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Autore: Clan della rosa    23/07/2018    1 recensioni
Hi guys!
Primo accesso come “ Il Clan della Rosa” e prima storia sulle nostre tartarughe ninja!
Siamo nella città di New York, tutto sembra filare per il verso giusto: le tartarughe sono riuscite a fermare i loschi piani del Clan del Piede e finalmente, dopo un lungo tempo, con Shredder fuori dai piedi, possono godersi un momento di tranquillità conducendo le loro vite come normali ragazzi di 20’anni.
Troppo bello vero? Infatti sono qui a posta per stravolgere ancora una volta il destino dei nostri mutanti!
Le cose tra April e Donatello si incrineranno vertiginosamente a seguito di una rivelazione inaspettata.
Michelangelo scoprirà il mondo dell’autolesionismo a seguito di un incidente costato la vita ad una persona a lui molto cara
Leonardo capirà che, nonostante Shredder sia fuori dai giochi, non tutto è finito, ancora una volta, qualcuno si celerà nell’ombra tramando oscuri piani ( No! Non sono io!)
Casey rivelerà un segreto a Raffaello capace, in poco tempo, di impossessarsi di anima, mente e corpo della tartaruga dalla fascia rossa.
Un ultima cosa? A New York arriverà una squadra di ginnaste per l’annuale competizione regionale, tra di loro vi è una ragazza, il suo nome?Leggete e scopritelo!
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era passata una settimana da quando le tartarughe ed April avevano visto Casey. Dopo l’aggressione di sua sorella, il ragazzo aveva preferito starsene a casa ed uscire il meno possibile se non per lavorare e procurarsi qualche genere alimentare.
Raffaello, preoccupato per la situazione dell’amico, decise di fargli visita: erano all’incirca le 9:45 di sera quando la tartaruga in rosso arrivò sotto la finestra dell’appartamento di Casey. Come al solito non era chiusa dall’ interno e Raph entrò senza troppi problemi. Una volta dentro, portò un braccio al naso, tappandosi le narici. Quel posto era impregnato d’alcool e di fumo.
Raffaello si mosse a tastoni per cercare l’interruttore, trovandolo dopo svariati tentativi. Quando la luce del piccolo lampadario illuminò la sala, il mutante rimase senza parole, impietrito e sbalordito dello spettacolo che si apriva davanti ai propri occhi: miriadi di bottiglie, vuote, di diversi alcolici erano sparse per tutto il pavimento insieme ai mozziconi di sigaretta a fare da cornice.
In un angolo notò Casey, visibilmente in uno stato di ubriachezza. Aveva enormi occhiaie sotto agli occhi e la sua pelle era diventata di un colore giallastro.
-Maledizione Casey! Ma come ti sei ridotto!-
Raffaello accorse in aiuto del suo amico, tentò di rianimarlo dandogli piccole pacche sulle guance ma fu quasi tutto inutile
-Coraggio, non farmi brutti scherzi Jones! Apri gli occhi, forza!-
Dopo diversi tentativi di rianimazione, finalmente, Casey riprese conoscenza. La vista del ragazzo era ancora annebbiate e i sensi intorpiditi per via del troppo alcool ma riusciva a scorgere una figura verde
-Casey, mi senti? Di qualcosa!-


L’udito era ovattato e ogni rumore, anche il più flebile, infliggeva un dolore sordo ai timpani del ragazzo.
-Shht… non dire altro. Lasciami dormire-
La voce era rauca e ad ogni respiro si poteva udire un sibilo provenire dai polmoni
-Quante sigaretta hai fumato? Testa di rapa che non sei altro! Lo sai che ti ammazza quella merda?-
Raph aiutò Casey a rialzarsi e, dopo aver tolto un paio di bottiglie dal divano lo coricò sopra quest’ultimo
-Voglio morire Raph-
-Ma che diavolo…? Cosa stai blaterando?-
-Voglio morire, voglio andarmene-
-Ah sei ubriaco! Ora smettila vado a prenderti un po’ d’acqua-
Casey in un momento di lucidità prese il polso della tartaruga impedendogli di andare via
-Sono stato io… è colpa mia-
-Colpa tua?-
-Si, oh povera Lidia-
-Cosa centra ora tua sorella?-
-shht, io non ho una sorella… lei è morta- disse ridendo, il suo alito puzzava di alcool e la sua bocca era impastata, quasi non riusciva a parlare.
-Sono stato io! Hahahaha, è colpa mia…-
Raph sconcertato dello stato in cui si trovava Casey decise di non dare peso a quelle parole dettate dall’ ubriachezza, si alzò e corse in cucina a riempire un bicchiere d’acqua; quando tornò aiutò Casey a mettersi supino ed lo aiutò a bere.
-Ma come ti sei ridotto…-
Poco dopo Casey si addormentò, Raph rimase con lui tutta la notte nella speranza di essere di qualche aiuto al ragazzo. Avvertì i propri fratelli tramite un messaggio poi si accovacciò poco distante e si addormentò.
La notte stessa il ragazzo si svegliò era ancora ubriaco sebbene fossero passate alcune ore. La testa gli girava e gli doleva, provò a mettersi seduto ma ogni parte del suo corpo gli sembrava pesante. Le percezioni uditive e visive erano notevolmente contorte e gli ci vollero 5 minuti buoni per distinguere la sagoma verde che dormiva poco distante. Si alzò barcollando e cadde sopra le numerose bottiglie rompendole e ferendosi alle braccia e alle mani.
Sorpreso, si sedette osservando il sangue fuoriuscire dalla piccole ferite lasciate dai vetri. Sorrise a quella vista. Vide, poi, un collo di bottiglia, lo afferrò pronto per infilzarlo nel proprio addome. Stava per caricare il colpo quando gli arrivò un pugno ben assestato alla mascella facendolo cadere di testa
-Ma che cazzo vuoi fare!-
-Voglio morire Raph! Lasciami morire-
-Ma cosa dici?-
-Sono stato io… sono stato io- Disse immerso nelle proprie lacrime
-Sei ancora ubriaco, possibile? Quanto alcool hai trangugiato?-
Casey si svegliò la mattina seguente e come aprì gli occhi sentì un fitta atroce, si portò la mano alla mascella e ne constatò di quanto fosse gonfia. Non ricordava niente della sera precedente e di quella prima e di quella prima ancora. Aveva rimosso tutto. Provò ad alzarsi dal letto ma un forte giramento di testa lo fece cadere a terra; provò a rialzarsi ma ancora una volta si trovò con il mento incollato al pavimento: le gambe non gli rispondevano. Così al terzo tentativo si aggrappò alla piccola libreria poco distante ma non calcolò una cosa: non era assicurata al muro, così la trascinò con se nella caduta insieme a libri e diverse altre cianfrusaglie. Casey riuscì per un pelo a scampare alla valanga. Guardò la porta della sua stanza: se non riusciva a camminare sarebbe andato a gattoni e così fece. Una volta sotto la porta afferrò la maniglia d’ottone e fece leva per alzarsi. Le gambe tramavano e la vista si offuscò per alcuni secondi costringendo il ragazzo ad avvinghiarsi alla porta per non cadere un’altra volta. Quando la vista fu tornata ricacciò indietro un conato di vomito arrivato alla fine della gola.
Aprì la porta e con le mani appoggiate ai lati del piccolo corridoio, cercò di camminare dritto. Una volta arrivato in cucina la luce gli fece quasi lacrimare gli occhi, poi una volta messo a fuoco il piccolo locale notò Leonardo, Raffaello e Michelangelo alle prese con scopa e paletta per ordinare il piccolo salottino immerso da vetri e bottiglie vuote, poi girando la teste vide Donatello ai fornelli intento a preparare quella che doveva essere la colazione.
-Cosa ci fate qui?-
-Buongiorno idiota!-
Raph gli andò incontro con fare minaccioso, quando fu a pochi centimetri da lui gli rivolse un dito accusatorio
-Che diavolo avevi intenzione di fare? Questa non è la soluzione-
Disse indicando gli innumerevoli sacchetti dell’immondizia pieni di bottiglie
-Ero perso Raph, ho avuto un momento di debolezza e volevo farla finita solo che ero troppo codardo per ammazzarmi così ho deciso di bere ma ogni sera rimandavo e  sono finito così-
-Questo non è il modo! Potevi chiederci aiuto-
-Leo non che non l’avessi fatto… ma sbaglio o ve ne siete andati tutti quella sera al rifugio?-
Casey ricordo il breve passaggio di parole tra lui ed April e indirizzò lo sguardo verso Donni ancora chino ai fornelli
-Ce ne siamo andati perché dovevamo riorganizzare le idee… ma questo non vuol dire che non fossimo disponibili a parlare-
-Michelangelo ha ragione… se non fossi arrivato in tempo probabilmente a quest’ora non saresti in piedi-
-Basta discutere ho preparato la colazione… mettere un po’ di cibo sotto ai denti ti farà bene-
Donatello appoggiò sul piccolo tavolino circolare un’enorme frittata.
I 5 si sedettero a tavola e in silenzio religioso consumarono il pasto, ognuno immerso nei propri pensieri:
Michelangelo pensava al suo povero skate e a quella ragazza
Donatello rifletteva se fosse un buona idea rivelare la relazione con April
Raffaello era troppo incazzato con Casey per proferire parola
Casey voleva dire la verità, togliersi un peso dal petto che per 10 anni l’aveva divorato


-Devo dirvi una cosa!-
Donatello e Casey parlarono all’unisono e sopresi delle parole dell’altro si guardarono scettici
-Bene… chi parla per prima?- Michelangelo aveva la forchetta a mezz’aria e la bocca aperta per divorare l’ultimo boccone di frittata
-Parla tu… io… io non volevo dire nulla di importante- Donnie, che ora aveva perso tutta la sua sicurezza, abbassò lo sguardò e quel piatto sporco, ora, gli sembrava di grande interesse.
-Devo dirvi la verità su me e mia sorella… -
-Ti ascoltiamo- Leo immerse i propri occhi azzurri in quelli neri dell’amico
-Quella sera non fu colpa di Lidia se i nostri genitori morirono… fu mia-
Sentì le lacrime arrivare agli occhi ma riuscì a cacciarle indietro, con la voce insicura continuò
-Eravamo molto piccoli: avevo 14 anni all’epoca e Lidia 10. Avevamo convinto i nostri genitori a passare l’intera giornata in un Luna Park non molto distante da qui: la giornata passò senza troppi imprevisti ma dopo… quando salimmo in macchina per tornare a casa, volli sedermi davanti, accanto a mio padre. Era ancora euforico per i troppi giri fatti nelle giostre del parco-
Casey si fermò per riprendere fiato e riorganizzare le idee
-Mi buttati sul volante e cominciai a girarlo mio padre riuscì a spostarmi ma la macchina era fuori controllo, lui  sterzò nel tentativo di farla fermare ma si alzò in aria e fece quattro giri su se stessa-
Le tartarughe era basite continuavano a fissare l’amico
-Non è stata mia sorella sono stato io-
Quasi leggendo i pensieri dei 4 fratelli aggiunse
-Diedi la colpa a mia sorella perché non volevo essere ricordato come un assassino, avevo paura e in quel momento non riuscì a comprendere il male che le stavo provocando, credevo… credevo che sarebbe tornata ma quando la vidi scomparire dietro le altre auto capì che non l’avrei più rivista, volevo andare a cercarla ma quando mi alzai persi l’equilibrio ed i sensi… mi risvegliai dopo alcuni giorni e da allora non seppi nient’altro di mia sorella-
   
 
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