You… in my dark…

Capitolo 1

Il celo è limpido, il sole splende nel celo settembrino, gli uccelli cinguettano allegramente tra le fronde verdi degli alberi e l’aria ha un gradevole odore di novità.

Questa si può considerare prettamente una bella giornata…

Anche se non tutti la pensano così.

Un ragazzo, forse sui sedici anni, dai capelli neri, spettinati, occhi di un verde speranzoso quasi completamente spenti della loro vitalità e una cicatrice in fronte che, nonostante sia passato del tempo dalla formazione, riflette un colore rosso vivido accompagnato dai raggi del sole.

Harry Potter attendeva con poca ansia l’arrivo del treno del binario 9 e ¾ per dirigersi verso la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Rifletteva ancora con rancore su ciò che solo pochi mesi prima era successo.

Quando Sirius era morto, per causa sua.

Cercò invano di rimuovere questo pensiero assai doloroso dalla sua mente, quando uno stridio di ingranaggi e freni attirarono la sua attenzione. Il treno per Hogwarts era appena arrivato.

Con un lungo sospiro prese il suo bagaglio e se lo trascinò sopra l’espresso alla ricerca di un vagone libero.

Quasi subito la sua ricerca terminò perché trovò un vagone.

Non era ancora riuscito a trovare Ron, cosa che lo irritò parecchio, mentre con Hermione non si sentivano da quasi due settimane.

Aveva provato ad inviarle dei gufo per chiederle se stava bene, ma non ricevette mai risposta, e dopo assidui tentativi rinunciò all’impresa.

D’improvviso la porta si aprì di scatto ed entrò nel vagone un ragazzo col fiatone che prese posto di fronte ad Harry.

Prese un attimo fiato

-- Ciao Harry… scusa il ritardo, ma Ginny non trovava una scarpa, Leo aveva fatto indigestione di rane e papà non trovava le chiavi della macchina…-- fece in un lungo sospiro.

-- Non ti preoccupare… -- fece con aria distratta il moro guardando il paesaggio alla sua destra cominciare a muoversi: erano partiti. Ci furono alcuni minuti di silenzio nei quali nessuno dei due sapeva cosa dire, entrambi erano sovrappensiero, quando Harry non riprese la parola.

-- Ron, hai per caso sentito Hermione? -- fece con indifferenza all’amico.

Ron alzò lo sguardo dal quotidiano che aveva in mano, aperto alla pagina dello sport, per fissare il moro.

-- No, è da quasi un mese che non la vedo, ne la sento. Credevo che forse tu ne sapevi qualcosa… --

-- No. Quando arriviamo ad Hogwarts voglio andare a chiedere spiegazioni a Silente. Forse lui saprà qualcosa. -- fece a bassa voce.

-- Vengo anch’io… nel frattempo ti va di fare una partita? Vediamo se sei migliorato… -- fece con un largo sorriso il rosso.

Anche Harry sorrise, ma con fare più malinconico.

-- Ok, preparati ad essere stracciato… -- fece prima di cominciare a giocare.

-- Prima di tutto voglio augurare un benvenuto a tutti i nuovi arrivati del primo anno, per seconda cosa invece vorrei augurare un bentornato a tutti gli studenti dal secondo al settimo anno. -- cominciò il preside, dopo aver fatto tintinnare sonoramente il bicchiere per ottenere il silenzio da parte degli alunni, che ammutolirono di colpo.

Un caldo applauso accompagnò le parole del preside che dopo una breve pausa continuò

-- E infine volevo fare la presentazione del nostro professore di difesa contro le arti oscure, che ha ambito a questa cattedra da parecchi anni, e finalmente credo sia il momento di offrirgli la possibilità di cimentarsi. Il professor Piton. -- concluse il vecchio preside cominciando a battere le mani accompagnato calorosamente dai Serpeverde.

Il resto della scuola era rimasto completamente scioccato a quella rivelazione. Già avere pozioni con Piton era terribile, ma avere anche Difesa Contro le Arti Oscure, era davvero troppo.

La gola di Harry si seccò di colpo, e sentì il cervello dolere e pulsare come se avesse mangiato di colpo un gelato ghiacciato.

-- COSA! PITON!!-- un urletto strozzato da parte di Ron lo fece ritornare in se. Il ragazzo sembrava realmente sul punto di svenire lì per lì. Era impallidito di colpo e le lentiggini spiccavano sul viso come una piccola pioggia color sangue.

Anche il resto della casata di Grifondoro non sembrava messo troppo bene.

Colin e Dennis Canon erano rimasti letteralmente a bocca aperta volgendo lo sguardo da una parte all‘altra della sala, Justin Finch Flechley guardava un punto indefinito della stanza con aria vuota e infine Ginny si tastava il polso per cercare di regolare il battito cardiaco, probabilmente salito alle stelle.

I Tassorosso e Corvonero confabulavano tra loro in modo piuttosto losco mentre i Serpeverde, com’era prevedibile, sghignazzavano al massimo delle loro possibilità.

Harry volse lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti e incrociò lo sguardo acuto del neo-professore di Difesa contro le Arti Oscure.

Ci fu uno strano gioco di sguardi tra i due, finché sul tavolo non comparve il classico banchetto di benvenuto e Piton volse lo sguardo altrove per servirsi delle pietanze.

-- Harry? Harry?! Ci sei?! --

-- Eh… Oh, si Ron. Che volevi? -- chiese fissando l’amico.

-- Niente… solo se mi passavi il pollo alla tua destra… -- fece il rosso. Harry allungò una mano e prese il piatto chiesto da Ron.

Dopo più di un’ora avevano finito di cenare e si stavano dirigendo verso la sala comune di Grifondoro.

Ron era stato nominato caposcuola e aveva il compito di spiegare tutte le regole ai nuovi arrivati.

Harry si sorprese di come mai questo ruolo non fosse stato dato ad Hermione, che ne sarebbe stata felicissima. Il moro, dopo essersi fatto dare la parola d’ordine da Ron era salito prima che arrivassero tutti gli altri anche perché era certo che vi sarebbe stata una gran confusione.

Non appena entrò nella sala comune si stupì di vederla già occupata.

Su un divanetto, accanto al camino infatti, era seduto qualcuno, probabilmente una ragazza visti i lunghi capelli un po’ ricci.

Riusciva ad inquadrarla solo dal retro

-- Hermione? -- gli venne spontaneo da dire.

La ragazza alzò appena la testa, probabilmente era china su uno dei suoi libri.

-- Chi è? -- chiese con voce tremante.

-- Hermione, sono io Harry… -- fece avvicinandosi e sedendosi alla destra della ragazza.

-- Oh… ciao Harry… come stai? -- chiese volgendo il viso dalla parte opposta a quella dov’era seduto il ragazzo.

-- Io bene e tu? Come mai non eri con noi sul treno? Ci siamo preoccupati parecchio… -- fece il moro

-- Oh, bhé… non stavo tanto bene.. -- fece titubante la ragazza.

-- Ok… ma adesso stai meglio vero Herm? Perché altrimenti me lo diresti… -- fece come per sincerarsi della cosa Harry.

Hermione sussultò lievemente quando l’amico le mise una mano sulla spalla.

-- Certo… ora vado a dormire, ho un sonno incredibile… notte Harry… -- fece prendendo una stampella, che fino a quel momento Harry non aveva notato e cominciando a camminare.

-- Hermione.. -- la richiamò dopo qualche secondo di riluttanza. La ragazza si fermò di colpo.

-- Mi fai vedere il viso? -- chiese con tono dolce, ma che non ammetteva repliche.

Vide le spalle di Hermione scuotersi quasi stesse singhiozzando.

Si alzò e velocemente la raggiunse e prendendola per le spalle la voltò fino ad incrociare i suoi occhi ricoperti da una patina bianca.

E tra un singhiozzo e l’altro, mentre calde lacrime andavano a bagnare quel viso sempre sorridente, sussurrò

-- Harry… non vedo più… --