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Autore: Riflessi    26/07/2018    3 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 28
Quella sera, Ron divenne adulto

 
 
 
"Come va con la traduzione delle fiabe di Beda, Hermione?"
"Oh... Molto bene Ron! Ho quasi finito anche la storia dei tre fratelli. Conto di pubblicare per maggio. Ho già preso contatti con il Ghirigoro per la presentazione, sai?!"
Erano quasi le otto di sera, Ronald Weasley era passato a trovare la sua amica prima di rientrare alla tana, ed in quel momento se ne stava comodamente seduto su una sedia della cucina a chiacchierare, mentre Hermione apriva sportelli, trafficava con le padelle, prendeva uova, formaggio, faceva svolazzare la bacchetta, tagliava verdure...
"Scusa Hermione, ma..." Ron la osservò con espressione confusa: "Mi hai sentito quando ti ho detto che non posso rimanere a cena?"
L'amica si girò sorpresa: "Certo che ti ho sentito Ron! Non sono mica sorda!"
"E allora perchè stai cucinando tutta quella roba?!"
Hermione arrossì lievemente, immobilizzandosi di colpo: "E-ecco... Emh..."
 
Ma un rumore forte in salotto, come di qualcosa che ruzzolava, li distrasse improvvisamente a vantaggio della donna, che non aveva avuto il coraggio di dire altro, oltre ad un incomprensibile borbottio: Ron Weasley non aveva capito ancora nulla di lei e di Malfoy, e nessuno si era preso la briga di informarlo. Perciò, quando alle sette e mezza di sera, si era ritrovata l'amico davanti all'uscio di casa, Hermione aveva pregato con tutto il cuore che lui non accettasse il suo doveroso invito cena, e non perchè non ce lo voleva, ma perchè non si sentiva ancora pronta ad esporsi al suo giudizio. In realtà, non si sentiva pronta a sbandierare niente ad anima viva. Non si sentiva pronta e basta.
Evidentemente però, il fato si era deciso a smascherarla, e la risposta alla domanda che Ron le aveva rivolto prima, si presentò dinanzi a loro in carne ed ossa: Draco Malfoy era apparso sulla soglia della cucina, passandosi ripetutamente le mani sulla camicia grigia, nel tentativo di togliere gli eventuali residui della cenere del camino. Quando sollevò gli occhi gelidi, piantandoli in quelli di Ron Weasley, alzò un sopracciglio, ma non disse nulla.
 
Hermione era rimasta paralizzata, vedendo concretizzarsi tutte le scene che aveva immaginato appena qualche minuto prima, allora si preparò psicologicamente a subirsi la ramanzina dell'amico, che l'avrebbe rimproverata fino allo sfinimento, accusandola di essere una pazza, una scriteriata, una che si era bevuta il cervello; che quello era un uomo da cui stare lontano almeno due chilometri, e bla bla bla, bla bla bla. La cosa brutta era che non poteva nemmeno permettersi di ribattere: Hermione era consapevole che Ron avrebbe avuto solo una sacrosanta, fottutissima ragione!
Sospirò pesantemente chiudendo gli occhi, e decise di voltarsi di nuovo verso la cucina, per finire di preparare la cena. Era un modo per estromettersi dalla realtà perchè, per una volta, Hermione non aveva voglia né di vedere, né di sentire cosa sarebbe successo tra quei due...
 
"Ma tu entri in casa degli altri in questa maniera?" Esclamò Ron, sbalordito.
Draco non si degnò neanche di rispondere, e con espressione di sufficienza, gli diede le spalle e se ne andò in soggiorno. Hermione invece, gettò all'amico un'occhiata rapidissima, per poi tornare a fingere di rimestare le verdure nella padella.
"Hermione... Ma tu non gli dici niente?"
"E cosa dovrei dirgli, Ron?" Era diventata rossa come un peperone, e non capiva se lui fosse davvero così tonto, o lo stesse facendo apposta per metterla in imbarazzo.
"M-ma... Ma..." Ron balbettò confuso, poi fece silenzio qualche istante, ed un lampo di comprensione gli attraversò gli occhi: "Hermione... Tu... Lo hai invitato a cena!!! E' per questo che hai cucinato tutta quella roba, vero?"
Lei annuì guardando il pavimento. Ron scoppiò a ridere, ma poi si fece immediatamente serio, e le si accostò, sussurrando per non farsi sentire: "Ma ti fidi a farlo entrare a casa tua? Stai attenta Hermione, tieni la bacchetta a portata di mano finchè non se ne va! Io capisco che sei buona, altruista e propensa al perdono, ma addirittura invitarlo a cena solo perchè ti sta dando una mano con la faccenda del bracciale è esagerato! Esagerato e pericoloso. Ma ti rendi conto?"
 
La donna lo guardò con tanto d'occhi, perchè per un momento aveva davvero creduto che Ron avesse capito tutto, liberandola così dal peso di una confessione complicata ma, niente... Il suo cervello non era riuscito a spingersi oltre! Era irritante la sua ingenuità, a volte!
Ma Hermione aveva torto. Aveva torto perchè Ron non era un completo cretino... Semplicemente, la sua mente si rifiutava di vederli insieme: per lui era talmente assurdo, che diventava automaticamente impossibile.
 
Non ebbero modo di continuare a parlare però, perchè Draco rientrò in cucina, sedendosi con spavalderia di fronte a Ron. Per un paio di minuti si limitarono a guardarsi come due Ungari Spinati pronti a sputare fuoco, ma alla fine il biondo decise di tentare un approccio pressocchè educato, e lo fece per Hermione. Lo sapeva che ci sarebbe rimasta tremendamente male se si fosse messo a litigare con il suo migliore amico, e lui non desiderava più vederla sconfortata per colpa sua. Era strano fare qualcosa per lei, ma allo stesso tempo lo faceva sentire appagato.
 
L'amore, era un sentimento stupefacente...
 
"Weasley... Come vanno gli affari nella tua baracca?" Gli chiese Draco con aria annoiata. 
Ron rimase per un attimo interdetto, soppesando la domanda di Malfoy, indeciso se considerarlo un insulto, o un poco garbato modo di iniziare una conversazione.
"Per tuo dispiacere vanno a gonfie vele, Malfoy!" Gli rispose il ragazzo con una punta di orgoglio nella voce.
"Per mio dispiacere?" Esclamò stupito Draco. "Guarda che non sono mica geloso dei tuoi guadagni, Weasley!"
"Ma se sei sempre stato geloso di tutto, Malfoy!"
Draco fece una risata bassa e sarcastica: "Ti ci vorrebbero almeno dodici vite per accumulare le mie stesse ricchezze... Di cosa dovrei essere geloso, sentiamo?"
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre tagliava a spicchi una frittata, ed ascoltò Ron rispondere: "I soldi da soli non fanno la felicità, Malfoy. Te l'hanno mai detto?"
 
A quel punto, Draco perse di colpo la sua aria spavalda, riflettendo che sì... in fondo, Ronald Weasley aveva ragione. La ricchezza non era tutto, e lui non era stato esentato dalla sofferenza, dalla malinconia e dal disprezzo del mondo, solo perchè aveva i suoi bei sacchi di Galeoni stipati alla Gringott. Rimase in silenzio, e prese ad osservare pensieroso la donna muoversi con grazia intorno alla cucina.
 
All'improvviso però, senza un apparente motivo, Ron iniziò ad agitarsi nervosamente sulla sedia ed Hermione, per un attimo, pensò che Draco gli avesse lanciato qualche fattura non verbale. "Ron? Che ti succede?" Gli domandò preoccupata, ma non ricevette risposta.
Stava per aprire bocca e rimproverare Draco per la presunta colpevolezza, quando si accorse che in cucina aveva fatto la sua apparizione Pepper, e allora...
Capì al volo il disagio di Ron: non correva buon sangue tra lui e la sua folletta, e da quando la Pixie l'aveva morso mandandolo al San Mungo, la situazione era, se possibile, peggiorata. Quest'ultima nel frattempo, con la sua arietta indisponente, si era andata a sedere sulla spalla di Draco, guardando storto Ron.
"P-Perchè il t-tuo folletto mi guarda m-male, Hermione?" Le sue orecchie si erano fatte rosse come ciliege mature.
"Che ne so, Ron! Le hai detto niente di male ultimamente?"
"No, certo che no! Non ci tengo a farmi azzannare di nuovo, non sono mica scemo!"
 
Draco Malfoy, che si era impercettibilmente irrigidito sentendo il peso della folletta sulla spalla, ascoltò con interesse lo scambio di battute, e si accorse del tremore che aveva preso a scuotere le mani di Weasley. Sorrise malignamente: "Hai paura di un Pixie della Cornovaglia, stupido?"
Ron lo guardò con espressione offesissima: "Dannazione Malfoy, l'avresti anche tu se ti ritrovassi al reparto avvelenamenti del San mungo per colpa sua!"
Draco, che era sempre stato furbo, oltre che un grande stronzo, si approfittò di quella scoperta per fare quello che in vita sua gli era sempre riuscito meglio: deridere.
"A me non sembra così pericolosa, Weasley! Guarda quanto è tenera!" Insinuò, alzandosi dalla sedia e facendo qualche passo per avvicinarsi al ragazzo sempre più terrorizzato. In realtà, Draco la temeva quanto lui, ma l'occasione di prendere per il culo quello straccione era troppo succulenta per rinunciarvi...
Hermione prese a scuotere il capo esasperata. Ron invece, facendo stridere rumorosamente le gambe della sedia sul pavimento, si alzò di scatto, avvicinandosi alla donna in cerca di protezione, poi si affrettò a cambiare discorso, fingendo che Pepper non esistesse, almeno finchè se ne fosse rimasta seduta buona buona sulla spalla di Draco Malfoy. Un Draco Malfoy che nessuno però, sapeva essere a sua volta sudato fradicio, preoccupato e teso, per l'avversione di sentirsi addosso il peso di quell'esserino orrendo.
 
"B-Beh... Allora come va con il bracciale di Belby, Hermione? Avete fatto progressi?" Disse Ron, cercando di normalizzare la discussione.
La ragazza sospirò sconsolata: "Non molti... E' più difficile di quanto pensassimo, purtroppo. Stiamo tenendo a bada lo spirito solo grazie alla fasciatura intorno al polso!"
Mentre discutevano, Pepper tirava fuori la lingua e faceva le pernacchie in direzione di Ron, che cercava di ignorarla come meglio poteva.
"Per le mutande di Merlino!" Il ragazzo sospirò, abbandonandosi ad un po' di sane invettive: "Maledetto Belby, maledette sedute spiritiche, maledette fatture, e maledetto spirito oscuro che non se n'è rimasto a fanculo nell'aldilà..."
 
Draco era tornato a sedersi, con le bracia incrociate e gli occhi bassi, ma quando sentì la parola "aldilà" sollevò di colpo lo sguardo, facendosi pensieroso. Si estraniò dalla realtà per qualche secondo, la sua espressione si fece vacua, e la sua mente iniziò ad elaborare un'idea folle...
 
"Draco?" Hermione aveva preso a chiamarlo, sventolandogli la mano davanti al viso, e lui tornò in sé per un momento: "Che c'è?"
"Niente... Volevo solo sapere se le patate le preferisci fritte!"
Ma Draco Malfoy non rispose, perchè si perse di nuovo nei suoi pensieri complicati...
 
L'aldilà. L'aldilà poteva contenere informazioni preziose su Fenrir Greyback; forse qualcuno che lo conosceva poteva sapere cosa fare, forse qualche spiegazione ne sarebbe uscita fuori. Forse sarebbe stato rischioso... Ma che alternative aveva, in fondo? Erano mesi e mesi che lui e Potter cercavano una disperata soluzione, trovando solo porte chiuse ogni volta che un indizio gli faceva imboccare una  strada nuova. Erano rimasti fermi dinanzi ad un muro insormontabile, senza poter andare né avanti né indietro; Fenrir Greyback era morto otto anni prima e nessuno di loro sapeva perchè aveva litigato con Damocles Belby, o perchè si era servito di suo nipote per ucciderlo ma, soprattutto, nessuno di loro era riuscito a rimandarlo da dove era venuto.
E non c'erano più alternative oltre a quella che gli era balenata per la testa ora, se non aspettare che il corso degli eventi sopraffacesse Hermione Granger al punto di... Ma era qualcosa che lui non voleva neanche immaginare. Gli saliva una rabbia bestiale all'idea che fosse tanto impotente da non riuscire a proteggere l'unica cosa bella che gli era capitata nella vita. Draco aveva passato l'intera esistenza a nascondersi dietro gli altri, codardo e meschino come il peggior farabutto d'Inghilterra, e proprio ora che Hermione gli aveva dato un motivo valido per essere una persona migliore, non era in grado di dimostrarsi un uomo?
 
Si alzò di scatto, ignorando le domande ingenue che Hermione, all'oscuro dei suoi pensieri, gli rivolgeva. Hai fame? La frittata la preferisci fredda? Acqua naturale o frizzante? Il formaggio ti piace? Domande banali, domande semplici, domande che si fanno quotidianamente in una casa. Pepper, al gesto brusco di Draco, era scivolata dalla sua spalla, cadendo sul tavolo, e così se ne era andata via svolazzando più offesa che mai.
 
Draco si passò una mano sul viso, trattenendo la disperazione: proprio quando tutta la "normalità" che aveva desiderato era stata a portata di mano, doveva voltarle le spalle. Aveva sognato per così tanto tempo di trovare una donna che lo amasse incondizionatamente senza aver paura del suo passato!
Prima non c'era mai riuscito: un po' perchè si era isolato dal mondo, un po' perchè era diventato scontroso, difficile, maledetto, ed un po' perchè quando l'aveva trovava quella disposta a stargli al fianco, l'aveva ignorata. Era successo quattro anni prima: Astoria Greengrass era una ragazza di buona famiglia, ricca, carina ed intelligente; ma lui, a quel tempo per niente disposto ad uscire dal suo eremitaggio angoscioso, l'aveva rifiutata per paura di trovarsi invischiato in un amore tiepido, che non gli avrebbe mai dato quella vitalità, quella grinta adatta per uscire dalla bolla che si era creato attorno come protezione dal disprezzo del mondo. Draco aveva sempre pensato che la donna dalla sua vita doveva essere in grado di fargli abbattere le barriere della malinconia e dei sensi di colpa e, se non vi fosse riuscita, allora significava semplicemente che non ne valeva la pena. Poi... proprio quando si era rassegnato ad una vita solitaria e senza amore, era arrivata Hermione Granger e, a quelle stesse barriere, lei gli aveva scagliato una Bombarda, mandandole in frantumi, polverizzandole, e lasciando lui esposto, indifeso, ma finalmente libero. Onestamente non capiva com'era possibile che proprio lei, tra tutte, fosse riuscita nell'impresa di svegliarlo dal torpore, e di tendergli la mano per aiutarlo a risalire dal baratro...
Lo dicevano tutti che Hermione Granger era una donna straordinaria, ma lui, idiota, non ci aveva mai voluto credere, preferendo trincerarsi nell'odio e nel falso disprezzo pur di non ammettere la verità. Quella verità che poi l'aveva travolto come un fiume in piena, per fortuna! Draco si era dannato, quando aveva realizzato di amarla di un amore che non aveva mai provato in vita sua, e l'aveva tenuta a distanza, per il terrore che se ne accorgesse; poi aveva sognato di tenersela accanto fino alla fine dei suoi giorni, ed aveva compreso nello stesso tempo, l'impossibilità dei suoi desideri... Ma lei, inaspettatamente, gli aveva permesso di toccarla, stringerla, baciarla, e... quelle pazzie immaginate dalla sua mente folle, erano diventate terribilmente reali. Hermione aveva accettato le sue scuse, l'aveva perdonato, gli si era donata anima e corpo, l'aveva consolato, gli aveva dato un motivo per vivere...
 
Maledisse il bracciale dei Belby, così come aveva ingenuamente fatto poco prima Weasley, ma maledisse pure Fenrir Greyback, per aver trovato il modo di terrorizzarlo anche da morto. Poi fu travolto dalla consapevolezza che era stato proprio quel gioiello a dargli la possibilità di ritrovare Hermione Granger, di riscoprirla in una maniera totalmente differente...
Un immaginario pugnale gli si conficcò dritto dritto nel petto, al pensiero che se quel fottuto lupo mannaro non si fosse impossessato di Marcus Belby, lui non avrebbe mai  rincontrato lei, non avrebbe mai scoperto l'amore, non si sarebbe trovato a casa sua, nella sua cucina, ad aspettare come un uomo qualunque che lei finisse di preparargli la cena.
Se il gioiello maledetto non fosse mai stato creato, Draco Malfoy avrebbe continuato banalmente a vivere la sua squallida e solitaria vita, immerso nei suoi manufatti oscuri, a tentare come sempre di sconfiggere la magia nera per attenuare i sensi di colpa che lo soffocavano ogni giorno. Niente amore, niente vita, niente Hermione.
Draco Malfoy allora, maledì e benedì Fenrir Greyback allo stesso tempo, e decise che spettava a lui distruggerlo. E sarebbe stato il suo primo, vero, sincero atto di coraggio, anche se forse sarebbe stato l'ultimo...
Non c'era nessun'altra alternativa: tornare a vivere senza l'amore, o morire per salvare il suo amore.
Scelse lei. Scelse lei senza batter ciglio. Draco Malfoy, finalmente, scelse il bene di qualcun'altro, prima del suo.
 
 
***
 
 
"Devo andare! Ho da fare, Hermione. I-Io, avevo dimenticato u-un affare urgente..."
Lei lo guardò sbigottita, con gli occhi che tradivano una delusione intensa, mentre teneva fra le mani una ciotola d'insalata: "Ma che cosa dici, Draco? Stai scherzando, spero!"
"No, non scherzo. Scusami. Ho da fare. Davvero."
Ma..."
 
Ronald Weasley li scrutava in silenzio, con le sopracciglia corrucciate, spostando lo sguardo rapidamente dall'uno all'altra, senza capire, senza riuscire a dare una spiegazione razionale a quel loro parlarsi così confidenziale, a quel loro chiamarsi per nome.
 
Hermione, a bocca aperta, vide Draco andarsene dalla cucina, poi lo sentì sbattere la porta di casa e smaterializzarsi sul portico, e lei si chiese, sofferente, cosa potesse avergli detto di male, o cosa potesse aver fatto di sbagliato tanto da indurlo scappare con quell'aria tempestosa e preoccupata.
 
I suoi occhi afflitti, mentre zitta zitta riponeva la cena nel frigo, non sfuggirono a Ron, che per la millesima volta, non si capacitò di ciò che aveva visto. Forse fu proprio in quel momento che il suo caro amico divenne finalmente un uomo, e che cominciò a comprendere le complesse dinamiche della vita, dell'amore, dei sentimenti assurdi che potevano legare persone apparentemente distanti, dei cambiamenti prodigiosi che sapeva operare il tempo...
 
Ronald Weasley, quella sera, aprì improvvisamente gli occhi, svegliandosi per la prima volta nel mondo degli adulti; e lo fece precisamente nell'esatto attimo in cui realizzò con certezza che Hermione Granger, si era innamorata di Draco Malfoy...
 
 
***


 
 
Una nuvola di polvere si sollevò in aria, quando con un colpo secco, Draco tolse il lenzuolo che copriva il quadro maledetto. Gli tremavano le dita, mentre fissava il bambino raffigurato sulla tela, ed un terrore primordiale si impossessò del suo corpo.
Nell'ala a sud di Villa Malfoy, dentro una stanza semibuia piena di oggetti oscuri, l'unico rumore percepibile era lo schianto ritmico del suo cuore contro la cassa toracica, alimentato forsennatamente dalla violenza della sua angoscia. Il padrone del maniero non era un tipo coraggioso... e mai sarebbe stato capace di affrontare un rischio mortale, con la stessa spavalderia di Harry Potter quando sfidava Lord Voldemort.
Draco si vergognò della sua paura, strinse le mani a pugno odiando se stesso per non avere in circolo un briciolo di ardore, di valorosità... Si sentiva un vermicolo senza spina dorsale. Draco Malfoy, l'ex Mangiamorte, non sarebbe mai diventato un eroe, e certamente qualcuno lo avrebbe ricordato soltanto come un giovane pavido, vigliacco, doppiogiochista e depresso.
 
La bambola del dipinto voltò lentamente la testa verso di lui, guardandolo con le sue angosciose orbite vuote...
Il quadro maledetto che gli aveva venduto Augustus Jenkins era uno degli oggetti più oscuri che Draco avesse mai avuto la sfortuna di possedere. Ne aveva compreso la funzione da tempo... Quella tela era un portale capace di mettere gli uomini in comunicazione con un mondo parallelo, un mondo senza luce, una zona senza spazio e senza tempo, dove gli spiriti più arditi erano in grado di vagare, ma sopratutto, dove un essere vivente poteva esserne risucchiato fino a perdere energia, fino ad abbandonare il contatto con la realtà, confondendosi in quel luogo, divenendone parte, dimenticandosi della vita...
 
Il bambino con i pantaloncini azzurri, che era guardiano di quel luogo di tenebre, si mosse, sorridendo malignamente a Draco. Aveva nello sguardo una luce perversa: era da tanto che aspettava che quell'uomo cedesse alla tentazione di entrare per scoprire cosa si celasse al suo interno. Avevano combattuto per mesi, e Darco Malfoy si era accanito, nella speranza di distruggerlo... ma quello però, l'aveva sempre vinto, e così aveva preso a perseguitarlo, a disturbare il suo sonno, a provocargli allucinazioni, ad esasperarlo lasciandogli trovare animali morti nella stanza, oggetti fuori posto, e facendosi sorprendere lui stesso fuori dal quadro. Fino a quando Draco era riuscito a bloccarlo temporaneamente coprendolo con un grande pezzo di stoffa incantato, in grado di contenere, ed isolare, la magia oscura.
Con le membra irrigidite dalla paura, Draco pensò ancora una volta, e forse per l'ultima, ad Hermione Granger, ed un calore luminoso si infiltrò piano piano nella sua pelle, iniziò a scorrergli nelle vene, e si diffuse in ogni più piccolo anfratto del suo corpo, dandogli lo stimolo per spingersi verso l'ignoto, per provare a scoprire qualcosa su Fenrir Greyback e su come fermarlo.
Magari Draco Malfoy, sul finale della sua vita... sarebbe stato capace di tirare fuori quel coraggio che gli era sempre mancato.
 
"Fammi entrare, pezzo di merda." Sputò Draco con rabbia rivolgendosi al bambino, che si affrettò a chinarsi, allungando un braccio verso di lui:
"Con molto piacere..." Rispose quest'ultimo, sorridendo con cattiveria.
Draco afferrò la mano che gli veniva tesa, e in un attimo venne risucchiato dentro il quadro, sotto gli occhioni sgranati del suo elfo domestico, che era entrato silenziosamente nella stanza per chiedergli se avesse bisogno di cenare...
 
 
Continua...




 
   
 
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