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Autore: channy_the_loner    31/07/2018    1 recensioni
La Wammy's House non è mai stata un orfanotrofio come tutti gli altri, e mai lo sarà. Al suo interno, piccoli soldatini vengono addestrati per sviluppare uno sconfinato genio, per ottenere riconoscimenti di fama internazionale, per diventare Qualcuno.
Ma la mente umana è contorta e spesso, durante la fase di crescita, subisce traumi irreparabili se essa si trova in circostanze eccessivamente violente o disagiate.
Qui seguiremo il percorso psicologico di un eterno secondo, di un irremovibile apatico, di un fanatico videoludico.
Qui conosceremo un'imbranata lettrice, una logorroica paurosa e una leale sognatrice.
Piccole menti e grandi cuori. Insieme sulle tracce di L.
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[Fanfiction presente anche sul mio profilo Wattpad]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Isabel era l'angelo della Wammy's House. Oltre a ricoprire il ruolo di responsabile dei dormitori, era come una vera e propria madre per tutti i bambini dell'orfanotrofio - non a caso, era la moglie di Roger; era una donna onesta, dolce come il miele e, spesso, si schierava dalla parte degli orfani, diventando loro complice e mettendosi volontariamente contro suo marito, ma solo per convincerlo a chiudere un occhio su una marachella combinata da qualcuno dei bambini. Tutti l'amavano, lì, e anche Blanca l'aveva presa subito in simpatia.
«Per ora, questi dovrebbero bastarti» disse Isabel, tirando fuori dall'armadio della sua camera alcuni indumenti femminili di piccola taglia, per poi porgerli alla bambina che, pazientemente, la stava osservando dallo stipite della porta.
«Come fai ad avere questi vestiti?» le chiese Blanca, guardandola con aria interrogativa. «Tu sei più grande, te ne servono altri.»
Isabel si scostò una ciocca di capelli neri dal visto. «Mi piace avere degli abiti per bambine nel mio armadio. Gli arrivi qui sono molto irregolari, per questo non si sa mai chi si presenta alla nostra porta. Sono abiti d'emergenza» disse, per poi aggiungere: «Non temere, in questi giorni faremo un salto in città per comprarne degli altri.»
Un sorriso fece capolino sul viso di Blanca. «Grazie.»
«Non devi ringraziarmi, tesoro» le rispose Isabel. «Adesso vieni con me, ti faccio vedere la tua camera.»
Detto questo, entrambe uscirono dalla camera matrimoniale della tenuta e iniziarono a percorrere il corridoio silenzioso; passarono davanti a una finestra, e Blanca poté vedere alcuni bambini che giocavano a rincorrersi.
«Ti piace stare in compagnia?» le chiese la donna tutto d'un tratto.
Blanca si girò a guardarla: le rughe attorno agli occhi erano deboli e appena accennate. «Dipende. Non mi piace stare in compagnia di brutte persone.»
«La tua compagna di stanza non è una brutta persona.»
La bambina chinò la testa di lato e, di conseguenza, una delle due piccole codine che raccoglievano i suoi capelli castani sfiorò una spalla. «Avrò una compagna di stanza?»
«Sì. Tutti i bambini hanno almeno un compagno di stanza. La tua si chiama Amy.»
A Blanca non parve affatto un nome cattivo, ma volle saperne di più. «E com'è?»
Isabel cambiò direzione, prendendo a salire le scale sulla sinistra del corridoio. «È molto timida, non è riuscita ancora ad integrarsi con gli altri bambini. Non esce mai dalla sua camera, se non per andare al bagno, di tanto in tanto» le spiegò la donna. «È arrivata qui qualche mese fa, ma non ha mai rivolto la parola a nessuno. Non riusciamo a capire il perché del suo blocco. Dobbiamo persino portarle da mangiare in camera, altrimenti morirebbe di fame.»
Blanca annuì silenziosamente; non sapeva cosa dire, si sentiva abbastanza impacciata.
«Potresti aiutarla?»
La bambina alzò immediatamente lo sguardo, facendolo incontrare con gli occhi color nocciola di Isabel.
«Prova a parlarle, a farla uscire dalla stanza, fate conoscenza con qualcuno. Non può restare chiusa tra quelle quattro mura per i prossimi dieci anni.»
«Ha la mia stessa età?» chiese Blanca con gli occhi che le brillavano.
«Sì» rispose Isabel. «Ci proverai?»
La bimba sorrise, colpita da uno dei suoi rari momenti di sicurezza. «Ci proverò.»
La donna le rivolse uno sguardo amorevole e la ringraziò in silenzio. Subito dopo, le indicò una porta in legno scuro, una delle tante che decoravano quel tratto di corridoio, dicendole che erano giunte a destinazione. Isabel bussò alla porta e, nonostante non avesse ricevuto il permesso per entrare, aprì l'uscio, seppur lentamente, ritrovandosi davanti ad una stanza immersa nella penombra del tramonto.
«Amy?» chiamò dolcemente la donna. «Hai una compagna di stanza. Non sarai più da sola.»
Davanti alla finestra, seduta sul davanzale interno a gambe incrociate, una bambina si voltò verso Isabel, per poi spostare gli occhi su Blanca, studiandola da capo a piedi; non disse neanche una parola, limitandosi a voltarsi nuovamente verso la finestra che affacciava sul cortile posteriore dell'orfanotrofio.
Isabel invitò Blanca ad entrare in camera, per poi indicarle il letto che era stato preparato per lei e la strada per arrivare ai bagni di quel piano.
«Prendetevi cura l'una dell'altra» disse la donna poco prima di congedarsi. Poi aggiunse: «Tra poco sarà pronta la cena. Potete raggiungere la sala da pranzo con gli altri bambini, loro sanno già la strada.» E se ne andò.
Blanca restò in piedi davanti alla porta d'ingresso, che era stata poco prima chiusa da Isabel; come avrebbe dovuto comportarsi? Quella bambina era rimasta totalmente insensibile al suo arrivo e, ancora, era ferma, immobile davanti alla finestra, ad osservare alcuni bambini giocare a calcio. Aveva i capelli castano scuro, ed erano molto corti per appartenere ad una femmina; la presenza della frangetta, però, le addolciva il viso, e le donava uno stile quasi unico nel suo genere.
Iniziò a sistemare i pochi vestiti che Isabel le aveva donato nell'unico armadio della stanza, facendo attenzione a non invadere gli spazi già occupati da Amy, anche se questi erano davvero pochi: nell'armadio c'erano solo qualche maglia - piegate e riposte su uno degli scaffali del mobile -, un grosso cappotto grigio e due paia di jeans. Si voltò verso la sua compagna di stanza e prese ad osservarla attentamente, senza però farsi scoprire; se nell'armadio c'erano così pochi vestiti appartenenti a lei, possibile che fosse arrivata da poco? No, impossibile; Isabel le aveva detto che era lì da mesi, ormai. Che fosse davvero così chiusa verso ciò che la circondava?
Decise di presentarsi. «Il mio nome è Blanca.»
Amy si voltò nuovamente verso di lei, lentamente, e annuì. «Tu già sai il mio.»
Blanca rimase colpita: quella bambina aveva la voce più acuta e fanciullesca che avesse mai sentito. «Da quanto tempo sei qui?»
«Sono arrivata lo scorso 31 dicembre» rispose Amy, scrutando le sagome degli orfani che ridevano nel cortile.
«Io sono arrivata oggi...» Venne interrotta dal balzo che fece la sua compagna di stanza: scese velocemente dal davanzale interno della finestra e vi ci nascose dietro, mostrando a Blanca un'espressione inquieta. Sembrava aver visto un fantasma. «Cosa è successo?»
«Niente. Sto bene» disse Amy, tornando in piedi; era bassa, ma non tanto. Balbettò, poi prese a mordicchiarsi il labbro inferiore.
La nuova arrivata fece spallucce tra sé e sé, e si avvicinò lentamente alla sua compagna di stanza, mentre l'altra restò completamente immobile. Poi le sorrise. «Abbiamo gli occhi dello stesso colore.»
Sul volto di Amy comparve un'espressione più rilassata; sembrava che solo quella frase fosse riuscita a tranquillizzarla o, almeno, a distrarla da ciò che aveva visto dalla finestra. «È vero.»
Restarono entrambe in silenzio, l'una in attesa che l'altra dicesse qualcosa.
«Perché non esci mai da qui?» le chiese Blanca tutto d'un tratto.
L'altra bambina non rispose subito, perché troppo impegnata a mantenere la calma interiore; non voleva cadere in balia della tempesta, non davanti alla sua nuova compagna di stanza, non subito.
Poi afferrò il lembo della sua maglietta verde e disse: «Mi piace la solitudine.»
«A nessuno piace la solitudine.»
«A me sì.»
Si squadrarono a lungo, studiando ogni minimo accenno di un'espressione facciale dell'altra.
Alla fine, fu Blanca ad arrendersi, e lo fece capire alla sua compagna di stanza con un sospiro. «Va bene, come vuoi. Ma sappi che ti farò cambiare idea.»
Amy accennò un sorriso di sfida. «Non ci è mai riuscito nessuno.»
«Vorrà dire che quando urlerai per strada di essere la regina del mondo, il merito sarà solo mio.»
L'altra rise, divertita da quell'insolita esclamazione. «Contaci.»
In quell'esatto momento, il campanile dell'orfanotrofio rintoccò un paio di volte, quattro per la precisione.
«Cosa significa?» chiese Blanca.
«Vuol dire che sono le sette e mezza di sera. La cena sarà pronta» le rispose Amy.
«Vieni a mangiare?»
I due paia di occhi verdi s'incontrarono, i primi due brillanti di speranza, l'altra coppia traboccante di indifferenza.
«Non ho fame.»
«Ma...»
«Non insistere, per favore.»
Amy tornò a sedersi nella sua nicchia e prese a guardare nuovamente il panorama oltre il vetro, mentre Blanca, delusa dalle sue stesse aspettative, mormorò un consenso. Abbassò la maniglia della porta e uscì, lasciando la sua compagna di stanza nella sua stessa solitudine a cui era tanto affezionata.
Non fece in tempo ad incamminarsi nel corridoio alla ricerca della strada conducente alla sala da pranzo, che scivolò su quella che, con la coda dell'occhio, le era sembrata una tessera completamente bianca di un puzzle.






Angoletto dell'Autrice!!

Ed ecco il secondo capitolo-- Che ne pensate dell'entrata in scena di Amy? Vi piace Isabel? Secondo voi, riuscirà Blanca a legare con la sua compagna di stanza? E cosa succederà nel prossimo capitolo? Scrivete una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutti coloro che hanno scelto di leggere questa storia; vi do appuntamento al prossimo capitolo!

-Channy

QUESTO CALDO STA FACENDO PIÙ STRAGI DI MIKAMI COL DEATH NOTE
  
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