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Autore: reggina    29/07/2018    3 recensioni
Una malattia che ha cambiato la vita di Philip.
Adesso è un sopravvissuto: una garanzia che, anche se gli è scampato, la leucemia non se la scorderà più.
Prima di ricevere la medaglia di guarito però dovrà capire che Superman non esiste. Mentre cerca di ricostruirsi dovrà accettare le sue fragilità, le sue insicurezze, il suo essere..."umano".
Sequel de: "Sulla collina rosa"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jenny l’aveva accolta da perfetta padrona di casa: le aveva aperto la porta con un gran sorriso e con intima soddisfazione per essere riuscita a rendere retrò quello spazio tutto suo e di Philip, conferendogli al contempo una freschezza giocosa.

La cosa più buffa, che strappava un sorriso, erano però le pantofole rosa che la ragazza indossava sui collant neri e che la facevano assomigliare ad uno di quei personaggi bizzarri di Merry Melodies.

Grace aveva accennato un sorriso e, stringendo al petto il pacchetto-regalo, si era lasciata guidare fino al divano.

“Ti offro un caffè o ci facciamo una bella tazza di cioccolata calda, come da bambine?”

Le aveva strizzato l’occhio complice ed era stato impossibile fermare il flusso dei ricordi nella loro Furano con la neve soffice in inverno e i meravigliosi campi di lavanda in estate.

Quando la temperatura scendeva sotto lo zero e tutte le regole erano sospese, alla ricerca di un po’ di calore quel must dell’inverno era diventato uno dei momenti di massima gioia.

“Con la panna?”

Mentre Jenny si era avvicinata ai fornelli, Grace si era seduta guardandosi intorno. Niente da dire: tutta la casa, i pretenziosi allestimenti sembravano usciti fuori da un catalogo di arredamento shabby chic . Trasudavano allo stesso tempo la passione e il tentativo della sua amica di dare una personalità spiccata a quella casa.

“Ho aggiunto i marshmallow e una spruzzata di cacao amaro…Un’imitazione di una perfetta cioccolata calda americana!”

“Dovresti assaggiarla alla francese! Un piccolo peccato di gola: pensa che Napoleone ne sorseggiava una tazza tutte le sere convinto che mantenesse viva la concentrazione!”

Avevano girato per mezzo mondo, erano diventate grandi, si erano ritrovate ad affrontare un mondo che non erano state preparate ad affrontare ed eccole lì a riprendere esattamente da dove si erano lasciate, dopo quindici anni di amicizia che nemmeno la lontananza ce l’aveva fatta a scalfire, a leccarsi i baffi come due felici golosone.

“Evviva la cioccolata!”


In quel momento di spensieratezza Grace aveva allungato verso l’amica il souvenir impaccato in della semplice carta velina colorata. Jenny lo aveva scartato piano, gustandosi ogni millesimo di secondo che la separava dalla scoperta del contenuto, e finalmente, si era ritrovata a sfogliare un libro illustrato per ragazzi.

“L’ho comprato al Chat Prite che tradotto letteralmente è Il gatto buffone! Tom voleva farmi vivere la città da vera parigina e non da turista così un pomeriggio, lontani dalle infinite rotte turistiche, sono stata attirata da un’insegna colorata che spiccava tra i palazzi anonimi…”

“Hai avuto un pensiero davvero carino, grazie! Domani lo porterò a scuola e lo leggerò ai miei bambini!”

Un pensiero aveva attraversato la mente di Jenny svuotandola dell’euforia di poco prima.

“Sai ho proprio bisogno di favole, della polvere d’oro dei sogni!”

Grace si era accorta della profonda differenza tra loro: lei leggera, Jenny problematica. Lei solare e serena, Jenny ombrosa e nervosa.

Tuttavia padroneggiava perfettamente l’arte del tempismo: c’era un momento per il silenzio, un momento per lasciarsi andare, un tempo per raccogliere i pezzi.

Bastava uno sguardo per capire gli umori di Jenny, un abbraccio per consolarla e non servivano parole per farle capire quanto le volesse bene.

“Mi piace quando ci vediamo perché so che con te non devo parlare per forza. È rilassante!”


Era seguito il consueto giro della casa e Grace con il suo sorriso aperto, due occhi sempre allegri e sinceri e un mento proteso verso il futuro, era stata attirata da un’intera parete tappezzata di foto.

“Sono di Philip! La sera, quando non stava troppo male, andava sul terrazzo dell’ospedale e guardava la città illuminata per cercare qualcosa di diverso che non fossero fiale, medici o infermieri!”

Dopo quella rivelazione accorata l’ospite aveva osservato con una stretta al cuore: scatti alle finestre, cornici di un tramonto che l’amico poteva guardare solo da lontano, le linee verdi delle ringhiere simbolo della sua prigionia…

“Si è costruito una bolla dentro cui stare e in cui sopravvivere con le poche cose che aveva: i libri e la macchina fotografica. È diventato ostile anche verso le persone che lo amavano. Non è stato facile!”

Aveva confidato ancora Jenny, con un brivido, sedendosi su un pouf a forma di fiore rosso.

Viveva ancora nelle paure, alcune forse infondate, basate su vecchi ricordi e incapaci di nuocere, ma si sentiva continuamente obbligata a fare qualcosa per proteggersi.

Grace si era seduta sul pavimento difronte a lei, strofinandosi i palmi sulle gambe incrociate.

“In realtà invidio la tua forza amica mia! La tua costanza. La sicurezza con cui cavalchi fino in fondo le tue scelte!”

Allora aveva rivisto la Jenny semplice, mai naif. La sua voglia di essere ostinatamente felice nonostante le difficoltà, quel desiderio di vivere senza mai trascinarsi , curiosa del mondo e delle persone.

“Tutto è costruito su un terreno più fragile adesso. Sei costretto a fermarti e a guardare le cose da una prospettiva nuova. Nel futuro avevo sempre visto me, Philip, dei figli, una casa, un cane, il momento perfetto della colazione tutti insieme…Ho scoperto che quella non è la versione originale della vita e che ne esiste un’altra versione copiata con la carta carbone.”

Si poteva cogliere una nota di amarezza, di tristezza nella sua voce: un misto di delusione, gratitudine e dignità.

“Forse adesso c’è solo un sottomondo dove tutto è più complicato, scomodo, e forse sarebbe meglio se non fosse mai esistito. Ma c’è e ci lotti. Tu non scambieresti mai gli ultimi due anni passati accanto a Philip per nessun altro uomo sano!”

Grace aveva sdrammatizzato le sue debolezze, ricordandole i suoi punti forti.

Si erano incontrate, rivelate come care amiche e legate come nuove sorelle ed era bello, adesso, ritrovarsi nella loro città e confrontarsi sulle loro esperienze.

“Tu e Philip siete la dimostrazione che il grande amore, quello per cui si scrivono poemi, esiste. E, se si ha la fortuna di incontrarlo, vince su tutto il resto!”

Jenny l’aveva abbracciata commossa per quelle parole generose e sincere, senza ombra d’ipocrisia.

“Devi però ammettere che tu sei stata la paladina del nostro amore!”

L’aveva stuzzicata, tornando padrona di sé ma facendo fatica a trattenere le lacrime.

“In effetti sono stata un po’ il vostro Cupido…E anche il vostro Ermes! Tu e il nostro novello Hideaki Hamada dovreste venerarmi come una dea!”

Jenny aveva risposto con una buffa smorfia al finto pavoneggiarsi di Grace e si erano ritrovate a ridere insieme. A sorridere alla vita.


*****

Hideaki Hamada è un giovane fotografo giapponese, maestro soprattutto in ritratti e lifestyle di Osaka.

   
 
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