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Autore: DirceMichelaRivetti    25/07/2018    1 recensioni
Ambientata a partire da poche settimane prima di episodio VII, si concentrerà su Jacen Syndulla (figlio di Kanan ed Hera) e di Devagiri, una giovane di Chalacta sensibile alla Forza. Le vicende sono narrate dal punto di vista di lei che fugge dal proprio pianeta, affidandosi a dei contrabbandieri.
Nel corso della storia scopriremo che rapporti ha avuto Jacen con Skywalker e Ben Solo; vedremo anche che cosa stanno facendo il Fantasma e il suo equipaggio contro il Primo Ordine.
Questa storia è nata da alcune domande che mi sono posta, per esempio: Jacen è mai stato addestrato nell'uso della Forza? Luke sa della sua esistenza? Se la risposta a queste domande è "sì", allora Jacen ha conosciuto anche Ben/Kylo? Saranno stati amici? Come potrebbe aver reagito Jacen al passaggio al lato oscuro dell'amico?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Hera Syndulla, Hondo Ohnaka, Kylo Ren, Lando Calrissian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In che razza di guaio mi sono messa … e come, soprattutto!

Appena una rotazione fuori di casa e mi ritrovo imbarcata con dei pirati alla volta di un tempio Jedi segreto da violare. Non male.

Perché poi questo Hondo si sia messo in testa ch’io sia una Jedi, non lo so. Ho semplicemente attinto al potere di Sri Kalki.

È così che le sacerdotesse del Sthalasayana Perumal sono scelte: solo coloro che il dio benedice col suo potere possono e devono officiare in quel santuario per almeno venti anni. In genere sono … siamo tutte donne delle stesse cinque o sei famiglie. Anche mia madre è stata benedetta ed è stata lei a insegnarmi come attingere a questo dono.

Lei è stata la Sacer Maxima per molti anni, anche dopo la mia nascita, ma già da un po’ ha lasciato il posto a una mia cugina. Prima di mia madre, c’erano state sia le mie zie che mia nonna. In pratica è una carica che prima o poi tutte le femmine della mia famiglia ricevono.

È un grande onore e io ne sono fiera.

Questo ci ha procurato grande prestigio su Chalacta e tutti i suoi abitanti nutrono grande rispetto per noi. Rispetto e forse paura, ma non paura-paura, semmai una sorta di timore reverenziale. Anche da bambina nessuno ha mai osato prendermi in giro e se qualcuno ci ha provato, è subito stato messo in riga da qualche adulto.

Caspita, ho davvero rinunciato a questo prestigio per viaggiare?

Gli onori mi piacciono, così come la deferenza da parte di chi mi circonda ma per mantenerli dovrei rinunciare all’esplorare la Galassia, conoscere culture e non pensare ad altro che il sacerdozio.

Rinchiudermi in un tempio … non ne ho proprio voglia. Ho procrastinato a lungo il mio prendere parte ai rituali, nella speranza di trovare il modo di evitare tale servizio, ma è stato inutile.

Sono fuggita e con quale risultato? Che ora sto andando ad un altro tempio.

Inizio a pensare che sia il Fato a volerlo. Il Fato o la Forza? O sono la stessa cosa? O il Fato è una delle manifestazioni della Forza?

No, no, concentriamoci: filosofeggiare adesso non è utile.

La navicella atterra e scendiamo. Hondo ha portato con se i contrabbandieri con cui avevo lasciato Chalacta e qualche altro armato.

Siamo al limitare di una foresta. Qui gli alberi hanno davvero le foglie verdi! … e quanto sono alti!

Di alcuni quasi non riesco a vedere la cima e il loro tronco è immenso: nemmeno venti persone potrebbero abbracciarlo per intero.

L’aria è fresca ma piena di umidità. Sotto i miei piedi l’erba è tenera ma più che fili sembrano tentacoli.

“Eccoci qui!” esclama Hondo, festoso, sfregandosi le mani “Ora tocca a te.”

Eh?

“Ma non c’è niente.” gli faccio osservare.

“Te l’ho detto che è nascosto. Fosse facile non avrei bisogno di te. Su, su fa la tua magia Jedi … usa la Forza.”

E ora che faccio? Fuggo? Prendo tempo? Improvviso?

Potrei fingere di provare, dire che oggi non è la giornata giusta e che bisognerà riprovare …

Sì, via, posso temporeggiare e intanto troverò la maniera di andarmene.

“Allora?” mi incalza il pirata.

Tono solenne e rispondo: “Pazienta, amico mio, pazienta. Devo concentrarmi.”

Mi siedo a gambe incrociate, chiudo gli occhi e aspetto.

Certo che addentrarsi in un tempio Jedi dev’essere interessante, chissà quali segreti potrebbe custodire. Saggezza antica, opere d’arte … magari perfino degli archivi zeppi di informazioni.

Ora ho proprio voglia di entrarci. Quanto vorrei sapere come fare ad aprirlo!

Quale sarà il meccanismo? Una sorta di serratura nascosta da sbloccare con la Forza?

In tal caso non riuscirei ad aprirla.

Aspetta, ho letto qualcosa in tal proposito? Sicuramente sì, cerchiamo di ricordare …

Mmm, mi pare che gli Jedi ascoltassero qualcosa tipo la volontà del tempio che ogni volta indicava loro un modo diverso per aprirlo.

Non mi aiuta.

E se restassi in silenzio? Se facessi tacere i miei pensieri? Forse qualcosa succede. Oh, tentar non nuoce, quindi …

Vieni … Raggiungimi …

Una voce calda, maschile, matura. Chi ha parlato? Come? Non l’ho sentita con le orecchie, ma non rimbombava nemmeno nella mia testa.

Non agitarti … Vieni

Mi alzo in piedi, sempre ad occhi chiusi, seguo questa voce.

Non ho idea di cosa sia, mai mi era capitato qualcosa del genere, quindi voglio saperne di più: la paura non mi ostacolerà.

Sento di essere vicina, sempre più vicina … come se, seguendo i battiti, fossi arrivata al cuore.

I pirati mi hanno seguita, ma non importa.

Ecco, ci sono. Davanti ad un albero che percepisco come il più antico. Qui, qui è il centro, la fonte.

Che cosa devo fare?

Che cosa vai cercando?

Bella domanda. Conoscenza, Verità. Al di là delle interpretazioni della realtà e delle opinioni. Scoprire i miliardi di modi in cui la mente ha rielaborato il vero e poi lasciarmeli alle spalle, spogliarmi di ogni costrutto e trovare l’essenza eterna e immutabile alla radice di ogni cosa.

Tu sai, pur non conoscendola, cos’è che permette l’esistenza?

La vita … la Forza?

Silenzio.

Eh, era una risposta scontata, mi sa. Non è che, solo perché si tratta di Jedi, “La Forza” diventa automaticamente la soluzione esatta a qualsiasi domanda.

Il suolo sotto di me trema per qualche istante.

Apro gli occhi: parte delle radici che sporgono dal terreno si sono spostate come tende, rivelando un passaggio. È tutto buio, si intravedono solo alcuni gradini iniziali che scendono nel sottosuolo.

L’ho fatto davvero? Ho aperto il tempio?

Com’è possibile, senza usare la Forza?

“Ottimo, ottimo! Sapevo non ci avresti delusa!” gioisce Hondo, passando davanti a me.

Si avvicina all’ingresso e dà un’occhiata verso il basso. Deve essersi accorto del buio e della profondità. Dà ordine a un devaroniano di prendere una torcia e illuminare.

Il raggio di luce taglia l’aria come un filo bianco, ma non spezza le tenebre, tutto resta avvolto nell’oscurità.

Hondo resta pensoso qualche momento. Ordina al devaroniano di iniziare a scendere.

“Non so se è sicuro … insomma, potrebbero esserci maledizioni o altro o … o …”

Ohnaka non lo lascia finire, con una poderosa pacca sulla spalla e lo spinge in avanti.

Il devaroniano precipita, come se non avesse trovato il gradino, lo sentiamo cadere, urlare … poi più nulla, senza però nemmeno il tonfo di schianto.

Inquietante.

“Oh beh, non era questo l’approccio giusto.” commenta Hondo con noncuranza, dà un’ultima occhiata al baratro e poi arretra, batte le mani e chiede: “Allora, qualcuno ha idee? Proposte?”

“È colpa della Jedi!” esclama suo figlio “Deve aver aperto una porta maledetta o qualcosa del genere.”

Ecco, ora ce l’hanno con me. Perché più cerco di migliorare la mia situazione, più la peggioro?

“Già” annuisce Hondo “Forse non è una vera Jedi … in fondo sono rimasti solo Skywalker e quel pilota insopportabile.”

Devo riguadagnare terreno.

“Aspettate. Io il portale l’ho aperto, quindi non si discute il mio essere Jedi. Il fatto è che avete avuto troppa fretta, la colpa è vostra. Che cosa vi ho detto io come prima cosa? PAZIENZA. Si tratta ovviamente di un sistema di sicurezza a sequenza di combinazioni: ci sono altri passaggi da fare.”

Mi avranno creduta?

Comunque questo ritarderà solo di poco la loro furia. Devo inventarmi qualcosa o torneranno all’idea iniziale di vendermi come schiava.

Schiava. Io? Non esiste. Se proprio ci dev’essere qualcuno a dare ordini, quella sono io.

Nei miei studi per diventare sacerdotessa ho incontrato insegnanti severi, mi è stata insegnata la disciplina eccetera, eccetera, ma sono comunque stata cresciuta per essere una che dirige gli altri e serve gli dei, non gli umani.

E come se non bastasse, questi Ohnaka mi hanno addirittura paragonata a una Twilek … anche se è iniziato con un complimento, hanno finito con l’insultarmi.

Sì, è vero che non sono il genere di donna che gli uomini si fermano a guardare ma non sono nemmeno brutta. Che hanno di così speciale le Twilek? Tutti le considerano le femmine più sensuali di tutta la Galassia, sembrano essere il sogno erotico di chiunque … ma non è che siano poi diverse dalle umane. Sì, in genere hanno tutte un corpo perfetto ma ciò non giustifica come la maggior parte degli esseri maschili si rincoglionisca quando le vede.

Anche nei nostri santuari ci sono Twilek: danzatrici professioniste che si esibiscono durante cerimonie e feste. Scuotono i loro corpi con una grazia che ipnotizza gli uomini, fanno vibrare i loro seni e i glutei … e tutti le guardano, desiderando solo toccarle, dimenticando tutto il resto.

Non le sopporto. Sanno che effetto fanno agli uomini e ne approfittano. Ho visto padri di famiglia abbandonare moglie e figli per diventare i cagnolini di queste qua. Che schifo.

Perfino Jagadayu si è lasciato ammaliare da loro.

Ero innamoratissima, ma lui non aveva occhi per quelle Twilek.

Girik? Idem.

Va beh, ho rivangato il passato abbastanza. Non è utile per uscire da questa situazione. Devo trovare …

Un rombo, il motore di una navetta. Guardo verso il cielo come gli altri. Un puntino sempre più vicino e grande. È un veicolo spaziale per il corto raggio, non credo abbia l’iperguida.

“Maledizione si è già accorto di noi!” esclama qualcuno.

“Forse non è lui.” azzarda un altro.

“No.” ringhia Hondo, frustrato “Da queste parti può essere solo lui.”

“Prepariamo le armi?” gli chiede il figlio con apprensione.

“No. Sappiamo che è inutile.” replica il vecchio pirata, rassegnato.

La navetta sta atterrando proprio in questo momento a pochi passi da noi.

I contrabbandieri sembrano tutti nervosi e arrabbiati. Chiunque sia arrivato dev’essere una loro vecchia conoscenza e averli rimessi in riga già diverse volte.

Strano, però, che Hondo abbia deciso di non combattere; in quella navetta non ci possono essere molte persone, comunque meno dei pirati.

Il portello si apre e scende qualcuno.

È giovane, avrà una decina d’anni in più di me. Ha un fisico invidiabile: spalle larghe, torace ampio; ha i muscoli di chi è avvezzo a combattere anche senza armi e si tiene sempre allenato, ma non risulta gonfio, quindi deve essere anche piuttosto agile.

È impossibile non notare i suoi occhi azzurri, sono magnetici e catturano subito l’attenzione: una volta incrociati, non si può smettere di guardarli. Hanno un’espressione molto dura e severa, così come il resto del volto che, in generale, pare però seccato.

Ha capelli lunghi, tirati all’indietro ma spettinati. Verdi.

Un colore insolito per le capigliature umane, forse li tinge.

Sembra indossare camicia e pantaloni sotto il lungo cappotto grigio-blu scuro che gli arriva fino ai piedi, lasciando intravedere appena gli stivaloni.

È senza dubbio un tipo inusuale.

Dietro di lui scorgo un astro droide meccanico, bianco e arancione: un modello vecchissimo! Credo sia fuori produzione da prima dell’Impero.

Noto che Hondo cerca di scacciare nervosismo e irritazione, si sforza di sorridere e va verso il nuovo arrivato, pimpante e salutando: “Jacen! Il mio amico Jacen, come stai?! Tu guarda che combinazione, che cosa ci fai qua? Come sta la tua splendida madre?”

Il giovane si ferma, lo squadra con rimprovero e si limita a ribattere: “Ti avevo detto di non mettere mai più piede su questo pianeta.”

“Vero, vero” ammette Ohnaka “Ma avevo una informazione da darti … no, no, una persona da presentarti, ecco … e non sapevamo come chiamarti e quindi venire qui era il modo migliore per attirare la tua attenzione.”

“Bene, ora che hai sfoggiato la tua fantasia, mi sarei preoccupato se non l’avessi fatto, dimmi la verità.”

Ha un tono secco come se non volesse perdere tempo. Sembra così sicuro di sé.

Si guarda attorno di continuo, però; quasi come se cercasse qualcosa.

“Mi ritengo offeso.” replica Hondo “Non oserei mai mentire al mio amico Jacen, come puoi solo pensarlo?”

Quanto è falso questo pirata?

“Basta.” gli intima il giovanotto “Sono anni che cerchi di violare il tempio e saccheggiarlo. Sono stato abbastanza esplicito su quanto ritengo inappropriata la tua vicinanza ad un qualsiasi luogo od oggetto sacro.”

L’azzurro sguardo guizzante si blocca all’improvviso. Lo stupore lo colma: ha notato il varco tra le radici.

“Che hai fatto?!” domanda con veemenza, senza distogliere gli occhi.

“Te l’ho detto, è tutto un favore per te.” insiste Hondo, spingendomi in avanti.

Jacen mi squadra.

È già la seconda volta nel giro di poche ore che qualcuno mi osserva come se mi stesse studiando. Inizio ad esserne stufa.

Ohnaka continua: “Ho trovato questa sorta di Jedi e ho pensato ti interessasse. L’ho portata qui e ha aperto qualcosa.”

“Lei avrebbe schiuso il varco?”

“Ehi!” esclamo “Sono qui, sono in pieno possesso delle mie facoltà, fatemi il favore di non parlare di me in terza persona come se non ci fossi o non potessi interagire alla pari con voi.”

“Calmati.” ordina Jacen “Guardami e dimmi: sei stata davvero tu.”

Vuol vedere se mento? Che originalità.

“Sì. Contento.”

“Zitta. Hondo, prendi i tuoi pirati e vattene, ora.”

“Non mi merito almeno qualche credito per il mio impegno?”

“Via.”

Ohnaka sbuffa e assieme alla sua banda si avvia verso la navetta che ci ha portati qui.

Che devo fare? Vado?

Non so se mi fa più paura questo sconosciuto o i contrabbandieri.

“Tu resta.”

Ecco subito fugati i miei dubbi.

Aspettiamo nel totale silenzio che la nave degli Ohnaka sia partita. È quasi imbarazzante.

“Ho percepito nella Forza che stava per accadere qualcosa qui e sono partito.” mi spiega il giovane, senza preamboli “Mentre ero in viaggio, ho savvertito che il tempio era stato aperto. Ne sono stato molto sorpreso. È un fatto che non dev’essere trascurato.”

Si sofferma a guardarmi con sospetto, prima di chiedere: “Sei mai stata addestrata da qualcuno nell’uso della Forza?”

“No.”

“Come lo hai aperto, allora?”

“Io … io ho seguito una voce e ho risposto a delle domande.”

Jacen corruga la fronte. Sta ragionando, vorrei sapere su cosa.

Alla fine si decide a parlare: “È strano. Forse la voce ti ha guidata perché ha sentito la Forza scorrere in te ma si è anche accorta che non sapevi come agire. Ora, devi entrare nel tempio.”

“No! Prima uno è sprofondato nel vuoto.”

“Quell’ingresso non era per lui. Vai.”

Eh, la fa facile, lui.

“Ma io non credo …”

“Male. Iniziamo male. La paura non serve a nulla. Su, scendi.”

È ostinato! Perché ce l’ha con me? Mi vuole mandare a morire? E poi chi accidenti è?

“Senti, io non prendo ordini da nessuno. Devi darmi un motivo serio per convincermi ad entrare là. Magari, poi, se ti presentassi e mi spiegassi chi sei e cosa vuoi, sarebbe carino.”

“Conoscere il mio nome non ti serve. Sapere chi sono non ti riguarda, per il momento. Se vuoi risposte, entra nel tempio. Potresti morire, è vero, ma se supererai le prove che ha in serbo per te, allora potrai iniziare un percorso di crescita straordinario.”

Lo guardo confusa.

“Se uscirai da lì, risponderò alle tue domande.”

D’accordo. Credo che quest’uomo non mi lascerà in pace finché non mi sarò addentrata. In fondo esplorare il tempio era ciò che volevo … prima che il devaroniano sparisse.

Via, devo andare. Sento qualcosa che mi chiama oltre le radici.

Mi incammino.

Sono sul varco. Allungo il piede. Troverò il vuoto? …

No. C’è un gradino e poi un altro e ancora.

Scendo, tutto è buio, è come se la luce non penetrasse dall’apertura alle mie spalle.

L’oscurità mi avvolge.

   
 
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