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Autore: rocchi68    29/07/2018    2 recensioni
Che gioia sarebbe un compleanno senza qualcuno con cui condividerlo?
Era questo ciò che si era sentito dire quando si ostinava a non volerla in mezzo ai piedi.
Per tanto tempo Scott l'aveva considerata uno strazio ed, egoisticamente parlando, avrebbe tanto desiderato che nessuno lo costringesse a quella bella rottura.
Credeva che nulla l'avrebbe mai convinto a cambiare idea, ma spesso si ricevono delle sorprese inaspettate e la gioia cancella l'ostinazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Di solito non aveva mai considerato le cifre tonde.
Perché avrebbe dovuto soffermarsi su un qualcosa di simile?
Quando non aveva niente da fare e si annoiava a morte, contava da quanto non vedeva un compagno, un professore o perfino quel bidello complice che, quando era in punizione, passava le chiavi dell’aula a Dawn per farli stare insieme.
E tutte le volte arrotondava per difetto o per eccesso.
Erano quasi una dozzina d’anni che McLean continuava a bestemmiare regole matematiche senza più averlo in mezzo ai piedi.
Erano quasi otto anni che il bidello pensionato non apriva la stanza 3B, quella più piccola e spenta della scuola, facendo chiaramente intendere che non dovevano far parola con nessuno di quella gentilezza. Se il preside Hatchet avesse saputo che cosa accadeva, probabilmente gli avrebbe tirato le orecchie, per poi multarlo pesantemente.
Questi semplici anniversari che erano intercorsi, però, li dimenticava velocemente.
Non era ritornato a scuola, dove non ricordava quasi mai una determinata data storica, quello era semplicemente il livello d’importanza cui attribuiva certe cose.
Quell’anno, però, era speciale.
Era sì una cifra tonda, ma non l’avrebbe dimenticata.
Ora si sentiva chiaramente pronto e non aveva più il timore o il pensiero di essere ancora immaturo per avventurarsi in una direzione simile.
Quello era il loro 25° compleanno e non aveva intenzione di farlo passare sottotraccia.
I suoi genitori avevano festeggiato recentemente le nozze d’argento e voleva dargli un ottimo motivo per brindare.
Questa volta, però, un po’ per paura e un po’ per riservatezza, c’erano solo i loro genitori.
Niente zii, cugini o altro ancora: il rosso aveva preteso che la tradizione si evolvesse per un ottimo motivo e che rimanesse tale almeno per quell’unico anno.
Nessuno conosceva le ragioni che lo spingevano verso quella richiesta e, nemmeno durante il pranzo, aveva fatto trasparire qualche indizio.
Continuava solo a guardare l’orologio che aveva al polso e a tastarsi le tasche dei jeans.
 
“Sei strano Scott.” Gli aveva fatto notare sua madre.
 
“Non credevo che il lavoro fosse una cosa così dura, altro che la scuola.” Nicchiò, scrollando le spalle e rifacendosi ai massacranti turni in fabbrica.
 
“Dovresti riguardarti un po’, piccolo Scott.” Le consigliò la sorella 31enne che non avrebbe mai rinunciato al pranzo in famiglia, anche se questo significava mandare il suo uomo, un tale Richard, dalla sua futura e odiata suocera.
 
“Non sono più piccolo!” Replicò nervoso.
 
“È la stessa cosa che mi hai detto 15 anni fa prima della festa.” Gli ricordò, facendolo sorridere mestamente.
 
“Quando io e Dawn avevamo appena iniziato ad andare d’accordo.” Borbottò, accarezzando la mano della sua fidanzata.
 
“Ne abbiamo passate tante insieme.” Confermò la giovane, regalandogli un sorriso.
 
“A volte litighiamo per un nonnulla, ma è proprio questo a farmi capire quanto sono innamorato di te e quanto mi sentirei perso se tu non ci fossi.”
 
“Anche se continui a farmi disperare, non riesco a pensare a quanto sia stata sciocca ad aspettare che ti rendessi conto del mio amore.” Mormorò Dawn, sbuffando sconsolata.
 
“Ma io…”
 
“Alla fine tutto si è risolto per il meglio, ma alcune sere avevo il terrore che Courtney ti allontanasse da me.” Mugugnò, interrompendo sul nascere le sue classiche rassicurazioni e abbassando mestamente la testa, mentre gli invitati sembravano incoraggiare con lo sguardo il rosso perché facesse qualcosa per risollevarle l’umore.
 
“Nessuno avrebbe mai potuto ostacolare la nostra vita.” Obiettò, facendola sussultare
 
“Ma…”
 
“E nessuno deve intralciare il mio cammino: tu saresti stata la mia donna e solo tu saresti stata libera d’accettarmi o di rifiutarmi.”
 
“Scott…” Borbottò sorpresa.
 
“Se Courtney o qualche altra svitata aveva interesse in me, doveva dimostrarmelo dal primo giorno di scuola e diventare quanto di più simile al mio tesoro.”
 
“Tu…”
 
“Ma essere calcolato solo quando si ha bisogno di un favore, ignorando i miei difetti, è un qualcosa che non sopporto.”
 
“Lo so.”
 
“Tu sei sempre stata l’unica che ha cercato di conoscermi dal primo giorno, poco per volta, con una delicatezza che, non ci crederai, ma ha fatto irruenza nel mio cuore e con la tua dolcezza che mi ha spinto a diventare una persona migliore e a desiderare di stare sempre al tuo fianco.”
 
“Scott…” Bisbigliò, esibendo il suo evidente imbarazzo.
 
“Dopotutto il regalo più bello che mi hai sempre fatto non era il tuo sorriso, così come ho creduto per tanto tempo, ma l’averti vicino e il poterti rendere felice con poco.”
 
“Hmm?”
 
“Anche se sei arrabbiata e preferisci tenermi il muso, io mi sento al sicuro.”
 
“Davvero?”
 
“Ricordi, Dawn? Il lupo guarda le stelle, ma ulula solo alla Luna. E tu sei e resterai sempre la mia splendida Luna.”
 
“Perché adesso dici che il sorriso non è poi così importante?” Chiese la giovane, credendo che lui cercasse disperatamente una via di fuga, ma riscontrando al contrario una sicurezza disarmante che lei non avrebbe mai posseduto. Lei sentiva a pelle che non avrebbe mai avuto l’ardire di ammettere candidamente, davanti ai suoi genitori e senza balbettare, i sentimenti che riempivano il suo fragile corpo. Magari da soli, in salotto e senza nessuno ad ascoltarli, si sarebbe lasciata andare, ma con tutti quegli occhi a fissarla, si sarebbe sentita in imbarazzo.
 
“A volte si sorride per cose esterne alla propria vita o solo per ingannare il prossimo, ma se ti rendo felice e la tua risata riempie la camera, ciò significa che riesco nei miei intenti e che non c’è nulla di più bello del nostro amore.”
 
“Scott…”
 
“E finalmente è giunto il momento.” Soffiò, alzandosi in piedi e invitando Dawn a rimanere seduta.
 
Ora che avevano mangiato e parlato a lungo, che la torta era un lontano ricordo, tutti aspettavano pazientemente.
Prima di dimenticare il piccolo discorso che preparava da alcune sere e che lo teneva ancora insonne, mise mano alla stanca posteriore dei jeans.
Non voleva fare la figura del fesso che sbaglia davanti a tutti.
Aveva conosciuto diverse persone che al momento di un discorso o di una premiazione finivano con lo sbagliare stupidamente.
Si trattava di pochi secondi: giusto il tempo di avvertire la presenza di quella scatola e ritornò a fissare la sua Dawn, perdendosi nei suoi occhi.
Erano così belli e magnetici che ogni volta si faceva cullare dalla sensazione di pace che essi emanavano.
Scrollatosi dal torpore che l’aveva assalito all’improvviso, si ritrovò a estrarre una scatolina di un blu elettrico intenso, passandola poi alla fidanzata.
 
“Cos’è?” Chiese lei in un moto di curiosità.
 
“Se te lo dicessi che regalo sarebbe?”
 
“Non è uno scherzo, vero?” S’informò preoccupata per una sua qualche stramba inventiva.
 
“Fidati di me.”
 
“Quando parli così, ho sempre paura.” Ammise, aprendo la scatola e notando come fosse vuota.
 
“Allora?” La esortò con sguardo pieno di aspettativa e contro cui Dawn non sapeva ancora come comportarsi.
 
“Devo dire che è proprio un bello scherzo. Complimenti!” Replicò leggermente seccata, mostrandogli come non ci fosse nulla al suo interno.
 
“Uno scherzo? Non mi dire che ho fatto confusione.”
 
“Guarda tu stesso.” Lo sfidò Dawn, porgendogli il suo dono e aspettandosi che lui lo riprendesse per appoggiarlo sul tavolo.
 
“Si vede che ho perso il mio tocco magico.” Sibilò il rosso, afferrando la mano della fidanzata e inginocchiandosi ai suoi piedi.
 
“Cosa?” Sussultò sorpresa.
 
“Questa volta non sono propenso a scherzi di nessun genere e sono terribilmente serio: Dawn Light, luce dei miei occhi, vorresti diventare mia moglie?” Domandò, mettendole al dito l’anello con brillante che aveva comprato qualche mese prima.
 
“Io…”
 
“So d’essere imperfetto e di avere una marea di difetti, uno te l’ho mostrato pochi secondi fa, ma posso sistemarli.”
 
“Perché? Io ti amo così come sei.” Rise, versando qualche lacrima di gioia che le stava rovinando il trucco e che lui avrebbe tanto voluto asciugare.
 
“Ne sei sicura? Guarda che se non ti lamenti e non mi migliori quando ne hai l’occasione, non puoi farlo più.” La stuzzicò divertito.
 
“Il mio fratellino è diventato grande.” Borbottò Alberta in sottofondo, ricevendo una gomitata dalla madre e ritrovandosi costretta e bere un goccio di Spumante per rinfrescarsi la gola.
 
Nonostante tutto era fiera del fratello e sperava che l’uomo con cui stava convivendo, ereditasse in futuro, almeno metà del suo coraggio, per chiederle di fare il grande passo.
Non voleva ridursi a una vecchia decrepita con tanti gatti per casa, con della pessima musica in sottofondo e che regala schifose caramelle lanciate in giro dai bambini.
Appena fosse stato possibile, avrebbe chiesto a Scott di dare una lezione al suo ragazzo su come chiedere una mano a una donna.
E poco le importava se era lei a proporre una lezione simile: l’immagine della vecchia Blaineley che abitava poco distante e che sputava sentenze su tutto e tutti era qualcosa di sufficiente per non farle chiudere occhio per notti intere.
 
“Sei ubriaco…non mi aspettavo una cosa simile.” Soffiò Dawn, non aspettandosi la proposta di matrimonio nel giorno del loro compleanno.
 
“Se non oggi, che è il nostro giorno, quando?”
 
“Immagino tu abbia bisogno di una risposta.” Mormorò, guardando verso i suoi genitori che annuivano con la testa, quasi a farle capire che doveva accettare senza ripensamenti.
 
“Esatto.”
 
“Mi sono sempre vergognata d’ammetterlo davanti ai miei genitori, ma tu sei sempre stato sincero con me.” Mormorò, trovando il coraggio di esprimere i suoi ultimi pensieri.
 
“Che cosa stai cercando di dirmi?”
 
“All’inizio non ti sopportavo, ma ora sei il mio Sole, Scott.”
 
“Hmm?”
 
“Tu non saresti l’uomo che cammina al mio fianco e che poi mi lascerebbe nei guai.”
 
“Che cosa…”
 
“Tu sei il Sole che ha sempre illuminato la mia strada e non voglio che qualcuno possa offuscarti o portarti via da me.” Soffiò, aiutandolo a rialzarsi e baciandolo con la stessa passione che avrebbe sempre riempito i loro giovani corpi.




Angolo autore:

È ufficiale: Ryuk è riuscito a farmi venire il voltastomaco anche in questa serie.

Ryuk: Eh?

Possibile che con te tutto finisca come al solito? Che ho fatto di male per meritarmi questo?

Ryuk: Non ti piace?

Mi piace, ma il problema è che i tuoi finali sono peggio di un calcio sui denti.
Ormai ho perso anche l'interesse per cambiare sta testa dura di uno shinigami.
C'è qualcuno che è interessato a comprarselo? Gli faccio un prezzo di favore.
 
 
   
 
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