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Autore: PandaNemoMinerva    22/07/2018    2 recensioni
Albus Silente e ciò che vede riflesso nello Specchio delle Brame...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Disclaimer: i personaggi qui usati non mi appartengono, sono di proprietà di J.K.Rowling, io scrivo per diletto, senza alcun scopo di lucro.

Il tuo riflesso nello Specchio delle Emarb.
Brame.
Bramare.
Verbo transitivo.
Desiderare ardentemente, agognare; il suo significato.
Il tuo riflesso, Gellert.
Ecco cosa vedo, in questo specchio che mostra i desideri più reconditi e nascosti di una persona.
Gellert Grindelwald.
 
Amico.
La famiglia era per me un fardello insopportabile, che mi ero fatto scivolare addosso per dovere.
Mia madre era morta, dovevo occuparmi di Ariana e Aberfort, ero il primogenito.
Ariana, quella sorella vittima ed involontaria carnefice.
Aberfort, quel fratello molto meno dotato di me e molto più dedito.
Il mio ostacolo, il mio freno.
Poco importava che volessi viaggiare, che dovessi viaggiare per apprendere e conoscere.
Il mio unico conforto, l’unico anelito di libertà da quella prigione fatta di terapie e scatti di magia improvvisa, le lettere che scrivevo e ricevevo.
E poi arrivasti tu, il pronipote di Bathilda.
L’unica che pensava fossi sprecato, chiuso com’ero in quella casa.
Mi apristi di nuovo quel mondo che credevo oramai precluso.
I Doni della Morte.
Quei chimerici oggetti, non ero l’unico a crederli reali e tangibili, trovabili ed usabili.
La Bacchetta di Sambuco.
La Pietra della Resurrezione.
Il Mantello dell’Invisibilità.
La Bacchetta, diventare invincibili e ribaltare lo Statuo di Segretezza.
Non avremmo più dovuto nasconderci come paria o bestie da circo.
Quanto accaduto a mia sorella, picchiata e ridotta alla follia da un branco di mocciosi spaventati, non sarebbe più accaduto.
Saremmo stati noi a comandare.
La Pietra, resuscitare mia madre ed essere finalmente libero.
Libero di viaggiare, di sapere, di compiere il nostro progetto.
Fosti amico, mi ridonasti curiosità, vitalità quando mi sentivo appassito come una pianta senza luce.
Fosti molto di più.
 
Amante.
Ti ho amato, e tanto, di quell’amore giovanile che tutto brucia: cuore, animo, menti, ossa.
L’hai mai saputo?
L’hai mai capito?
Lì, quella sera, in quella biblioteca.
Un’istantanea nella mia mente, indelebile.
Tu, seduto s’uno scalino delle scale a chiocciola in penombra.
Io, vicino a te, indicavo qualcosa tentando di celare i tremiti ed i tumulti del mio animo.
Allungasti le mani, i palmi verso l’alto.
Perché,Gellert?
Volevi che le prendessi?
Mi stavi offrendo qualcosa? Cosa?
Mi spostai, fuggii, non mi reggevano le gambe ed il cuore era un tumulto in petto.
Ed era bastato un semplice gesto.
In realtà, quelle mani volevo afferrarle, posarci sopra le mie, sentire se le tue erano calde e forti come sembravano.
Oh, quant’ho sognato quel momento, nelle solitarie notti passate nella mia stanza.
Oh, quant’ho ricamato sui tuoi gesti, nei giorni passati assieme, celando la mente perché tu non scoprissi.
Immaginavo, sognavo le tue mani su di me, esplorarci e scoprirci.
Percorrere il profilo delle tue braccia, crollare sulla tua spalla mentre scoprivi le linee del mio corpo, le ossa affilate dei miei fianchi e le lentiggini che mi macchiavano la pelle.
Avrebbero avuto, le tue labbra, il sapore del rum?
Avrebbe avuto, la tua pelle, il profumo di libri e magia?
E come sarebbero stati i tuoi occhi, quei tuoi incredibili occhi, nel momento del piacere?
E mi coprii occhi ed orecchie di quei sogni, di quel mio te.
Ti amai.
Ti amo.
M’insegnasti l’amore, i primi fremiti di desio, il tremare alla brezza calda d’irripetibile primavera.
 
 
 
Avversario.
Fosti questo, anche questo.
Quando non bastarono più i sogni a coprirmi gli occhi, quando la verità divenne innegabile.
Quando non potei più mentirmi sulla diversità dei nostri intenti.
Io volevo sì la sovranità dei Maghi, ma anche la parità.
Tu volevi solo il dominio puro e semplice, il controllo.
Ancora una volta fu la famiglia il giogo che mi bloccò.
Aberfort non era contento dei nostri studi, dei nostri progetti, li vedeva oscuri e dannosi.
Vedeva te oscuro e dannoso.
Non volli credergli.
Trascuravo Ariana, secondo lui.
Non aveva capito, non voleva capire che in me non c’era alcuno spirito di sacrificio.
Trovava inconcepibile che la famiglia mi soffocasse, che in quella casa mi mancasse l’aria, che provassi l’impulso di scavalcare quelle alte mura d’erba, l’orizzonte di Ariana e mia segreta.
Avevo fatto ciò che dovevo, ma ora avevo finalmente altro su cui concentrarmi.
Non che non amassi mia sorella, ma avevo ben altre ambizioni, altri desideri.
Aberfort invece le era attaccatissimo, s’occupava di lei instancabilmente, devotamente, sapeva come prenderla.
Ed Ariana ricambiava quel sentimento a suo modo, un legame che con me non aveva.
Litigammo in modo feroce.
Ricordo ancora le sue urla quando lo Cruciasti, nel nostro piccolo giardino domestico.
Iniziammo a duellare, non potevo sopportare quell’atto crudele nei confronti del mio unico fratello, e non potevo sopportare che lui ti attaccasse.
Non so per cosa combattevo, o per chi.
Per difendere quella famiglia tanto opprimente?
Per difendere il mio te?
Attaccavo forse quella nebbia di sogno in cui m’ero volontariamente perduto?
Ariana era lì, e per lei fu troppo.
Si buttò in mezzo, forse per fermarci o per difendere Aberfort.
S’adagiò sul prato verde come s’adagia una foglia d’autunno.
Immobile e morta.
Fuggisti via.
Mi lasciasti solo.
Ero di nuovo solo, in mezzo ai cocci di una famiglia distrutta e dei sogni infranti.
Eppure ancora t’amo come s’ama un amico, un innamorato, quel fratello che non ho mai avuto.
 

 Harry si alzò in piedi.
“Signore... professor Silente... Posso farle una domanda?”
“Certo! Me ne hai appena fatta una!” Silente sorrise. “Comunque, puoi farmene anche un'altra”.
 “Lei che cosa vede, quando si guarda in quello specchio?” *

 

 
Il tuo riflesso nello Specchio delle Emarb.
Brame.
Bramare.
Verbo transitivo.
Desiderare ardentemente, agognare; il suo significato.
Il tuo riflesso, Gellert.
Ecco cosa vedo, in questo specchio che mostra i desideri più reconditi e nascosti di una persona.
Gellert Grindelwald.
 
* Dialogo tratto da Harry Potter e La Pietra Filosofale.



L'angolo di Panda:
Ciao a voi e grazie per aver letto questa storiella.
L'ho scritta di getto dopo aver visto il trailer de I Crimini di Grindelwald, non potevo non farlo dopo aver visto quella scena; anche perchè la storia si è praticamente creata da sola.
Spero vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi la vostra opinione in merito.
Saluti - e spero alla prossima -
PandaNemo.

 
   
 
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