The
Potters Who Lived
Libro
I – Harry Potter e la Pietra
Filosofale
Prologo
Peter Minus
non era mai stato un uomo coraggioso, di sicuro non un perfetto
Grifondoro come
i suoi migliori amici, ma non era nemmeno mai stato una persona senza
cuore.
Non sarebbe
mai diventato un Malandrino se non fosse stato un buon
amico… ma non sarebbe
nemmeno mai diventato un traditore, se non fosse stato debole e
spaventato.
Perciò
quando
Voldemort gli comunicò che avrebbe dovuto uccidere Lily e
James Potter come
segno di lealtà verso di lui, il primo pensiero che gli
venne fu “sono fottuto”,
perché la lealtà che
avrebbe dovuto provare era inesistente e rivolta unicamente verso se
stesso.
Aveva scelto
quasi inconsciamente l’altro lato quando le prime minacce
erano diventate
sempre più consistenti e gli avevano tolto il
sonno… aveva scelto le persone
che l’avevano sempre disprezzato, a dispetto di quelle che
l’avevano sempre
protetto, per un unico tornaconto personale.
Ingenuamente
sperava di poter rimanere ai margini delle due parti e limitarsi a
passare le
informazioni necessarie alla sua
sopravvivenza.
Invece, dal nulla, si era trovato al centro di tutto.
Aveva
accettato questa missione, quella di uccidere i suoi amici per poter
mantenere
in vita se stesso, e man mano che si era avvicinata l’ora
aveva faticato sempre
di più a respirare. Non sarebbe stata la prima volta per lui
di uccidere… ma le
altre volte non c’era davvero un significato per lui. Le
altre volte Peter non
pensava ai target come persone, ma come ostacoli per la sua
tranquillità… non
aveva mai dovuto guardare negli occhi persone che amava e risucchiare
la loro
vita.
Ma non poteva
sottrarsi… ormai era troppo in là. Poteva solo
obbedire e nascondere il
disgusto verso se stesso in un cassetto inaccessibile della sua mente.
Preparò
però un piano che lo aiutasse nel caso non fosse riuscito a
portare a termine
la missione. Prese una boccetta dalla sua dispensa e uscì
dal suo nascondiglio.
Inspirando a
lungo, si smaterializzò a Godric’s Hollow. La
villetta di James e Lily era
immersa nel buio… solo una finestra era illuminata. James
stava facendo
divertire Harry sprizzando dei piccoli fuochi d’artificio
dalla bacchetta.
Tremante, si
avvicinò piano alla porta, guardandosi attorno con gli
occhietti spalancati e
nervosi. Bussò e continuò a fare respiri
profondi, cercando di calmarsi. Sentì
un trambusto dall’altro lato della porta e una voce profonda
e allarmata: “Chi
è?”
“Sono
io,
Wormtail. Siamo amici dal primo anno ad Hogwarts. Ho scoperto io le
Cucine
quando eravamo a scuola e mi trasformo in un ratto.”
La porta si
aprì e il sorriso del suo migliore amico gli fece incrinare
il petto. Sentiva le
lacrime pizzicargli gli occhi… Ma
cosa
stava facendo?
Salvarti la pelle, gli
sussurrò una voce nella sua
testa.
“Posso
entrare?” Cercò di sorridere, anche se i muscoli
del viso gli facevano un po’
male – fra le altre cose.
“Ma
certo!” James
non sembrò accorgersi del suo stato d’animo, tanto
era contento di vederlo dopo
giorni di solitudine e reclusione forzata. “Cosa ti porta
qui?”
“Nulla…
giusto un saluto” rispose, torcendosi le mani.
Lasciò
la
giacca nel corridoio ed entrò nel salotto familiare e
accogliente. Lily stava
cullando Harry e gli rivolse un gran sorriso.
“Harry
è
crollato. Lo porto di sopra e torno a fare un tè. Ti
va?”
Annuì
stancamente. La vista di Harry lo aveva folgorato. Poche ore e
Voldemort l’avrebbe
ucciso…
James lo
osservò,
notando per la prima volta che qualcosa non andasse. “Va
tutto bene Worm?”
“Sì,
certo”
“Pensi
anche
tu ai McKinnon vero?” James gli diede una pacca rassicurante
sulla spalla “è
stato devastante scoprire cosa gli hanno fatto… è
per loro che dobbiamo
continuare a combattere.”
Non
riuscì a
capire… come faceva a trovare ancora la forza di combattere?
Lui aveva
rinunciato molto tempo prima, forse ancor prima di
cominciare…
“Con-continuare?”
James gli rivolse un sorriso triste. “Per che cosa sono morti
allora? Se ci
arrendessimo sarebbe un insulto alla loro
memoria…”
Lily scese
proprio in quel momento, salvandolo da un momento di smarrimento.
“Ciao Peter.
È davvero bello vederti.” Disse calorosamente.
“Faccio il tè come piace a te e
poi parliamo un po’.”
Fu solo un
attimo, ma capì che non poteva davvero uccidere due fra le
poche persone che l’avevano
sempre aiutato, amato e accettato.
“Grazie Lily.” Il suo sorriso
s’incrinò maggiormente. “Lo faccio io,
tu
riposati un po’.”
Dopo un po’ di proteste, la rossa cedette, accomodandosi
accanto al marito sul
divano.
Dopo che fu
nell’altra stanza, capì che quello era
l’unico momento in cui avrebbe potuto
agire, prima di cambiare definitivamente idea. Preparò il
tè e nelle tazze
destinate a Lily e James versò cinque gocce di Pozione della
Morte Apparente.
Cinque gocce per cinque ore… Voldemort avrebbe avuto tutto
il tempo di agire e
lui tutto il tempo di scappare. Non ci avrebbe messo molto a scoprire
che non
aveva avuto la forza di uccidere i suoi amici.
Prese le
tazze e le portò ai due Potter che ridevano a voce bassa.
“Ecco qui” Gli porse
le tazze e si sedette sulla poltrona, facendo finta di sorseggiare il
tè.
“Sono proprio felice che sei venuto qui. – stava
dicendo James – Sono settimane
che non ci vedevamo.”
Entrambi bevvero,
mentre attendevano una risposta da lui. “Sì, i-io
ho avuto un po’ da…” Le teste
di James e Lily crollarono all’unisono. Gli occhi aperti e
vuoti.
Inspirò
ulteriormente. Non sono reali…
sono vivi…
Non riusciva
a muoversi neppure di un millimetro. Solo un piagnucolio dal piano di
sopra lo
fece sobbalzare.
Harry…
sarebbe meglio dirgli addio…
Si
alzò
cercando di darsi un po’ di stabilità, e piano
raggiunse la stanza di sopra
rossa oro del piccolo Potter.
Appena Harry lo vide smise di piangere e gli sorrise felice. Per essere
un
bambino di poco più di anno era molto solare e
incredibilmente intelligente.
“Mi
dispiace,” sussurrò al piccolo con una voce
incrinata, “ho dovuto farlo.”
“Bene,
Minus,
di sicuro ho apprezzato” Un sussurro sibillino lo fece
voltare di scatto. Gli occhi
rossi di Voldemort lo stavano osservando glaciali e serpentini come
sempre,
solo l’ombra di uno scintillio di divertimento li rendeva
più vispi. Lo avevano
sempre terrorizzato. “Ho visto che sei riuscito ad uccidere i
Potter. Veleno,
immagino?” Io annuì “Bene, avevo dei
dubbi su di te. Dopo che avrò finito il lavoro
qui avrai il Marchio.”
Finire il
lavoro… uccidere il piccolo Harry…
così simile a James e Lily da far male…
Ci sono cose
peggiori della morte…
Forse aveva proprio ragione Sirius,
quando lo ripeteva come un mantra… ma lui non ci aveva mai
pensato fino a quel
momento. Davvero voleva permettere l’assassinio di un bambino
di un anno? Era
davvero quel tipo di persona?
Sei un Malandrino
Peter – gli
diceva James quando gli
confidava le sue insicurezze – e
gli
altri Malandrini ci saranno sempre per te. Non devi affrontare tutto da
solo.
Sei molto
più di quello che credi
Peter – gli
ripeteva
Lily fino allo sfinimento, quando si abbatteva.
Chi era
davvero? Per un altro la scelta tra bene e male sarebbe stata
facile… ma lui
ora doveva scegliere fra una vita da codardo e una morte da Malandrino.
“Non lo
voglio.” Non aveva mai sentito la sua voce così
risoluta e pregò di mantenersi
saldo sulle gambe. “Non ucciderai questo bambino,
né stanotte né mai.” Si
interpose fra Voldemort e Harry, aprendo un po’ le braccia e
tenendo salda la
bacchetta. Non che avesse davvero una possibilità di uscirne
vivo…
Voldemort
sembrò
sorpreso dal suo slancio di coraggio, ma cambiò espressione
in modo repentino.
“Se è quello che vuoi… Avada
Kedavra”
esclamò pigramente.
Rabbia.
Il suo campo
visivo era un’unica macchia rossa accesa che non tendeva a
diminuire. Si
sentiva tremare da capo a piedi, i singhiozzi che gli stavano
dilaniando l’anima
poco a poco e gli occhi del suo migliore amico vuoti come non lo erano
mai
stati in vita erano fissi nei propri, senza vederlo.
James era fra
le sue braccia, non esisteva nient’altro a parte quello.
James era fra le sue
braccia…morto.
Suo fratello,
l’altra metà di sé.
Tutto per
colpa di Voldemort… e Peter? Cosa n’è
stato di Peter? Perché non era nel suo
nascondiglio?
Tutto era
immerso nel più completo silenzio… o erano le sue
orecchie a non percepire più
nessun suono? Esisteva davvero vita senza James?
Si
girò verso
Lily, accucciata a James come l’aveva vista mille
volte… Una Lily che non poteva
essere lei. Perché Lily gli
urlava contro quando viziava troppo Harry, gli sorrideva furbescamente
quando
faceva uno scherzo a James e gli faceva carezze leggere quando le
parlava della
sua famiglia. Lily Evans non poteva essere lì morta, ma
pensò anche che doveva
aspettarselo. In nessun mondo contemplato poteva esistere James Potter
senza
Lily Evans e Lily Evans senza James Potter. Era una condizione
necessaria.
Un pianto
disperato lo fece sobbalzare.
L’unico
suono
che riuscì a sentire, si rese conto, era anche
l’unico che in quel momento
avesse davvero importanza.
Con l’ultimo briciolo di forza di volontà che gli
rimase, lasciò delicatamente
il corpo di James senza guardare Lily un secondo di più.
Corse immediatamente su
per le scale, inciampando sui suoi piedi e bloccandosi di nuovo alla
vista di
Peter a terra, morto.
Perché? Non aveva senso.
Soppresse l’urlo che
gli veniva dal petto e cominciò a piangere disperato. Che
razza di incubo stava
vivendo?
Si
girò piano
verso il bambino nella culla che aveva smesso di piangere
nell’attimo in cui
era entrato. Harry lo guardava con gli occhi rossi e vivi. Lo guardava,
e con
lo sguardo gli chiedeva perché
la sua
mamma non era accanto a lui, a cullarlo mentre piangeva. Gli chiedeva perché il suo papà
non era ancora andato
a prenderlo.
Gli chiedeva
perché non stava ridendo come sempre, perché non
l’aveva ancora preso in
braccio mentre gli diceva che era un ‘Campione’.
Ma Harry era vivo. E forse il suo mondo era in
pezzi, distrutto e martoriato. Ma aveva ancora un senso, e quel senso
lo stava
guardando aspettando che lo abbracciasse e gli dicesse che era tutto a
posto. Era
salvo, e l’unico ricordo di quella notte maledetta era una
cicatrice a forma di
saetta sulla fronte.
Note
dell’Autrice:
Ciao!
Ecco il primo
capitolo di questa nuova storia. Non ho molto da aggiungere, solo che
avevo in
mente da tempo di sviluppare questa idea che spero vi piaccia.
Ho già scritto il prossimo capitolo quindi non
pubblicherò tardi.
Vi mando un saluto caloroso e attendo con ansia i vostri pareri!
Eles