Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Sonrisa_    30/07/2018    0 recensioni
[Capitoli dal primo al sesto: revisionati]
[Dal 7 maggio 2018 ripresa aggiornamenti]
La pace, nel regno sottomarino, non è mai destinata a durare a lungo... Dopo un anno dalla vittoria delle sette Principesse su Mikeru, infatti, compare un nuovo e potente nemico dalle intenzioni oscure. Le nostre amate Principesse si riuniscono, pronte e decise a riportare la pace nei loro regni, ma una rivelazione da parte della Regina dei Mari le condurrà verso il Mar Mediterraneo. Così, tra nuove amicizie, baci al chiaro di luna, nuovi amori, potenti nemici, antiche leggende e feste sulla spiaggia, riusciranno le nostre amate Principesse a ripristinare la pace nel loro mondo?
~*~
«Li ho abbandonati. Tutti loro. Oh Sara, come ho potuto?»
In risposta ebbe solo lo stridio di qualche gabbiano che sorvolava l'Oceano, infastidito dalle urla della sirenetta che avevano spaventato i pesci lì intorno.
In quel momento si sentì più sola che mai, lontana da tutti, priva di energie e provata anche emotivamente.
«Aiuto...» sussurrò al vento e alle onde.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L' appuntamento




Sbuffò infastidita nel constatare che, scendendo i gradini del portico, il suo passo si era fatto malfermo. Coco si fermò e fece un profondo respiro, imponendosi calma e decidendo di indossare gli occhiali da sole per avere un minimo scudo che la protegesse dallo sguardo di Riccardo. Non poteva iniziare già a sentire le gambe molli trovandosi ancora nel giardino della villa di Serena: che avrebbe fatto, poi, trovandosi difronte al ragazzo?

«Secondo voi perchè si è fermata?» bisbigliò Noelle aggrappata alla tendina della finestra.
La sua caviglia fortunatamente si era sgonfiata e non le faceva più tanto male, ma per camminare aveva ancora bisogno di un po' di sostegno.
«Che ci abbia ripensato?» ipotizzò Karen mordendosi il labbro.
«Non lo dire nemmeno per scherzo! Ieri siamo rimaste chiuse in camera sua tre ore alla ricerca dell'abbinamento perfetto! Non può mandare tutto all'aria!» borbottò Hanon arricciando le labbra e socchiudendo gli occhi.
«Ma perchè non la lasciate in pace?» mormorò alle loro spalle Rina incrociando le braccia al petto.
«Non possiamo!» esclamò Noelle.
«Dobbiamo capire se Coco è interessata o no a Riccardo!» disse Hanon «I primi passi compiuti sono quelli fondamentali: quelli dai quali si può intuire la presenza o meno di un interesse particolare.»
«Cioè, voi pretendete di capire se a Coco piaccia questo tizio studiando il modo in cui cammina per andare all'appuntamento?» disse, sperando che si notasse il suo scetticismo.
«Rina tu non capisci proprio nulla di queste cose! E normale che poi io, Coco e Karen siamo intervenute per far decollare la tua relazione con Masahiro!» borbottò Noelle sbuffando, per poi rendersi conto di quello che aveva detto e sbiancare.
Rina sbattè le palpebre più volte.
«VOI COSA?!» gridò, trovando all'improvviso un senso al comportamento apparentemente privo di senso, mesi prima,  di Coco, Noelle e Karen[1].
«Perché gliel'hai detto?!» domandò Karen, nascondendosi eroicamente dietro la sorella ancora claudicante.
«Mi è scappato! Non volevo!» pigolò la Principessa dalla perla indaco indietreggiando.
Hanon ridacchiò con discrezione, riportando i suoi occhi sulla figura dell'amica bionda: doveva riconoscere che stare da sola alla finestra era molto più comodo.

Coco aumentò la presa sul manico della borsa, odiandosi per il comportamento che stava avendo. Non poteva fare così. Lei era una Principessa, una sirena ammaliatrice, non era una ragazzina che si faceva incantare da due luminosi occhi azzurri e un sorriso mozzafiato, soprattutto se appartenevano ad un ragazzo che aveva paragonato il suo nome a quello di un cane. Riccardo era davvero bello, nessuno poteva negarlo, ma Coco promise a se stessa che non avrebbe ceduto facilmente. O almeno non troppo.


«MA FARSI GLI AFFARI PROPRI NO, EH?!»
Al grido di Rina, Hanon levò gli occhi al cielo esasperata.
«Ma dai Rina! Non fare l'esagerata!» esclamò Karen.
«Noi l'abbiamo fatto per te!» aggiunse Noelle.
Rina sembrò non sentire le parole delle amiche che, spaventate, decisero di rifugiarsi nel bagno.
«APRITE SUBITO QUESTA PORTA! USCITE FUORI SE AVETE CORAGGIO!» gridò la ragazza iniziando a battere furiosamente i pugni sul legno che le impediva di mettere le mani sulle amiche.
«Ma cosa sta succedendo?» chiese Serena, sbucando dalle scale con Seira e Lucia, attirata dal gran baccano.
«Coco si è fermata! Non cammina, capisci? Se manda in fumo la fatica di ieri, io...»
«Ehm, Hanon, io non mi riferivo a Coco...»
«Perchè Rina sta minacciando Karen e Noelle?» domandò Lucia.
«Ti ricordi quando Karen, Coco e Noelle si erano intromesse per cercare di far nascere la scintilla tra Rina e Masahiro?» domandò Hanon alla Principessa dalla perla rosa, senza smettere di osservare Coco.
Lucia annuì.
«Beh, Rina l'ha scoperto e se l'è presa con quelle due.»
«Ah, poverine. Non vorrei essere nei loro panni.»
Rina si girò di scatto.
«Voi eravate a conoscenza del loro piano e non avete fatto nulla per fermarle?!» esclamò sconvolta.
Lucia ed Hanon si guardarono leggermente preoccupate.
«Oh oh...» mormorano all'unisono.


«Biondina!»
Coco trasalì, non aspettando di trovarsi Riccardo a qualche passo da lei che camminava nella sua direzione.
«Che ci fai qui?» chiese la ragazza, arricciando le sopracciglia e chiudendo il cancello con uno scatto.
«Buongiorno anche a te, bellezza!»
«Certo che deve proprio farti schifo il mio nome, se decidi di usare tutti questi nomignoli.» fece piatta, incrociando le braccia sotto al seno.
Riccardo ridacchiò, ma smise quasi subito non trovando la medesima reazione nella ragazza.
«Scusami, Coco.» fece lui, passandosi una mano tra i capelli.
«Bene, Riccardo.» sorrise lei, avvicinandoglisi con passo fermo «Ora mi spieghi che ci facevi qui? Temevi forse che non mi presentassi?» chiese, abbassando di poco gli occhiali per poterlo guardare negli occhi senza la mediazione delle lenti scure: pensare che fosse venuto fin lì solo per assicurarsi che lei venisse all'appuntamento la lusingava non poco.
«Ti piacerebbe.»
Coco rise, non aspettandosi di certo una risposta affermativa dal ragazzo «E allora perché?» si ostinò a domandare nuovamente, rimettendosi gli occhiali per bene.
«Mi sembra ovvio: visto il tuo senso dell'orientamento temevo non riuscissi a trovare il bar...»
«...e che quindi non mi presentassi all'appuntamento.» concluse la ragazza, continuando a sorridere.
«...e che ti perdessi per la città, vagando per ore senza meta come una disperata.» la corresse lui.
«La città non è così grande, non avrei vagato per ore come una disperata.» obbiettò lei.
«Sbaglio o eri tu quella che ho trovato alla mercé di quell'uomo, sempre se si possa definire tale, e che ho salvato ieri?»
All'improvviso il ricordo del giorno precedente la travolse, cogliendola del tutto impreparata e Coco si ritrovò a boccheggiare, lottando per scacciare la memoria delle mani di quello su di lei e il senso di impotenza e disgusto che ne era seguito. E dire che credeva di averlo sepolto in un buco nero della propria mente.
Riccardo capì di aver sbagliato completamente a toccare quel tasto e se ne vergognò altamente, soprattutto quando vide una lacrima -di stizza, rabbia o tristezza, non lo sapeva- solcare solitaria la guancia della ragazza. Ancor prima che lei potesse rendersene conto ed asciugarla, lui aveva mosso la mano raccogliendo sulle dita quella piccola goccia, reprimendo il desiderio di abbracciare la ragazza per timore di spaventarla.
«Coco.» la chiamò dolcemente, azzardando a prenderle le mani e sperando che lei lo stesse ascoltando.
Avrebbe voluto sfilarle gli occhiali per guardarla negli occhi, ma temeva di risultare troppo invadente e fuori luogo.
«Quello non merita neppure una tua lacrima.» sentenziò, aumentando di poco la stretta sulle sue mani, sperando che Coco lo stesse ascoltando.
La ragazza continuò a non dire niente, fissando il ragazzo senza vederlo davvero e combattendo la sensazione di nausea che le era salita all'improvviso
«Ne avete parlato con qualcuno, tu e Noelle?» domandò Riccardo poi, sperando che il nome dell'amica fosse giusto.
Coco scosse la testa.
«Le nostre amiche non sanno niente...» esalò la ragazza, cercando di mantenere la voce ferma «Noelle ha detto di essere caduta uscendo da un negozio... e che voi siete venuti ad aiutarci.» balbettò «Abbiamo preferito non farle preoccupare.»
«Io invece avrei preferito picchiarlo più forte.» mormorò astioso Riccardo.
«Va tutto bene.» sussurrò lei, sottraendo le mani dalla presa di lui e facendo un passo indietro «Va tutto bene.» ripeté, non seppe se per convincere il ragazzo, se stessa o entrambi.
Riccardo non si oppose, studiandola di sottecchi mentre lei gli si affiancava e prendeva un profondo respiro: «Allora, questa colazione? Sbaglio o devi farti perdonare?» chiese con un sorriso piuttosto forzato.
Il ragazzo lo notò, ma decise di assecondarla: Coco voleva distrarsi e lui non avrebbe più accennato all'episodio del giorno precedente. La prese sottobraccio, iniziando a chiacchierare sperando di farle ritornare sul volto il sorriso autentico di qualche minuto prima.



«Serena, Seira, datevi da fare!»
«La fai facile tu, Hanon!» borbottò la minore, arpionata al braccio di Rina nel tentativo di bloccarla, mentre Serena tentava di portarla lontano dalla porta tirandola per la vita.
«Non si muove!»
«Ragazze, un minimo di inventiva: provate a tirarle qualcosa in testa. Senza farvi vedere però!»
«..sei seria, Hanon?»
«Lucia, situazioni disperate richiedono rimedi estremi.»
«Ben detto Karen.»
«Ma lo sapete che ci sento benissimo, io?» esclamò Rina, per nulla decisa a cedere.
«Arriviamo ad un accordo!» propose Noelle «Tu ci perdoni e noi in cambio...» iniziò, cercando di farsi venire un'idea.
«Non riuscirete a farmi desistere dalla mia voglia di giustizia!» esclamò con enfasi la Principessa dell'Atlantico del Nord.
«Lasciaci libere e noi in cambio ti regaleremo un televisore al plasma!» gridò Hanon.
Silenzio.
«Ehm... Rina?» la chiamò flebile Lucia.
«Che tipo di televisore al plasma?» chiese guardinga l'interpellata.
«Quello che più preferisci.»
Nuovo momento di silenzio.
«Va bene. Accetto.»



Le chiacchiere di Riccardo avevano avuto un effetto benefico su di lei, distogliendola da tristi pensieri e facendola sorridere. Non sapendo cosa potesse interessarle e distrarla, il ragazzo aveva preso a parlare a raffica di tutto ciò che gli passava in mente: da buffi aneddoti di avventure con i suoi amici a informazioni sulle feste di inizio estate di anni passati o descrizioni dettagliate di luoghi particolari della città.
«Devi essere un ottimo osservatore.» si complimentò lei
«Uno street photographer non può non esserlo.» replicò lui.
«Uh?»
«Non sai di cosa si tratti?»
«Non l'ho mai sentita nominare.» disse lei «Vuoi essere il primo a parlarmene?»
«Lo farò davanti ad un caffé ed un cornetto.» rispose lui con un occhiolino, prendendole la mano e tirandola dolcemente verso un bar, felice e stupito della sincera curiosità che aveva colto negli occhi della ragazza.


«Dopo la riunione pretendo il televisore.»
«Rina, l'hai ripetuto altre sette volte. Abbiamo capito, d'accordo?»
«Volevo solo essere sicura che non ve ne foste dimenticate.» si difese la verde, scrollando le spalle.
«Prima di farci uscire dal bagno hai preteso che noi mettessimo per iscritto, su tre copie diverse, che ci impegnavamo a regalarti quel coso, pena torture indicibili.» fece Noelle.
«Tipo il solletico sotto i piedi!» rabbrividì Seira.
«Quindi sì, tranquilla. Non ce ne siamo dimenticate.»


«Com'è nata questa passione?» chiese Coco «Ti sei svegliato un mattino e hai deciso di fotografare la gente per strada?»
«Tu così spoetizzi un'arte!» la rimproverò, agitando la bustina di zucchero «Non si tratta di fotografare gente a caso. Quello potrebbe farlo chiunque.» borbottò, versandone il contenuto nel caffé.
«Allora illuminami. Caffé e cornetti sono arrivati e io sono tutta orecchie.» sentenziò, bevendo un sorso del suo succo all'ananas.
«La street photograpy è un'arte che immortala momenti che altrimenti passerebbero inosservati.» disse con enfasi.
Coco non parlò, guardandolo negli occhi in attesa altre delucidazioni.
Riccardo, dal canto suo, non pensava di dover dare altre spiegazioni: solitamente, quando iniziava a parlare della sua passione bastava quella frase e le ragazze si limitavano ad  espressioni di stupore e, talvolta, se ne uscivano pure proponendosi come modelle per alcuni dei suoi scatti; in quei casi Riccardo si rendeva conto che quelle fanciulle non avevano capito niente di quell'arte e decideva subito di virare su altri argomenti.
«E...?» lo incitò a continuare lei, intuendo che il ragazzo non aveva colto la sua implicita richiesta di continuare «Mi hai detto una frase che avrei potuto anche trovare su internet. Dimmi di più.» mormorò, spezzando la punta del cornetto e portandosela alle labbra.
Riccardo rimase spiazzato per un momento, del tutto impreparato ad un simile risvolto, ma ne fu felice.
«È un cercare qualcosa di particolare nell'ordinario.» iniziò, rendendosi conto di far fatica a trovare le parole giuste «Non pensavo fosse così difficile parlarne.» ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli
«Uhm... se ora dovessi scattare una foto qui dentro, a chi la faresti? Cosa c'è di ordinariamente particolare qui?» chiese lei, guardandosi attorno con curiosità.
«Scatterei una foto a quel ragazzo solo al tavolo, quello che lancia ogni tanto delle occhiate alla cameriera mora alla cassa che, a sua volta, gli rivolge sempre sorrisi sinceri quando incrocia il suo sguardo.» mormorò senza nemmeno pensarci «Ma dovrei alzarmi per avere un'inquadratura migliore e non credo sia il caso.»
Le labbra di Coco si aprirono in una piccola "o" muta.
«Da quanto li stai osservando?» domandò, facendo poi finta di cercare qualcosa nella borsa per avere un pretesto col quale girarsi ed osservare quel ragazzo.
«Da un po', ha subito attirato la mia curiosità perché si vedeva proprio stesse scegliendo con attenzione un tavolo. Alla fine ha optato proprio per quello difronte la cassa... non è stato difficile fare due più due.»
Coco lo ascoltò rapita e poi sorrise dolce: il ragazzo sconosciuto si era alzato dirigendosi verso la cassa con fare impacciato e la morettina l'aveva accolto con un gran sorriso iniziando a chiacchiare con lui. Quando vide lei allungargli la mano e presentarsi, la Principessa distolse lo sguardo: avrebbe potuto imbarazzarli se i due si fossero resi conto che lei li guardava.
«Ora invece l'avrei scattata a te.» mormorò, prendendo un tovagliolino e pulendosi le labbra dalle briciole del cornetto.
Lei lo guardò in modo strano, come se tentasse di capire il motivo di quel commento: era sincero o cercava semplicemente di lusingarla?
«Sarebbe venuta una bella foto. Il tuo sorriso dolce in primo piano e i due innamorati sullo sfondo.»


«Ci siamo? Possiamo andare?» chiese Serena.
Al segno d'assenso delle altre, la ragazza prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni a palazzo a fantasia e chiuse la porta di casa.
«Dobbiamo andare a prendere i ragazzi a casa?» s'informò, aggiustandosi meglio lo zainetto sulle spalle.
Lucia scosse la testa: «Ci aspettano all'inizio del lungomare. Quando li ho chiamati un'ora fa Kaito mi ha detto che avevano deciso di fare un giro fuori.» spiegò, tentando di mandare dietro le orecchie i ciuffi troppo corti sfuggiti dalla treccia.
«Invidio i vostri capelli corti da umane.» borbottò Karen, tentando di farsi una coda alta «Non sono abituata a questo caldo, io.» si lamentò.



Il parco era pressoché deserto, l'unico suono che si sentiva era il cinguettare degli uccellini.
«Che pace...» osservò Masahiro, prendendo per mano Rina.
«È proprio vero.» convenne la ragazza, regalandogli un timido sorriso sincero.
«Eccoci arrivati: la riunione si tiene proprio lì!» esclamò Serena a capo del gruppo, indicando una struttura poco lontana dalla quale si udiva un leggero vociare.
«Lì? E cos'è?» domandò perplessa Hanon.
«Quando ero piccola era un parco giochi davvero enorme, il punto di incontro per tutti i bambini della città, data la sua posizione centrale.» spiegò Serena «Una fila di cinque altalene sulla destra, diversi sali-scendi in mezzo al prato, due scivoli ai lati opposti, una parete in corda da scalare...» la sua voce  si perse man mano che elencava le varie attrazioni «Una sera un incendio distrusse praticamente quasi tutto: solo l'intervento tempestivo dei pompieri impedì che le fiamme si propagassero anche nel boschetto. Riuscirono a salvare in parte anche quell'unica struttura che vedete: era composta da una serie di torri collegate da dei ponti tibetani di diversa altezza, così da essere adatti sia ai bambini che ai ragazzini. Purtroppo sono rimaste solo tre torri su otto...»
«SERENA!» un urlò sovrastò ogni altra voce e fece volare via alcuni uccellini posati sugli alberi vicini.
L'interpellata non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse la proprietaria della voce.
«Buongiorno!» esclamò Serena, percorrendo di corsa gli ultimi metri che la separavano dalla scala per poi abbracciare di slancio Melinda che era scesa dalla torre per aspettarla a braccia aperte «Non era necessario scendessi, mi dispiace farti sforzare la gamba.» mormorò, ancora stretta all'amica che si limitò a scuotere la testa facendo ondeggiare i bei ricci rossi legati in uno chignon disordinato.
«Da quanto tempo non la vedevi? Tre giorni?»
«Benny, non sei simpatica.» sentenziò la rossa, rivolgendo alla ragazza dietro di lei una sonora linguaccia.
«Mela, sono almeno dieci anni che ti dico che "Benny" mi fa schifo perché sembra il nome di un coniglio.» replicò la castana, assottigliando gli occhi scuri.
Melinda la ignorò, riconcentrandosi sull'ultima arrivata: «E poi non ci vedevamo da ben quattro giorni: devo essere gelosa delle tue amiche straniere, Ser?»
«Non essere stupida, Mel.» ridacchiò lei in risposta per poi andare a salutare l'altra ragazza che, nonostante quanto avesse detto a Melinda, abbracciò Serena con sincero affetto.
«Sempre sul filo del rasoio tu, come orario.» la rimproverò bonariamente Benedetta, mentre l'altra si strinse le spalle voltandosi per dare un'occhiata alle altre Principesse.
«Venite, ora vi presento tutti!» esclamò Serena, allungando una mano verso Noelle per facilitarle la salita per le scale della prima torre.
«Io e Melinda andiamo, altrimenti non ci stiamo tutti qui.» comunicò Benedetta, facendo riferimento al poco spazio del piano della prima torre e tirandosi l'amica verso il ponte tibetano che bisognava attraversare per giungere alla seconda torre; visibilmente più ampia, riusciva ad ospitare molti ragazzi.
«È sicuro questo posto?» chiese titubante Lucia, ammirando la disinvoltura di una ragazza bionda nell'attraversare il ponte traballante ad ogni passo mentre veniva verso di loro.
«Non preoccupatevi, è molto più sicuro di quanto possa sembrare!» esclamò la nuova arrivata, intuiti i timori generali, fermandosi a metà del tragitto e facendo segno ai ragazzi di avvicinarsi «Guardate!» disse prima di fare un piccolo saltello per dare dimostrazione di quanto detto.
«Andiamo, fidatevi.» disse loro anche Serena, seguendo la ragazza bionda senza nome.
Con le mani ben salde alle catene, unico appiglio nella traversata, le Principesse e i tre ragazzi si misero in fila indiana per attraversare il ponte. Karen che chiudeva la fila per poter controllare la sorella davanti a sé, tra lei e Rina, aggrottò le sopracciglia nel vedere un giovane tendere la mano a Noelle per poi farla accomodare accanto a sé. Perché lei era arrossita e pareva essersi illuminata all'improvviso? Cosa si era persa?
Immersa nei propri pensieri, non si rese conto che la distanza fra le ultime due assi di legno fosse maggiore rispetto a quella tra le precedenti, quindi il tallone del piede destro non trovò alcuna base e lei si ritrovò completamente sbilanciata. Si tenne stretta alla catenella, ma, se non fosse stato per un ragazzo -l'unico ad accorgersi della situazione- che le prese la mano tirandola verso di sé, Karen si sarebbe ritrovata col sedere sulle assi tremolanti e scricchiolanti.
«Prima o poi convincerò quella nostalgica di Gioia a cambiare punto di ritrovo» borbottò, tenendo una mano sul fianco della ragazza «Fatta male?» le chiese poi con una innaspettata dolcezza, indietreggiando per farle più spazio quando notò come fosse ancora in precario equilibrio.
«Sto bene. Grazie.» mormorò la ragazza con lo sguardo basso, forse troppo freddamente per sembrare sincera.
Il ragazzo si limitò ad un cenno d'assenso, allontanandosi da lei per ritornare al suo posto. Karen parve pentirsi del tono di voce usato e alzò lo sguardo verso il misterioso salvatore per rimediare in qualche modo, ma osservandolo in volto non poté far a meno di sentire il cuore stringersi in una morsa: quel ragazzo assomigliava incredibilmente a Subaru.






[1] ep 72


Allora, che ve ne pare?
La riscrittura di questo capitolo è stata più difficile del previsto per via dell'appuntamento. Una volta riletta, la prima stesura non mi piaceva per niente andiamo, la scena in cui lui prende un tovagliolo per pulire le labbra di lei e poi si avvicina per baciarla? si vede che avevo solo quindici anni , quindi ho deciso di ripartire da zero con Coco e Riccardo e ammetto di essere più soddisfatta. Ho deciso di rendere più chiusa anche lei, insomma non credo avrebbe rivelato ad un tizio che conosce da meno di ventiquattro ore cose intime come per esempio la morte di Sara. Lo farà in futuro? Vedremo ;p
Ho lasciato la scena dell'ira funesta di Rina perché mi divertiva e mi permetteva di dare uno spazio, seppur microscopico, anche alle altre.
Nel prossimo capitolo lasceremo un po' più da parte la coppietta bionda, a favore di altri personaggi, ma prima di lasciarci, ecco la sorpresina di cui vi avevo parlato...
Prima di salutarvi e darci appuntamento per il 27 agosto, ci tenevo a ringraziare nuovamente LadyKaraD per la recensione nell'ultimo capitolo!
Grazie davvero e scusami se le mie risposte arrivano sempre in ritardo :/
Se qualche altro volesse decidere di farle compagnia nel recensire la storia, prego, lo faccia pure! Mi renderebbe davvero felice! :)
Vi abbraccio,
Marty
 
  
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