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Autore: Red Saintia    18/07/2018    9 recensioni
Un rapporto difficile, come può esserlo quello tra un padre assente e un figlio ribelle. Visto in un ottica un pò particolare, quella di due personaggi che in quanto a carattere hanno molto da raccontare. Yoma e Tenma interagiscono in un contesto inedito e moderno alle prese con un rapporto tutto da costruire, dove non mancheranno incontri particolari e colpi di scena.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mephistofele Yoma, Pegasus Tenma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era già alto e la temperatura era quella tipica delle giornate primaverili, tiepida e piacevole. Avrebbe già dovuto essere sveglio e pronto per la scuola, ma con l’arrivo di Maggio poltrire nel letto era quello che gli riusciva meglio.

“Non posso crederci! Sei ancora a letto? Avanti alzati subito.” Gli tirò via le coperte di dosso spostando le tende e aprendo la finestra.

“Accidenti a questo sole, ma che ore sono?” disse, ancora sbadigliando

“Che ore sono? E’ ora che ti alzi sono le 7:45 e tra un quarto d’ora io dovrei essere al lavoro e tu a scuola. Ma come al solito faremo tardi entrambi.” E intanto mentre parlava raccoglieva la biancheria della sera prima gettata un po’ ovunque.

“Tu e Yato avete fatto tardi anche ieri sera vero?” chiese sua madre, ma lui non rispose. “Io e te dobbiamo fare una chiacchierata quanto prima. Adesso però scappo.” Si avvicinò al suo letto prendendo il suo viso tra le mani e stampandogli un bacio sulla guancia.
“Ah… di sotto ce tuo padre, fatti preparare qualcosa per scuola ok, ciao ti voglio bene.” Scese in fretta le scale e lui sentì che prendeva, come di consueto, un mazzo di chiavi uscendo in fretta di casa.

Finalmente si decise ad alzarsi dal letto, si schiarì le idee bagnandosi il viso con dell’acqua gelata e scese di sotto.

“Oh… che grande giornata, il signorino Tenma ci onora della sua presenza”

“Falla finita!” rispose seccato

“Il tuo latte è diventato uno schifo, ma questo già lo sai, visto che è storia di tutti i giorni. Qui c’è un sandwick per la scuola, sempre che tu ti dia una mossa.”

Non rivolse la minima attenzione alle parole di suo padre, mangiò tre cucchiai della sua colazione alzandosi in fretta per correre a prepararsi.
Yoma lo guardò appena, sollevando lo sguardo dal giornale che aveva davanti continuando a fumare la consueta sigaretta mattutina che aveva tra le labbra. Che il rapporto tra i due non fosse idilliaco era ben noto a tutti. Il carattere ribelle di
Tenma e la scarsa propensione alla vita familiare di suo padre avevano ridotto le loro conversazioni a semplici scambi di battute sarcastiche.

Scese dopo circa dieci minuti, prese il sacchetto sul bancone della cucina, si caricò lo zaino in spalla e uscì di casa.

“Tenma…” gridò suo padre

“Che vuoi?”

“Rientri per pranzo?” chiese

“Non lo so”

“Nel caso volessi tornare, sappi che io starò a casa” gli disse

“Naturale, e dove potresti essere se no. Di certo non ha cercarti un lavoro.” Rispose il ragazzo

“Attento a come parli stronzetto, cerca di portare rispetto per tuo padre.” Disse afferrandolo per il braccio.

“Io non vedo nessuno degno di rispetto davanti a me” si liberò della stretta uscendo e sbattendo la porta.

Prese l’autobus alla fermata giusto un attimo prima che ripartisse. Salì tirando un lungo respiro per la corsa che aveva appena fatto e alzò la testa alla ricerca del suo migliore amico, che come di consueto lo aspettava nei sedili in fondo con l’i-pod inforcato nelle orecchie.

“Ma dico, già di primo mattino a rintronarti con questa musica? Sfido io che non capisci niente in classe.” Disse Tenma tirandogli via le cuffie.

“Ehi… ma tu guarda, io sono perfettamente lucido e poi ricordati che tra noi il ripetente sei tu non io.” Gli rispose Yato.

“Eccolo che riparte con le solite storie, per favore è…” incrociò le braccia dietro la testa e allungò le gambe su di un altro sediolino per stendersi meglio. Era sempre una nota dolente quando il suo amico gli ricordava che lui a quest’ora avrebbe dovuto frequentare il terzo anno di liceo, mentre invece era rimasto al secondo dopo aver ricevuto delle sonore insufficienze in ben quattro materie.

In questa prima, di molte, sconfitte adolescenziali che il suo ego avrebbe dovuto sopportare c’erano però una nota positiva ed una negativa. Quella positiva era senz’altro aver conosciuto Yato, con il quale aveva legato fin da subito. Quella negativa era non poter essere nella stessa classe con la ragazza di cui era segretamente innamorato, la dolcissima Sasha. L’autobus si fermò e i due ragazzi scesero incamminandosi verso l’istituto scolastico.

“Ci pensi mai a come sarebbe stato…” chiese Yato

“Sarebbe stato cosa?”

“Se invece di venire qui in Italia fossi rimasto in Germania”

“No sinceramente, non mi sono mai posto il problema, ero troppo piccolo per ricordare. Ma presumo che se fossi rimasto lì adesso parlerei meglio il tedesco e poco l’italiano.” Disse ridendo

“Non parli bene nessuna delle due amico” disse Yato

“Sei il solito idiota” gli disse tirandogli un calcio.
Proseguirono tra scherzi e battute fino al cancello d’entrata, poi poco prima di varcare la soglia, Yato richiamò l’attenzione di Tenma.

“Ehi… guarda chi ce in fondo al viale. E’ lui non è vero?” chiese, aspettando una conferma che non serviva.

“Si è lui, e chi altri se no…”

Ormai conoscevano bene l’uomo dai capelli corti e lo sguardo sempre coperto dagli occhiali da sole, anche con la pioggia. Si fermava sempre al solito posto, in una berlina blu scura perfettamente tirata a lucido. Quello era il quarto giorno che se lo ritrovavano fuori scuola, se non c’era all’entrata, all’uscita era lì di sicuro, e li osservava. Anzi no… osservava Tenma, si perché anche con quei pesanti occhiali l’espressione del suo viso era talmente eloquente da non lasciare dubbi cercava qualcosa e la voleva da lui.
 
 
   
 
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