Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Anya_tara    27/07/2018    1 recensioni
" ... Lo guardo allontanarsi, con quel suo passo fluido ingannevolmente tranquillo, e invece rapido e spedito. La strana sensazione che mi ha preso prima torna, mi prende nel petto, al cuore, facendomi provare un improvviso, intenso calore.
Chi sei davvero, Alejandro? Mi sembra di conoscerti da sempre, eppure di te non so niente ".
La strana coppia in una versione ancora più strana. Almeno secondo la sottoscritta.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I giorni riprendono a trascorrere, tra una corsa in Università, i libri, e le pulizie. Dato che Ale lavora, mi sono offerto di farle al posto suo anche negli spazi comuni. Effettivamente mi pareva doveroso, non era giusto che dovesse sobbarcarsi tutto da solo, anche perché io oltre gl’impegni della facoltà non ho altro a cui pensare.
O meglio: è preferibile non pensarci. Meglio concentrarsi sulla promessa che Ale ancora non ha mantenuto, anche se sono certo che non lo fa di sua volontà.
E’ davvero brutto da dire, ma mi sono proposto con la segreta speranza che finalmente mi lasci la chiave della sua camera. Ovviamente, neppure a parlarne. Così, ora sono qui che sfrego la porta chiusa, sperando in una qualche magia che faccia scattare la serratura da sé.
Apriti, sesamo, mi viene da pronunciare. Ma neanche a pagarla, ‘sta stronza … che poi non capisco il motivo di tutta questa curiosità. E’ a dir poco morbosa.
E ancora più morbosa è la lista di possibili motivazioni che ho stilato sull’ultimo foglio del mio blocnotes, che da tempo non aggiorno ma che spesso riprendo in mano, per rileggerla. Non so perché ma parecchi punti hanno un tema a sfondo sessuale … oddio, detto così sembra che parli di un crimine.
Eppure mi pare plausibile, adesso più che mai. E dopo la nostra conversazione della settimana scorsa, quando ha bacchettato a dovere Magnus e Angelo per le battutine un po’ piccanti e poi ha tirato fuori come per magia un tale campionario di sorprese, neanche fosse David Copperfield – il mago, non quello del libro di Charles Dickens- deve per forza nascondere qualche segreto, su questo lato della sua vita.
E questo, a costo di farmi sembrare un depravato, stuzzica la mia curiosità oltre il limite del lecito. Quella sua apparenza così severa in contrasto con la sua mente affilata e calcolatrice mi mette in testa strani tarli, pensieri che mai, nella mia vita, avrei creduto potessero passarmi per il cervello.
Come adesso.
E se avesse qualche parafilia? Io non me ne intendo granché, sono per il sesso ordinario, alla “vaniglia”, come lo chiamano ora. Posizione classica, il missionario, io sopra lei sotto, la variante più ovvia, cioè al contrario, e apprezzo parecchio anche le pratiche orali, sia date che ricevute. A parte questo, di anomalo posso solo segnalare la mia propensione al farlo durare più a lungo possibile, e se proprio non è possibile, a riprendere il discorso almeno due o tre volte; e l’amore per le coccole, sia prima che dopo l’atto. Mi piace farne, e chiaramente anche averne. E devo ammettere con tristezza che spesso e volentieri questo desiderio rimane frustrato, perché la mia partner o si addormenta immediatamente, oppure si riveste perché deve tornare a casa. In genere è quasi sempre la seconda, solo da quando sono fidanzato con Shaina è capitato alcune volte, contate sulle dita di una mano che si fermasse a dormire da me, quando avevo casa libera. Chiaramente il fatto che vivessi coi miei ha anche influito sulla rarità delle occasioni. A nessuna brava ragazza fa piacere incrociare i presunti suoceri scapigliata e con i vestiti che sanno di indossato dal giorno prima. Fa sorgere diverse questioni che diversamente nessuno vorrebbe affrontare fino al matrimonio o peggio, quando bisogna spiegare come mai aspettate un figlio.
Be’, almeno su questo punto siamo al sicuro. Lei prende la pillola, ma datosi che a questo mondo di certo c’è solo la morte, io continuo lo stesso ad usare il profilattico. Così, se lei scorda di assumerla, o il condom si buca, siamo comunque coperti.
Non che non voglia bambini, al contrario. Il mio futuro è pieno di pargoli, almeno tre o quattro.
Ma per come stanno le cose, quel futuro sembra parecchio lontano.
Da un lato è meglio così. non so se sarei capace di fare il padre. E’ ovvio che amerei i miei figli, so già a prescindere che darei la vita, per loro.
Ma educarli … cazzo, ho cominciato solo da poco a tenere in riga me stesso. E sono sempre terrorizzato da un’eventuale brusca ricaduta.
Dopo questa malinconica parentesi, decido ch’è il momento di prendermi una meritata pausa caffè e rivedere un attimo la famigerata lista, aggiornandola con quest’ultimo punto. Vado in camera, apro la tracolla e prendo il blocnotes, portandomelo in cucina; preparo la caffettiera e mi siedo, aggiungo la nuova perfida illuminazione e intanto che il caffè è pronto, rileggo quelle precedenti.
Punto uno: è uno spacciatore, il lavoro al bar è una copertura e in camera ci tiene la roba.  
Punto due: è un voyeur e nella camera ci sono i monitor attraverso cui controlla tutti i movimenti di quelli che spia.
Punto tre: ha una doppia vita e nell’armadio tiene nascosti i costumi di scena per quando si veste da donna. ( alquanto improbabile, come donna sarebbe davvero molto poco credibile)
Punto quattro: è una drag queen ( e questo lo renderebbe già un filo più credibile) 
Punto cinque: è un serial killer e colleziona souvenir delle sue vittime.
Punto sei: è il complice di una candid camera orchestrata da Milo e nella stanza ha l’attrezzatura che lo smaschererebbe.
Punto sette: è un agente dell’FBI, della Cia o qualche altra agenzia e nella stanza tiene chiuse le informazioni che raccoglie.
Punto otto: ha un’intera collezione di giornalini porno nascosti sotto il letto.
Questa è piuttosto scema, come motivazione, in realtà – come se le altre fossero sensate, ma lasciamo correre- . Con tutto il materiale assolutamente gratuito e … concreto che popola adesso la rete, nessuno compra più quella roba. Ricordo che io e Milo ogni tanto andavamo a spiare in camera di mio fratello – dalla porta sempre spalancata, tanto più che da lì a poco era rimasta vuota a parte quando veniva in visita, anche se tutto era rimasto intonso come quando abitava ancora con noi- casomai trovassimo qualcosina di compromettente. Chiaro che non abbiamo mai trovato nulla, malgrado eseguissimo perquisizioni che sembravano essere uscite da “C.S.I: scena del crimine”. Neanche la Scientifica avrebbe potuto fare un lavoro più efficiente del nostro. 
Il punto sette, però, ha l’utilità di farmi ricordare d’un tratto che non è che sia proprio espertissimo, di sesso omosessuale. E arriccio il naso, prendendo il tappo tra i denti.
Cioè, okay, non è che sia proprio un cretino, ci arrivo persino io a capire che se non è lì è là, da qualche parte devi pur infilarlo, e nonostante i crampi si facciano più forti al solo pensiero, dovrei cominciare a farmi un po’ di cul … tura, è il caso di dire. Perché vero che Ale è integerrimo e discretissimo, ma sono ancora preso dalla sua promessa e non ho dubbi che alla prima occasione, tenterà di sviscerarmi ogni minimo particolare, magari fornendomene qualcuno dei suoi, per impanarmi ben bene.  
Non è sano, mi sussurra la voce della coscienza, mentre svuoto il contenuto della moka, fumante e profumato, nella tazza. Ma sono solo in casa … e mai occasione può essere più ghiotta. Anzi strano che non mi sia venuto in mente prima.
Siccome dar retta all’istinto è la cosa che mi riesce meglio, porto la tazza in camera mia e accendo il laptop. Ma la sensazione di fare qualcosa di sbagliato non accenna ad andarsene, così metto gli auricolari. Mi collego alla rete, digitando le parole chiave con un senso di vuoto nella pancia.
Sto per farlo davvero. Vedere due maschi che scopano … ossantinumi. Lo sapesse mio fratello, gli prenderebbe un colpo.
Sintonizzo l’audio a metà scala, le mani che mi tremano. Sono ancora in tempo per fermarmi, il punto è che non so se voglio davvero … sapere. Come quei poveretti che vanno dal dottore con un gonfiore sospetto o un doloretto ricorrente, tremando nell’attesa di una brutta notizia.
La freccetta è immobile sul fermo immagine. C’è la testa di un ragazzo bruno, di spalle, nulla di particolarmente inquietante. Ormai sono qui, tanto vale andare avanti. Riceviamo pure … il risultato, dottore.
I due sono su un letto, vestiti dalla vita in giù, e ci danno dentro di lingua. Riesco a vederle che s’intrecciano, madide di saliva, mentre con le mani toccano l’uno la protuberanza sui jeans dell’altro. Uno ha un piercing all’ombelico.
Si slacciano i calzoni a vicenda, tirandoli giù assieme ai boxer. Quello bruno ha un tatuaggio sul fianco, in basso. Entrambi sono in erezione, e cominciano a segarsi vicendevolmente, lasciandosi andare a gemiti bassi e rochi.
Perbacco, direbbe mia nonna. Sarà l’astinenza, sarà la novità, ma comincio a sentire qualcosa di strano anch’io, una sorta di formicolio sottopelle. Forse perché per la prima volta sono davvero aperto, non ho il solito preconcetto del “cazzo, che schifo!” che i maschi etero sbandierano alla sola idea di vedere due uomini a letto.
Però … sono … teneri, in un certo qual senso. Okay, so ch’è una recita, hanno un copione, ma non riesco a non … ecco, rimanere colpito dai loro gesti. Si cercano, con la bocca e con le mani, non soltanto nei punti
nevralgici ma anche sulle guance, sulle braccia, dietro la schiena.
Poi quello bruno spalanca le cosce all’amico e plana con la testa, risucchiandoglielo tra le labbra. e la tenerezza va a farsi fottere e benedire, in favore di un’energica ripassata di bocca. Il beneficiato si contorce gridando e gemendo come fosse una lumaca spruzzata col sale.
Be’ … a questo ero un tantino meno preparato. Forse dovrei interrompere qui, sarebbe di certo più salutare, ecco. Perché all’improvviso mi agguanta alle spalle l’assurdo timore che possa, come dire, farmi coinvolgere un po’.
Il primo piano dei testicoli che sbattono contro il mento del bruno mi convince ch’è meglio finirla sul serio. Chiudo il video, il monitor e presa una matita, comincio a mordicchiarne il fondo, finché non realizzo che non è mia abitudine e la sbatto con forza sulla scrivania.
<< Leo, sei a casa? >>. Cazzo. Meno male che ho staccato. Non che temessi un’eventuale incursione a sorpresa: ormai so bene quanto Ale sia discreto.
<< Sì! >>, grido attraverso la porta chiusa. Mi alzo, uscendo in soggiorno.
<< Ciao >>.
<< Ciao. Tutto bene? >>.
<< Ah ah >>. Posa la tracolla sul tavolo, sfila la giacca. Ha l’aria stanca, e un po’ mi sento in colpa, perché non ho neppure finito di pulire.
<< E tu? Stai sudando. Guarda che non serve che tiri casa a lucido tutta in una volta >>.
Riesco appena a trasformare il risolino isterico che mi scappa in un discreto schiarimento di gola. << Ma no, tranquillo >>.
<< A proposito … ho parlato con Diego, oggi. Per il lavoro. Ha detto che se volessi … non so, venire a dare una mano, magari nei fine settimana, a lui starebbe bene. Magari passa, se hai due minuti, così vi conoscete di persona >>.
<< Sì. Sì, okay. Grazie >>. Ha trovato l’occasione di dirmi di sfuggita, nei giorni precedenti, che al bar le cose non vanno bene. O meglio: vanno benissimo, anche troppo e quindi sono a corto di personale, perciò servirebbe una mano. Una proposta velata, a cui ho aderito con fin troppo entusiasmo.  
In realtà l’idea di fare il barista mi mette su un filo di ansia. A casa mamma non ha mai voluto saperne di macchinette, lei ha la fissa del briki, all’antica, o al massimo della normale caffettiera.
Deve accorgersi della mia esitazione, perché riprende: << Ehi, è chiaro che … l’offerta è valida se sei interessato. In caso contrario … >>.
<< Oh, no, scusa. E’ solo che …non ho mai usato … una macchina per l’espresso >>.
Lui fa un cenno con la testa. << Tranquillo, questo non è un esame. Puoi iniziare prendendo gli ordini ai tavoli, sparecchiando, preparando un po’ di cose … fare da tappabuchi, insomma >>.
Ora tossisco sul serio. Non è certo l’espressione più felice che potessi sentire, ora come ora.
<< Sicuro che stai bene? Dovresti prendere qualcosa per quella tosse. Vuoi che faccia un salto in farmacia? >>.
<< No … ti ringrazio >>.
<< Be’, vado a fare la doccia, così poi studio un po’, prima di cena. Qualche preferenza? >>.
<< Sì. Che ti rilassi. Preparo io >>.
<< No, dai … >>.
<< Ehi. Sul serio. Ormai mi conosci, dovresti sapere … che puoi fidarti di me ai fornelli. E anche per qualcosa di più che una cena >>.
Questa frase resta sospesa per qualche istante tra noi, e mi rendo conto troppo tardi che forse potrebbe leggerci qualcosa tra le righe.
Vedi: il fatto che chiudi a chiave la tua stanza. Facendo venire in mente a questo gatto di tutto e di più.
Mi fissa in silenzio. Poi storce le labbra. << Non è per quello >>.
<< E allora? >>.
Occorre qualche secondo, prima che mi risponda.<< Non vorrei che pensassi … che mi sto approfittando di te >>. Ha una strana espressione, mentre lo dice, usando di nuovo quella voce timida e incerta dell’altra sera.
Ora ch’è in piena luce scopro ch’è proprio come me lo immaginavo. Le palpebre abbassate, lo sguardo fisso sulle dita che giocherellano nervosamente con la base dell’anulare. Non porta anelli, sfregano la pelle soltanto, quindi forse è solo una compulsione.
Ho come l’impressione che piuttosto che chiedere aiuto, sarebbe più disposto a farsi tagliare una mano. O la gola, addirittura. E che tema sempre … che gli venga rinfacciato qualcosa. << Ma come ti vengono in mente certe cose? Tu fai già così tanto, il minimo che possa fare è alleviare un po’ del tuo fardello. Poi, se proprio ti senti in debito, puoi sempre farmi un bel regalo per Pasqua >>, ghigno. << Vedi però che quella ortodossa cade una settimana dopo quella cattolica, per cui … >>.
<< Sei … credente? >>, mi domanda incuriosito, smettendo di tormentarsi le dita.
<< Sì, penso. Molto poco praticante, però >>.
<< Mhmm. Okay. Vada … per la cena, allora >>.
<< Cosa ti va di mangiare? >>.
<< Quello che vuoi >>, dice visibilmente più tranquillo. << Ma qualcosa di leggero, se non ti spiace. Già l’altra sera stavo per scoppiare >>.
<< Ma dai? Non dirmi che ho rischiato di farti saltare il bottone dei calzoni! >>, ridacchio tutto trionfante.
Il suo sguardo si fa tagliente, e riesco a malapena a trattenere il sorrisetto trionfante che sento montare alle labbra.
Non ho dimenticato quello che mi ha promesso. E la vodka ormai è stata battezzata, se resta troppo tempo aperta, rischia di far evaporare la parte migliore di sé.
Quindi non è un male, se “involontariamente”  ho dato inizio alle danze.
In realtà non vedo l’ora che mi sottoponga a quel famoso interrogatorio. Non che muoia dalla voglia di inventarmi complicati precedenti degni di una trama da film a luci rosse, come quello rimasto in sospeso.
Ma voglio trascorrere altro tempo con lui. davvero. Anche a costo di dover rischiare il coma etilico, o di dover far fare gli straordinari con la fantasia.  
Però non devo spingermi troppo oltre, ormai lo so. Così, sfodero l’espressione più innocente che mi riesce. Ammesso che ce la faccia, conla faccia di bronzo che mi ritrovo. << Un’ insalata, magari? >>.
<< Sì, un’insalata andrà benissimo >>, replica lui, sistemando gli occhiali sul naso. Sembra sia una compulsione.
Mi tiro su, iniziando a mettere fuori pentole e mestoli. << Se ti serve una dritta, ho visto un televisore proprio carino, nel negozio qui davanti ... sai, sarebbe anche ora di metterne uno in camera, non pensi? >>, gli urlo dietro mentre apre la porta della sua stanza.
Lo sento ridacchiare, e mi pare di vederlo che scuote la testa, con quel mezzo sorriso sulle labbra. Poi sento il battente richiudersi, e il cigolio del soffietto.
Ma niente scricchiolii di serrature, nel mezzo. Ha lasciato aperto.
Se non lo conoscessi, direi che se n’è dimenticato. E se non sapessi, direi che me l’ha fatto apposta.
Appena sento il rumore del getto nella doccia, le mani iniziano a prudermi come avessi maneggiato della candeggina. Ho un quarto d’ora di margine, il tempo di una sbirciatina velocissima, giusto per accertarsi che non ci siano strani impianti di videosorveglianza o ceppi su una parete.
Ma siccome la saggezza popolare ha coniato diversi modi di dire, sui felini, oltre a quello celebre della curiosità ce n’è un altro che mi torna in mente adesso: tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Potrebbe davvero essere una prova, per vedere quanto sono affidabile. Magari … ha messo qualcosa tipo della polvere davanti alla soglia, o comunque un qualche segnale da cui possa accorgersi se ho spiato o meno.
E se non la superassi, potrebbe cominciare a pensare che ha sbagliato a darmi fiducia.
No. Qualsiasi cosa ci sia dietro quella porta, resterà dietro quella porta. Se e quando deciderà di lasciarla aperta, dovrà esserci lui presente, davanti a me, e il battente spalancato. Anche se la curiosità è grande, la mia volontà è più forte.
Ma giusto per essere sicuri … è meglio che vada a prendere le sigarette.
Anche se il pacchetto è ancora lungi dall’essere terminato.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Anya_tara