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Autore: Bodominjarvi    31/07/2018    2 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Osservava in quello specchio il riflesso di una donna che non sembrava nemmeno lei. Gli occhi cerulei erano improvvisamente diventati vitrei e inespressivi, mentre scrutavano la sua figura che apparentemente sembrava essere la stessa di sempre. Eppure c'era qualcosa che non andava in lei, aveva una terribile sensazione che le gravava addosso e sentiva che ben presto le cose non sarebbero più state le stesse. Inconsciamente si portò le mani sulla pancia piatta, studiando il profilo del suo corpo, come se fosse in cerca di qualcosa. Qualcosa effettivamente c'era, non aveva ancora la certezza assoluta, ma in cuor suo sapeva già la risposta. E aveva paura. Sì, paura. Nonostante tutte le situazioni tragiche e drammatiche che aveva passato dopo il suo travagliato risveglio dal sonno criogenico non aveva mai provato quel sentimento. Aveva sperimentato la rabbia, la frustrazione, la disperazione e la tristezza, ma non questo tipo di terrore. Una fobia diversa da qualsiasi altra, quella di affrontare l'ignoto da sola con un enorme peso che le sue spalle non potevano sopportare. In quel momento avrebbe solo voluto scomparire, svegliarsi urlando dall'ennesimo incubo e trascinarselo dietro per tutto il giorno, ma stavolta non si trattava di un sogno, era tutto vero. Doveva togliersi quel dubbio atroce che la stava soffocando, ma non aveva il coraggio di farlo, perchè era già al corrente del fatto che si rivelasse fondato. 

"Non essere codarda, Nina!" rimproverò se stessa e il suo riflesso.

Rimanere li a ciondolare davanti allo specchio non avrebbe portato a nulla, se non a fomentare la sua ansia che ormai aveva raggiunto picchi spaventosi. Raccolse il cappotto, una sciarpa, un cappello e un paio di occhiali scuri e uscì di casa di corsa, come se avesse l'inferno alle spalle. Aveva una meta ben precisa in mente e si affrettò a raggiungerla a passo veloce, senza mai alzare la testa: non poteva essere scoperta, avrebbe già dovuto espatriare da almeno una settimana! Fortunatamente la farmacia non distava troppo dalla sua abitazione, quindi ben presto avrebbe avuto una risposta. Stringendosi ancora di più nel suo cappotto viola scuro, Nina afferrò al volo l'oggetto che le interessava e si recò immediatamente alla cassa per pagare.Quando la farmacista al banco vide cosa aveva acquistato le sorrise dolcemente mentre le batteva lo scontrino.

"In bocca al lupo e arrivederci!" la salutò cordiale.

"Grazie!" replicò la bionda a denti stretti, uscendo velocemente dal negozio.

Se da un lato non vedeva l'ora di scoprire la verità, dall'altro era terrorizzata a morte. E se fosse successo davvero quello che temeva? Non era così improbabile in realtà. Accellerò il passo, ma come voltò l'angolo si imbattè in una sorta di corteo che stava sfilando per la strada principale: i manifestanti sventolavano striscioni che rafficuravano il volto di Heihachi con sopra un'enorme croce rossa e inneggiavano a gran voce alla G Corporation, sostenendo che li avrebbe liberati da quella tirannia. 

"Poveri scemi..."mormorò tra se e se l'assassina. 

Tuttavia non poteva rischiare di imbattersi in qualche vecchia conoscenza, tante volte era stata vista accanto a Jin durante le trasmissioni dei suoi discorsi, perciò decise di fare una deviazione ed entrare nel bar che faceva angolo in attesa che quella mandria di illusi si dissipasse. Bhe, già che c'era tanto valeva bere qualcosa, no? Si accomodò in uno dei tavolini e ordinò una camomilla, nella speranza di calmare il suo subbuglio interiore. Sorseggiò lentamente la bevanda calda, osservando gli altri avventori che consumavano le loro ordinazioni, leggevano il giornale, o chiacchieravano tra di loro. C'era calma, troppa calma. Non si poteva essere così ingenui da pensare che la Mishima Zaibatsu avesse battuto in ritirata e che il leader della G Corp sarebbe diventato il buon samaritano che avrebbe placato la guerra. Eppure nell'aria aleggiava un ottimismo disarmante, ma Nina sapeva che non sarebbe durato molto: era solo questione di tempo prima che il sangue Mishima tornasse a mietere vittime. Al momento però aveva ben altro a cui pensare: la camomilla aveva fatto il suo effetto e ora doveva andare in bagno, il che significava che ben presto avrebbe scoperto la verità che tanto le faceva paura. Si trascinò verso il fondo del locale e chiuse la porta alle sue spalle. Estrasse con mani tremanti dalla borsetta quella scatolina rettangolare e un contenitore di plastica, preparandosi al peggio. 

Quei tre minuti furono i più lunghi della sua vita, aveva paura a scoprire cosa quella bacchettina che assomigliava ad un termometro per misurare la febbre avrebbe potuto rivelarle. Cercò di pensare positivo e in modo razionale, ricordandosi che dopo essersi risvegliata dal sonno criogenico aveva dovuto attendere diversi mesi prima che il ciclo mestruale le tornasse. Il suo corpo era perennemente messo sotto stress e sotto sforzo, quindi era abbastanza normale per lei passare lunghissimi periodi di tempo senza quella seccatura. Non era mai stata regolare, quindi la logica le imponeva di non preoccuparsi, si trattava di un ritardo come un altro...Ma tutti quei sintomi erano abbastanza palesi, dalle nausee mattutine ai repentini sbalzi di umore. Il tempo scadde, era giunto il momento della verità! Le mani continuavano a tremarle mentre si accingeva a prendere in mano la bacchetta e controllare il risultato: due barre rosse acceso erano comparse su quel piccolo display. Una coppia di stanghette scarlatte dal significato inequivocabile. Nina si sentì nuovamente mancare la terra sotto ai piedi. Aveva sperato fino all'ultimo istante di essersi sbagliata, ma ora aveva avuto la conferma a tutti i suoi sospetti e sensazioni. Tutto divenne immediatamente più chiaro mentre quella realtà la schiacciava inesorabile, era successo quello che non avrebbe mai dovuto succedere ed ora era in un mare di guai.

"Non posso credere...Di essere stata così...Così...Così incosciente..." mormorò tra i singhiozzi, tirando un pugno contro la parete. 

Ed effettivamente incoscienti lo erano stati entrambi a non pensare che quello che stavano facendo il prima o poi non avrebbe portato a conseguenze abbastanza prevedibili. Tenendosi la mano ferita, si accasciò contro la parete e rimase li in un angolo mentre la sua mente si abbandonava nuovamente ai ricordi.


 
Il viaggio verso l'Egitto era stato lungo e massacrante: nonostante viaggiassero su un jet privato dotato di ogni confort possibile ed immaginabile l'atmosfera che aleggiava era insopportabile per entrambi. Ormai lui aveva le ore contatte, più si avvicinavano alla meta e meno gli rimaneva da vivere, lei cercava di rimanere impassibile e composta, ma dentro di se il cuore le stava andando in pezzi. Nemmeno l'atterraggio fece aprire loro bocca, si limitarono a salire su una jeep blindata che li scortò dritti alla loro base militare non molto lontana dall'inizio del deserto. Una volta entrati nella loro enorme appartamento lui si era immediatamente chiuso in camera e lei non aveva avuto il coraggio di disturbarlo; si era limitata a trascinarsi nel lussuoso bagno optando per una lunga immersione nella gigantesca vasca, sperando che almeno quella sarebbe stata in grado di alleviare un minimo quella tensione. E così il giorno era arrivato, ancora non le sembrava vero che in meno di 24 ore sarebbe salita a capo dell'impresa più grande, potente e odiata del mondo.

Non aveva idea di come gestire un simile impero tutto da sola, tantomeno da che parte cominciare per sistemare tutto quel casino e danni che aveva provocato e recuperare la fiducia dell'intera popolazione. Vai a spiegare a quasi 7 miliardi di persone che quella sanguinosa guerra era stata scatenata per salvarli da un antico demone egizio che si era risvegliato dopo migliaia di anni per distruggere il pianeta? Spronfodò ancora di più nella vasca, con l'acqua e la schiuma che ormai le arrivavano sotto al naso. Non avrebbe mai voluto assumersi una simile responsabilità, ma era anche vero che quello era l'ultimo desiderio di quella persona che ora era rinchiusa nella stanza accanto a  fare chissà cosa: non c'era nemmeno stato bisogno che la supplicasse, era stato sufficiente uno sguardo categorico e allo stesso tempo pieno di dolore a convincerla ad accettare. Stava andando incontro ad una morte orrenda per il bene del mondo e tutti lo odiavano, come poteva rifiutarsi e voltargli le spalle anche lei?

Rimase immersa per quella che sembrava un'eternità, persa nei suoi pensieri fino a che tutta la schiuma non si dissolse e l'acqua non si raffreddò a tal punto da costringerla ad uscire. Si trascinò quindi fuori dalla vasca e si avvolse in uno dei morbidi accappatoi appesi li accanto. Mentre si asciugava osservava distrattamente la sua immagine riflessa nello specchio, rendendosi conto di quanto quelle occhiaie così inusuali le stessero segnando gli occhi e di quanto effettivamente apparisse stanca e provata da quella faccenda. Non poteva rimanere in bagno in eterno, il suo corpo reclamava a gran voce riposo in un letto morbido dopo tutte quelle ore passate sull'aereo, ma aveva come paura di andare di la, non sapendo in che condizioni potesse trovarlo. 

"Sembra che non abbia molta scelta..."si disse tra se e se, prima di uscire.

La porta della camera era ancora chiusa; esitò un attimo prima di bussare alla grande porta di legno scuro, tendendo le orecchie per captare anche il più minimo rumore. Non ne seguì risposta alcuna nemmeno dopo il secondo tentativo, optò quindi per entrare e verificare lei stessa cosa stesse succedendo. Le sue iridi cerulee scrutarono la stanza da cima a fondo, ma non riuscirono a vederlo da nessuna parte, il letto era intatto e sulle poltrone non c'era proprio nessuno. Fu allora che notò il tendone muoversi e realizzò che la finestra del balcone era aperta. Silenziosamente si avvicinò e fu allora che lo vide intento a scrutare l'orizzonte, con le braccia appoggiate alla ringhiera: essendo di spalle non riuscì subito a guardarlo in faccia, ma la sua postura era molto tesa . Doveva esserci proprio il peggiore dei caos nella sua testa! Senza dire una parola gli si avvicinò, assumendo la stessa posizione ed entrambi osservarono il sole tramontare dietro le dune sabbiose che presto sarebbero diventate la sua tomba.

"Ehi..." mormorò la bionda dopo un po' cercando di attirare la sua attenzione, quel silenzio era diventato insopportabile.

Jin si voltò, inchiodandola sul posto con quel suo sguardo ambrato che tanto la faceva impazzire. La sua espressione era indecifrabile, una maschera impassibile che non lasciava traspararire la più minima emozione, ma gli occhi non mentivano mai, erano lo specchio della sua anima tormentata e mostravano benissimo il suo disagio interiore. Quelle due gemme color ambra si rispecchiarono negli zaffiri di lei, e vi lessero dentro quanta ansia e tristezza stesse provando: questo bastò ad addolcire i suoi lineamenti e a forzarlo a sorriderle mestamente.

"Qualcosa non va?" le chiese, appoggiando la mano sulla sua.

Che domanda stupida! Era lui quello autocondannato a morte, che senso aveva chiedere a lei come stesse? Ma ancora una volta si stupì di quanto in realtà lo spietato Kazama avesse ereditato da sua madre la capacità di amare e l'altruismo. Che lo manifestasse in modo decisamente poco ortodosso era un altro discorso. 

"No, è che... Ero preoccupata per te!" replicò, abbassando lo sguardo, incapace di sostenerlo oltre.

Ed ecco invece la fredda assassina Williams sul procinto di perdere la sua classica freddezza e compostezza. Quella donna aveva il cuore d'oro, ma neppure lei era in grado di dimostrarlo. Il sorriso tirato di Jin si fece un po' più rilassato. 

"Vieni qui..."Mormorò attirandola in un abbraccio caloroso, stringendola a se e appoggiandole delicatamente il mento sulla testa. "Sai che non devi stare in pena per me! Presto sarà tutto finito e da domani vivrai in un mondo migliore!"

Quelle parole per lei erano insopportabili. Si aggrappò disperatamente a lui, come se avese paura che sparisse da un momento all'altro in una nuvola di fumo. Non era giusto! Perchè proprio lui doveva sacrificarsi?

"Jin...Non..." singhiozzò.

"Ne abbiamo già parlato, Nina! È giusto così, che paghi per il male che ho fatto e che debelli questa maledizione!"

Quell'affermazione non ammetteva obiezioni, inoltre sarebbe stato tutto inutile passare l'ultima sera assieme a discutere. Già, l'ultima sera.

"Come farò senza di te?" domandò con voce strozzata, stringendo tra le dita il tessuto della sua maglietta.

"Nina, sei una donna straordinaria, la persona più in gamba che io abbia mai conosciuto. Confido nel tuo buonsenso e nelle tue scelte, so che farai sempre la cosa giusta. La Zaibatsu ha bisogno di te!"la rassicurò, accarezzandole i capelli. 

Tutta quella fiducia che riponeva in lei era commovente, non sentiva di meritarsela. Da quando gli aveva permesso di diventare così importante, si sentiva incredibilmente fragile e debole, forse perchè aveva permesso che le basilari emozioni umane la scalfissero, cosa che era riuscita ad evitare per entrambe le sue vite. Non era abituata a provare certi sentimenti dopo la morte di suo padre e a sentirsi così... Così normale e sensibile. Non aveva più fiducia in se stessa come un tempo e il modo in cui stava reagendo ne era la prova. 

"E tu sei la persona più speciale e altruista di tutte, Jin! Non meriti tutto ciò, non è giusto!"

"Giusto o sbagliato devo affrontare il mio destino. Non posso permettere che questa mia croce continui a mietere vittime, ho già dovuto macchiarmi la coscienza e le mani del sangue di milioni di innocenti. Ora basta!" rispose categorico. 

Era per quello che non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi a lui, eppure con lei aveva fallito: l'aveva accolta sempre di più nella sua vita e aveva finito col farle del male con la sua decisione di uccidersi. Non voleva contatti, nè affetti con nessuno, dopo sua madre nulla aveva avuto più senso...Ma purtroppo non era stato in grado di evitare di perdere la testa per lei. Gentilmente le sollevò il mento con due dita, per immergersi ancora una volta in quell'oceano gelido che erano le sue iridi, meravigliandosi una volta di quanto fossero belle ed espressive e domandandosi come il fuoco potesse ardere in mezzo a quel ghiaccio. 

"Se non altro qualcosa di bello in tutto questo l'ho avuto...Ce l'ho proprio qui, davanti a me!" mormorò, prima di appoggiare con dolcezza le labbra sulle sue.

Nina gli buttò le braccia al collo, mentre lui le teneva inclinato il capo leggermente per approfondire il contatto, mentre l'altra mano si era appoggiata sulla sua vita per attirarla a se. Quelle labbra lo facevano impazzire ogni volta, erano diventate la sua droga e la sua cura ai momenti più difficili. Nella sua mente riapparve per un istante il flashback di quella sera in cui aveva quasi perso il controllo e sarebbe successa una catastrofe se non fosse stato per lei. Le aveva rubato un bacio subito dopo, senza nemmeno rendersene conto fino a quando non realizzò che lei stessa lo stava ricambiando. Quanto gli sarebbe mancato tutto questo... Non voleva sprecare più nemmeno un momento di quel poco che gli rimaneva, voleva solamente stare con lei. Senza sforzo la sollevò da terra e rietrò in camera, chiudendosi la porta alle spalle, per poi adagiarla con delicatezza sull'enorme letto matrimoniale. I loro baci non si interruppero per nemmeno un instante, le loro labbra erano come due calamite incapaci di staccarsi l'una dall'altra. Facendo attenzione a non pesarle addosso Jin le rotolò sopra, accarezzandole la guancia e i capelli sciolti sparpagliati sul cuscino. 

"Sei stupenda..." mormorò, seminando una scia di baci delicati lungo la sua mandibola e sul collo. "Meravigliosa..." continuò, facendo scivolare le mani lungo la vita, ancora coperta dall'accappatoio. "Perfetta...Mia!" concluse prima di baciarla nuovamente, con ancora più passione.

"Oh Jin..." mormorò Nina tra un bacio e l'altro.

Lo voleva con tutta se stessa, voleva unirsi con lui ancora una volta prima che fosse troppo tardi. Con mani tremanti gli sfilò la t-shirt, rivelando il suo torace perfettamente scolpito passando le dita tra quei muscoli così ben definiti. Era così bello, con quel fisico statuario e quel volto meraviglioso, la faceva semplicemente impazzire. E la stessa cosa valeva per lui, che non vedeva l'ora di osservare il corpo da dea della sua amata, accingendosi quindi ad aprirle il laccio che teneva chiuso l'unico indumento che indossava. Erano entrambi fin troppo impazienti di arrivare al dunque e rapidamente lo aiutò a liberarsi del resto dei vestiti che aveva addosso, prima di trascinarlo a se e riprendere da dove si erano interrotti. Le carezze e i baci si sprecavano, ormai conoscevano alla perfezione l'uno il corpo dell'altra e sapevano entrambi cosa fare per far girare la testa al proprio partner. Nina gemette sommessamente quando Jin la prese col solito piglio deciso e iniziò a muoversi lentamente dentro di lei. Erano diventati una cosa sola, stretti in un abbraccio indissolubile con gli sguardi persi l'uno con l'altro. C'era un non so che di disperato nel modo in cui lei gli si aggrappava alle spalle e di come Jin le stesse particolarmente addosso, lasciandole quel minimo di spazio per non schiacciarla contro il materasso. Se per tutti erano un tiranno e un'assassina, in quel momento erano semplicemente due anime intente ad amarsi senza riserve. 

"Oh...Jin...T-t-ti prego..." rantolò, ormai prossima alla fine.

"Nina..." ansimò, aumentando il ritmo delle spinte, anche lui incredibilmente vicino al punto di non ritorno.

Il volume dei loro gemiti e ansiti andò sempre più in crescendo,fino a quando entrambi raggiunsero il culmine, chiamandosi a vicenda. Rimasero immobili e stretti l'uno all'altro, cercando di regolarizzare i loro respiri accelerati. Ben presto nell'aria risuonarono i singhiozzi strozzati di lei, che stava affondando le dita su quel bicipite marchiato da quel sinistro tribale, mentre lui cercava di calmarla con baci e carezze.

"Andrà tutto bene, vedrai..." mormorò appoggiando la fronte contro la sua. "Non piangere, mia adorata!"

"Jin...Io..Io..." singhiozzò Nina, incapace di trattenere le lacrime.

"Ti amo, Nina, non scordarlo! Non dimenticarmi mai..."


Già, non lo avrebbe dimenticato di certo, ora che aveva avuto la conferma che una parte di lui viveva dentro di se. Si accarezzò il ventre con fare assente, mentre si rialzò dal pavimento e si contrinse ad uscire da quel bagno e da quel locale. Sarebbe cambiato tutto e nulla sarebbe rimasto lo stesso. E la cosa peggiore era che che avrebbe dovuto affrontare l'ignoto da sola...
 
 
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Note dell'autrice: salve, bella gente! Ed eccoci qua con un altro bel capitolo introspettivo, con tanto di flashback drammatico e fluff. Qui avete la conferma (come se ce ne fosse bisogno) che la nostra cara macchina da guerra Nina, è di fatto umana e in quanto tale starà per pagare le conseguenze per aver peccato di ingenuità. Forse penserete che la sua gravidanza sia una svolta banale e poco originale, ma fidatevi che non lo sarà, perchè questa non sarà certo la classica storiella di amore. Detto ciò, il caldo mi fa male e mi toglie la voglia di vivere, sono nuovamente ferma su un capitolo, ma confido di sbloccarmi quando avrò la chance di scrivere sotto ad un condizionatore. Spero che questo passaggio vi sia piaciuto e vi rimando al prossimo. A presto!
  
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