Park Jinyoung è un giovane ragazzo di 23 anni, una persona come tutte le altre che cerca di realizzare i suoi sogni e raggiungere i propri obiettivi.
La strada che percorre oggi, lentamente, è la stessa di sempre eppure si chiede perché improvvisamente gli sembra così diversa.
Si gira e guarda indietro, non sa neanche lui cosa si aspettasse, forse niente o forse tutto, l'unica cosa di cui è sicuro è questo senso di delusione che non vuole sapere di andare via.
Improvvisamente una goccia di pioggia cade sulla sua guancia, bagnandola, preannunciando l'inizio di un temporale che sarebbe arrivato di lì a poco.
Lentamente un'altra goccia ancora colpì le labbra secche e martoriate del giovane, pioggia primaverile cade e lo bagna, tristezza cade dagli occhi del corvino e dal cielo, entrambi a conoscenza di un dolore segereto e misterioso, invisibile agli occhi altrui e comprensibile solo dal giovane e da Dio, un patto inesplicabile tra lui e il diavolo o tra lui e un angelo? Questo non potrà mai capirlo.
Ciò che prima era la ragione per la quale sorrideva ogni giorno ora era diventata la ragione di ogni sua sofferenza.
Ha deciso di non piangere ripensando al passato, per questo dirà che quelle sulle sue guance non sono lacrime ma pioggia, pioggia primaverile che cade e lo bagna, anche quando è al coperto, anche quando non piove, è consapevole che questa sua pioggia non lo lascerà mai.
Le persone in strada aprono gli ombrelli e frettolosi cercano un riparo, tutti tranne lui che nonostante sia ormai zuppo si ostina a camminare, senza preoccuparsi del temporale.
Il suo corpo trema, dirà che è a causa della pioggia primaverile e non del dolore perché si è promesso che non avrebbe sofferto ripensando alla propria mano nella sua.
Le ferite bruciano e sa che non saranno destinate a cicatrizzarsi presto, il ricordo del suo amato tra le braccia di un altro uomo, quel ricordo lo distrugge internamente e lentamente.
Sa bene che anche sta notte non dormirà, ma la colpa è del rumore della pioggia che lo tiene sveglio, non del pensiero di lui tra le sue braccia, non delle tracce che ha lasciato ovunque nella sua stanza e nel suo cuore.
Capelli biondi e corti sparsi nella sua camera, il suo sorriso ancora stampato nella mente e ricordi, ricordi felici che ora fanno male e gli fanno mancare il respiro.
La persona che era solita camminare al suo fianco mentre percorreva questa strada trita e ritrita, quella che quando pioveva apriva l'ombrello per ripararlo dalla pioggia, quella che si preoccupava che stesse sempre bene e in forma, il corvino si chiede cosa penserebbe dello stato in cui si trova adesso.
"Mark..." quel nome che gli scappa incosciamente e flebilmente dalle labbra, il desiderio contrastante di non averlo mai conosciuto e di poterlo avere ancora una volta, non può fare altro che sperare l'arrivo del sole.
Cammina e nota la sua immagine solitaria riflessa nelle pozzanghere, ciò che mostrano non è il suo solo riflesso ma a volte anche lo sguardo sconvolto dei passanti.
Sussurrano tra di loro parole inafferabili, gli danno del pazzo e neanche lui può affermare il contrario.
Lo sa, hanno ragione, lui stesso non vorrebbe essere così, lui stesso non avrebbe mai voluto innamorarsi, lui stesso non avrebbe voluto affezionarsi così tanto.
Improvvisamente il temporale sembra finalmente finire quando le ultime gocce di pioggia smettono completamente di cadere, lasciando il corvino solo con le sue guance rosse e bagnate, gli occhi gonfi, il corpo tremante e le labbra sanguinanti a causa dei suoi stessi morsi ma gli aveva promesso che lo avrebbe amato per sempre e anche oggi dirà che è tutta colpa della pioggia primaverile che non fa altro che ricordargli di lui.