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Autore: lmpaoli94    23/07/2018    0 recensioni
Castello di Duino, Trieste
Era una notte come tutte le altre.
Era una fredda giornata di Novembre.
L’inverno in quell’anno sarebbe arrivato di gran lunga in anticipo.
Il figlio del padrone del castello, vagava solitario fuori dalla dimora all’aria aperta.
Tutto era tranquillo.
Fino a quando non udì una voce soave che risuonò nelle sue orecchie, attirando la sua attenzione.
Era una voce talmente dolce da gettarlo in uno stato di ipnosi.
Lo stava attirando in un luogo vicino al castello.
Un luogo misterioso e sconosciuto.
E quando con i suoi occhi vide da chi proveniva quella voce, il suo stupore lo agghiacciò all’istante.
“Non è possibile… Una creatura del genere non può esistere…”
E invece era tutto vero.
Ma a chi l’avrebbe raccontato?
Chi l’avrebbe creduto?
E soprattutto, quando avrebbe potuto rivedere quella figura dolce e misteriosa che gli aveva fatto perdere il senso della ragione?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaito, Hanon Houshou, Kaito Domoto, Luchia Nanami, Rina Toin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kaito non riuscì a dormire per tutta la notte.
L’incontro con sua madre e con quella sirena nel sogno l’aveva profondamente provato.
Una volta giunta l’alba, Kaito si rivestì per scendere in cucina a fare colazione.
La prima che riuscì a incontrare, non era altro che Madame Taki.
«Già sveglio a quest’ora, signorino Kaito?»
«Sì. Stanotte non sono riuscito a dormire.»
«Che cosa è successo stanotte su quella roccia? Che cosa hai visto?»
Kaito non poteva rivelare ciò che aveva visto.
Avrebbe messo in pericolo quella sirena.
«Non è successo niente, Madame Taki» rispose il ragazzo cercando di chiudere l’argomento.
Ma Madame Taki era un osso duro.
Non lasciava niente al caso.
«Ditemelo immediatamente.»
«Non ho niente da dirvi, Madame Taki. E adesso lasciatemi andare a fare colazione. Ho una gran fame» rispose bruscamente Kaito lasciando Madame Taki piena di dubbi.
 
 
Kaito, oltre ad assorbirsi i sospetti di Madame Taki, dovette fronteggiare anche la sprezzante visione del padre.
«Kaito, non ti facevo in piedi a quest’ora.»
«Perché? È un problema se mi sveglio all’alba?»
«No. Sto soltanto dicendo che non sono abituato a vederti a quest’ora… Cambiando discorso, avete studiato per l’interrogazione di oggi?»
Kaito, inorridito dalle continue domande e pressioni del padre, si alzò di scatto battendo il pugno sul tavolo dove stava facendo colazione.
«Kaito, cosa stai facendo?»
«Sapete che vi dico? Ne ho abbastanza dei vostri continui soprusi e domande. Perché non mi lasciate vivere la mia vita in santa pace? Vedrete che diventerei una persona migliore.»
«Kaito…»
«Ah, e sapete cosa vi dico? Non seguirò più le lezioni di quel maestro antipatico e incapace. D’ora in avanti, il mio studio sarà interamente dedicato alla moltitudine di libri che devo sempre leggere in biblioteca. Non vorrei perdere ulteriormente  tempo, visto che non so se riuscirò a leggerli in tempo prima di morire… Con permesso.»
Gaito era profondamente provato.
Non riusciva a capire perché suo figlio si stava comportando in questo modo.
«Kaito, aspetta» fece suo padre prendendolo per un braccio.
«Lasciatemi. Non c’è nulla che mi farà cambiare idea.»
«È la storia che ti ho raccontato su tua madre, non è vero? È per questo che sei profondamente cambiato.»
«Se solo gli avreste dato più attenzione…»
«Sto cercando di recuperare. Caren sarà un’ottima matrigna per te.»
Sentire il nome della ragazza, Kaito sbiancò di colpo.
Finalmente aveva capito che poteva essere quella persona che aveva ucciso sua madre.
«Kaito, che ti succede? Perché non mi rispondi?» domandò suo padre scrollandogli le spalle.
«State lontano da quella donna.»
«Perché dici questo?»
«Non posso dirvelo… Non ora, almeno. È per il nostro bene.»
Kaito fissava intensamente suo padre.
Non era mai stato così serio prima d’ora.
«Kaito, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Non ti riconosco più.»
«Se non fate subito quello che vi ho detto, ci penserò io a cacciarla da questo castello.»
Detto questo, Kaito si allontanò da suo padre.
Ma non andò molto lontano.
Caren si stava avvicinando ai due uomini.
«Buongiorno Kaito. Come stai?»
Kaito, inorridito e disgustato dalla sua presenza, si limitò ad un “bene”.
«Meno male.»
«Se volete scusarmi, devo andare a studiare in biblioteca. Con permesso» disse infine Kaito prima di scomparire dalla vista di quella donna.
«Ma cosa sta succedendo a vostro figlio?»
«Non si usa più salutare, Caren?»
«Oh, scusatemi Gaito. Buongiorno.»
«E comunque non lo so cosa sta succedendo a Kaito» mentì Gaito «Sta attraversando un periodo molto complicato. Deve essere per colpa del troppo studio.»
«O per colpa della madre…»
«Che centra adesso la mia defunta moglie?»
L’uomo fissava Caren con sguardo severo e spaventoso.
«Io… Non lo so… Sto solo dicendo che anche per me è molto diverso.»
«Ti ha per caso detto qualcosa su di lei?»
«Niente d’importante… Mi ha solo riferito che gli manca tantissimo e che la vorrebbe vicino a lui.»
«Manca a tutti…»
«Anche a voi?»
Gaito non rispose.
Si limitò a fissare brutalmente la donna.
«Questo non ti deve interessare. Ormai è una storia passata. Dobbiamo imparare a guardare avanti.»
«Sì… Come volete voi.»
«Devo andare, Caren. Ci vediamo stasera.»
«A stasera, Gaito» disse infine la donna vedendo suo marito andarsene senza salutarla come si deve.
 
 
Kaito era chiuso in biblioteca in mezzo a tutti i suoi libri che doveva ancora leggere.
Non voleva essere disturbato da nessuno.
Ma la biblioteca del castello non era un posto che riusciva a trovare solo lui.
Le interruzioni erano all’ordine del giorno.
O per la servitù o per le sue sorelle.
O per Caren.
«Ciao Kaito. Sapevo di trovarti qui» fece la donna richiudendo la porta dietro di sé.
«Non vorrei essere troppo scortese, ma devo ancora studiare molto. Quindi, se non vi dispiace…»
Ma la donna era irremovibile.
«Sì. Mi dispiace alquanto.»
«Cosa?»
«Non riuscirai a cacciarmi da qui come fai tuo padre. Pretendo rispetto.»
«Anch’io lo pretendo da voi» disse Kaito avvicinandosi a lei minaccioso «Quindi. Se non volete farvi buttare fuori dalla servitù, vi consiglio di andarvene con le vostre gambe.»
«Addirittura mi parli in questo modo? Che cosa ti ho fatto di male?»
Caren aveva le lacrime agli occhi.
Kaito non sapeva se doveva confessargli il tutto.
Voleva ancora tenerla sulle spine.
«Per ora, a me personalmente non avete fatto niente di male… Ma siete sicura di essere in pace con voi stessa?»
Caren sbiancò di colpo.
Forse era stata colta su di un fatto grave.
Ma avrebbe confessato?
«Caren, perché non mi rispondi?»
«Ti ho visto questa notte… Parlavi nel sonno… Come se tu fossi sonnambulo…»
«Cosa? Tu… Mi spiavi?»
Dalla disperazione, Caren passò ad avere un ghigno malefico.
«Sapevo che nascondevi qualcosa di molto segreto. Non potevo permettermi di non starti attaccato incessantemente… Mi avresti portato alla verità che questo luogo cela: la manifestazione della sirena.»
Kaito era impietrito.
Il suo segreto era stato svelato.
E adesso cosa poteva accadere?
Davvero Lucia si sarebbe trasformata in schiuma di mare?
«Maledetta! Non dovevi!»
Il ragazzo inchiodò la donna al muro.
«Non ti impedirò che voi uscite da qui…»
«Hai paura che io spifferi tutto? E fai bene… Ti tengo sotto scacco, Kaito. La tua vita non sarà più la stessa…»
«Che intendi dire?»
«Se non vuoi che io riveli a tutti che tu hai visto una sirena, allora dovrai fare tutto quello che ti ordino.»
«Non starò mai sotto il tuo ricatto!»
«E invece lo farai. Ci tieni a quella sirena, vero?»
«Io…»
Kaito non riusciva a parlare.
Sembrava che qualcosa lo bloccasse.
«Sei un tipo molto timido. Uno che non riesce a esprimere i propri sentimenti… Ma io lo so bene che faresti qualsiasi cosa per lei. Anche se l’hai incontrata solo una volta, so quello che provi. L’ho capito da come ti comportavi in sonno… Il tuo è amore.»
Quella parola lo pietrificò all’istante.
«Tu sei pazza…»
«Il pazzo qui sei tu. Che cosa credevi di fare con quella sirena? Credevi che avrebbe riportato in vita tua madre?»
«Io non ho mai creduto niente di tutto ciò. Ormai mia madre è morta. Mi è bastato solo parlare con lei.»
Caren scattò in una risatina isterica.
«Perché state ridendo? Mi prendete forse in giro?!»
«Povero sciocco che non sei altro… Non m’importa dei sentimenti che hai su tua madre… So che ti hanno confessato tutto…»
«Quindi è vero?»
«Sì. Sono stata io a gettarla da quella roccia e ad ucciderla.»
   
 
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