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Autore: Red Saintia    25/07/2018    6 recensioni
Un rapporto difficile, come può esserlo quello tra un padre assente e un figlio ribelle. Visto in un ottica un pò particolare, quella di due personaggi che in quanto a carattere hanno molto da raccontare. Yoma e Tenma interagiscono in un contesto inedito e moderno alle prese con un rapporto tutto da costruire, dove non mancheranno incontri particolari e colpi di scena.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mephistofele Yoma, Pegasus Tenma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Al suono della campanella i corridoi erano un brulicare di studenti, tutti a correre da una parte all’altra cercando di arrivare prima dell’insegnante.
La classe di Tenma e Yato era in fondo al corridoio, e dava modo ai ragazzi di accorgersi se la lezione era già cominciata o meno.

“Ciao Tenma, sempre di corsa vedo?” una dolce visione aveva cambiato il corso di quella che si prospettava come una pessima giornata.

“Buongiorno Sasha, spero di fare in tempo almeno oggi.” Rispose

“Come procedono le cose, ce la farai quest’anno?” chiese con un sorriso.

“Ci sto provando davvero, giuro. Ce la metterò tutta…” intanto Yato lo tirava per la maglia costringendolo a sbrigarsi.

“Ma perché mi tiri in questo modo che cavolo…”

“Smettila di fare quella faccia da tonto ogni volta che la vedi ed entriamo in classe.” Si sedettero nei banchi pochi secondi prima che entrasse l’insegnante.

“Buongiorno ragazzi. Bene, vedo che anche i consueti ritardatari questa mattina sono riusciti ad arrivare in tempo, ne sono sorpreso. Comunque… quest’oggi metteremo per un attimo da parte la lezione sullo sviluppo dell’Impero Romano e del Cristianesimo per approfondire un po’ l’epica e la narrativa legata ai miti dell’antica Grecia.”

Tenma ascoltava ma non prestava attenzione, guardava fuori dalla finestra e pensava allo strano tizio che da giorni sostava fuori la sua scuola. Poteva essere chiunque, uno spacciatore, un delinquente, un maniaco eppure il suo aspetto sembrava quello di una persona sicuramente agiata e molto sicura di sé.

“Signor Tenma… Tenma sei con noi?” lo richiamò l’insegnante distogliendolo da i suoi pensieri.

“Mi scusi professor Ilias, mi ero distratto” rispose

“Me ne sono accorto. Ti dispiacerebbe deliziarci con la tua voce aprendo il libro al capitolo 9. Grazie.”

Un altro richiamo, dal suo insegnante preferito tra l’altro. Storia, era una delle poche materie in cui eccelleva. Ecco perché il suo professore cercava in qualche modo di aiutarlo spronandolo anche con le altre discipline. Le ore di lezione si alternarono come sempre finchè il doppio suono della campanella non mise fine ad una giornata interminabile.

“Allora che ne dici mangiamo qualcosa fuori? Dai, il tempo che avviso a casa e andiamo.” Gli disse Yato.

“Ok va bene, tanto non avevo nessuna intenzione di tornare a casa da quell’impiastro di mio padre.” Rispose

“Senti Tenma devi smetterla con questa guerra con tuo padre, lascialo perdere, sai com’è fatto non puoi cambiarlo.”

“Che si togliesse dai piedi allora invece di vivere a casa nostra sulle spalle di mia madre. E’ solo un parassita.”

“Chi è un parassita?” I due ragazzi nel parlare lungo il corridoio non si accorsero di avere il loro insegnante proprio di fronte.

“Professor Ilias, no… mi scusi io parlavo di un'altra persona, cioè intendevo…” cominciò ad incartarsi con le parole.

“So che non ti riferivi a me figurati. Comunque ne approfitto per ricordarti che domani pomeriggio c’è il colloquio con le famiglie.” Gli disse.

“Certo si, non lo dimenticato.”

“Bene mi fa piacere che sia in cima ai tuoi pensieri, perché gradirei parlare con tuo padre.” Tenma sbiancò e Yato strabuzzò gli occhi.

“Professore è mia madre che si occupa di faccende scolastiche, mio padre è impegnato e non credo che…”

“Tuo padre Tenma! Voglio parlare con lui. Se non si presenterà verrò personalmente a casa tua, sono stato chiaro?”

“Si signore” rispose

“Perfetto, arrivederci ragazzi. E studiate.” Finalmente uscirono in cortile e così Tenma potè sbollire tutta la sua rabbia.

“Ma che cavolo, mio padre! Ma dai non verrà mai qui, non sa nemmeno chi siano i miei insegnanti.”

“E tu vieni con lui?” gli consigliò Yato

“Non voglio coinvolgerlo, non voglio che si occupi della mia vita o che si interessi dei fatti miei” disse alzando la voce.

“Sei nei casini Tenma, se il professore Ilias ha detto che verrà fino a casa tua stai certo che lo farà.”

“Me ne frego di quello che vuole fare, che venga pure, si accorgerà del padre amorevole che mi ritrovo e poi…” s’interruppe di colpo accorgendosi solo dopo che nella foga della discussione era finito addosso a qualcuno. Yato, che aveva notato l’uomo molto prima di Tenma, era rimasto immobile diversi passi indietro al suo amico.

“Ma che diavolo… mi scusi io non ho visto…” alzò lo sguardo bloccandosi di colpo, non poteva essere, era lui!

L’uomo con gli occhiali da sole e la berlina blu scuro. Le parole gli morirono in gola non sapeva che fare, si ricordò di essere comunque in un luogo pubblico dove c’era molta gente cosi si fece coraggio e parlò.

“Cosa vuole da me? Chi è lei, e perché sono giorni che mi osserva fuori scuola? Avanti me lo dica subito?”

L’uomo non si scompose minimamente, fece una smorfia divertita togliendosi gli occhiali e rivelando degli occhi azzurri molto scaltri ed enigmatici. I due ragazzi lo osservarono stupiti. Era la prima volta che lo vedevano cosi da vicino, era un uomo elegante sulla trentina. Indossava un completo di lino grigio chiaro con la camicia lasciata aperta di proposito e senza cravatta, in modo che si notasse la catenina sottile che portava al collo e che aveva uno strano ciondolo appeso. Sembrava il simbolo di un fuoco, una fiammella più che altro, dai colori bluastri davvero molto inusuale.

“Tu sei Tenma vero? Il figlio di Yoma” chiese, osservando il ragazzo.

“E a te cosa frega saperlo?” rispose lui, mostrandosi risoluto.

“E’ inutile che cerchi di fare il duro con me bamboccio, si vede lontano un miglio che te la fai sotto dalla paura.” Disse, deridendolo .

“Tu non mi conosci non sai niente di me, sei solo uno che si diverte a guardare i ragazzini fuori scuola…”  L’uomo lo prese per un braccio girandolo al contrario e mettendogli l’altra mano sulla spalla in modo da simulare un abbraccio.

Tenma emise un leggero urlo di dolore mentre Yato si guardava intorno in cerca d’aiuto.

“Ascoltami bene ragazzino io so benissimo chi sei, e devi consegnare un messaggio per me.” Tenma provò a liberarsi da quella stretta.

“Sta fermo o ti spezzo il braccio. Ascoltami bene, di a quel pezzo di merda di tuo padre che Manny lo sta cercando, e che è meglio per lui che mi restituisca ciò che mi deve, se non vuole che suo figlio ne paghi le conseguenze.”

“Non so di cosa parli...” rispose

“Fattelo spiegare da lui, credo che ne sarà felice. Digli che lui sa dove trovarmi, lo aspetto questa sera. Se non si presenta tornerò a cercarti. E ti farò molto… molto male.”
 
 
   
 
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