogwarts. Ho scoperto io le Cucine quando eravamo a scuola e mi trasformo in un ratto.”

La porta si aprì e il sorriso del suo migliore amico gli fece incrinare il petto. Sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi… Ma cosa stava facendo?

Salvarti la pelle, gli sussurrò una voce nella sua testa.

“Posso entrare?” Cercò di sorridere, anche se i muscoli del viso gli facevano un po’ male – fra le altre cose.

“Ma certo!” James non sembrò accorgersi del suo stato d’animo, tanto era contento di vederlo dopo giorni di solitudine e reclusione forzata. “Cosa ti porta qui?”

“Nulla… giusto un saluto” rispose, torcendosi le mani.

Lasciò la giacca nel corridoio ed entrò nel salotto familiare e accogliente. Lily stava cullando Harry e gli rivolse un gran sorriso.

“Harry è crollato. Lo porto di sopra e torno a fare un tè. Ti va?”

Annuì stancamente. La vista di Harry lo aveva folgorato. Poche ore e Voldemort l’avrebbe ucciso…

James lo osservò, notando per la prima volta che qualcosa non andasse. “Va tutto bene Worm?”

“Sì, certo”

“Pensi anche tu ai McKinnon vero?” James gli diede una pacca rassicurante sulla spalla “è stato devastante scoprire cosa gli hanno fatto… è per loro che dobbiamo continuare a combattere.”

Non riuscì a capire… come faceva a trovare ancora la forza di combattere? Lui aveva rinunciato molto tempo prima, forse ancor prima di cominciare… “Con-continuare?”
James gli rivolse un sorriso triste. “Per che cosa sono morti allora? Se ci arrendessimo sarebbe un insulto alla loro memoria…”

Lily scese proprio in quel momento, salvandolo da un momento di smarrimento. “Ciao Peter. È davvero bello vederti.” Disse calorosamente. “Faccio il tè come piace a te e poi parliamo un po’.”

Fu solo un attimo, ma capì che non poteva davvero uccidere due fra le poche persone che l’avevano sempre aiutato, amato e accettato.
“Grazie Lily.” Il suo sorriso s’incrinò maggiormente. “Lo faccio io, tu riposati un po’.”
Dopo un po’ di proteste, la rossa cedette, accomodandosi accanto al marito sul divano.

Dopo che fu nell’altra stanza, capì che quello era l’unico momento in cui avrebbe potuto agire, prima di cambiare definitivamente idea. Preparò il tè e nelle tazze destinate a Lily e James versò cinque gocce di Pozione della Morte Apparente. Cinque gocce per cinque ore… Voldemort avrebbe avuto tutto il tempo di agire e lui tutto il tempo di scappare. Non ci avrebbe messo molto a scoprire che non aveva avuto la forza di uccidere i suoi amici.

Prese le tazze e le portò ai due Potter che ridevano a voce bassa. “Ecco qui” Gli porse le tazze e si sedette sulla poltrona, facendo finta di sorseggiare il tè.
“Sono proprio felice che sei venuto qui. – stava dicendo James – Sono settimane che non ci vedevamo.”

Entrambi bevvero, mentre attendevano una risposta da lui. “Sì, i-io ho avuto un po’ da…” Le teste di James e Lily crollarono all’unisono. Gli occhi aperti e vuoti.

Inspirò ulteriormente. Non sono reali… sono vivi…

Non riusciva a muoversi neppure di un millimetro. Solo un piagnucolio dal piano di sopra lo fece sobbalzare.

Harry… sarebbe meglio dirgli addio…

Si alzò cercando di darsi un po’ di stabilità, e piano raggiunse la stanza di sopra rossa oro del piccolo Potter.
Appena Harry lo vide smise di piangere e gli sorrise felice. Per essere un bambino di poco più di anno era molto solare e incredibilmente intelligente.

“Mi dispiace,” sussurrò al piccolo con una voce incrinata, “ho dovuto farlo.”

“Bene, Minus, di sicuro ho apprezzato” Un sussurro sibillino lo fece voltare di scatto. Gli occhi rossi di Voldemort lo stavano osservando glaciali e serpentini come sempre, solo l’ombra di uno scintillio di divertimento li rendeva più vispi. Lo avevano sempre terrorizzato. “Ho visto che sei riuscito ad uccidere i Potter. Veleno, immagino?” Io annuì “Bene, avevo dei dubbi su di te. Dopo che avrò finito il lavoro qui avrai il Marchio.”

Finire il lavoro… uccidere il piccolo Harry… così simile a James e Lily da far male…

Ci sono cose peggiori della morte… Forse aveva proprio ragione Sirius, quando lo ripeteva come un mantra… ma lui non ci aveva mai pensato fino a quel momento. Davvero voleva permettere l’assassinio di un bambino di un anno? Era davvero quel tipo di persona?

Sei un Malandrino Peter – gli diceva James quando gli confidava le sue insicurezze – e gli altri Malandrini ci saranno sempre per te. Non devi affrontare tutto da solo.

Sei molto più di quello che credi Peter – gli ripeteva Lily fino allo sfinimento, quando si abbatteva.

Chi era davvero? Per un altro la scelta tra bene e male sarebbe stata facile… ma lui ora doveva scegliere fra una vita da codardo e una morte da Malandrino.

“Non lo voglio.” Non aveva mai sentito la sua voce così risoluta e pregò di mantenersi saldo sulle gambe. “Non ucciderai questo bambino, né stanotte né mai.” Si interpose fra Voldemort e Harry, aprendo un po’ le braccia e tenendo salda la bacchetta. Non che avesse davvero una possibilità di uscirne vivo…

Voldemort sembrò sorpreso dal suo slancio di coraggio, ma cambiò espressione in modo repentino. “Se è quello che vuoi… Avada Kedavra” esclamò pigramente.


Rabbia.

Il suo campo visivo era un’unica macchia rossa accesa che non tendeva a diminuire. Si sentiva tremare da capo a piedi, i singhiozzi che gli stavano dilaniando l’anima poco a poco e gli occhi del suo migliore amico vuoti come non lo erano mai stati in vita erano fissi nei propri, senza vederlo.

James era fra le sue braccia, non esisteva nient’altro a parte quello. James era fra le sue braccia…morto.

Suo fratello, l’altra metà di sé.

Tutto per colpa di Voldemort… e Peter? Cosa n’è stato di Peter? Perché non era nel suo nascondiglio?

Tutto era immerso nel più completo silenzio… o erano le sue orecchie a non percepire più nessun suono? Esisteva davvero vita senza James?

Si girò verso Lily, accucciata a James come l’aveva vista mille volte… Una Lily che non poteva essere lei. Perché Lily gli urlava contro quando viziava troppo Harry, gli sorrideva furbescamente quando faceva uno scherzo a James e gli faceva carezze leggere quando le parlava della sua famiglia. Lily Evans non poteva essere lì morta, ma pensò anche che doveva aspettarselo. In nessun mondo contemplato poteva esistere James Potter senza Lily Evans e Lily Evans senza James Potter. Era una condizione necessaria.

Un pianto disperato lo fece sobbalzare.

L’unico suono che riuscì a sentire, si rese conto, era anche l’unico che in quel momento avesse davvero importanza.
Con l’ultimo briciolo di forza di volontà che gli rimase, lasciò delicatamente il corpo di James senza guardare Lily un secondo di più. Corse immediatamente su per le scale, inciampando sui suoi piedi e bloccandosi di nuovo alla vista di Peter a terra, morto.

Perché? Non aveva senso. Soppresse l’urlo che gli veniva dal petto e cominciò a piangere disperato. Che razza di incubo stava vivendo?

Si girò piano verso il bambino nella culla che aveva smesso di piangere nell’attimo in cui era entrato. Harry lo guardava con gli occhi rossi e vivi. Lo guardava, e con lo sguardo gli chiedeva perché la sua mamma non era accanto a lui, a cullarlo mentre piangeva. Gli chiedeva perché il suo papà non era ancora andato a prenderlo.

Gli chiedeva perché non stava ridendo come sempre, perché non l’aveva ancora preso in braccio mentre gli diceva che era un ‘Campione’.

Ma Harry era vivo. E forse il suo mondo era in pezzi, distrutto e martoriato. Ma aveva ancora un senso, e quel senso lo stava guardando aspettando che lo abbracciasse e gli dicesse che era tutto a posto. Era salvo, e l’unico ricordo di quella notte maledetta era una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice:

Ciao!

Ecco il primo capitolo di questa nuova storia. Non ho molto da aggiungere, solo che avevo in mente da tempo di sviluppare questa idea che spero vi piaccia.
Ho già scritto il prossimo capitolo quindi non pubblicherò tardi.
Vi mando un saluto caloroso e attendo con ansia i vostri pareri!

Eles

  
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