Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: LuneDeSang    29/07/2018    1 recensioni
Alle volte gli incubi restano nelle nostre notti difficili eppure... qualche volta trovano un modo per strisciare via e seguirci dietro ogni angolo, si nascondono nei sussurri proprio dietro il nostro orecchio.
Alle volte si cominciano giochi che non dovrebbero essere fatti e con essi si risveglia un mondo distorto e difficile da allontanare.
Cosa è realtà? Cosa è immaginazione?
Genere: Erotico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La mariée de la Mort"


Ore 17.00

Il tempo era uggioso, s'era rannuvolato fin troppo velocemente dopo l'ora di pranzo e minacciava di piovere da un momento all'altro.

Gerard ed il resto dell'equipe di storici e di archeologi erano ancora impegnati con la loro riunione e nessuno s'era accorto del fatto che tra loro vi fosse un ladro, un truffatore professionista.

Gerard era un vero esperto in storia ed in oggetti di valore, quindi l'ambito artistico ed archeologico erano da sempre stati il suo pane quotidiano e fino a quel momento, fino ai suoi 41 anni nessuno era mai riuscito a smascherare le sue truffe.

Rubava oggetti di valore inestimabile per venderli al migliore offerente, nulla di più facile almeno in apparenza, una vita avventurosa no? Eppure era come giocare a scacchi contro il fallimento: una minima mossa sbagliata e tutto poteva andare a farsi fottere.

Ebbene, dalla riunione preliminare era emerso che nel cimitero adiacente all'ingresso delle Catacombe erano state ritrovate delle vecchie lapidi che raffiguravano una sorta di raffigurazione in più parti, come se fosse stato un trittico cimiteriale. Una cosa insolita e che non era mai stata trovata prima di quel momento.

Dalle fotografie delle lapidi si poteva comprendere che vi era raffigurata una scena tipica della superstizione medievale, ovvero una Danza Macabra. Gerard sapeva che molti avrebbero pagato interi secchi di banconote per averli, troppo amanti del macabro e del vecchio per poter capire che cosa significasse davvero.

Durante la pausa pranzo, mentre condivideva quel momento con i “colleghi”, s'era proposto di recarsi sul luogo per vederli più da vicino perchè si supponeva che vi fossero delle analogie nascoste che potevano fare riferimento ad altro disperso nel sottosuolo parigino.

 

Effettivamente, si disse Gerard, quale pazzo s'era spinto ad esplorare tutto il groviglio di tunnel delle catacombe? Avrebbero trovato qualsiasi cosa e sicuramente autentica. Anche un solo osso del piede sinistro del signor Nessuno poteva valere centinaia di migliaia di euro. Il gioco poteva valere la candela almeno fino a quando non si ritrovò nel cimitero. L'aria era umica ed il suo pensiero fu quello di sperare di terminare il prima possibile quella giornata: stare senza ombrello non era di certo il massimo delle sue aspettative.

 

“Come potete vedere, qui, in questo angolo sebbene sia corroso si riesce a leggere una frase in latino. Fa riferimento ad una reliquia lasciata qui, nelle Catacombe, di... ecco, sì. Di una donna che era la sposa della Morte.” disse con serietà e concentrazione uno dei curatori del Louvre mentre indicava il punto del loro interesse ma un'altro gli fece eco ed aggiunse, mentre ispezionava a propria volta la lapide.

“Uhm, sì, ne convengo, però suppongo che si tratti di una allegoria, di una semplice metafora per indicare una fossa comune, se andiamo a prendere in considerazione la data di questi marmi... be'... c'era la Peste. Sicuramente si tratta di quella come sposa della Morte.”

 

Gerard, dal suo metro e ottantasei guardò i propri piedi ed i fili d'erba del camposanto. Il terriccio era umido e le sue scarpe vi affondavano appena rendendo la presa più scivolosa. Lentamente sbuffò una nube di fumo e fece cadere la cenere della sigaretta a terra mentre si spostava per dare un'occhiata alla terza lapide, quella presa meno in considerazione poiché meno leggibile delle altre due. Se non altro avrebbe potuto provare a vedere se vi erano raffigurazioni interessanti per spingerlo a cacciarsi come un topo nella trappola.

I suoi occhi verde muschio sembrarono divorare quei disegni, quelle lettere in latino fino a quando non gli sfuggì la sigaretta dalle labbra.

Possibile che nessuno di quegli idioti se ne fossero accorti?

Analizzò le scritte di tutte e tre le lapidi e si accorse che nessuna di essa aveva un collegamento, come minimo dovevano avere qualcosa in comune dal momento che erano un trittico in marmo... eppure... apparentemente non erano sotterrati parenti, né sposi, né nulla. Nemmeno le date della sepoltura coincidevano. Un solo particolare attirò la sua attenzione: i loro nomi formavano un anagramma e tutti e tre assieme generavano una frase. Cercò di memorizzare le lettere e le parole che riuscì a scovare con quella veloce analisi ma preferì scattare una foto col proprio smartphone per non affidarsi unicamente alla propria testa.
 

Guardò velocemente la foto che aveva appena scattato per accertarsi che si vedesse in maniera sufficiente per lavorarci sopra, poi ritornò insieme al gruppo di esperti e discusse con loro la sua teoria, ovviamente tralasciando il particolare che aveva appena scoperto: finché loro non lo coglievano era un vantaggio per lui per prendere quanta più roba potesse e contattare il suo cliente.

 

“Be', direi che potrebbe essere sia una metafora che una donna reale. Insomma, analizziamo e contestualizziamo l'opera: la superstizione per l'origine delle malattie insorgeva per qualsiasi cosa, la sposa della Morte potrebbe essere stata la donna -o la Strega- che ritennero causa di una qualche pestilenza in città. Non era insolito all'epoca, tuttavia arrivare perfino a darle un posto nelle catacombe... be', doveva essere senz'altro una donna di potere, magari la moglie segreta di un qualche alto prelato dell'epoca. Occorrerebbe fare qualche ricerca a tal riguardo per collegare il periodo alla donna in questione.”, Gerard attese delle rispose e delle idee a tal proposito e non tardarono ad arrivare. Convenivano con la sua supposizione e lui non poté che esserne grato. Nessuno si era degnato di leggere i nomi su quelle tre lapidi. Incredibile.
Tuttavia anche Gerard s'era lasciato troppo coinvolgere da quel segreto che solo lui era riuscito a cogliere. Se solo avesse tolto il muschio che ricopriva la base di quella vecchia lapide avrebbe anche trovato una raffigurazione che forse lo avrebbe fatto desistere da quella truffa.

Una città antica come Parigi nascondeva bene le sue maledizioni nelle viscere dell'oscurità e forse sarebbe stato saggio lasciarle al loro oblio nel tempo.

 

===
 

 

Ore 20:03

 

Pioveva. Pioveva ormai da due ore.

L'acqua batteva con forza e prepotenza contro i vetri delle alte finestre dell'elegante appartamento nel centro di Parigi. Nemmeno le tende pesanti riuscivano ad attutire quel suono incessante come lo scroscio di un applauso infinito. Tuttavia tutte le luci in quella casa erano accese mentre si diffondeva il dolce aroma di un profumo alla rosa.

 

Isidor era seduta alla propria Vanity mentre si spazzolava i capelli castani, un rito che ripeteva tutte le notti non appena terminava il suo sonno diurno. Dopotutto le vecchie abitudini non smettevano mai di ripetersi e lei adorava quella piccola e sciocca cura che si riservava in quei momenti di intimità personale, era come se, in quel gesto, ritornasse ai tempi in cui era viva ed in cui la sua casa era sempre affollata da amici, spasimanti ed ammiratori.

Solo che in quel momento ora da sola. No, non era di certo una solitudine forzata, ma semplicemente una sera in cui aveva deciso di non concedersi alla compagnia altrui. La donna posò la spazzola con cura insieme alle altre piccole cose che componevano il suo ripiano e si osservò allo specchio con una cura quasi maniacale. Il suo sguardo si posò sulle sopracciglia, sottili ma ben delineate poi agli occhi grigi contornati da ciglia folte e ben ricurve, alla linea del naso stretto ed infine alle labbra rosee e carnose come quelle di un bocciolo di rosa. Sempre attraverso il riflesso dello specchio guardò la stanza alle proprie spalle e si stupì di quanto tempo fosse passato: quella era la casa della sua infanzia, la casa in cui era cresciuta con la madre e con il suo detestabile patrigno, un uomo freddo e senza scrupoli che si vantava della moglie-trofeo e della figliastra da poter dare in pasto a qualche ricco benestante per accrescere la propria influenza.

Cose del passato che la trascinarono senza volere a quel periodo buio della sua vita. Molte cose erano successe quando aveva solamente quindici anni e da allora s'era sempre ripromessa di non cedere mai più a nessuno, di essere ciò che voleva e di non appartenere a nulla se non ai propri desideri. Nei suoi occhi si ricostruì velocemente la gelida stanzetta del Salpetriere, il vecchio manicomio della città, un complesso ospedaliero molto famoso nella Parigi del diciannovesimo secolo, che l'aveva vista come ospite per sei mesi infiniti.

 

Pioggia. Pioggia. Pioggia.

 

L'acqua che continuava a battere su quelle dannate finestre disegnarono i contorni della maledetta sala dell'idroterapia. Sotto i piedi nudi risentì il gelo di quelle piastrelle bianche e blu, sentì l'acqua della vasca che si era riversato a terra. Le mani di uomini senza vergogna e senza bontà la afferrarono per tutto il corpo da un passato lontano. Si sentì soffocare sebbene così non fosse, si sentì nuovamente impotente e violentata, percossa e derisa fino a quando il rombo di un tuono non scoppiò nell'appartamento e nella sua testa facendola sussultare mentre tratteneva un urlo in gola. Il vento aveva spalancato una delle finestre e vide il tendaggio agitarsi in preda a quel dannato temporale.

Quei ricordi non sarebbero mai stati cancellati dalla sua mente, quelle mani non sarebbero mai svanite dal suo corpo sebbene lei avesse chiuso a chiave tutto in un angolo remoto di sé.

Nuovamente padrona della realtà, Isidor, si passò una mano sul collo e sul petto mentre si alzava dalla toelette per piazzarsi di fronte alla finestra spalancata e si mise a guardare Parigi sotto la pioggia, l'aria le sferzava il viso spettinandole lievemente i capelli, un taxi s'era appena fermato sotto le sue finestre e ciò attirò il suo sguardo. Con aria distratta guardò chi fosse e perché s'era fermato proprio da lei, tutto il palazzo era una sua proprietà, un acquisto necessario per impedire la perdita di una parte della sua storia.

 

Il taxi si sostituì nella sua memoria con una carrozza che...

 

No, il ricordo non poté andare avanti poiché vide che si trattava di Gerard. Come aveva fatto a trovare il suo rifugio? Quasi scocciata per quella visita richiuse la finestra e tirò con cura il tendaggio di stoffa pesante e si avviò all'ingresso del suo appartamento restando in attesa del suo ghoul, del suo servitore.

Non dovette aspettare molto prima di ritrovarselo davanti con un'espressione di vittoria nell'averla trovata.

 

“Bravo. Davvero, ti faccio i miei complimenti, come hai fatto a trovarmi?” domandò lei mentre si scostava per permettergli di entrare.

“Ho anche io le mie fonti. Basta sapere a chi chiedere, non passi di certo inosservata. Ad ogni modo... oh sì mi sei mancata anche tu.” replicò lui mentre si toglieva il lungo cappotto quasi del tutto fradicio e lo appoggiò sull'elegante attaccapanni riposto subito accanto alla porta.

Gerard non immaginava che Isidor, che un vampiro, vivesse in una casa “normale”, certo era di lusso, con mobilio d'antiquariato in condizioni perfette e dal valore inestimabile ma... si aspettava qualcosa di più classico e di più pacchiano come una cripta o simili.

Lei, come se gli avesse letto nel pensiero, si sistemò la vestaglia di raso sul seno e lo anticipò per accomodarsi nell'elegante salotto.

“Se ti stai domandando perché non ci sono ragnatele, bare e teschi è giusto che tu sappia che quelle cose stanno solo nei film. Le comodità piacciono molto anche a noi ed è senz'altro più comodo un letto che una bara in legno. Immagino che tu sia qui per una ragione oppure eri semplicemente impaziente di vedermi? Mi auguro che sia per la seconda opzione, mi piace crogiolarmi della passione di un amante focoso.”
 

L'uomo dai capelli scuri e dagli occhi verdi sorrise ripensando alla notte precedente e dal risvolto che aveva avuto. Ripensò alla loro notte e provò nuovamente il desiderio di lei, così pericolosa e allo stesso tempo così invitante mentre se ne stava avvolta in quella sottile vestaglia dai colori crema ed avorio, tuttavia non era lì solo per il piacere. No. Aveva impiegato quasi due ore per cercare qualcosa riguardo a ciò che aveva scoperto al cimitero in quel pomeriggio e forse lei poteva avere delle risposte più plausibili dal momento che era una creatura ben più antica e sovrannaturale.

Attese che la vampira si accomodasse su una poltrona che pareva essere il suo scranno e dunque prese posto di fronte lei su un divanetto rivestito di seta dalle fantasia barocche.

 

“Suppongo che tu sappia che tipo di lavoro io svolga... insomma, tu hai detto di essere un'amante dell'arte ed in un certo senso lo sono anche io. Mi guadagno da vivere trafficando opere d'arte e vorrei farti entrare in un mio affare se deciderai di aiutarmi.” cominciò lui con molta diplomazia. “Forse sei la persona che sto cercando, Isidor.”

 

Lei non disse nulla e si limitò ad offrirgli un cenno come per dirgli che aveva la sua attenzione.

 

“Si tratta di una scoperta recente, proprio qui nel cuore di Parigi. A quanto pare nelle catacombe si nasconde una reliquia ed un relativo tesoro appartenuto ad una donna del quattordicesimo secolo. La squadra di archeologi e di storici del Louvre hanno mal interpretato tre lapidi e pensano che si tratti di tutt'altro tuttavia sono riuscito ad estrapolare un anagramma e mi ha riportato questo 'Nel sonno eterno dovrò restare. Mai il Mietitore mi dovrà trovare'. Sì, prima che tu possa dire qualcosa di sarcastico, sembra proprio la filastrocca di qualche film scadente. Ma ti assicuro che non è così. Mi chiedevo se le parole “la sposa della Morte” ti diceva qualcosa.”

 

A quel punto Isidor si lasciò sfuggire una risata controllata, credeva che Gerard fosse un uomo pragmatico e non un avventuriero del mistero e di cose simili e poi sì, la frase sembrava abbastanza ridicola messa lì su due piedi.

Si sistemò meglio sulla poltrona e si strinse nelle spalle mentre alzava lo sguardo al soffitto per riflettere su ciò che le aveva chiesto.

“La sposa della Morte, eh? Un nome molto emblematico e drammaticamente romantico. Pensi che possa esserci un vampiro dormiente lì sotto? Non è da escludersi, il diavolo solo sa quanti di noi giacciono in un torpore simile ad un sonno eterno nei posti più disparati. Ad ogni modo... negli anni mi sono soffermata a leggere vecchie cronache e per quel che so... c'è stata una 'sposa' dal nomignolo simile ma... è morta molto tempo fa. La chiamavano anche 'la donna nera' per via della sua pelle. Un vampiro molto antico e dai grandi poteri che ha raggiunto la Morte Ultima a Londra, nel 1666. Si diceva che fosse la sposa di un essere altrettanto antico.”

 

Gerard fu come rapito da quelle parole, incredulo che fosse tutto così reale, che lei fosse davvero lì e che fosse davvero immortale. Si riscosse da quei pensieri ed annuì pensieroso. Se quella non era la donna di cui lei gli aveva citato allora... di chi si trattava? Sempre se di una donna si stesse parlando. L'unico modo era andare a vedere ed a cercare di persona.

“Se non sbaglio, ora che ci penso...” riprese Isidor mentre si alzava dalla poltrona passeggiando lentamente per la stanza, “Il suo nome all'epoca era Jane Pennington.”

Un altro tuono esplose all'improvviso, mentre finiva di nominare quel nome. Lei rise per quella coincidenza mentre Gerard dovette reprimere un'espressione turbata, parlare di quelle cose così estranee a lui lo aveva fatto diventare superstizioso abbastanza da credere a qualsiasi mostro della sua infanzia.

“Il suo sposo-amante da cui lei si nascondeva non è altri che il Mietitore, o almeno così lo chiamano i miei Fratelli, quelli che condividono il suo stesso sangue. Una creatura terrificante ed incorporea che può uccidere indiscriminatamente a seconda del suo desiderio. Alcuni dicono che arrivi durante il sonno su un carro nero trainato da sei neri destrieri che odorano di putrefazione.” Isidor vide Gerard impallidire e gli si mise seduta sulle ginocchia accarezzandogli il petto per poterlo rincuorare.

“Suvvia, mon cher... è impossibile che si tratti di lei. È cenere. Da secoli!”

Il ghoul sembrava ancora piuttosto pensieroso ma alla fin fine se si trattava di vecchie storie perché doversene preoccupare?

“Ho capito, devo accompagnarti nelle Catacombe. Non sarà una cosa semplice, nessun mortale si è spinto ad esplorare tutti i tunnel e molti di essi sono ostruiti o crollati o peggio ancora... sono a rischio. Per me non sarebbe certo un problema ma per te...” fece una pausa mentre rifletteva, “Credo che potrei sfruttare qualche vecchio favore e qualche conoscenza per riuscire ad ottenere una guida. Però tu devi essere sincero con me adesso: quanto c'è in ballo?”

 

Un diversivo inaspettato. Dovette rendersene compiacente per quella serata dalle notizie accattivanti. Un tesoro, una ricerca oscura e la paura di andare a scoprire antichi segreti. Non poteva che essere il preludio ottimale per uccidere il tedio di una vita senza più emozioni.

Nel frattempo il mondo al di là delle finestre dell'elegante palazzo rococò imperversava ancora quel tremendo temporale e gli improvvisi lampi che si diramavano nell'oscurità del cielo illuminarono quello che sembrava un volto urlare in un muto ed inquietante monito.

 

Questione di un batter di ciglia. Quell'oscura presenza sembrò non esistere più nel cielo.


Continua

   
 
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