Serie TV > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: ClodiaSpirit_    28/07/2018    2 recensioni
- Si alzò in piedi, insieme all’onda del pubblico coinvolto dall’esibizione, applaudendo.                                                                                                                                     
[...]  Nonostante quello sguardo fosse lontano, Alec poté indovinare che erano diversi rispetto a quelli che aveva visto tante volte. -
Alec è un ragazzo intelligente, giovane, eppure gli manca qualcosa di fondamentale: vivere.
Ma cosa succede quando Alec comincia a fuggire e a rintanarsi a Panshanger Park, durante uno spettacolo dato dal circo? E soprattutto, chi è l'acrobata che si cela e cerca dietro tutti quei volti?
Cosa succede quando due mondi opposti ma simili per esperienze di vita si incontrano?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
prologo
Image and video hosting by TinyPic



Clodia's: Ragazzi torno dal mare e ho appena preso colore dopo almeno sei bagni.
Sono soddisfatta, yuuuuuhuuu.
Bando alle ciance, l'aggiornamento è qui sotto e come potete notare, ho lavorato anche alla copertina che rimandasse alla storia, grazie all'aiuto di Rob, con la quale scambio sempre pareri, cazzate e amori telefilmici o letterari. Inoltre lei è più brava di me con la grafica quindi dopo una mia idea e bozza dell'immagine, lei si è presa carico di modificarla e di inserire titolo e quant'altro.
Grazie love of mine.
Buona lettura.


 


Ricadde in giù cercando di ricordare la posizione da assumere, le mani lungo il bacino, la testa piegata.
Era in equilibrio precario sul suo stesso strumento.
Sbuffò scoraggiato, riprovò.
« No, no, non ce la faccio, » ritornò nella prima posizione lungo le due fasce «Dustin, per favore, puoi ricordarmi esattamente dove dovevo portare le gambe? »
Un ragazzo con una tuta larga, una collana terminante con una piuma e un paio di dreadlocks e un sorriso quasi simile a un ghigno si spostò i capelli dalle spalle per raccoglierli in una coda disordinata.

« Gambe a quarantacinque gradi…sì, così » osservò Magnus mentre riprovava a mettersi in modo corretto, avvinghiando le gambe lungo il tessuto di destra e arrotolando le braccia a quello di sinistra « testa all’indietro e dovrebbe essere fatta! »
disse soddisfatto Dustin.
Magnus cercò di srotolarsi ma non succedeva.
« C’è qualcosa che non va » sospirò confuso. Si fissò le gambe. Ma certo. « Ti sei dimenticato: le gambe vanno arrotolate attorno al nastro perché io mi sleghi »
Dustin si toccò uno dei dreads e rispose indispettito :
« Beh, non sono qui io l’acrobata sui nastri, mi occupo di spade, non di nastri
»
rispose seccamente.
« Dustin, ti ringrazio per averci provato, ma » Magnus cercò di fuoriuscire dal groviglio che aveva combinato con le mani, non sapeva cosa gli passasse per la testa quel giorno, « potresti evitare di lamentarti e aiutarmi? »
Il ragazzo rasta sbuffò e si mise sotto Magnus per prenderlo mentre questi, si scioglieva le mani e la corda gli sfilava sulla pelle veloce.
« Di solito sei tu il perfettino, mi sembra strano che oggi, sia io a doverti ricordare le figure » blaterò Dustin intelligentemente.
« Non so proprio cosa mi prende oggi… » scese atterrando piano sulle braccia di Dustin e lasciandosi portare a terra. Dustin aveva una faccia che la sapeva lunga al riguardo, era come se volesse dire tutto e al tempo stesso niente e lui lo conosceva fin troppo bene per evitare che stesse zitto.
« Avanti Dustin, » mormorò « Non trattenerti » sospirò. Quello allora, facendo spallucce, lo intrattenne canzonandolo nel suo modo unico e irreparabile.
« Hai dormito? Hai mangiato? Sei andato regolarmente in- » Magnus roteò gli occhi fulminandolo con lo sguardo, Dustin s’arrestò subito in linea di arrivo « Okay, la smetto » Dustin portò il palmo delle mani aperto in avanti, sembrò riflettere ed assumere per la prima volta in quella giornata, un espressione che fosse seria « Sei sicuro che non sia per quello strano ragazzo di due sere fa che stai così? »
Alec.
Magnus si atteggiò in una smorfia, arricciò le labbra che assunsero subito la forma di un cuore stretto.
Facciamo i seri, non riesco a concentrarmi per uno sconosciuto, siamo davvero giunti a questi livelli, Mags?
Scosse la testa scacciando quel pensiero.
« E tu cosa ne sai? » sbottò invece. Dustin fu serio e scrollò le spalle, fissandosi i piedi nudi.
« Quasi tutti ne sono al corrente. Vediamo… Jay e James lo hanno detto a Claris, che lo ha detto a Rolan, che lo ha detto a Candace che lo ha detto a me - »
« Sì, va bene. Ho capito. Il segreto di Pulcinella » rispose frustato.
Era assurdo come quasi tutti lì dentro si impicciassero di ogni minima cosa, anche la più superficiale. Insomma, era pur sempre la sua famiglia questo è anche vero, però il più delle volte Magnus preferiva tenere le cose per sé. Sapeva che fosse sbagliato tenere un'alta percentuale di quelle segregate e all'oscuro, ma non si sentiva sempre al sicuro per poterle lasciare uscire. E poi in effetti, c'era anche altro che si aggiungeva a quel suo bisogno, ed era la domanda che ora gli sorgeva spontanea e fluida. Non capiva perchè se la stesse ponendo. Non capiva nemmeno perché si stesse preoccupando tanto. Era un ragazzo che si era perso, forse venuto addirittura a prenderlo in giro senza che lui se ne accorgesse e teniamo in chiaro una cosa: nessuno, nessuno poteva farla franca con Magnus Bane. Era stato carino ma era finita lì.
Insomma, quando gli hai detto l’orario delle prove non sembrava proprio una cosa morta lì, sul nascere. Sicuramente neanche lo avrebbe rivisto più.

« Fammi entrare, ho avuto, ho avuto il permesso di-»

Un mormorio di voci che si alzavano sempre di più di tono raggiunse l’entrata del tendone. Dustin e Magnus si guardarono all’unisono confusi.
Una voce giovane si divincolava per passare a quanto pare ma qualcuno glielo impediva.

« Quale permesso? Nessuno qui è autorizzato da nessuno. Di cosa stai blaterando ragazzo?! »

« Scusami, ma è quello che ho detto: è stato uno dei vostri. Si chiama-»

« Ho capito chi è, mi credi un sordo oltre che uno stupido? »

All’improvviso si sentì il mormorio sempre più forte fin quando, un piccolo ragazzo di all’incirca quindici anni ne portò dentro un altro tenendolo per la maglietta, dai capelli corvini, gli occhi verdi e lo sguardo confuso tanto quanto quello dei due che stavano provando. Magnus lo guardò meglio: sopracciglia folte, labbra carnose, fare intimorito. O forse era solo l'imbarazzo a far pensare quell'emozione.
Alec.
« Magnus, questo ragazzo ha detto, cito testuali parole: che ti conosce e che era stato autorizzato ad entrare da te- » Magnus lo fermò subito, si avvicinò un po’.
« T-Jey sì, sì è… » cercò di inventarsi una scusa decente che potesse reggere quella situazione imbarazzante, pensa Magnus, pensa.
« E’ il mio nuovo consulente di immagine » affermò deciso.
Cosa aveva detto a proposito dei guai?
Ah, sì. Quelli.
Dustin lo guardò, le sopracciglia fino all’attaccatura della fronte. Magnus si sentì stupido, ma in qualche modo doveva pur uscire da quella situazione. Dustin affianco a sé non aiutò però di molto, scoppiò a ridere fragorosamente. Magnus finse un tono scocciato che gli riuscì perfettamente. « Non c’è niente da ridere, » lo bacchettò « anche tu dovresti averne uno Dustin, è per essere riconosciuti per strada, ovunque richiedano i nostri continui spostamenti. Questo ragazzo, » continuò gesticolando, cercando di mantenere lo stesso tono, acquistando sicurezza « è venuto a farmi visita due giorni fa e mi ha lasciato un bigliettino per contattarlo, »spiegò, notando lo sguardo di Alec farsi sempre più confuso, ci sono tesoro, ce la posso fare, « e così qualche ora fa lo ho chiamato, per informarmi meglio e capire come avrebbe cercato di insomma… promuovermi, in poche parole» finì di parlare e si beccò un occhiataccia dal sedicenne, Magnus gli fece cenno di andare e lo sottolineò anche con la mano. Il fanciullo non chiese altro e non staccando però gli occhi dallo sconosciuto, come se fosse una presenza maligna o indesiderata che era appena entrata nel tendone, uscì.
Magnus si voltò verso Dustin, il quale stava cercando di trattenere una risata per come le labbra si stavano sempre più incurvando e comprimendo secondo spasmi muscolari evidenti e capì senza bisogno di altre parole.
Appena furono soli, Magnus si portò entrambe le mani sulla fronte e con fare esasperato disse:
« Ma che sorpresa Alexander, » si portò una mano dietro l’orecchio e alzò lo sguardo verso il ragazzo immobile all’entrata « Hai un tempismo fantastico » dichiarò.



**




« Scusami, ma come vedi non ti aspettavo proprio… »
Magnus camminò come se volesse girare intorno ma andando verso la sua destra, poi lo guardò e accennò un sorriso. Alec annuì piano, lo sguardo rivolto in basso.
Magnus si morse il palato. « Non che mi fossi dimenticato, » chiarì, la mano che già iniziava a muoversi « ma è con tutto questo » indicò sopra con l’indice che portava un anello « credo mi sia passato di mente… »
Da quando dici le bugie, Mags?
Il volto di Alec si dipinse di un espressione che Magnus conosceva bene: delusione. D’altronde come poteva biasimarlo?
Gli aveva fatto una promessa, più o meno. E chi era lui per negargliela?
« Ma per favore, » lo invitò riprendendo il suo umore cordiale « Entra, non credo che debba arrivare più nessuno, almeno spero. »
Alec venne avanti lentamente, si guardò intorno con fare evidentemente imbarazzato e decise di concentrare la sua attenzione sul tendone da circo colorato della luce naturale proveniente da un'apertura sulla destra e una piccola laterale in fondo, all'estremità opposta.
« Stavi... stavi provando? » non lo guardò. Alec si stupì di quanto piccolo sembrasse l'ambiente senza quella marea di gente a riempirlo.
« Sì, » confermò Magnus « quanto meno stavo cercando di provare. Ecco » scherzò. Alec lo colse dare le spalle per ritornare a quelle lunghe strisce che aveva visto usare durante l'esibizione. Ne osservò le mani e notò due fasciature bianche sporco come due elastici ma più spesse, prendevano tutte e due i suoi polsi e rendevano le spalle lasciate libere dalla canottiera fissata dento i suoi pantaloni, un po’ più grandi.
« Le cambiano mai? » disse tutto ad un tratto, Magnus si girò e Alec indicò i due strumenti lunghi « quelle » le lunghe strisce dietro fecero girare il destinatario. Magnus boccheggiò qualche secondo. Nessuno si era mai interessato a ciò che faceva.
« Sì, qualche volta le uso di un altro colore » rispose « oppure utilizzo una corda semplice e apposita con un peso da una parte, in modo da non rimanere appeso in caso di pericolo qualcuno, » spiegò, la sua mano carezzò il tessuto « può tirarla tutta da sotto o alzarla per farmi salire o scendere »
Magnus si aggrappò di colpo, le gambe agili salirono lungo la stoffa appoggiandovisi quasi con fare meccanico e si posizionò verticalmente al centro con le mani che stringevano le due estremità superiori.
« È difficile? » Alec pensò di schiaffeggiarsi per una domanda così ovvia.
Magnus rise.
« Beh, non è proprio una passeggiata » Alec poteva vederlo sorridere con tutti i denti « Non è come saltare o come giocare a nascondino. C'è bisogno di pratica, allenamento... » si dondolò leggermente in avanti. « E soprattutto, » puntualizzò guardandolo per la prima volta durante tutta la conversazione
« devi fidarti di te stesso. E non pensare a niente che possa deconcentrarti."
« Tipo? » chiese Alec attento.
« Vediamo... » ci pensò su « ad esempio, una cosa che eviterei di riportare alla mente sono cose che mi danno rabbia, che mi infastidiscono, » la voce di Magnus si colorò in modo saggio « che mi fanno stare male e a cui... non posso porre rimedio. »
Gli occhi.
Alec notò ancora quella sfumatura triste nei suoi occhi, la stessa che gli era parsa di vedere la prima volta che era venuto al circo, era più malinconica ora. Magnus sembrò ricomporsi e riprese.
« Direi che queste sono le cose da non dimenticare mai quando sei sospeso, queste e guardare in basso. » ondeggiò con la testa « Potresti provocarti immediatamente la nausea e bloccarti » Magnus cambiò posizione di scatto, giro le gambe creando un semicerchio con esse e acchiappò la stoffa di destra, arrotolandole. Le braccia si avvolsero alla parte opposta e con un solo gesto, si srotolò cadendo in avanti. Il braccio destro ora era libero e anche la gamba destra.
« Lo fai sembrare così facile. » aggiunse indicando di nuovo lo strumento base.
La voce di Magnus uscì un po' mischiata dallo sforzo, un po' dalla concentrazione: tesa.
« Ti ringrazio Alexander » pronunciò, « Ma a volte è solo questione di testa, oltre che di pratica. » Magnus si sollevò piano, sganciò il piede sinistro e scivolò sul tessuto sinistro portandosi a terra.
« Mi dispiace » esalò d’un tratto fuori Alec « averti dato questo...peso, di insomma... farmi entrare e il resto. » Magnus col fiato corto lo guardò, la gabbia toracica che si riempiva e si svuotava in modo meccanico. Sembrava così in colpa per qualcosa che aveva sorvolato lui, assurdo.
Questo ragazzo è strano.
« Nessun peso, » rispose, abbozzò un sorriso stanco « Mi conoscono qui, so come farmi...rispettare, in qualche modo diciamo,
» ridacchiò pensando a come aveva mandato via T-Jey poco prima « in tal caso, sono io che dovrei dispiacermi per essermene quasi dimenticato. »
« Non credo sia inusuale, con quello che fai... » Magnus annuì leggermente, abbassò gli occhi. Si posizionò vicino a un piccolo cesto posto davanti a lui pieno di una sostanza bianca: borotalco.
Magnus ci mise le mani dentro girandole un po', Alec lo osservava curioso.
Dopodichè, Magnus se le sfregò l'una con l'altra e poi le batté di con un colpo.
Il modo in cui ci metteva così tanta cura, attenzione… era metodico in ogni piccolo gesto, ogni cosa richiedeva il suo tempo. Scendeva per riposarsi e saliva per esercitarsi. Alec pensò cosa dovesse fare quando non faceva quello, quale fosse qualche altra cosa che amasse fare tanto quanto l’acrobata.
« Alec… Alec » si sentì chiamare e tornò alla realtà. Magnus lo guardò ancora, il volto ridotto a un miscuglio intrinseco di curiosità. « Sembravi ipnotizzato » ridacchiò. Alec si risvegliò quasi « Tutto bene? » inclinò la testa, un sopracciglio più altro dell'altro. Alec scosse la testa.
« Scusa, ero sovrappensiero... »
« Pensieri belli o pensieri brutti? » chiese mentre si dirigeva di nuovo verso le due stoffe.
Mi stavo chiedendo cosa ti piacesse fare fuori da qui.
« Uhm...credo belli, ma è strano, » rivelò senza freno « di solito sono di più quelli brutti. » concluse. Portò le labbra in dentro pensando di essersi lasciato sfuggire qualcosa di troppo. Si sentì lo sguardo dell'altro addosso. Alzò gli occhi e non fu stupito di trovare due occhi nocciola intensi a interrogarsi.
« Pensieri... pesanti ? »
Alec esitò pensando quanto realmente impiegava il suo tempo a riempire la sua testa di domande, di risposte, di pensieri.
« Sì, è come se... » si fermò un attimo. Deglutì e si concentrò su un punto indefinito sulla grata di legno su cui si trovava appoggiato con i gomiti « come se non potessi spegnerli a volte. Come se vadano da soli, senza che io li cerchi." Magnus sembrava fissare il vuoto davanti a sé, guardò in basso.
« Certe volte, » iniziò « provo a sviarli. Non so se riesci a capirmi, cerco una motivazione facile e svelta per non dargli più modo di venire a trovarmi, » le sue mani si muovevano «quando ad esempio penso a quanto vorrei una cosa, la metabolizzo e mi ripeto che arriverà, che devo avere pazienza, » si arrampicò piano sulle due strisce « e se non arriva, sarà già deciso all’infuori di me… o quando...quando vorrei evadere, » ad Alec si addrizzarono le orecchie a quella parola « mi dico che ci riuscirò, prima o poi, che troverò il coraggio »
Alec meditò su quelle parole. Coraggio. Nessuno glielo aveva mai detto. Nemmeno sua sorella. L'unica soluzione per lui era sempre stato il blocco, la pausa, la staticità. Non aveva mai considerato l'azione.
«Quindi, » disse « dici che la base è l'azione in pratica? » Magnus si spostò in modo obliquo, il suo corpo ora si trovava in diagonale e Alec immaginò che qualsiasi sua figura fosse speciale.
Magnus lo guardò da sotto, in quella posizione.
« L'azione e la pazienza » disse con voce tesa ma soddisfatta
« la prima viene in conseguenza dell'altra » e gli scoccò un occhiolino. Alec si mise a ridere abbassando il capo, sentendo un po' di calore arrivargli alle guance. « Cosa c'è Alexander, » mormorò, con il viso rivolto verso di lui in quel modo sembrava un animale curioso « non si può flirtare con te?» scherzò.
Alec si sentì in vena di non farsi prendere in giro questa volta ma fu fermato ancora prima di rispondere. Magnus si prese un po' troppa libertà. « Ho capito, » si ritrovò a sospirare e portò le mani in alto mentre bilanciava il peso col corpo stando in equilibrio « sei impegnato »
« A dire la verità no, » brontolò guardando altrove, un sorriso timido si era fatto evidente « Non per ora almeno » Magnus non rispose ma Alec credette di vederlo alzare gli occhi dovunque. «Comunque grazie » Magnus si sbilanciò di poco, gli occhi che si facevano chiari finalmente.
« Di nulla, Alexander. »



Quella sera allo spettacolo venne aggiunto un numero diverso dal solito. Alec si sentì inghiottito dall’atmosfera ancora più stravagante: su due file due pagliacci dalle parrucche tutt’altro che arancioni ma viola, verdi, blu, fucsia sfilavano davanti ai bambini in prima fila spruzzando acqua da fiori finti o assumendo le smorfie più buffe possibili. Alec ogni tanto si perdeva nel riso di qualche bambino che rispondeva con una linguaccia o sottraeva qualcosa da sotto le braccia o dalle enormi valigie posate a terra dal pagliaccio. Palloncini non ancora gonfiati, coriandoli, trombette scoppiettanti erano l’allegria del numero, portando i genitori di molti di quei piccoli a incoraggiarli a stringere la loro mano agli strambi personaggi o a restituire l’oggetto confiscato in questione.
Ad un certo punto, fecero capolino alcuni performers e quelle figure imbellettate di bianco e rosso, cominciarono ad essere burlate anche da loro. Un trapezista veniva rincorso percorrendo ad ampie falcate e più volte la zona circolare della scena, chi invece, nella confusione generale, chiudeva e acchiappava la valigetta lanciandola a un altro compagno, che adesso entrava in scena.
Alec riconobbe i due omoni barbuti, imponenti, illuminati a ritmo di musica adesso repentina e giocosa. L'umore crebbe a dismisura in quello spazio così povero ma così ricco di spirito. Le uniche luci messe in gioco erano sulla piattaforma e scattavano di tanto in tanto sulle marionette in azione, lasciando il resto del pubblico in penombra ad assistere alla prossima burla.
Alec neanche notò l'orario e neanche pensò che ci fosse da dover tornare a casa, dato com'era preso. Vedere tutto quello gli lasciava sempre un anima e un pensiero leggeri, una volta che la sua mente riproponeva le varie immagini.
Tante volte non si era sentito ridere di gusto e questa era una di quelle, uno sprazzo, un bagliore concessogli da macchiette vestite luccicanti e da volti genuini, sorpresi. Tutto quello era lì, anche un po' per lui, pensò.
All’improvviso una figura spuntò fuori, estraendo una spada e brandendola come un guerriero si mise al centro, cogliendo l’attenzione: emise un urlo fiducioso e potente, divaricò le gambe e tutti gli altri impauriti, compresi i pagliacci, se la diedero a gambe. Le risa riempirono il tendone. L’atmosfera divenne più accesa quando il giocoliere di spade, cominciò a sfoggiare il suo talento e a farsi anche uso del sottofondo di silenzio, richiesto solo attraverso il gesto delle sue mani. Tutto il pubblico si zittì immediatamente, rimanendo in sospeso come un equilibrista sulla corda. Il ragazzo indossava pantaloni alla turca, ricadenti davanti, i suoi piedi erano scalzi e una moltitudine di capelli terminava lungo la sua schiena, legata in cima solo da un piccolo nodo che gli fasciava come uno chignon, ma più disordinato. Le spade alle mani sfilavano, sfiorando la pelle, arrivavano dietro la schiena dell’artista con un solo colpo agile della spalla. Il sottofondo si riempì di ooh all’unisono e di qualche fiato sospeso o spezzato in un leggero bisbiglio. Quel ragazzo sembrava impossessato da una danza tribale mentre, si sentiva il pizzicare vorticoso di un arpa, in fondo, all’altezza del sipario, che freneticamente strimpellava e tirava le corde come se lo strumento fosse dotato di carne e ossa, sangue e ritmo.
Alec non seppe distinguere il ragazzo poichè troppo in ombra rispetto all'artista che incantava tutti i presenti. Il corpo del ragazzo lanciò una delle due spade in aria. Immediatamente cominciò a vorticare, saltando e roteando su ste stesso come una trottola senza controllo, assestando la velocità e la sua forza. Atterrò in ginocchio in sincrono perfetto e afferrò la spada, la quale brillò di luce riflessa.
Il suo capo era chino e il fiato che riempiva ora il petto nudo. Al collo, aguzzando meglio la vista, Alec notò una piuma legata attorno a una corda corta che si fermava in modo netto, dando l’impressione straniera e incredibilmente trasognata di un paese orientato geograficamente a sud, pieno di sole, torrido e popolato. Il suo colorito era diverso da Magnus, era più marcato, più scuro, color del castagno coronato da labbra simili a due pesche mature e chiare, occhi grandi e identici all’incarnato, così uguali, che si confondevano.
Alec si stupì ancora una volta di quanto per l’ennesima volta, ci fosse qualcun altro a cogliere e a non far calare la sua attenzione fisicamente: nessuno lì dentro sfuggiva alla curiosità. Se solo pensava alla sua conversazione giornaliera, pensava a quanto fosse insolito che un circense lo avesse accolto dentro il tendone per le prove. Sorrise inconsciamente, ripetendosi che non aveva fatto niente di male dopotutto.
La sua concentrazione ritornò alla scena. Il ragazzo piroettò di nuovo e questa volta incrementò il rischio, poiché lanciò con forza entrambe le spade: le prese entrambe al volo, assumendo una posizione sospesa e veloce in aria a gambe divaricate. Si chinò a terra, una gamba era divaricata e l'altra in ginocchio, il ventre visibile si alzava e abbassava in respirazione, il capo rivolto verso il basso e le braccia larghe che esponevano le spade lucenti.
Il pubblico acclamò in ovazione.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: ClodiaSpirit_