Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: aoinohjme    31/07/2018    0 recensioni
«Sai che si dice che il sole e la luna si amino, segretamente, e che ciascuno muore per far vivere l'altro?» chiese, ricordandoti la cazzata più cliché che avessi mai sentito in tutta la tua vita. Facesti una smorfia disgustata. […]
«Se ci pensi un attimo, ci conosciamo da due giorni e non abbiamo fatto altro che arrenderci all'altro, proprio come il sole e la luna.»
Giurasti che il suo monologo sembrava uscito da un libro di Nicholas Sparks, quel ragazzo era per davvero un personaggio di un libro.
«Sarei felicissimo se questo rapporto continuasse così, sai? È come se avessi ritrovato un'amica persa ormai da tempo.»
https://www.wattpad.com/story/132546648-the-blue-light-that-was-with-me
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
         
 
 
   Mom, don’t worry about a thing
   I’m not the problem, I’m the solution to the problem
   I can feel the power
   I can reset the inspiration
 




















                      9.
 
 

«Yoongi, dov'è Tae?»

Gli occhi di Yoongi ti squadrarono confusi dopo che ti riconobbero, la sua bocca cominciò a muoversi a caso in modo da provare a rispondere alla domanda in base alle informazioni che possedeva. Al sentire le sue parole il tuo cuore mancò di un battito.

«Con Jin, diceva di stare male.»

Biascicò ogni lettera, sforzandosi. Non capisti subito, forse proprio per il suo coreano scadente, ma ti bastò sentire rumori dal piano di sopra per correre verso le scale, collegando nella tua mente le sillabe pronunciate da Yoongi. Non avevi idea di dove stessi andando, i tuoi piedi ti portarono il più velocemente possibile verso l'unica luce accesa del corridoio, sperando che all'interno della stanza tutto fosse sotto controllo.
Un'ansia ingiustificata ti pervase mentre sperasti che Taehyung non stesse male per l'alcool che aveva esplicitamente dichiarato di non voler bere. Cominciasti a renderti conto fin troppo tardi di quanto fossero pericolosi gli alcolici per la sua mente fragile, quando avevi già passato la serata fidandoti ciecamente delle sue intenzioni, dimenticando quanto potesse essere impulsivo qualcuno che in quanto facoltà mentali non è poi così stabile. Avresti dovuto prevedere, proprio tu fra tutti.
La luce accesa che si intravedeva dal corridoio buio illuminava un bagno, un Jin particolarmente disperato e Taehyung, appena svenuto sul pavimento accanto al gabinetto dopo aver provato a vomitare, evidentemente, e il tutto ti convinse che proprio nulla era sotto controllo. Jin ti vide e boccheggiò un attimo, non sapendo cosa dirti e come spiegarti quello che avevi davanti pur di evitare di farti entrare nel panico, poi spaventandosi quando Taehyung si risvegliò di nuovo, massaggiando la testa che aveva appena sbattuto e puntando gli occhi su di te.

«Taehyung, che è successo?» ti avvicinasti a lui immediatamente, aiutandolo a sollevarsi e reggendogli la schiena sicura che sarebbe caduto di nuovo, mentre con i suoi occhi pesanti ti studiava confuso. Sembrò riconoscerti, il che ti rassicurò almeno un minimo.

«Pensavo fossi andata via» disse, con un tono fin troppo strano per essere il suo. Biascicava le parole almeno quanto lo aveva fatto Yoongi poco prima, quasi come se non riuscisse a parlare, facendoti capire di essere completamente ubriaco. La tua mente cominciò a riempirsi di negatività, come se fossi sicura che l'alcool avrebbe risvegliato quella parte di Taehyung che non volevi vedere.

«Che cazzo dici, sono sempre stata qua» gli rispondesti, nervosa, non sapendo come comportarti di fronte al ragazzo che non voleva bere e che invece si ritrovava in quello stato pietoso. Aveva giurato tantissime volte che non avrebbe mai voluto bere, non riuscivi a capire cosa fosse successo e quanto avesse bevuto per ridursi in quel modo.

«Non è vero, non ci sei stata» rispose a fatica, alzandosi in piedi da solo e cominciando a barcollare verso la porta, poggiandosi alle pareti per avere quel minimo di sostegno che le sue gambe non gli concedevano.

«Kim Taehyung, dove pensi di andare?» Jin lo apostrofò, correndogli dietro e prendendolo per le spalle, preoccupato che potesse svenire di nuovo.
Guardandolo dal basso dal momento che eri ancora seduta a terra dove ti eri precipitata per aiutare il tuo amico, ti sembrò di non avere davanti la solita persona.

«Lasciami subito o ti giuro che faccio casino» minacciò, facendoti venire i brividi per quanto sembrò serio. Il suo tono basso, sibilante non era il suo solito sereno e spensierato. 
Ti alzasti dal pavimento stringendo le mani in due pugni, nervosamente, come a trattenere lo stupore che ti provocava sentire il ragazzo solare parlare con quel tono; ti sentivi dispiaciuta di non aver vissuto ogni secondo della serata con lui, così da impedirgli di arrivare fino a quel punto. Sapevi benissimo cosa stava succedendo, i tuoi presentimenti si compivano in ogni sua mossa.

«Y/n, tu puoi andartene» sussurrò, facendoti sobbalzare.

«Cosa? Perché, i-io-»

«Vattene» sussurrò, con quel tono gelido che non gli apparteneva in alcun modo, che non gli stava bene addosso. Glielo avevi già sentito e pensavi sarebbe stata l'ultima volta, ma dopo tutto quel tempo ti stava nuovamente trattando come una sconosciuta e il tuo cuore si sentì sprofondare. La prima volta avevi lasciato passare perché era stata una piccolezza al confronto, ma dopo tutto quello che avevate vissuto insieme non eri sicura che ne saresti stata in grado.

«Tae, per favore, parliamone» lo implorasti confusa, volendo capire cosa gli passasse per la mente, ricordando di averlo visto con un bel sorriso addosso l'ultima volta. Il suo sguardo ubriaco non ti permetteva di decifrarlo come al solito, essendo lui una persona espressiva che con un'occhiata ti rendeva partecipe del suo umore positivo. In quel momento era vuoto e ti suggeriva che non gli apparteneva.

«'Per favore' un cazzo, non voglio sentirti parlare» ti rispose, nonostante a tono basso, come se fosse insicuro di quello che stava dicendo e ringraziasti che lo fosse. Proprio lì pensasti di aver trovato un'apertura.

«Jin, lasciami sola con lui» chiedesti all'altro ragazzo dopo una serie di secondi, un po' più decisa. 
Jin aveva gli occhi spalancati e non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era spaventato, ed era chiaro che lo fosse conoscendo il ragazzo decisamente meglio di te e sapendo che non fosse quel genere di persona tossica da fare una scenata del genere.

«Sicura?»

«Se succede qualcosa ti chiamo, lasciami sola con lui» sussurrasti, sentendoti frantumata dallo sguardo penetrante negli occhi di Taehyung.
Il ragazzo a cui ti rivolgevi esitò, ma fece come gli chiedesti, dedicandoti un lungo sguardo prima di andarsene. Poi affrontasti lo sguardo del ragazzo rimasto, camminandogli incontro, temendo che sarebbe scappato se ti fossi avvicinata di un altro millimetro.

«Perché hai lasciato che bevessi?» chiese mormorando, a tal punto che lo sentisti a stento.

«Stai delirando» gli dicesti, non capendo la sua domanda, pentendoti subito delle tue parole e decidendo di provare a capirlo. Non volevi sembrargli aggressiva, ma contemporaneamente non avevi idea di come cazzo comportarti.

«Non sto delirando» aumentò il tono della voce solo per poter pronunciare quelle parole, poi continuò col tono fragile di prima «perché hai lasciato che bevessi così tanto?»

All'inizio non reagisti, poi scuotesti la testa alle sue domande, non sapendo sinceramente cosa dirgli. Era un adulto in grado di controllare le sue scelte e la quantità di alcool da ingerire, soprattutto lui era sempre stato molto risoluto sull'argomento - cosa voleva sapere esattamente?

«Pensavo di averti parlato abbastanza di me e pensavo sapessi che io non posso bere così» sussurrò, e fu in quel momento che notasti quanto i suoi occhi fossero pieni di lacrime. Era ubriaco, chiaramente, avevi bisogno di ripetertelo per rendertene conto, non riuscivi a capire come potesse sembrare così razionale mentre diceva cose all'apparenza così senza senso.
Non avesti bisogno di guardarlo per troppo tempo ora che ti mostrava un briciolo delle sue emozioni: quel ragazzo aveva paura, i suoi occhi chiedevano aiuto e tu non avevi idea del perché. Piangeva perché aveva paura, e quello che faceva paura a te era non riuscire a capire perché si sentisse talmente spaesato. 
Ti avvicinasti a lui mentre una lacrima gli solcava il viso, ma il ragazzo fece un passo indietro.

«Non ti avvicinare» aveva aumentato nuovamente il tono della voce, spaventandoti e costringendoti a ritirare il braccio che tendevi verso di lui.
Non sapevi come approcciarlo, a tal punto che ti venne il dubbio che, dopo tutto quel tempo passato insieme, forse non lo conoscevi abbastanza; era proprio quella sensazione a inquietarti, a divorarti mentre ti scrutava con quegli occhi carichi di negatività, che in lui non stava bene.

«Puoi almeno dirmi perché?» gli chiedesti, tremando, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo così all'improvviso. Avevi paura dei suoi momenti deliranti, avevi paura della sua mente perché non la controllava completamente. Avevi paura della sua risposta.

«No» sibilò.

«Per favore» anche il tuo tono era smorzato, avevi paura di farlo sentire in qualche modo più insicuro e provasti a trattarlo con calma, fallendo del tutto.

«Smettila» fu infatti la sua risposta.

«Ho bisogno di saperlo per aiutarti» insistevi, facendo tutto quello che potevi per andargli incontro, non volendo arrabbiarti con lui e rovinare in qualche modo la tua unica possibilità di potergli parlare e poter ragionare con quel lui che non conoscevi. Forse era solo ubriaco, il giorno dopo avrebbe dimenticato tutto, ti avrebbe chiesto scusa e sarebbe tornato tutto okay...

«Sai abbastanza» ringhiò, facendo un altro passo indietro, senza abbassare il proprio tono. Riconoscesti il tuo essere completamente ignara di fronte ai suoi indizi, di non essere mai stata in grado di leggere tra le righe, di essere stupida a tal punto che non avrebbe potuto più sopportarti.

«Per favore, aiutami a capire.»
Tu, al contrario, provavi ad abbassare il tono ogni volta che parlassi, sentendoti una persona terribile, come se gli stessi infliggendo del dolore fisico senza volerlo con ogni parola che ti usciva dalla bocca.

«Io- ti facevo più intuitiva.» 
Un'altra lacrima cadde dai suoi occhi, come se stesse sporcando quel viso perfetto che non eri sicura avesse visto molte lacrime in tutta la sua vita. Il pensiero che avesse potuto piangere, e anche più di quanto potessi immaginare, ti fece improvvisamente stare male.

«Sento che sto impazzendo» sussurrò, prima di continuare a parlare e rivelarti un aspetto inaspettato della sua vita, di cui non gli avevi mai chiesto. Ti odiavi da morire perché avevi già notato quale trambusto fosse la sua famiglia, quanto parlare con suo padre lo avesse sempre innervosito senza alcun motivo, e comunque non gli avevi mai chiesto nulla al riguardo pensando che fosse abbastanza maturo da sopportare da solo. Forse avevi sottovalutato i suoi problemi mentali, più di tutto ti sentisti morire al pensiero che si sentisse impazzire, che la sua mente si stesse auto-distruggendo senza che tu fossi mai intervenuta per salvarla.

«Mia madre è morta per alcool, pensavo che l'avessi già capito» sussurrò quasi come un lamento, ma la sua voce si spezzò prima che potesse continuare a parlare. 
Davanti a te vedesti di nuovo Kim Taehyung, il bambino intrappolato in un venticinquenne dai sentimenti contagiosi; in quel momento erano le sue lacrime ad esserlo. Il tuo cuore si fermò in quello stesso istante.

«Non guardarmi come mi guardano tutti quando ne parlo, per favore» implorò, abbassando il tono sempre di più, lentamente cominciando a camminare indietro.

«Non seguirmi, devo- devo stare da solo» balbettò, senza guardarti negli occhi nemmeno per un secondo mentre tu non reagivi a nessuna delle sue parole. 
Da un momento all'altro correva verso l'ingresso e tu non riuscisti a fermarlo, presa da un'enorme codardia per cui inseguirlo sarebbe stato fuori dalla tua portata.
Rimanesti in quel corridoio buio, con le gambe tremanti che cedettero da sole, facendoti cadere in ginocchio su te stessa. Piangevi anche tu ora, perché avevi percepito fisicamente la pugnalata di parole che ti aveva indirizzato. Non solo la scoperta della morte di sua madre che non riuscivi a capire in che modo fosse collegata con l'intera vicenda, ma soprattutto il fatto che tu non fossi stata migliore di tutte le persone che lo avevano deluso. Non eri la persona che avresti voluto essere, che lo avrebbe protetto a qualunque costo, gli avevi fatto versare delle lacrime che non avrebbe dovuto versare e nemmeno avevi capito bene di cosa ti avesse incolpato. Eri sicura fosse il delirio di un ubriaco, ma ti sentisti colpevole lo stesso perché avevi ignorato, non avevi collegato gli indizi, eri stata stupida e distratta come lo eri sempre stata. E probabilmente non eri mai stata degna di offrirgli una spalla su cui piangere, non eri mai stata capace di difenderlo.
Non ti ci volle molto prima che decidessi a tua volta di scappare di casa, sbattere la porta dietro di te e cominciare a correre verso le strade vuote che non conoscevi, come a cercare Taehyung, che aveva lasciato la macchina da Hoseok e stava sicuramente correndo per le stesse strade sconosciute senza sapere come tornare a casa - ma proprio mentre ti preoccupavi per lui il tuo flusso di pensieri raggiunse la sola conclusione veritiera: quelle strade erano sconosciute solo per te.

Dopo aver corso per dieci minuti interi spinta dal grande impulso di trovare Taehyung per assicurarti che stesse bene, già non avevi più idea di dove fossi. Ti eri persa solo tu, lui sarebbe tornato a casa salvo, anche se ubriaco e terribilmente devastato. Ti eri persa solo tu e cazzo, stavi morendo dal freddo, la testa ti girava e avresti piacevolmente vomitato tutta la torta ingerita, ma non ce la facesti. 
Trovasti un parco spazioso, decidendo di evitare le stradine strette e sospette, e ti addormentarsi o svenisti contro un albero, non avresti mai saputo quale delle due, sperando di svegliarti in qualche letto e di aver sognato tutto, di aver sognato un Kim Taehyung distrutto come non avevi mai visto e che ti saresti dovuta aspettare, che ti aveva invece lasciato impreparata, come se non lo avessi mai sentito parlare tutte le volte che ti raccontava qualcosa. Non lo avevi mai ascoltato.

**

Il giorno dopo avevi sempre lo stesso albero alle spalle, il sole dell'alba ti illuminava il viso quasi a trasmetterti serenità, la tua testa stava per esplodere tanto ti faceva male. Rimanesti sotto al sole provando a lasciarti attraversare dal calore dei raggi, cercando un senso di beatitudine negli elementi naturali che ti circondavano, ma poi il sole venne attraversato da una grossa nuvola, ricordandoti che era pieno autunno e non avresti avuto modo di trovare relax sotto il sole ancora per qualche mese.
Provasti a riprenderti mentre ti alzavi, pronta a ritornare a casa a piedi chiedendo indicazioni ai passanti, sapendo già che sarebbe stata l'esperienza più brutta della tua vita considerato il mal di testa e il tuo generale malumore.

Tornasti a casa almeno dopo due ore a fare avanti e indietro per le stesse strade, non avendo idea di dove fossi né tantomeno sapendo riconoscere la zona di casa tua nelle mappe in giro per la città. Ti ritrovasti davanti al parco vicino il tuo quartiere praticamente a caso, non facendo caso alle persone a cui chiedevi informazioni consapevole che ti stessero tutte giudicando. 
La cosa più divertente fu che, ritrovandoti davanti la porta di casa, ricordasti di non avere con te né chiavi, né tantomeno il cellulare per poter chiamare qualcuno; senza perdere le staffe per così poco, considerando che avevi appena passato di peggio, sbuffasti e ti sedesti davanti la porta di casa, sperando che Hoseok, avendo le tue chiavi e il tuo cellulare, avrebbe cominciato a farsi qualche domanda.
Eri comunque sicura che in quel momento sia lui che Yoongi che Jin stavano dormendo alla grande in letti caldi, e non si sarebbero svegliati se non per le due quando, facendo due calcoli e osservando la posizione del sole, non potevano che essere soltanto le otto. Non se ne parlava di andare da Taehyung e vedere che fosse vivo, non se ne parlava di vederlo o avvicinarsi a lui, quindi ti arrendesti all'idea di aspettare pazientemente per qualche miracolo mentre cominciavi a dormicchiare poggiata sulla porta di casa tua - finché, per qualche strano motivo, un miracolo avvenne davvero e prima del previsto.

La grande macchina di Jin attraversò la strada verso casa tua dopo un'oretta, proprio quando pensavi che avresti cominciato a fare polvere; si fermò proprio davanti la tua porta, facendoti capire che doveva davvero essere Jin e non un qualche miraggio illusorio della tua vita di merda. Uscì dall'auto fin troppo svelto, affannato a dirla tutta e, non appena ti vide, tirò un respiro di sollievo così grande che tutto il mondo si rilassò dopo di esso.

«Non so se picchiarti o abbracciarti così tanto da non lasciarti più» borbottò, esplicitamente esprimendo il suo stato d'animo. Non potevi dargli torto in effetti, ma nemmeno riuscisti a capirlo quando si avvicinò a te e ti prese tra le sue braccia, in un abbraccio fin troppo voluto, che ti soffocò nonostante fu breve.

«Pensavo che tu e Taehyung avreste fatto pace ieri sera, non ho sentito più rumori ed ero sicuro fosse tutto okay, ma quando sono salito e non c'era nessuno ho pensato subito al peggio. Sono uscito fuori per assicurarmi che ve ne foste andati con la macchina, ma era ancora lì ed io-» sussurrò, per poi allontanarsi e sorprenderti con la sua espressione quasi disperata, per cui capisti all'istante cosa aveva passato.

«Ho preso la macchina e ti ho cercata ovunque perché immaginavo non sapessi dove andare, ho avuto paura perché ero sicuro potesse succedere qualcosa» confessò, facendoti capire quanto quel ragazzo fosse veramente premuroso e quanto avesse imparato a prendersi cura anche di te.

«Hey, sto bene, è vero che non sapevo dove andare ma-»

«E poi che cazzo fai senza chiavi? Dove hai dormito?» il suo tono cambiò dal bianco al nero, facendoti sobbalzare. La sua espressione, allo stesso modo, non accennava più alla preoccupazione di appena due secondi prima: stava urlando con gli occhi che ti voleva spaccare la faccia, e che ovviamente non lo avrebbe fatto.

«Tranquillo Jin, sto bene» lo rassicurasti, non volendo raccontare della notte precedente per paura che ti potesse giudicare, per quanto ne avesse ogni diritto.

«Non stai bene per niente, stai congelando» avendo toccato le tue mani, aveva una vaga idea della temperatura all'interno del tuo corpo; sembrava preoccupato che stessi per morire di ipotermia.

«Ho le tue chiavi, entra e riposati per bene, ora vado a trovare quell'altro pazzo» entrò dentro la macchina per recuperarti chiavi e cellulare, facendo brillare i tuoi occhi di felicità. 
Tuttavia, al pensiero di Taehyung, non reagisti con lo stesso entusiasmo e lui lo vide immediatamente. Alzò il tuo viso con una mano, costringendoti a guardarlo negli occhi.

«Va tutto bene, Taehyung è così, non appena gli dico cos'hai combinato questa notte e che sei tornata a casa a piedi torna da te all'istante» sussurrò, consolandoti, come se ti stesse leggendo nel pensiero.

«Sperando sempre che sia a casa e stia bene, ovviamente, altrimenti-»

«Altrimenti inviami un messaggio, lo cerchiamo per tutta Seoul» lo interrompesti, risoluta, facendolo sorridere per tutta la grinta conservata in un corpo evidentemente indebolito e freddo. Si allontanò un po', facendo per tornare sulla macchina.

«Ti scrivo per farti sapere come sta, ma non ho intenzione di risolvere i vostri problemi» esclamò, aprendo la portiera ed entrando, indossando nuovamente gli occhiali da sole. Dentro la macchina teneva sempre gli occhiali da sole solo perché faceva figo, non c'era abbastanza sole per quegli occhiali in ogni caso.

«Ah, e penso che tu abbia molto di cui discutere anche con Hoseok» con un sorrisino malizioso chiuse la portiera, salutandoti con un gesto della mano e mettendo in moto, lasciandoti tra i tuoi complessi come se avesse appena acceso un'ennesima lampadina, ricordandoti del tuo ennesimo problema ai numerosi che si stavano accumulando.

Sbuffasti, scuotendo la testa a quanto fosse stupido quel Jin e a quanto contemporaneamente gli fossi grata, perché era veramente una mamma che si prendeva cura del suo figlio poco innocente, nonché tu. Apristi la porta di casa, immergendoti nel calore del piccolo appartamento che in quel momento ti fece sentire come se stessi entrando in una villa. Poco importava, ti sentisti a casa.

La tua mente si svuotò istantaneamente e ti permise una lunga dormita sul tuo caro letto che mai era stato più comodo, fino a quando il tuo cellulare vibrò, facendoti saltare in aria dal momento che avevi dimenticato di esserti addormentata mentre lo maneggiavi. A vedere il destinatario, apristi la conversazione immediatamente.

[12:40] Jinnie: ho passato con taehyung due ore intere, ci credi? sta benissimo, dice di aver vomitato questa notte e di essere tornato a casa senza perdersi. Mi ha raccontato tutto, sa che sai di sua madre, e ovviamente capisco che sia una cosa che deve chiarire... gli ho fatto forza, è distrutto

[12:41] Jinnie: dovrebbe passare da te tra qualche minuto, gli ho spiegato più o meno come stanno le cose e spero che tu non gli vada contro, penso che abbia delle cose da dirti

[12:41] Jinnie: non fare l'orgogliosa e ascoltalo, se succede qualcosa abbraccialo. Penso sia l'unica cosa di cui ha bisogno.

I messaggi di mamma Jin ti costrinsero ad alzarti in piedi, ricordandoti che in quel momento eri un mostro e non volevi che Taehyung ti vedesse in quello stato, ma quando entrasti in bagno e iniziasti a sistemare almeno i capelli, lui già suonava alla porta. Non avevi avuto nemmeno il tempo per rispondere a Jin e dirgli che avresti fatto il tuo meglio, era incredibile quanto fosse stato veloce.

Aprendo, tuttavia, non trovasti Taehyung davanti la porta.

«Hoseok?» chiedesti insicura, non capendo cosa ci facesse lì. Per di più sentisti il viso diventarti così rosso che avesti bisogno di nasconderlo, girandoti per farlo entrare e provando a tranquillizzarti urlando nella tua testa che era solo Hoseok. Non sapevi come guardarlo in faccia, nonostante la sera prima fossi stata tranquillissima in sua compagnia.

«Jin mi ha detto tutto, dio santo, mi dispiace di non aver capito niente.»

«Di cosa stai parlando?» chiedesti dopo un paio di secondi di riflessione, non capendo se stesse parlando del bacio. In quel caso sarebbe stato veramente, veramente imbarazzante e non saresti stata in grado di parlargli.

«Tu e Taehyung, insomma, alla fine mi sono addormentato e non ho capito che avevate litigato, o addirittura che tu fossi scappata. Stai bene? Come hai fatto a tornare a casa?» ti travolse di domande, costringendoti a guardarlo. I suoi occhi grandi erano piegati in un'espressione preoccupata che ti fece sorridere, perché era normale che una persona ansiosa come lui fosse preoccupata fino a quel punto della tua stupida impulsività.

Lo invitasti in soggiorno, lo facesti sedere per farlo calmare, soprattutto perché sembrava esageratamente in pensiero.

«Sto bene» borbottasti, una volta che si sedette e poté guardarti bene negli occhi, accurando che stessi dicendo la verità.

«Sì, ma-»

«Hoseok, sto bene. Tae dovrebbe passare tra un po' e penso che chiariremo, quello che è successo ieri non succederà mai più, bere insieme è stata una cattiva idea» stavi mentendo, ma per il bene di Taehyung dovevi farlo. Se non fosse stato per lui quella serata sarebbe stata piacevole e non potevi negartelo. Hoseok annuì inaspettatamente, abbassando lo sguardo quasi demoralizzato.

«Hai ragione, mi sento in colpa per aver organizzato una cosa del genere senza sapere che tu e Taehyung avevate roba in sospeso» affermò, facendoti scuotere la testa mentre ti chinavi verso di lui per consolarlo.

«No, tu hai fatto benissimo e mi dispiace averti rovinato la serata» affermasti, facendolo sorridere dolcemente mentre riconosceva il tuo tentativo di venirgli incontro. Alzò lo sguardo, improvvisamente cambiando espressione.

«Non hai rovinato proprio niente.»

Sapevi di cosa stesse parlando nello stesso momento in cui pronunciò la frase, quindi ti allontanasti cautamente pronta ad affrontare il discorso.

«A proposito-» cominciasti a dire, mentre le tue guance si coloravano di un piacevolissimo rosso che lui notò subito, per cui continuò a sorridere addolcito. Ti guardava sofficemente, ti sentisti diventare zucchero ogni secondo in cui i suoi occhi rimasero fermi su di te.

«Tranquilla, il bacio di ieri non cambia niente tra noi. Non ci conosciamo abbastanza ed è normale voler sperimentare, ma non voglio che tu ti senta imbarazzata per quello che è successo, anzi spero di poter contare ancora sulla tua amicizia» evidentemente ci aveva già pensato, aveva trovato il modo di tranquillizzarti scegliendo bene le parole, come al suo solito.

«Certo» confermasti quasi balbettante, rimanendo a fissarlo soddisfatta come se ti fossi appena resa conto della persona matura che avevi davanti. Aveva deciso di risolvere il taboo nella maniera più facile, ti aveva tolto un gran peso dal petto senza probabilmente realizzarlo.

«Per il resto, Taehyung-» ricominciò a parlare, probabilmente volendo capire cosa fosse successo tra voi. Ma, come se lo avesse chiamato, il campanello di casa suonò.

Ridacchiò, capendo che doveva per forza trattarsi di lui e si alzò, dicendo che sarebbe andato via e che vi avrebbe lasciati alla vostra discussione, assicurandoti che, se avessi avuto bisogno di parlare di qualcosa, lui ti avrebbe ascoltato. Con quella sicurezza che ti aveva dato, apristi la porta a Taehyung con un po' più di confidenza rispetto a quella che ti saresti aspettata di rivolgergli.

«Hey» ti salutò il ragazzo pallido e confuso, che individuò Hoseok subito dopo averti salutato. Quest'ultimo lo superò, uscendo dalla porta e salutando entrambi con la mano, animatamente.

«Mi raccomando mangiate qualcosa, è ora di pranzo» disse premuroso prima di scappare via. Taehyung lo fissò perplesso, poi fissò te chiedendoti spiegazioni.

«Oh, è passato per vedere se fosse tutto okay» commentasti, fissandolo andar via, lasciando entrare il ragazzo che ti stava davanti e richiudendo la porta alle tue spalle. Non disse una parola fino a quando non fu comodo nel soggiorno che sembrava ormai essere diventato uno studio di psicologia, e ti accorgesti dei suoi occhi insicuri, che evidenziavano che non si era preparato mezzo discorso. Non sapeva come cominciare a parlare e dovesti intervenire tu, per distruggere il silenzio che altrimenti vi avrebbe resi entrambi piuttosto impacciati.

«Ieri sera è passata, non m'importa di quello che è successo» cominciasti a dire, provando ad attirare la sua attenzione o sperando di farlo sorridere sollevato, perché eri sicura che fosse timoroso della tua reazione.

«Dovrebbe importarti invece» sussurrò, sorprendendoti. Alzò lo sguardo verso di te, e tu capisti che non era venuto lì per scherzare.

«Ho una vaga idea di cosa sia successo ieri e penso che tu dovresti odiarmi al momento» sussurrò, approfondendo il discorso e facendoti venire voglia di non averlo mai iniziato, di aver dovuto sdrammatizzare immediatamente piuttosto che andare dritta al punto.

«Non ti odierei mai» dicesti determinata, un po' confusa dal suo approccio. Sospirò, facendoti lentamente innervosire perché avevi paura che avreste potuto litigare di nuovo.

«Voglio dirti come stanno le cose, così decidi se odiarmi o meno» iniziò allora, coinvolgendoti nel breve racconto delle circostanze del giorno prima, e di quello che lo aveva spinto a reagire in un determinato modo. Ti disse tutto quello che non ti aveva mai detto, cominciando dalla morte di sua madre: eri sicura avesse preso un'enorme quantità di coraggio prima di presentarsi a casa tua.

«Non sarà facile da accettare, ora come ora so che non ti saresti mai aspettata una cosa simile.»
In quel momento eri completamente assorta, ogni tuo movimento dipendeva dalla sua confessione e da ogni sua parola.

«Mia madre è morta il mese scorso, se non sbaglio addirittura il giorno dopo del nostro primo incontro quando sei venuta all'Aoi.»
Prendesti un bel respiro, pronta ad ingoiare tutta la pressione che ti stava per mettere addosso ma di cui non gli davi alcuna colpa. La tua mente era nel caos più totale, ma preferisti fingerti tranquilla e sorridergli incoraggiante.

«Aveva già problemi da mesi, se non anni, ed ho saputo da mio padre che è andata in coma ed è morta qualche ora dopo, in un ospedale a Daegu, dove è tornata con i suoi genitori quando ha lasciato mio padre anni fa.»
Ricordasti quando ti aveva rivelato di essere di Daegu e che si era trasferito a Seoul solo grazie al padre, quindi annuisti.

«La signora Choi, avendo subito saputo la notizia, essendo anche lei di Daegu ed essendo stata vicina alla nostra famiglia da quando era piccola, mi ha subito messo in contatto con suo marito, uno psicologo, facendo in modo che cominciassi una terapia. Se non fosse stato per lei non so dove sarei a questo punto» con quelle poche e pesanti frasi, ti stava finalmente chiarendo moltissimi dubbi che avevi avuto sul suo conto fino a quel momento. La signora Choi, lo psicologo, quanto era sempre stato restio a parlare del suo paese natale, tornava tutto ed eri felice di essere finalmente giunta ad inquadrare il ragazzo che avevi davanti.

«La mia ex mi ha lasciato nello stesso periodo, senza conoscere il vero motivo per cui non volevo vederla...» aggiunse quel piccolo dettaglio per chiarire una serie di chiacchierate rimaste aperte tra di voi, che non avevano ancora trovato conclusione.

«Non vorrei dirti che mi sono sentito morire, che volevo morire probabilmente, ma ci tengo che tu sappia la verità.»
Ti guardò una sola volta prima di abbassare nuovamente lo sguardo e continuare a raccontare. Avendolo visto nei suoi momenti più fragili, vederlo così forte mentre parlava di qualcosa di così intenso ti fece sentire un po' fiera.

«La notte quando mi hai incontrato in quel parco scappavo da mio padre perché non volevo vederlo, essendo i nostri rapporti sempre stati terribili. Con la morte di mia madre ho avuto ancora più motivo di odiarlo, l'ho incolpato della sua morte e gli ho fatto cose terribili, lo so e continuo a farlo di giorno in giorno, la stessa cosa ho fatto con te ieri sera. Ho costantemente bisogno di prendermela con qualcuno, Jin e gli altri lo sanno e ormai mi lasciano fare quello che voglio, ma tu non lo meritavi e mi sento terribile.»

«Tae-»

«Aspetta un attimo» borbottò, evidentemente non avendo finito di parlare, percependo dal tuo tono l'intenzione di consolarlo, farlo sentire meglio, liberarlo da quello sguardo così serio e farlo sorridere un attimo.

«Ho parlato al telefono con la signora Choi questa mattina, prima che arrivasse Jin, e le ho detto tutto» annuisti, immaginando quello che avrebbe detto da lì in poi. Un poco lo conoscevi per davvero, ti mancavano solo alcuni nessi logici per poterlo capire del tutto.

«È stata lei ad obbligarmi a venire da te. Non sono io quello buono che prova a chiarire e, se anche ieri sera ti fosse successo qualcosa, io avrei continuato a vivere per conto mio, senza più volerti vedere. Non so quello che sto facendo qua perché il mio senso di giusto e sbagliato mi dice che io stia sbagliando completamente, dovrei essere a casa a farmi i fatti miei e riprendermi dalla sbornia, ma poi penso che il mio senso di giusto e sbagliato è alterato dallo stesso momento in cui mi dissero che mia madre è morta, quando non la vedevo da mesi. Pensi che sia... strano

Ti guardò di nuovo come se si aspettasse una risposta, ma la domanda retorica non ti lasciò spazio nemmeno per pensare.

«Probabilmente mi pensi una persona positiva che fa tutto pur di vedere il buono nelle situazioni, tutti mi vedono così, ma non è esattamente vero. Non riesco più a pensare con la mia stessa testa, faccio quello che voglio la metà del tempo e ieri ti ho sicuramente fatto venire un colpo, per non parlare delle conseguenze e di quello che ti sarebbe potuto succedere in giro per le strade a quell'ora di notte. Ci sono momenti in cui non so distinguere quello che dovrei fare da quello che vorrei fare, bere ha sicuramente accentuato la cosa. Non ho più le capacità mentali di pensare sempre bene della gente, sto psicologicamente male e non ho bisogno di vedere uno psicologo per avere una conferma del genere.»
Forse finì di parlare, perché la sua voce si era affievolita a tal punto che eri sicura non fosse più in grado di farlo. Avevi la pelle d'oca e sapevi che non avresti dovuto compatirlo, che il tuo approccio sarebbe dovuto essere decisivo. Prendesti un bel respiro.

«Sei venuto qui per dirmi cosa, Tae?» gli chiedesti, avendo paura della sua risposta.
Ti avrebbe potuto urlare contro, insultandoti di non aver capito le sue parole, o avrebbe potuto dirti di non volerti più vedere, che era lì per mettersi l'anima in pace e chiederti di scomparire dalla sua vita. Lo aveva fatto bene il giorno prima, avevi paura che rifacesse una cosa del genere e ti chiedesse di andartene.

Prese un bel respiro anche lui, cambiando posizione e rilassandosi sul divano, pronto a rispondere alla tua domanda specifica.

«Che la signora Choi e suo marito pensano che tu sia la mia terapia migliore, e che non potrei mai pensare di finire così la nostra amicizia. Pensano che io stia meglio da quando ti conosco.»

«Ma io non ti ho chiesto questo» sussurrasti, scuotendo la testa alle sue parole. Ti rivolse un'espressione confusa, pensando di aver detto quello che volevi sentirti dire; decidesti di intervenire, spiegare la tua domanda che mai era stata così semplice.

«Tu cosa sei venuto a dirmi?»

Allora sorrise, e giurasti che quel sorriso era l'unica cosa che avresti voluto vedere. Ti faceva quell'effetto ogni volta che sorrideva, il tuo cuore saltava un battito ormai naturalmente.

«Io penso-»
Ti fissava dritto negli occhi, ti fissava e non sembrava intenzionato a mollare lo sguardo. Era finalmente una conversazione tra te e lui, non tra lui e il pavimento. Eri abituata ai suoi occhi sui tuoi quando parlavate sinceramente, di roba più o meno ridicola.

«Sai benissimo quello che penso, e sai benissimo come mi sento quando sto con te» ti rispose timidamente, facendoti sentire un po' meglio.

«Voglio sentirtelo dire» gli chiedesti la conferma, ancora più sospetta delle sue intenzioni dopo tutto il discorso che ti aveva fatto. Rispose più in fretta del previsto, per di più fissandoti, come se volesse convincerti delle sue parole. Sembrava aver recuperato un po' di colorito tutto in una volta.

«Gli anti-depressivi non sono poi così divertenti, potrei anche abituarmi a te» sussurrò, quasi come se stesse dichiarando il suo amore. 
Scoppiasti a ridere, non riuscendo a credere alle tue orecchie. Il tuo stomaco stava per esplodere tante erano le sensazioni al suo interno, oltre al fatto che era ancora sottosopra dopo l'alcool della sera prima. Le tue spalle si rilassarono.

«Kim Taehyung, posso essere il tuo anti-depressivo, un'amica, una conoscente, posso essere tutto quello che vuoi. Ma dimmelo, sono stupida e non leggo tra le righe» gli dicesti, facendo riapparire nei suoi piccoli occhi un minimo di lucentezza, come se si stesse per commuovere. 
Quel ragazzo era genuino, nonostante pensasse di non esserlo, ed era buono. Poteva avere un cervello scombussolato, ma, in quel momento, nel suo sorrisino imbarazzato, era la persona più sana che conoscessi. Ti piaceva che fossi stata tu a ridargli quella vitalità.

«Direi di seguire il consiglio di Hoseok, mangi con me per pranzo?» chiedesti allora, smorzando la tensione.

«In realtà vorrei rimanere qua tutto il pomeriggio, vorrei rimediare per ieri» disse onestamente, facendoti sentire ancora più su di giri.

«Ottimo, ma ti ricordo che il pomeriggio lavoro con Juun» gli ricordasti, in realtà non pensando fosse un problema, che avreste ugualmente passato un pomeriggio tranquillo. Rimase inizialmente in silenzio, dubbioso.

«Y/n, sei ancora ubriaca?»
Ti voltasti verso di lui dal momento che ti eri alzata dal divano ed eri diretta in cucina, ma il suo commento ti confuse. Lo guardasti interrogativa, provocandogli una risatina che ti fece tremare il cuore.

«Oggi è domenica» annunciò, facendoti spalancare gli occhi.

«Ah» mormorasti, avendo dimenticato completamente che i giorni della settimana esistessero e che non fosse ogni giorno lunedì.

Ti guardò divertito, poi si alzò per poterti raggiungere, abbracciandoti da dietro senza che potessi aspettartelo ed eliminando in quel modo tutta la tensione che avevi addosso, tutta la pressione di aver capito che il tuo migliore amico avesse problemi mentali dovuti ad avvenimenti piuttosto recenti nella sua vita. Un sospiro lasciò le tue labbra mentre le sue mani si aggrappavano alle tue, ringraziasti qualunque Dio per averti dato una personalità in grado di sostenere la sua, che ti avesse aiutata a consolarlo quando più ne aveva bisogno. Ti allontanasti da lui giocosa dopo esserti goduta abbastanza le sue braccia grandi e il suo respiro così vicino, scappando in cucina e aprendo il frigo per cercare cibo, ancora felice di aver ricevuto quella notizia meravigliosa riguardo i giorni della settimana.

«Allora guardiamo un film e non facciamo niente tutto il giorno?» chiedesti, aspettando la sua risposta che già sapevi essere positiva.

«Ho qualche pacco di patatine che ho conservato proprio per questa occasione» aggiungesti, guardandolo maliziosa, indicando i pacchi di patatine sul frigorifero comprati qualche giorno prima sapendo che Taehyung era il tipo da presentarsi a casa tua dal nulla e chiederti di guardare un film, probabilmente dopo una mattinata stressante che non era stato in grado di gestire.

«Prima avrei qualcosa di cui parlare» borbottò, fischiettando, come se si trattasse di qualcosa di cui non avresti voluto parlare. Lo guardasti di sbieco, sicura che non ci fosse nulla del genere, mentre continuavi a fare quello che avevi da fare.

«Tu ed Hoseok fate sul serio?» chiese subito dopo, facendoti quasi cadere dalle mani quello che reggevi, facendoti arrossire a tal punto che non ti girasti.

«Non ho idea di cosa ti abbiano detto, ma no» rispondesti, piuttosto determinata.

«Sicura? Vi ho visti appiccicati l'uno all'altro in soggiorno, anche da sobri, poi siete scomparsi insieme e qualche uccellino mi ha detto che è successo qualcosa. Sicura sicura?» l'unica cosa sicura era che avresti trovato il modo di rovinare la vita a Jin.

«Sicura sicura» ammettesti, sincera.

«Quindi non ti faresti Hoseok?»

«Non è quello che ho detto!» esclamasti, incredula di avergli sentito dire una cosa del genere. Incredula persino che non negasti le sue parole.

«Quindi te lo faresti, ma non sei seria con lui? Oh, vedi che se vuoi spezzare il cuoricino ad Hoseok, ti assicuro che lo farà prima lui» quel discorso ti stava dando alla testa, ti aveva sempre preso in giro in quel modo ma non su Hoseok e non su questioni che preferivi tenere per te.

«Me lo farei, ma non voglio una relazione con lui, punto e basta» esclamasti, innervosendoti di quanto stesse insistendo. Rise, adorando vederti in quel modo. Non avevi idea di cosa gli passasse per la testa in quel momento.

«Non ti capisco, se è così fattelo. Ne abbiamo parlato quando ci siamo conosciuti, io sarei d'accordo.»

«Non ho bisogno del tuo consenso» gli rinfacciasti, guardandolo male «e, soprattutto, non mi faccio i miei amici» tranne se non mi danno un pretesto, tipo essere Kim Taehyung.

Capendo che eri innervosita, concluse il discorso con una risatina, sapendo che c'era qualcosa che non dicevi e non volendo approfondirla. Realizzasti istantaneamente che quel ragazzo avrebbe capito troppo presto che era lui quello che volevi veramente farti e con cui avresti voluto una relazione seria in tutte le tue vite, passate e future, e non con Hoseok, con cui eri sicura non ci sarebbe stato altro. Forse sì, considerasti anche l'opzione 'farmi Hoseok', ma la scartasti immediatamente dopo aver sentito Taehyung confessarti l'anima quel pomeriggio. Pensavi che non ci fosse nessun altro ragazzo per te, per quanto fossero perfetti tutti quelli che ti circondavano. Avresti cercato solo lui da quel momento, non avevi più distrazioni e te ne convincesti, perché stare con lui ti riempiva sempre la testa di idee simili.

Quel pomeriggio confessasti a te stessa di avere una cotta e, considerando quanto tempo fosse passato prima di ammetterlo a te stessa, capisti che prima di dirlo all'interessato sarebbero passati mesi interi. Ma era okay.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: aoinohjme