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Autore: SweetPaperella    31/07/2018    2 recensioni
Maria Sole Contini, ha 17 anni e ha una passione: il calcio, lo ama da quando ne ha memoria, da quando fin da bambina giocava con suo padre e suo fratello Tommy.
Finalmente il suo sogno sta per essere realizzato: grazie a una borsa di studio, passerà il suo ultimo anno di scuola a Boston, alla Eagles high school, che ha anche una prestigiosa scuola di calcio.
Una nuova vita, una nuova scuola, nuove compagne di squadra... è un sogno sì, ma non tutto sarà facile per Sole, anche perché dovrà fare i conti con il suo passato, se vorrà davvero riuscire a guardare avanti.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO TREDICI 

 

Sole ha saltato la partita in cui il Barcelona, ma hanno promesso che forse sarebbero riusciti a trovare nelle prossime settimane. Ora che si è ripresa a pieno ed e tornata ad allenarsi, si sta impegnando duramente per riprendere il ritmo, stare una settimana ferma non ha aiutato e ora riprendere i movimenti non è per niente facile ancora adesso quando corre o tira la palla sente una leggera fitta alla caviglia, ma non molla. 

Il giorno dopo la giornata al ristorante, ha preso in mano il suo diario, per buttare giù qualche pensiero, la sua terapista le diceva sempre che scrivere la avrebbe fatto bene, che se non riusciva a parlare con le persone, almeno poteva buttare giù i suoi pensieri su un diario segreto. Lei ha fatto così per un po’, ma poi le sembrava inutile scrivere e riversare i suoi pensieri e le sue emozioni su un pezzo di carta e ha smesso. Ma riprendendolo una frase ha colpito da subito la sua attenzione: “non avere paura delle difficoltà che incontri, ricorda che l’aquilone si alza con il vento contrario mai con quello a favore.” Non sa chi sia a citare questa frase, ma è stata una delle prima frasi che ha scritto sul suo diario, dopo che cercava di risollevarsi e voltare pagina. 

La frase l’ha fatta tornare nuovamente a sentirsi forte, a dire il vero alterna momenti in cui si sente combattiva, ad altri che sente di crollare da un momento all’altro, ma la frase le dà coraggio, lei é l’aquilone, si può alzare in volo nonostante il vento contrario, può volare in alto. Le sofferenze rendono più forti e lei sicuramente non è più la ragazzina ingenua di due anni prima. 

La squadra per fortuna va alla grande, continuano a vincere e stanno cercando di mantenere il primo posto, sono a cinque punti dalla seconda. 

Ma quel sabato non è un sabato come tutti gli altri. Prima della partita la squadra viene a sapere che la nonna di Ashley è venuta a mancare. Lei non ci sarà quel giorno. 

Juliet propone di rimandare la partita o far vincere la squadra avversaria a tavolino, tanto si possono permettere una sconfitta. Ma tutte sanno altrettanto bene che Ash non vorrebbe questo.

«Ragazze io propongo di entrare in campo per Ash e vinciamo per sua nonna» propone Sole, ha iniziato a conoscere il capitano della sua squadra e ha capito bene che non vorrebbe che loro rinunciassero a giocare, a vincere. 

«Sole ha ragione, Ashley non vorrebbe che noi rinunciassimo a giocare» ribatte Luke, dicendo alla squadra che ci ha appena parlato e loro devono giocare, farlo per lei.

Così la partita si giocherà lo stesso. Per quel giorno però hanno deciso di entrare tutte in campo con la fascia da capitano per sostegno alla loro compagna di squadra. È stata un’idea di Sole ed è stata subito accolta dall’intera squadra. 

Per Maria Sole abituata ad avere al suo fianco Ashley non è semplice giocare, ma da vera leader e fuoriclasse non si arrende e anche se con qualche difficoltà, porta come sempre la squadra alla vittoria, segnando 2 gol e facendone segnare altri due a Juliet e Charlotte, grazie a due suoi cross. 

Finita la partita però nessuno è veramente felice come avrebbero dovuto essere, sono tutte tristi per il loro capitano, per la loro compagna di squadra, così si ritirarono negli spogliatoi senza parlare, solo con tante lacrime, per aver vinto per la loro amica, per sua nonna, ciò le ha commosse tutte al punto da piangere a lungo, in silenzio, mentre si cambiano, facendo piangere perfino Luke, che fino a quel momento forse non aveva mai pianto in vita sua. Ha la squadra migliore del mondo e non solo per quanto è forte, ma perché è riuscito a far sì che diventassero una squadra anche fuori dal rettangolo verde. 

Il giorno dopo la partita, la squadra si riunisce per il funerale della nonna di Ashley, lei distrutta non ha rivolto la parola a nessuno e poco dopo si è allontanata triste, non riuscendo più a sopportare voci di persone che per tutto il tempo le ha chiesto: “come stai?” E lei stufa di rispondere “bene” quel bene finto, che tutti si aspettano che si dica, per non mostrare la debolezza. Vuole rimanere sola.

«So cosa provi.. è orribile sentirsi dire sempre “come stai” quando tu ti senti morire dentro e non puoi dirlo» a raggiungerla è Sole, la quale vuole darle conforto. Nessuno meglio di lei sa cosa vuol dire, nessuno meglio di lei conosce quel vuoto al centro del cuore, che non ti lascia respirare. Nessuno meglio di lei sa cosa si prova a sentirsi sotto pressione, a voler piangere, ma a non riuscirci per il troppo dolore, a voler urlare ma non riuscirci perché le parole si sono congelata in gola. Non si respira più, non si parla più, non si hanno più le forze per muovere un solo muscolo, lei conosce bene questa sensazione. Ancora oggi le attanaglia il cuore. 

«e tu che ne sai... hai mai perso qualcuno tu» la voce di Ashley è dura, ma Sole sa che non l’ha con lei, ora è normale che sia arrabbiata. Lei ancora oggi é arrabbiata con il mondo.

«Purtroppo si, ho perso mio fratello due anni fa, capisco come ti senti, più di chiunque altro.» le dice dolce, ignorando il suo tono duro è arrabbiato. 

«Mi dispiace Sole... com’è successo?» le chiede, si mente di averle risposto male, ma vede che la ragazza non se l’è presa e cerca di distogliere l’attenzione dal suo dolore, concentrandosi su Sole, magari può aiutarla, lei capisce come si sente in questo momento. Le dispiace seriamente per lei, non pensava che si portasse dietro un dolore così grande, non l’avrebbe mai immaginato, pensava che Sole fosse la classica ragazza fortunata, che non l’è mai mancato niente nella vita, si sbagliava di grosso sul suo conto. 

«Era giugno, l’ultima partita di campionato per me. Mio fratello Tommaso era a Roma, per sostenere un esame, si era iscritto all’università lì, ma tornava sempre nei week end... » fa un respiro profondo prima di continuare a parlare, non ha mai raccontato a nessuno di questa storia, con Ludo, la sua famiglia, gli amici di Tommy, la sua vecchia squadra, non c’era stato bisogno di spiegare i fatti, o almeno non è mai stata lei a farlo. Lei è la prima volta che esterna ciò che è successo a Tommy, al suo Tommy. Non sa nemmeno lei perché improvvisamente ne sta parlando con l’unica persona che da quando è a Boston ha fatto carte false per mandarla via. 

«Io e lui avevamo un rapporto stupendo, lui era il mio tutto. Il mio migliore amico, la mia ancora, il mio intero universo. Condividevamo tutto, nonostante fossimo tanto diversi sia fisicamente che caratterialmente. Quel maledetto giorno lui stava venendo a Pescara per me, per vedermi giocare, sapeva che era l’ultima di campionato e forse avremmo vinto la coppa, non si sarebbe mai perso l’occasione di vedermi vincere... il giorno prima mi telefonò dicendomi che la domenica mattina si sarebbe messo in viaggio per venire da me... non è mai arrivato. Un camionista che guidava ubriaco gli andò addosso, lui cercò di non finire fuori strada in tutti i modi, ma andò a sbattere contro il  guardrail , morì sul colpo. Io quel giorno vinsi, ma poco dopo alzando gli occhi verso gli spalti lui non c’era... poco dopo la notizia. Tommy era morto e io non l’avrei mai più rivisto, mai più.» le lacrime ora rigano il viso di Maria Sole non riesce più a trattenerle, non avrebbe voluto piangere, ma non ce l’ha fatta. É come se improvvisamente si rendesse veramente conto che suo fratello é morto, parlarne é stato come ammettere che è reale. 

«Se io non l’avessi supplicato di venire, di non perdersi la mia partita... lui sarebbe ancora vivo, sarebbe a un passo dalla laurea triennale, avrebbe già quasi un lavoro, il lavoro dei suoi sogni... mi sento in colpa ancora oggi. » 

«Sole non sai quanto mi dispiace per tuo fratello, per ciò che hai dovuto affrontare...» le dice Ashley abbracciandola, per la prima volta sono così unite, sono così vicine. Stanno condividendo il dolore.

«E... passa, passa mai il dolore che provo adesso?» le chiede poi, piangendo anche lei, Ashley sta piangendo senza paure, senza alcun riserva, si sta lasciando guidare dalle sue emozioni, si sta fidando di Maria Sole.

«Non passerà mai. Il dolore si attua con il tempo, ma non passerà mai» risponde alla sua domanda in modo sincero. Lei ancora oggi non ha accettato il fatto che Tommy sia andato via così presto, non smette ancora oggi di soffrire, anche quando cerca di non darlo a vedere. 

L’abbraccia ancora e appena sente che le lacrime di Ashley sono cessate, si alza per lasciarla sola, infondo si era allontanata per stare sola e Sole vuole lasciare che elabori il lutto e per farlo non deve avere nessuno intorno che le parli.

Prima che possa andarsene però Ashley la ferma nuovamente: «Grazie Sole. Non solo per oggi... anche per la partita, mi hanno detto dell’idea che hai avuto.»

Sole le sorride

«è un piacere capitano» schiacciandole l’occhio subito dopo. Ash le sorride a sua volta e forse in tutto quel dolore per la perdita di sua nonna, che era la persona che aveva più cara, visto che è cresciuta insieme a lei, lei le ha donato tutto ciò che c’era da sapere, le ha insegnato cosa vuol dire combattere per i suoi sogni, cosa significa non arrendersi mai e anche se senza di lei si sente persa, completamente persa, ha forse trovato in Maria Sole un punto di riferimento, come non credeva possibile. Forse quel giorno orribile, ha fatto sì che lei la conoscesse meglio e forse iniziare a essere sua amica. È nei momenti più difficili che si riconoscono le persone di valore, quelle che veramente vogliono starti accanto e aiutarti a uscirne, donandoti la loro spalla per piangere e la loro mano per ricominciare a camminare, a volte sono proprio le persone che nemmeno lontanamente immaginavi.  Ha lottato per mandarla via dal primo giorno, ma solo ora si rende conto che Maria Sole le somiglia molto, solo ora si rende conto che per mesi combatteva con qualcosa di molto più grande di lei, solo ora si rende conto che è stata una persona egoista, comportandosi da arrogante, proprio come sua nonna le ha sempre detto di non essere. Le ha insegnato ad essere umile, forte ma di buon cuore e lei non ha accolto Sole, come lei le ha sempre insegnato. Si pente e spera che possa ora iniziare a rimediare, per rendere orgogliosa sua nonna, per se stessa e per Sole, la quale ha scelto proprio lei per confidarsi per la prima volta, l’ha capito dall’incertezza della sua voce, dal suo dolore.

 

Non appena raggiunge di nuovo la casa di Ashley, Sole si sente afferrare per un braccio. È Nick.

«Ehi» le dice Sole, ha ancora gli occhi lucidi e lui se ne accorge subito, ma sa anche che ha pianto, perché ha sentito tutto. 

«Possiamo parlare?» le dice lui, non lasciando la sua mano

Sole annuisce e si spostano poco più giù. 

Lei non dice una parola, lo guarda semplicemente in attesa che che sia lui a parlare per primo e sa già di cosa, ha capito che ha sentito tutto. Ma non dice una parola. 

«Non è colpa tua Sole, non è colpa tua chiaro?» le dice lui, cercando di trovare le parole più giuste, ma poi ha deciso di essere diretto, non è da lui girare troppo intorno a un discorso. È uno schietto e sincero.

«Si che è colpa mia... lui stava tornando a Pescara per me, solo per me. Se io non l’avessi supplicato di esserci lui sarebbe ancora vivo. Lui non avrebbe fatto quel maledetto incidente. È tutta colpa mia, Tommy è morto per colpa mia. Ecco perché odio le promesse, non voglio fatte promesse per questo... non voglio che altre persone che amo muoiano per colpa mia.»

«Non è stata colpa tua. Lui sarebbe tornato lo stesso a Pescara, si forse il fatto che tu che avessi la finale l’ha spinto a mettersi in viaggio prima, ma non vuol dire che è stata colpa tua. È colpa del destino maledetto e di quel camionista che guidava ubriaco» 

«perché il destino maledetto ha voluto portarmi via proprio il mio Tommy? A volte vorrei essere morta io al posto suo... i miei non sono più gli stessi da quando è morto. I miei nonni mi odiano perché dicono che è colpa mia, loro adoravano Tommy, era il maschio della famiglia, il primogenito, mio padre per colpa mia non parla più con i suoi genitori» continua a raccontare, sono tante le ferite che Maria Sole si porta dentro, i sensi di colpa sono troppi per la sua giovane età. 

«Non lo dire nemmeno per scherzo... tuo padre magari avrebbe litigato lo stesso con i suoi. Tu li stai rendendo orgogliosi, ho visto come erano fieri quando sono venuti qui, ho visto con quanta fierezza ti hanno incoraggiato per la prima partita, quella frase che ti hanno detto poi...» si riferisce alle parole  di Tommy, che ora i suoi usano per incoraggiarla, per farle capire che loro sono fieri, che lei non deve sentirsi in colpa di niente. Lei è il loro raggio di sole.

«Tu sei il mio sole, il mio unico raggio di sole. Me lo diceva sempre Tommy. Hai presente la foto che ho sul comodino? Quella fotografia l’abbiamo scattata qualche settimana prima del suo incidente, lui l’ha fatta incorniciare e me la voleva regalare per la vittoria, perché lui sapeva che avrei vinto... allegata alla foto c’era appunto una lettera e alla fine mi diceva queste parole. L’ha trovata mio padre qualche giorno dopo nella sua camera, io non mangiavo da giorni, non volevo vedere nessuno, non riuscivo nemmeno a dormire, non dormivo dal giorno della notizia, mi ero semplicemente chiusa in me stessa, mi sentivo persa, sentivo che il mio cuore si era spezzato e che niente e nessuno avrebbe saputo rimettere insieme i cocci, avevo perso il mio punto fermo. Così mio padre quel giorno mi portó di peso in camera di Tommy per farmi vedere il regalo, scoppiai a piangere vedendo la foto e la dedica... mi sono sentita forse meglio, capendo che avrei dovuto provare a vivere per me e per Tommy. Ancora oggi però non sempre ci riesco, spesso sento che ho bisogno di lui, di averlo accanto, lui sapeva sempre come comportarsi in ogni situazione e mi aiutava... mi manca così tanto, a volte talmente tanto da mancarmi l’aria...ora mi rendo conto che ho continuato semplicemente a sopravvivere, ma ho smesso di vivere.» finalmente ha tirato fuori tutto, tutto il suo dolore, quella sofferenza che per troppo tempo ha tenuto dentro, senza fidarsi di nessuno. Ora sta completamente donando il suo cuore a quel ragazzo che conosce da pochi mesi, ma che già sente di essere una parte fondamentale della sua vita. Ora si sente decisamente meglio. 

«Tu sei veramente un raggio di sole, illumini la vita di tutti coloro che incontri, hai illuminato anche la mia. Non esistono parole più vere e io sono contento che tu abbia tirato finalmente fuori il tuo dolore con me, io sono qui per proteggerti e non ti lascerò, se solo lo vorrai.» la stringe forte al suo petto e Sole che poco prima aveva ancora le lacrime agli occhi, a poco a poco tra le sue braccia si sente meglio. Il respiro sta tornando regolare e si sente al sicuro, come a casa. 

«Grazie, grazie di esserci» sussurra, ma Nick la sente lo stesso e la stringe ancora più forte. 

Rimangono abbracciati per un tempo infinito, non sa ciò che significato abbia, ma senza dubbio sta bene tra le sue braccia, da non voler rovinare tutto con altri pensieri negativi.

Ogni volta che si pensa di aver superato il dolore, lui torna più prepotente che mai e ogni volta ti lascia senza fiato.

Tommy è morto. 

Maria Sole forse ne prende veramente consapevolezza solo ora, solo ora che n’è riuscita a parlare.

 
   
 
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